La filosofia liberata
Abbandonare dogmi, concetti
metafisici e modelli: è questo secondo il filosofo Gilles Deleuze l'unico modo per
interpretare l'uomo e il mondo. Come spiega in un saggio Tiziana Villani
Tiziana Villani - "Gilles Deleuze" - Costa
& Nolan, pp.167, L.24.000
"Liberare
pensieri e concetti dalla trappola di ogni assoluto è, in qualche modo, il compito della
filosofia". Si apre con questa significativa dichiarazione dintenti il bel
saggio di Tiziana Villani su Deleuze: un filosofo dalla parte del fuoco, come recita il
sottotitolo del libro, a sottolineare lustionante aspetto dissacratorio di una
riflessione assolutamente antidogmatica, sostenitrice comè della necessità di
prendere una volta per tutte le distanze da ogni supponenza metafisica, sempre tanto cara
alla speculazione occidentale, così incline a perdersi dietro i miraggi di questa o
quella filosofia dellEssere.
Il pensiero orientato alla metafisica, infatti, va in cerca
di stelle fisse ed ancoramenti definitivi in porti di certezze, consegnandosi ad un
orizzonte che va oltre la dimensione terrena e transeunte del nostro divenire. La ricerca
di Deleuze invece si richiama piuttosto alla metafora dellerranza in un itinerario
nomade alla scoperta del mondo e degli uomini, non attento esclusivamente alla
razionalità ma, seguendo lindicazione di Nietzsche, inteso ad "esplorare
quelle zone che partecipano del caos e si manifestano in assenza di una precisa direzione
di senso".
La filosofia è così invitata ad interrogare/esplorare gli
eventi, cioè lesistenza con tutte le sue metamorfosi, le molteplici passioni e
soprattutto le inquietudini che la agitano. Il filosofo quindi non ha da cogliere lhic
et nunc del presente cristallizzandolo attraverso il rigido paradigma duna
immagine codificata, ma guardando ad esso come una variegata molteplicità; anzi assumendo
se stesso come una molteplicità in perpetuo mutamento, interagente con gli altri soggetti
e con il mondo. Il che, per Deleuze, è lunico sano modo di porsi nei
confronti della vita. Una vita colta nella sua dimensione cangiante ed al contempo
tuttuno con la matericità dei corpi. Compito del filosofo è quindi aver cura della
vita. E in ciò Deleuze riprende una prospettiva cara al pensiero greco antico, in una
visione eu-biotica allinsegna del saper vivere bene. Non però stoicamente
precisa Villani perseguendo un apprendistato il cui fine sia laccettazione
dellinevitabile nostro venir meno, bensì per dedicare cura e attenzione
all"esistere in quanto tale".
Secondo questa prospettiva la morte stessa "strappata
allassoluto" non è più scacco dellEssere o angoscia (con buona pace di
Heidegger), essendo ricondotta alla sua valenza naturale che è poi soglia
dellesistere. Si dispiega quindi un divenire aperto che "non si esaurisce sotto
il segno di una negazione senza speranza" in quanto ogni perdita non si sconta nel
lutto ma è preludio a nuove scommesse dincontro e desperienza, da affrontare
provvisti di quellarte della superficie che è lumorismo, il quale al
contrario dellalgida ed intellettualistica ironia prelude al calore di una
pietas fatta di com-passione essenziale allesercizio dun ascolto empatico,
aperto anche alla lingua che esprime laudacia del desiderio più trasgressivo o lo
scandalo della diversità e della follia.
E giusto le puntualizzazioni intorno al tema della pazzia e
del suo trattamento (su cui il Nostro lavorò a quattro mani con Félix Guattari,
scrivendo il noto Anti-Edipo e il meno celebre Capitalismo e
schizofrenia) rappresentano lambito più provocatorio, discusso e discutibile
del cosiddetto Deleuze antifreudiano. Peraltro, quantunque la sua concezione riguardo alla
follia possa oggi apparire datata e riduttiva, resta che laver saputo cogliere come
la repressione del delirio sia rivolta a esorcizzarne la scomoda alterità e come il suo
linguaggio dica linconfessabile di pulsioni che non ci risultano così estranee (ad
onta di quanto la ragione vorrebbe illuderci) fa di questo eccentrico maître à penser
campione danticonformismo un acuto analista del postmoderno. Un tempo del freddo
sentire e della virtualità, nel cui mondo dematerializzato (come sostiene un altro
pensatore francese, P.Virilio) alcuna crudeltà rischia desser riconosciuta, in
quanto nemmeno la propria vita è davvero più cara.
Secondo lanalisi di Villani, invece, in netto
contrasto col nichilismo, lopera deleuziana può venir collocata nel solco di quella
tradizione propositiva cui appartengono, con diversi accenti, "alchimisti" come
Giordano Bruno, Spinoza, Nietzsche o Artaud, in grado di far sgorgare vita dalle vene del
pensiero. Un pensiero declinabile allinsegna dellimmanenza e del "sapere
contaminato", vaccinato contro verità oggettive o assolutezze. Cè più che
mai necessità di una filosofia capace di produrre la gaia scienza; ciò comporta
però linvenzione di percorsi i quali si oppongano alle dogmatiche che "con il
pretesto di voler semplificare la vita o far accettare il dolore,
producono sistemi di appiattimento e di assoggettamento".
Francesco Roat |