- Dicembre 1998 | |
ASSOLTI DUE GENITORI CHE SI ERANO RIFIUTATI DI VACCINARE IL LORO BAMBINO: IL FATTO NON COSTITUISCE REATO Firenze, 11 Dicembre 1998. Si e' tenuta stamane l'udienza, davanti al pretore di Lucca, per Vasco Giannotti e Maria Puccini, genitori del piccolo Matteo, che si erano rifiutati di sottoporlo all'obbligatorieta' dei vaccini. I coniugi erano assistiti dall'avvocato dell'Aduc, Elisabetta Bavasso, e sono stati assolti perche' il fatto non costituisce reato. "E' una storia incredibile. Cosi' interviene l'Aduc per voce del suo presidente nazionale Vincenzo Donvito. I coniugi Giannotti/Puccini avevano piu' volte chiesto all'autorita' sanitaria perche' dovessero correre il rischio della vaccinazione per il loro bambino, e non avevano mai avuto una spiegazione esaustiva, ma solo arroganza, e la denuncia. Noi, convinti con loro, che non c'e' piu' ragioni perche' le vaccinazioni sui bambini siano ancora indispensabili, abbiamo dato la nostra assistenza. Dopo una prima udienza a giugno, oggi c'e' stata la sentenza, che segna una svolta importante non solo in questo ambito, ma in tutti quei settori in cui persistono gli obblighi dell'autorita' sanitaria: curarsi o meno e' una scelta libera. Sull'obbligo delle vaccinazioni, in modo pilatesco, si era gia' espresso il ministro della Sanita' con una circolare piu' volte precisata: l'obbligo vaccinale persiste, ma e' da considerare decaduto l'obbligo di certificarlo per l'iscrizione alla scuola dell'obbligo. Questa sentenza e' anche una conferma di come l'utente deve porsi nei confronti del sistema sanitario: per affermare cio' che logica e Costituzione stabiliscono, occorre sempre strapparsi le vesti, rischiare la galera, essere messi all'indice intrappolandosi nei tentacoli dell'amministrazione giudiziaria. LE TASSE STUPIDE E OBBLIGATE SONO SEMPRE IN AUMENTO. C'E' QUALCUNO CHE STA PRENDENDO IN GIRO ... Firenze, 11 Dicembre 1998. Sul tavolo del ministro delle Comunicazioni e' giunta la richiesta Rai per l'aumento del canone di 4.500 lire a partire dal prossimo gennaio, e alcuni media dicono che in Rai danno per scontato l'accoglimento, e stanno cominciando gia' a pianificare il nuovo ingresso di circa 60 miliardi. "Le tasse stupide e obbligate sono sempre in aumento, perche' e' l'unico metodo che, chi non vive delle sue capacita' e qualita', ha per farsi finanziare le iniziative." Cosi' interviene il presidente nazionale dell'Aduc, Vincenzo Donvito. "E' come con la Telecom, che, per avere piu' soldi nel suo business privato con la piattaforma di Murdoch, sta aumentando le tariffe urbane, perche' e' li' che, avendo il monopolio pubblico, e' sicura di incamerare denaro. Non e' da meno la Rai che, in concorrenza in Italia e nel mondo con altri non-statali, per i suoi progetti chiede di aumentare la tassa/canone che tutti pagano, non per vedere la Rai e basta, ma per il fatto stesso di poter ricevere qualunque emissione televisiva. Sono le magie della via nazionale alla privatizzazione, che, a detta dei governanti, dovrebbero invogliare investitori privati italiani e non a venire in Italia, e creare un mercato che dovrebbe far abbassare i costi dei servizi e far aumentare i posti di lavoro. Sara' ...... ma per il momento abbiamo tariffe telefoniche in aumento e canone Rai altrettanto in aumento. Se per gli utenti e i consumatori i risultati sono questi ....... c'e' qualcosa che non torna, e, soprattutto, c'e' qualcuno che ci sta prendendo in giro. INQUINAMENTO ATMOSFERICO IN CITTA': LA VITA DIMINUISCE DI UN ANNO Roma, 11.12.98. In una citta' standard europea l'inquinamento atmosferico riduce di un anno le attese di vita. E' questa la conclusione - dichiara Primo Mastrantoni, segretario dell'Aduc - cui sono arrivati alcuni ricercatori dell'Appa, l'associazione per la prevenzione dall'inquinamento atmosferico francese. Il rischio di ospedalizzazione aumenta del 20% e i decessi per problemi polmonari e cardiaci possono aumentare del 10%. Al problema sono interessate, in particolare, le persone anziane o debilitate ma l'incidenza negativa riguarda anche le persone in piena salute, per le quali un limite di esposizione e' puramente indicativo. L'Organizzazione mondiale della sanita' ha stimato che in Europa 14 milioni di persone hanno una capacita' polmonare ridotta del 5%. Tutto cio' dovrebbe far riflettere le autorita' pubbliche, Ministri e Sindaci, che, anche in Italia, sono piuttosto restie ad assumere provvedimenti in difesa della salute che interferiscono con interessi economici consolidati. I CARE! COMUNICATO STAMPA URGENTE Alcune persone che cercavano di raggiungere a Prishtina la carovana di pace 'I CARE!" sono state bloccate ieri alla frontiera della Federazione Jugoslava. Si tratta di due italiani che dovevano aggregarsi al gruppo di 220 persone presenti da ieri nella citta' kosovara, di un gruppo interreligioso di diversa nazionalita' proveniente da Sarajevo e di don Oreste Benzi, che con alcuni volontari dell'ass.ne Papa Giovanni XXIII era arrivato in aereo a Skopije (Macedonia). In quest'ultimo caso, una lunga mediazione fra l'ambasciatore italiano a Belgrado dr. Sessa e il Ministro degli esteri della Federazione Jugoslava ha alla fine sboccato la situazione, permettendo a don Benzi e alle due persone che lo accompagnavano di arrivare a Prishtina. Ieri i partecipanti di "I CARE!" divisi in gruppi, hanno visitato, senza che si verificassero incidenti, tutta la societa' civile e le istituzioni del Kosovo (scuole, giornali e universita' sia albanesi che serbe, organizzazioni non governative e umanitarie, governo, municipalita', governo parallelo, negoziatori albanesi e profughi provinienti serbi dalle Kraijne). Dagli incontri e' emersa tutta la complessita' e le difficolta' della situazione attuale: da un lato si e' riscontrato un clima di attenzione e disponibilita' (anche da parte delle autorita'), dall'altro sono giunti numerosi segnali di ostruzione. Ognuno dei due gruppi e' impegnato a rivendicare la propria verita' e la situazione appare molto delicata. Dopo trattative a piu' riprese con le locali autorita', e' stato impedito lo svolgimento della manifestazione in centro in occasione del 50 anniversario della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Dalle ore 14 alle ore 15 di oggi, i 220 partecipanti cammineranno comunque in fila indiana l'edificio dove ha sede l'Universita' tecnica parallela (albanese) dove hanno partecipato ad un simposio sui diritti umani, per raggiungere la sede del Boro I Ramiz, dove sono alloggiati. Sara' il modo, l'unico possibile in questo momento cosi' delicato, per riaffermare l'impegno per i diritti umani di tutti. Prishtina, 10 dicembre 1998, h. 14.06 Per mettersi in contatto con la carovana di I CARE!: 0347/2463716 0348/3323254 LA MORTE DI RENZO RONTINI RICHIAMA ALLA MEMORIA QUELLA DI ENZO TORTORA: ENTRAMBI VITTIME DELLA RICERCA DI GIUSTIZIA. ASPETTIAMO IL PROSSIMO? FINO A QUANDO? Firenze, 10 Dicembre 1998. Renzo Rontini e' morto ieri in una strada di Firenze, accasciandosi all'improvviso nei pressi della Questura dove spesso si recava. Nelle scorse settimane gli era stata sequestrata la casa, per pagare i debiti che aveva contratto con la giustizia: non si era rassegnato al fatto che gli assassini di sua figlia non avessero un nome -oltre all'epiteto universalmente conosciuto di "mostro di Firenze"- e la sua costituzione di parte civile gli era costata un patrimonio. Interviene Vincenzo Donvito, presidente nazionale dell'Aduc. La morte di Enzo Rontini ci fa venire in mente quella di Enzo Tortora: entrambi consumati e distrutti per l'affermazione della giustizia, al punto da lasciarci la vita. Questa vicenda mette in risalto le enormi -e tragiche- difficolta' a cui deve sottomettersi il cittadino che non intende rassegnarsi ad una giustizia che non giudica. Lo Stato, proprio perche' (almeno per il momento) e' l'unico delegato dai cittadini a giudicare, non puo' abbandonare gli utenti di questo servizio a se' stessi; non puo' indirizzarli sul percorso del rispetto delle leggi, assisterli fino ad un certo punto e, quando non riesce nel suo intento, demordere, salvo poi -come nel caso di Renzo Rontini- ripresentarsi a batter cassa come garante della riscossione di crediti contratti proprio per la sua assenza. La questione e' di pura economia della giustizia: come e dove indirizzare i soldi che i contribuenti mettono a disposizione per garantirsi una vita tranquilla. Il legame con quello che lo Stato spende per i collaboratori di giustizia e' conseguenziale: l'intento e' sempre lo stesso: rendere giustizia. Ma non sembra essere lo stesso quando -come nel caso di Renzo Rontini- decide che un morto, non per motivi di casualita', debba restare senza giustizia. E questa inadempienza, proprio come nel caso Tortora, ha portato alla morte dei suoi protagonisti. E non pensi, lo Stato, che morto il protagonista, il problema possa andare nel dimenticatoio. La morte di Renzo Rontini non e' purificatrice, ma e' solo tragica. Di una tragedia il cui copione spesso si ripete, ma che si continua a voler far finta che non sia tale. Aspettiamo il prossimo? Fino a quando? La questione, ovviamente, l'abbiamo girata anche la Ministro di Grazia e Giustizia. LE RIFLESSIONI DI UN AVVOCATO IN PRIMA LINEA PER I DIRITTI DEGLI UTENTI E CONSUMATORI CHE SI RITROVA NELLA VICENDA, E, CON L'OCCHIO DI CHI TUTELA I PIU' DEBOLI, CHIEDE A CHI SA DI PARLARE: LA GIUSTIZIA SERVE A TUTTI. Firenze 10 Dicembre 1998. L'avvocato Elisabetta Bavasso, coordinatrice dello studio legale dell'Aduc, che assiste l'associazione nelle battaglie per i diritti degli utenti e consumatori, anche in questa sua veste, ha sviluppato una riflessione sulla vicenda Enzo Rontini e "mostro di Firenze". Gia' nei giorni scorsi l'avvocato era intervenuta sulla vicenda, perorando la causa di Rontini che chiedeva aiuto allo Stato per i debiti contratti nella ricerca della verita' sull'assassinio di sua figlia: un'occasione che l'aveva fatta incontrare con lo stesso Rontini e che le ha stimolato questa riflessione sul funzionamento della giustizia, sullo sviluppo di un'indagine e, soprattutto, sugli omissis di chi sa o potrebbe sapere, ma non dice. Ecco il testo. Questa vicenda mi ha lambito professionalmente piu' volte, la prima 15 anni fa quando il giudice istruttore Rotella mi disse "io non vado a caccia di mostri ... indago su omicidi, e' diverso, ma la Procura di Firenze non vuole capirlo!". Poi la nomina a difensore d'ufficio del Pacciani, dopo la sua assoluzione per la revoca delle misure di prevenzione. Nel 1969, da universitaria a Firenze, avevo conosciuto suor Elisabetta: la intrusiva suora dell'istituto Santa Caterina d'Alessandria, il salotto buono della Curia. Tanti mi hanno chiesto "che ne pensi di questa vicenda?" Ed io ho sempre risposto "Non ho un'opinione sulla colpevolezza o innocenza degli indagati, non mi compete!" Per un avvocato e' possibile, fa parte della sua professionalita'. Non e' altrettanto facile per i cittadini. La sindrome dell'inquirente si e' diffusa, e' stata forse la causa della morte del Rontini, che avevo personalmente conosciuto per motivi di solidarieta'. Egli, in un'ultima telefonata, mi aveva detto "in questura mi hanno detto che suor Elisabetta non appartiene alla diocesi di Firenze, lei, signora, avra' modo di sapere da chi dipende?" Questa richiesta mi aveva lasciata un po' sgomenta per i modi e i tempi, e Rontini cercava di fare una propria indagine e indagava su suor Elisabetta, che a sua volta indagava; ho personalmente visto suor Elisabetta che riferiva a caio notizie di tizio assunte in carcere, in colloqui con carcerati che poteva fare in quanto suora. Questo e' l'aspetto piu' sconcertante della vicenda: nei vuoti della gestione della giustizia, si annida qualunque germe, dalla disperazione ai depistaggi, alla ricerca dei poteri paralleli ... e diventa negazione di giustizia, sovversione. La sindrome dell'inquirente non mi ha mai conquistato, ma da cittadino, oggi che la voce forte e chiara del Rontini si e' spenta, ritengo doveroso consegnare a chi di competenza alcune riflessioni che non sono certo solo mie. Perche' suor Elisabetta ha preso posizione sulla vicenda "terrena" del Pacciani, indaga, porta e riporta notizie, a chi? Per quale scopo, che non e' certo la cura dell'anima? Perche' la Curia tace, con un silenzio che si ode piu' del clamore, perche' innaturale. Perche' a Rontini in questura vien detto "suor Elisabetta non e' della diocesi di Firenze", che importanza ha? Forse la Chiesa non e' l'unico governo sovrannazionale che ha anche istituzioni e poteri negli Stati? Osservata, discussa, a sua volta inquisita, suor Elisabetta e' sempre al suo posto, mai trasferita dal suo superiore, chiunque esso sia, quindi vuol dire che fa bene il suo lavoro. Le confessioni, se ancora qualcuno le fa, le cose dette in "camera caritatis" non sono strumenti dello Stato, e, nelle mani dello Stato non sono mai cosi' potenti come nelle mani di chi li ha creati. Il Governo delle anime ha strumenti piu' sottili e intriganti che purtroppo si stanno infilando nei tessuti dello Stato corrodendone la resistenza; quale potere ha lo Stato per farsi consegnare una verita' che, con probabilita' un altro potere conosce?! Nessuno, secondo la legge civile, ma chi detiene il potere morale, puo' essere richiamato secondo al sua stessa morale ad aiutare la giustizia terrena? Insomma, cardinale Piovanelli, di fronte a chi cade stremato per fame e sete di giustizia ...... si muove? CIO' CHE SI PREVEDE NELLA FINANZIARIA E' LA SOLITA BUFALA. ORA, OLTRE CHE DA TELECOM, DOVREMO GUARDARCI ANCHE DAL GARANTE? Firenze, 10 Dicembre 1998. La Finanziaria in discussione prevede che l'Autorita' per le telecomunicazioni determini ''le tariffe in ambito urbano e interurbano delle telecomunicazioni in modo da agevolare la diffusione di Internet''. L'Authorita' dovra' in particolare individuare ''gli schemi tariffari che favoriscano, per l'utenza residenziale, un uso prolungato della rete''. "E' in arrivo una nuova bufala". Cosi' interviene Vincenzo Donvito, presidente nazionale dell'Aduc. "le leggi che rimangono solo fumose, che danno una tendenza, ma non precisano numeri e rapporti, in Italia -e nel settore delle telecomunicazioni dove impera il monopolista arrogante Telecom- sono sicuramente la patente per poter legittimare tutto quello che fara' solo gli interessi del piu' forte, lo Stato e Telecom. Non si puo' pensare altrimenti quando la stessa Autorita' garante sta legittimando gli aumenti delle tariffe urbane dove vige il monopolio Telecom. L'abbiamo piu' volte chiesto: diteci un solo motivo, inerente alla lievitazioni dei costi del mercato, per cui queste tariffe debbano aumentare. Non ci hanno mai risposto, ma hanno solo addotto la necessita' di adeguarsi ai richiami comunitari: una solerzia che, quando si deve intervenire per rivedere dei costi verso il basso, e' pressocche' inesistente. Di fronte a questa arroganza, ogni cosa che sia indefinita, e non stabilisca la certezza di un diritto, non puo' che vederci avversi, e pronti alla denuncia e allo stimolo degli utenti perche', dalla presa di coscienza, passino ai fatti, con l'unica arma nelle loro mani: l'abbandono del gestore che, nel nostro caso, potra' avvenire -purtroppo- solo quando il monopolio della telefonia fissa sara' cascato ... ma conviene prepararsi. Purtroppo in questa brutta storia c'e' di mezzo anche l'Autorita' garante, fino ad oggi uno dei pochi riferimenti di liberta' economica per utenti e consumatori. E il ruolo che sta giocando e' tutt'altro che secondario. Dovremo guardarci anche da lei? VIAGGI CON L'AGENZIA. I CONSIGLI DELL'ADUC Roma, 9 Dicembre 1998. Tempo di vacanze invernali, tempo di viaggi e i viaggi organizzati sono comodi, basta una firma e tutto e' a posto o quasi. Abbiamo predisposto - dichiara Primo Mastrantoni, segretario dell'Aduc - un decalogo per i vacanzieri che si affidano alle agenzie. 1) La prima avvertenza e' quella di leggere attentamente il depliant: oltre alla pubblicita' ci dovrebbero essere le condizioni generali del contratto. Se non ci sono, eliminate quel tour operator o organizzatore di viaggi. 2) Seconda avvertenza e' quella di farsi rilasciare copia del contratto con timbro e firma. Se l'agenzia vi vuole rilasciare solo la ricevuta della caparra, disdicete il contratto seduta stante. 3) L'anticipo o caparra non puo' superare il 25% del prezzo totale. Se vi chiedono di piu' lasciate perdere. 4)Il saldo va effettuato 30 giorni prima della partenza, non prima. 5) Controllare le ipotesi di aumenti previste dal contratto o dal depliant (variazioni del costo di trasporto, delle tasse aeroportuali e del cambio). Se non sono scritte, diffidate. Comunque gli aumenti non possono superare il 10% del valore del viaggio. 6) Se improvvidamente non si puo' piu' partire si puo' essere sostituiti, almeno quattro giorni prima del viaggio, o si puo' pagare la penalita' (trenta giorni prima 10%, 20 giorni prima 25%, 15 giorni prima 50%, tre giorni prima 75%, meno di tre giorni 100%). La penalita' per i voli di linea e' diversa dai voli speciali. Queste notizie devono essere riportate sul contratto. 7) L'agenzia o il tour operator devono avere una assicurazione per la responsabilita' civile verso l'utente, che deve essere indicata nel contratto. 8) Se, prima del viaggio, ci sono delle variazioni significative della vacanza (cambio della categoria dell'albergo, slittamento di piu' giorni della partenza, ecc.), il contratto puo' essere annullato dal turista. 9) Se le variazioni avvengono durante il viaggio l'agenzia deve rifondere la differenza di costo. 10) In caso di contestazione documentare tutto e al ritorno inviare, entro 10 giorni una lettera di protesta, chiedendo il risarcimento dei danni. NEGLI U.S.A. E' STATA APERTA UN'INCHIESTA SUL HEDGE FUND LTCM. IN ITALIA LA VICENDA UIC/BISCAZZIERE CON I SOLDI PUBBLICI .... E' STATA INTERRATA? L'APERTURA DELL'INCHIESTA U.S.A. EVIDENZIA LA PRECARIETA' DI QUELL'OPERAZIONE IN CUI FURONO COINVOLTI 250 MILIONI DI DOLLARI DI PROPRIETA' DEI CONTRIBUENTI ITALIANI. L'ADUC INVITA I CONTRIBUENTI A DISDIRE GLI INVESTIMENTI IN TITOLI PUBBLICI. Firenze, 9 Dicembre 1998. La Sec -la Consob Usa- ha aperto un'inchiesta sul Ltcm (Long Term Capital Management), l'hedge fund (fondo ad alto rischio) su cui l'Uic (Ufficio Italiano Cambi) aveva investito 250 milioni di dollari, facendosi travolgere nel crollo di questo fondo alla fine della scorsa estate. Per la stessa vicenda si dimise il presidente della svizzera Ubs, ma il presidente Pierantonio Ciampicali, invece, rimase stabilmente al suo posto, difeso dal Tesoro, che giustifico' l'investimento come una cosa sensata in termini di mercato (dimenticandosi che il mercato non e' come le Olimpiadi, dove l'importante e' partecipare, ma se non si guadagna, vuol dire che si e' sbagliato). Interviene il presidente nazionale dell'Aduc, Vincenzo Donvito. Sull'inopportunita' dell'iniziativa Uic eravamo gia' intervenuti, sostenendo che lo Stato che investiva ad alto rischio i soldi pubblici ci sembrava biscazziere; ed avevamo sottolineato che nonostante investisse su se stesso (nei fondi della Ltcm ci sono anche titoli pubblici italiani), e potesse quindi condizionare gli alti e i bassi del mercato, era andato lo stesso a rotoli, perche' il gioco era molto piu' rischioso di quanto lui stesso potesse immaginare. Oggi la Sec Usa apre questa indagine grazie ad un'inchiesta del Wall Street Journal: la Ltcm avrebbe barato, perche' incamerava capitali senza avvisare della drammatica situazione in cui era. E quindi avrebbe anche abbindolato l'Uic, i cui dirigenti, invece, hanno avuto solo elogi in patria. La situazione, quindi, e' molto piu' grave di quanto ci hanno fatto credere, e le nostre richieste di dimissioni del presidente Ciampicali, nonche' chiusura dell'Uic per inutilita' e pericolosita' pubblica, non erano e non sono tanto estremiste. Sappiamo che tutto questo i risparmiatori lo stanno pagando profumatamente, e proprio per questo crediamo che a questo Stato, oltre ai soldi che prende con tasse spesso ingiuste, non conviene affidare altro denaro con i titoli pubblici. Per questo, vista anche la scadenza di fine anno per la loro conversione in Euro, che sara' occasione per rivedere molte situazioni patrimoniali personali, invitiamo a non rinnovare questo prestito allo Stato biscazziere e irresponsabile. Ci sono centinaia di altre forme d'investimento, molto piu' sicure e redditizie, dove almeno, se si guadagna o meno, lo si decide in prima persona, e non indirettamente, scoprendo solo dopo le frittate venute male. IL TESORO DIMEZZA I TASSI DEI MUTUI COMUNALI: SCENDERANNO LE TASSE DEI COMUNI? Firenze, 8 Dicembre 1998. Il ministro del Tesoro ha dimezzato i tassi d'interesse sui mutui che la Cassa Depositi e Prestiti eroga agli enti locali. Oggi sono erogati con un interesse tra il 9 e 10,50%; con il nuovo provvedimento saranno al 4,85%, mentre per gli interventi infrastrutturali scenderanno fino al 4,70%. "Avremo, come conseguenza, il dimezzamento di molti tributi comunali? Dall'Ici alla Tarsu, passando per l'Iciap fino alle tariffe sul consumo idrico?". Cosi' si domanda l'Aduc, per voce del suo presidente Vincenzo Donvito. "Ci si consenta di dubitarne, perche' sarebbe una cosa logica che verrebbe incontro alle richieste degli amministrati, perche' potrebbe stabilire un rapporto di fiducia e simpatia tra ente locale e cittadini, e ridare slancio all'iniziativa economica negli ambiti della legalita' e della soddisfazione reciproca. Un dubbio che non e' preconcetto, ma che si alimenta dalla constatazione quotidiana di cio' che chiedono i Comuni (e di come lo chiedono: arroganza allo stato puro) e di come lo subiscono cittadini, ormai amministrati come sudditi. Storie di sempre, ma che in questi ultimi mesi sono diventate ancor piu' drammatiche. Pensiamo alla multa sul condono edilizio (la richiesta di ulteriore oblazione per infrazioni gia' condonate); alla richiesta di documentare il pagamento gia' avvenuto dell'Iciap, pena l'iscrizione a ruolo; alle aziende esterne assoldate per misurare le nostre case per la definizione della Tarsu .. come se il catasto non esistesse; alla manica larga nel concedere gli aumenti delle tariffe ai taxi; all'aumento della bolletta idrica senza uno straccio di campagna che incentivi il risparmio; alle rette per gli asili nido che sembrano quelle di iscrizione a scuole superiori private; alle tariffe dei parcheggi che sembra che ci custodiscano le auto in cassaforte; alle tasse per consorzi di bonifica ormai estinti nel tempo ..... ....... una lista che potrebbe continuare all'infinito, con vari "distinguo" e "differentio" rispetto al Comune di riferimento, ma con la costante invaraibile di amministrazioni arrogantemente arroccate nei loro "diritti di esazione" spesso ai limiti ed oltre la legalita'. Tutti elementi che ci rafforzano nella convinzione che il dimezzamento dei mutui concessi dal Tesoro, sara' salutato dagli enti locali come una boccata d'ossigeno a loro ed esclusivo uso e consumo, senza alcun riflesso sugli amministrati ... a meno che qualcuno non continui a credere la vecchia storiella che tutti i soldi che il Comune incamera rappresentano un bene per i cittadini: noi non ci crediamo piu', perche' questi famosi benefici non li abbiamo mai visti, ma abbiamo solo visto aumentare le richieste di soldi e tanta, ma proprio tanta arroganza e illegalita'. CONDANNATA TIN/TELECOM PER INTERNET UN PICCOLO STOP ALL'ARROGANZA DEL MONOPOLISTA FINTO CONCORRENTE Firenze, 8 Dicembre 1998. L'Autorita' garante della concorrenza e del mercato ha condannato Tin/Telecom per pubblicita' ingannevole. Si tratta della campagna abbonamenti ad Internet con gli slogan "Scegli il meglio nel mare di Internet. Scegli Telecom Italia Net" e "Mare chiaro, vantaggi limpidi: l'abbonamento Flat a sole 248.000 lire". L'Autorita' ha ritenuto scorretto il messaggio perche' Tin/Telecom avrebbe enfatizzato la sua offerta come la migliore del mercato, facendo leva sul suo legame con Telecom, quasi fosse una garanzia maggiore sulla qualita' del servizio. "Un piccolo stop all'arroganza del monopolista". Cosi' commenta l'Aduc, per voce del suo presidente nazionale Vincenzo Donvito. "Infatti Tin/Telecom e' convinta di poter fare tutto quello che vuole, perche' le regole che valgono per tutti non sono altrettanto per lei, che -oltre ad aver ereditato il pacchetto clienti della Telecom- compete in maniera distorsiva del mercato: e' lei stessa la fornitrice monopolista dei servizi base per i suoi concorrenti (le linee dedicate urbane che gli internet provider devono noleggiare per collegarsi ad Internet) e per tutti gli utenti della rete (monopolio tariffe urbane). L'arroganza del monopolista sta in questi giorni affermandosi anche con i profitti privati che fara' grazie all'accordo con Murdoch sulla piattaforma digitale, facendoselo pagare dagli utenti con gli aumenti sulla tariffa urbana. Questa sentenza dell'Autorita' e' una piccola ma importante cosa, perche' e' occasione per ricordare come il mercato italiano delle privatizzazioni si sta evolvendo -Telecom/Tin in testa: ai danni di consumatori e utenti, costretti a pagare per servizi sempre piu' scadenti e costosi, con la sola differenza che, mentre prima i profitti (quando c'erano) tornavano nelle casse di chi aveva rischiato (lo Stato), oggi a decidere e' sempre lo Stato (grazie al suo potere di golden share), ma a guadagnare sono i privati che detengono la maggiorparte delle azioni, con in piu' il fatto che lo Stato non rischia, ma prende i soldi direttamente dalle tasche dei consumatori (aumenti tariffe urbane). COME FARE PROFITTI PRIVATI CON I SOLDI DEI CONTRIBUENTI, CIOE' L'AUMENTO DELLE TARIFFE URBANE. CI VEDREMO ALL'ASSEMBLEA DI TORINO. Firenze, 7 Dicembre 1998. Dopo che l'amministratore delegato della Telecom si era tirato indietro dall'accordo con Murdoch sulla piattaforma digitale ("troppo oneroso dal punto di vista economico"), in questi giorni le trattative sono riprese, e da piu' parti abbiamo letto che sono a buon punto per la definizione degli ultimi accordi. "Ma cos'e' che e' cambiato nel frattempo? L'amministratore Bernabe' ha forse vinto al "Gratta e Vinci" o ha fatto una telefonata di sabato sera alla Carra' di "Carramba che fortuna"?" Questo e' quanto si domanda Vincenzo Donvito, presidente nazionale dell'Aduc, che continua: "In effetti e' proprio cosi', come al "Gratta e vinci" o dalla Carra', perche' chi paga e' sempre lo stesso Stato, attraverso non alcuni fondi recuperati eliminando qualche spreco, ma aumentando i costi delle chiamate urbane, su cui vige il monopolio e su cui l'introito e' garantito. Ecco, questo e' successo nel frattempo. D'accordo con il Garante alle Telecomunicazioni, lo Stato, che e' azionista di minoranza in Telecom ma che -grazie alla Golden Share- ha poteri di veto su tutte le decisioni, ha deciso di prendere i soldi che mancavano in questo modo. Li ha chiesti a se' stesso e se li e' presi, per darli ad un'azienda che poi, se avra' degli utili sull'operazione, li dara' allo Stato solo relativamente a quella piccola parte delle azioni che detiene, perche' per il resto lo dividera' fra la maggioranza degli azionisti, che sono privati. Ecco come fare profitti privati con i soldi di tutti i cittadini. Ecco perche' la Telecom ha chiesto l'aumento delle tariffe urbane, ed ecco perche' sembra che tutte le difficolta' delle scorse settimane per l'accordo con Murdoch siano state superate. Grazie Stato, grazie Telecom. Ci vedremo il prossimo 14 dicembre a Torino, all'assemblea degli azionisti Telecom, a cui non mancheremo per far valere le ragioni e i diritti degli utenti e dei consumatori. UN PROCESSO CHE E' L'OCCASIONE PER RIPRENDERE IL CONFRONTO: LEGGI INADEGUATE, IN PARTICOLARE PER LE NUOVE LIBERTA' DI COMUNICAZIONE TELEMATICA. Firenze, 7 Dicembre 1998. Si e' tenuta stamane la prima udienza di un processo a due giovani radicali livornesi -Alessandra Impallazzo e Davide Bedarida- che nel 1996, violando coscientemente la legge, distribuirono un giornale il cui direttore responsabile non era iscritto all'Ordine dei giornalisti: "Risorgimento liberale" -cosi' il nome della testata- veniva distribuito per evidenziare la loro contrarieta' a questa legge. Sono state sollevate alcune eccezioni di incostituzionalita', su cui il pretore esprimera' una valutazione nella prossima udienza di febbraio. "Una buona occasione per riaprire un dibattito, un confronto su un tema di attualita' notevole che, dopo il referendum del '97, e' stato messo in soffitta da tutti coloro che all'epoca, invece, mostravano intenso interesse a modifiche legislative." Cosi' interviene il presidente nazionale dell'Aduc, Vincenzo Donvito. "Un interesse che si e' dimostrato finto, perche' -annullato il referendum abrogativo dell'Ordine, che non raggiunse il quorum- nessuno ha fatto alcunche' (tranne i radicali, ovviamente). Sembra quasi che l'attuale legge che obbliga un cittadino ad essere responsabile di cio' che pubblica solo se e' iscritto ad un Ordine professionale ... sembra che vada bene cosi' com'e'. E' un'enorme leggerezza, perche' le liberta' aumentano e i problemi sono piu' complessi, specialmente con l'affermarsi di uno strumento di comunicazione come Internet. Pensare che questo strumento possa essere disciplinato dalle attuali leggi sulla stampa e' molto superficiale, perche' queste sono leggi concepite quando non c'era neanche la televisione, figuriamoci nell'era della interattivita'. I limiti delle attuali normative sono assurdi, illogici, inadeguati: sono un inno quotidiano che invita all'illegalita'. In teoria tutti i giornalini che sono in rete dovrebbero avere un responsabile iscritto all'ordine, ma cosi' non e' e non puo' esserlo, grazie alla diffusione capillare e alla transnazionalita' del mezzo. E' chiaro che l'attuale legge sulla stampa va radicalmente modificata, levando il privilegio corporativo della responsabilita' ai soli appartenenti ad un sindacato che chiamano Ordine. Il processo di oggi ai giovani radicali e' un'ottima occasione. Se c'e' qualcuno che rischia la propria liberta' personale per affermare dei principi di liberta' di tutti, vuol dire che il mare e' mosso e, prima che si trasformi in maremoto, sara' proprio il caso di metterci su varie barchette, per studiarlo e trovare le soluzioni. Noi dell'Aduc ci proviamo, con le nostre richieste di liberazione da qualunque imposizione che non sia quella della coscienza dell'individuo e il rispetto delle leggi della comunita', ma anche la loro pubblica e cosciente violazione quando si ritengono ingiuste. UN PROCESSO PER STAMPA CLANDESTINA, CHE SI CELEBRA LUNEDI' 7 A LIVORNO, SERVE A RICORDARE L'ASSURDITA' DELLA LEGGE: E' NECESSARIO CAMBIARLA. Firenze, 5 Dicembre 1998. Lunedi' prossimo 7 dicembre, a Livorno si tiene un processo per stampa clandestina contro due giovani radicali -Alessandra Impallazzo e Davide Bedarida- che nel 1996 violarono di proposito la legge sulla stampa per manifestare la loro contrarieta' alle norme che obbligano che il direttore responsabile di un giornale sia iscritto all'Ordine dei giornalisti: un atto di disobbedienza civile che, distribuendo un giornale che si chiamava "Risorgimento liberale", li portera' sicuramente alla condanna. Interviene Vincenzo Donvito, presidente nazionale dell'Aduc. Non e' un piccolo processo, o uno dei tanti della variegata galassia del partito radicale. E' un momento importante di riflessione e di stimolo, per ricordare cio' che e' successo, cio' che e' stato detto, cosa e' stato promesso, e cosa non e' successo. La legge da' valore solo alla responsabilita' di chi e' iscritto ad una corporazione, dandole un potere tale che mina la liberta' d'espressione, che, per essere tale, ha bisogno solo di essere libera e responsabile espressione di un individuo. Crediamo che i giornalisti siano liberi di aderire a tutte le corporazioni o associazioni che gli piacciono, ma questa liberta', quando diventa imposizione per la creazione e la diffusione degli strumenti della liberta' stessa -come i mezzi d'informazione-, non e' piu' tale, ma diventa privilegio corporativo. Sulla questione dell'abolizione di questi privilegi, gli italiani sono stati anche chiamati alle urne nel '97 con un referendum, che, nonostante il consenso del 65% degli elettori, non modifico' la legislazione perche' ando' a votare meno della meta' degli aventi diritto. Ma quell'occasione fu buona perche' si discusse molto del problema, e svariate furono le proposte di legge per modificare la situazione. Ma i fatti ci hanno dimostrato che erano solo fuochi fatui, perche' passato il referendum, tutti i suoi oppositori che paventavano altre riforme, si sono zittiti e non hanno mosso un dito per far avanzare l'iter delle proposte al Parlamento. Alcune erano proposte peggiorative -dal nostro punto di vista della liberta' d'espressione- ma il fatto stesso che non siano state piu' sbandierate, e' sintomatico che chi paventava il cambiamento, in realta' lo faceva in modo strumentale, per rafforzare l'esistente. Ecco perche' il processo ai due giovani radicali livornesi assume importanza: puo' essere occasione perche' si riprenda il confronto, si facciano le proposte, si sviluppino le analisi. Nei Paesi liberi si dovrebbe fare cosi': discutere in liberta', a maggior ragione di fronte al coraggio e alla tenacia di chi mette in pericolo la sua liberta' personale per affermare quella di tutti. SCENE SOVVERSIVE DA UNA DISCOTECA DI FINE MILLENNIO GLI INGLESI FORCED ENTERTAINMENT IN ESCLUSIVA A TEATRI DI VITA DAL 12 AL 14 DICEMBRE Sovversivi, metropolitani, dark: gli incubi della vita urbana nel più sottilmente violento e ossessivo degli spettacoli della new wave teatrale inglese. E' "PLEASURE", ultima creazione dei Forced Entertainment, gruppo di punta del teatro britannico, che approda a Bologna nell'ambito di una tournée internazionale che sta attraversando Europa e Nord America. Un gruppo che ha fatto della disperazione giovanile e del disagio esistenziale dei mille "sabati sera" (reali e simbolici) di questa fine millennio il suo argomento centrale, sviluppato in scene poetiche e disperate, umoristiche e inquietanti. "Pleasur"e sarà in prima nazionale a Teatri di Vita, via del Pratello 90/a, Bologna, da sabato 12 a lunedì 14 dicembre, alle ore 21 (info: tel. 051.522080, teatvita{Sostituisci con chiocciola}iperbole.bologna.it). In scena: Robin Arthur, Richard Lowdon, Claire Marshall, Cathy Naden e Terry O'Connor, diretti da Tim Etchells. Gli stessi Forced Entertainment spiegano così il loro programma artistico: "Ci indirizziamo agli spettatori in modo provocatorio, esplorando i miti, le questioni, i sogni e gli incubi della vita urbana moderna. Il paesaggio che rappresentiamo è quello delle città, degli show televisivi a notte fonda, dei fantasmi e delle storie ricordate a metà". Il gruppo di Sheffield, nato nel 1984, ha così costruito con i suoi spettacoli, le sue installazioni e le sue spiazzanti performances un lucido, accorato e cinico affresco di una generazione sazia e disperata, incapace di distinguere il gioco dalla realtà, la vita dal sogno, sommersa dall'alcol e dalla violenza, superficiale nelle proprie analisi ma profonda nei propri bisogni di amore. Neanche "Pleasure", dal titolo esplicitamente beffardo, si sottrae alla collana di impietose indagini dei Forced Entertainment. Ecco, allora, una scena attraversata da una ormai estenuata maratona di ballo, immagini sconnesse, ragazze ubriache, parolacce scritte sulla lavagna, discorsi sulla politica economica e pulsioni di morte. Un uomo parla rivolgendosi a un cavallo che orina e piange, una giovane sposa beve gin nell'attesa del suo uomo, sulla lavagna una litania infantile di parole sporche esprime il disgusto per la vita moderna e la considerazione di come questa vita sia rubbish, spazzatura. Apparizioni trasgressive e metafore di fine-millennio all'interno di una discoteca, tempio allucinato e ipnotico del vuoto della nostra società. Una fedele istantanea dei nostri giorni da cui emerge un'umanità in lotta contro qualcosa di terribile: il malessere diffuso nella società come una musica a mezza velocità che sulla scena rallenta penosamente il ritmo degli attori. "Sembra di stare sott'acqua. Sembra di stare a 16 giri al minuto. Sembra di stare nella vita reale". Dal 1984, anno di nascita della compagnia, i sei componenti di Forced Entertainment non hanno mai smesso di viaggiare fra Europa e Stati Uniti confermando il loro status di pionieri di un nuovo gergo, un teatro fatto di immagini e frammenti di vita metropolitana, attinti dalla TV o intercettati per caso nei luoghi e su mezzi di trasporto pubblici. L'amore, la ricerca d'identità, il bisogno di confessione - temi ricorrenti negli spettacoli della compagnia britannica - sono espressi con idee sempre nuove, frutto anche della collaborazione con un crescente numero di artisti provenienti da altre discipline. Siti Internet: PLEASURE A TEATRI DI VITA: http://www2.comune.bologna.it/bologna/teatvita/forced.html FORCED ENTERTAINMENT: http://www.forced.co.uk/ PARADISE (progetto specifico per Internet creato da Forced Entertainment): http://www.lovebytes.org.uk/paradise/ SE USIAMO UN ALTRO GESTORE, CHIEDIAMO IL RIMBORSO DELL'ANTICIPO CONVERSAZIONI INTERURBANE. Firenze, 4 Dicembre 1998. Una delle gabelle che gli utenti sono costretti a versare alla Telecom, e' l'anticipo conversazioni interurbane, su cui la Telecom ha -come dice il regolamento di servizio- l'impegno a "restituirlo senza ritardo alla cessazione del contatto": una formula su cui tutti gli utenti si sono scontrati, perche' il generico "senza ritardo" ha sempre significato mesi e anni; non solo, ma quando si riesce ad ottenerlo, e' l'identica cifra versata al momento del contratto, come se non esistessero gli interessi -legali e di mercato- che la stessa Telecom, invece, esige con solerzia estrema quando debitore e' l'utente: un metodo che anche il Fisco nei rimborsi -e' tutto dire- userebbe vergognandosene. Oggi, pero', non c'e' piu' il monopolio sulle interurbane, ma il regolamento Telecom (consultabile sull'avanti-elenco) e' sempre lo stesso, e se l'utente ha un contratto con un altro gestore, continua ugualmente a mantenere l'anticipo nelle casse della Telecom. "La cosa non ci sembra onesta: la Telecom abusa della posizione di ex-monopolista, commettendo un vero e proprio reato che -se non risponderanno positivamente alle nostre richieste- ci vedremo costretti a farlo riconoscere e sanzionare dalla magistratura". Cosi' interviene il presidente nazionale dell'Aduc, Vincenzo Donvito. "Invitiamo gli utenti che hanno sottoscritto contratti con altri gestori per le chiamate interurbane, ad inviare una richiesta alla Telecom per il rimborso, e a chiedere la disattivazione delle interurbane col circuito Telecom. Un primo passo per riprendersi il maltolto, o meglio il "mal-versato", e per far capire al monopolista che gli utenti non sono piu' disponibili a soggiacere a tutte le loro imposizioni, e che i soldi vanno guadagnati su cio' che si vende, non sulla propria arroganza". La lettera tipo per il rimborso e la disdetta, consigliamo di inviarla anche, per conoscenza al Garante per le Telecomuinicazioni". Ecco la lettera: Telecom Italia spa, via ... citta' ... p.c. - Autorita' garante per le Telecomunicazioni, via dei Crociferi 19, 00187 Roma - Aduc, via Cavour 68, 50129 Firenze data Il sottoscritto ... intestatario dell'abbonamento n. ...., chiede la disattivazione del servizio di chiamate interurbane del vostro circuito, e il rimborso dell'anticipo conversazione di Lit.... da voi custodito, maggiorato degli interessi legali, da inviarmi entro e non oltre 10 giorni dal ricevimento della presente. Si ricorda che, in caso di inadempienza, ricorrero' all'autorita' giudiziaria. Nome, cognome, indirizzo GRAZIE AL MONOPOLIO CERCA DI RASCHIARE IL FONDO DEL BARILE. MA E' SOLO UN TRUCCO PER PRENDERE PIU' SOLDI SFRUTTANDO LA FALSA INDISPONIBILITA' ECONOMICA NELL'ACCORDO CON MURDOCH SULLA PIATTAFORMA DIGITALE. COME NON FARSI METTERE I PIEDI IN TESTA. Firenze, 3 Dicembre 1998. Le tariffe urbane della Telecom dovrebbero aumentare del 7%, mentre quelle interurbane dovrebbero diminuire rispetto agli attuali livelli. Interviene il presidente nazionale dell'Aduc, Vincenzo Donvito. Era prevedibile, scritto nella sua storia e nel codice genetico. L'arroganza di chi ha il controllo monopolista del mercato e' ancora una volta caratteristica dominante della Telecom. Sulle telefonate interurbane c'e' concorrenza e quindi i prezzi diminuiscono, mentre su quelle urbane non c'e' concorrenza e i prezzi aumentano. Chi paga? Gli utenti! Chi guadagna? La Telecom! Chi ci rimette? Tutti, e in primo luogo la liberta' e l'economia del Paese, perche' questi aumenti contribuiranno ad incrementare il paniere inflazionistico, ed essendo la telefonia fissa un prodotto consumato da tutti, i prezzi aumenteranno in tutti i settori, facendo pagare il solito anello finale: l'utente. Non riusciamo a trovare una sola ragione economica, politica e sociale per cui le tariffe urbane debbano aumentare. Se pensiamo, poi, che negli Usa -per esempio- ci sono aziende che non fanno pagare le telefonate urbane ma solo cifre minime per l'abbonamento, le richieste Telecom appaiono ancor piu' grottesche e oscurantiste. Ci auguriamo che l'Autorita' garante non conceda gli aumenti, perche' si farebbe complice di un piano studiato ad arte, il cui copione e' cosi': la Telecom dice che non ha i soldi per investire nella piattaforma digitale con Murdoch, tant'e' che ha preannunciato che si ritirera', allontanando questa opportunita' tecnologica da un'azienda italiana: l'Italia passera' in secondo piano nel settore. Ecco quindi che Telecom lancia l'allarme "mi occorrono soldi altrimenti faremo giocare gli stranieri e dovremo sottometterci a loro", e lo Stato risponde concedendogli gli aumenti proprio li' dove e' garantito che gli introiti ci siano, perche' e' li' dove non c'e' mercato, ma monopolio. Noi crediamo che la Telecom i soldi li abbia, e che stia solo sfruttando il piu' possibile l'accordo con Murdoch per ricavare denaro da ogni parte, sapendo che lo "Stato mucca" e' sempre ben disposto, a maggior ragione perche' e' proprio questo "Stato mucca" che controlla la Telecom grazie alla golden share: quindi sta solo chiedendo i soldi a se' stessa. Un fulgido esempio di capitalismo italiano che entra nel Terzo Millennio! E gli utenti? Devono pagare e basta? No. Noi ci siamo anche per questo, e invitiamo gli utenti a non sottostare a tutti quei soprusi quotidiani a cui si sono abituati, e sui cui fanno spallucce e cercano, magari, di venirne fuori con la benevolenza finale della Telecom. Gli "anticipi conversazione" che vengono rimborsati dopo anni, le richieste dei tabulati con l'elenco delle telefonate che continuano a non mettere a disposizione, i tempi di allacciamento di tutti i servizi, l'imposizione di servizi supplementari senza che siano richiesti dall'utente ... tutta una serie di angherie su cui dobbiamo dare battaglia portando la Telecom in tribunale, perche' paghi il dovuto e rimborsi tutto quello che ha preso in piu'. Sono fatti quotidiani della nostra attivita' di associazione, che pero', in questa situazione, assumono maggiore importanza: oltre a risolvere il caso singolo, fanno conoscere in quali mani stiamo mettendo il futuro delle comunicazioni. SALVATE IL SOLDATO RYAN, MA NON IN ITALIA. Roma, 2.12.98. Per una famiglia con tre figli si annunciano tempi bui. Un tempo se due figli assolvevano agli obblighi militari, il terzo poteva scamparla, perche' esonerato. Dal 31 dicembre prossimo questo non sara' piu' possibile; infatti il decreto legislativo, n. 504 del 30.12.97, che entrera' in vigore il 31.12.98, non prevede piu' tale possibilita'. Parafrasando il titolo di un celebre film - dichiara Primo Mastrantoni, segretario dell'Aduc - in Italia non e' possibile salvare il soldato Ryan. La norma e' del tutto incomprensibile considerato che alla Patria una famiglia puo' dedicare i due terzi dei propri figli, ma tutti in blocco e' davvero eccessivo. Chissa' cosa ne pensa il Ministro della difesa, che vuole abolire la leva obbligatoria e istituire un esercito di professionisti. Il decreto legislativo e' una norma di competenza del Governo, che puo' essere facilmente modificata. Sollecitiamo il Ministro a risolvere il problema, prima del fatidico 31 dicembre prossimo venturo. ALBERI DI NATALE: ATTENZIONE AGLI INCENDI Roma 2.12.98. Siamo in periodo natalizio e le case iniziano ad essere addobbate con gli alberi, naturali o sintetici. Le catene luminose, utilizzate per adornare gli alberi, possono essere estremamente pericolose se non hanno il marchio di sicurezza e non sono conformi alle norme del Comitato elettrotecnico italiano. Pericolosissime le catene luminose importate dall'estremo oriente, che possono fregiarsi del marchio CE, ma che, guarda caso, puo' essere messo dal produttore o dall'importatore (altra anomalia della normativa comunitaria). Le luci sono pericolose per il rischio di scosse o folgorazioni per i bambini che ci giocano ma possono provocare incendi, favoriti dalla infiammabilita' degli abeti resinosi e dal fatto che sono lasciate accese anche di notte o durante le assenze da casa. Il passaggio alle tende e ai mobili diventa rapido. Per avere la sicurezza occorre che le catene luminose oltre al marchio CE, che non garantisce un bel nulla, abbiano la certificazione dell'Istituto italiano del marchio (IMQ), che sottopone le luminarie ad una serie di controlli di sicurezza. UNA NUOVA LEGGE CHE DI NUOVO HA SOLO LA DATA PER I CONSUMATORI LA SITUAZIONE SARA' PEGGIORE Firenze, 1 Dicembre 1998. Sta per essere approvata la nuova legge sugli affitti. E in proposito interviene l'Aduc per voce del suo presidente nazionale Vincenzo Donvito. Decine d'anni di legge sull'equo canone, il mostro giuridico dei patti in deroga, famiglie e persone disperate perche' non trovavano casa, sfratti prorogati, patrimoni immobiliari pubblici senza alcun ordine e sconosciuti .. tutto questo e altro, non e' servito a far capire ai legislatori che il mercato immobiliare aveva un vizio di fondo, che la disperazione dei senza-casa era frutto della cecita' della legge e non di questo o quel proprietario che non voleva affittare. Non l'hanno capito, tant'e' che il nuovo mostro sta per nascere, ma con la caratteristica di essere solo una reiscrittura, un aggiornamento di tutto quello che in passato era stato negativo. La libera contrattazione non esiste, e quindi non esistera' il libero mercato, e coloro che occupavano le case continueranno ad esserci, e continueremo ad assistere alle pietose scene di forze dell'ordine che spostano umili mobili e reti di ferro di persone che, spesso, non hanno avuto altra alternativa all'occupazione violenta. Il principio che quando qualcosa non funziona e' bene provare il suo contrario, e' estraneo al legislatore. Non solo, ma quando si metteranno in mezzo le associazioni di categoria, tutti saranno piu' premiati, con detrazioni fiscali e agevolazioni. Gia' intravediamo la fila davanti all'uscio dei ministeri: le solite sigle, gia' assistite altrove e che, questa volta, verranno premiate con l'obbligo d'iscrizione dei contraenti e che, oltre ad un introito economico, rappresentera' per loro un accumulo di numeri da usare come forza per le diverse concertazioni a cui si sottopongono. Una legge che premia le corporazioni ed e' contro gli utenti e i consumatori. Una legge che dara' il suo determinante contributo al perpetuarsi del mercato nero. I cittadini sono adulti e sono in grado di stabilire da se' quando, come e dove abitare, ma il legislatore non pensa che i cittadini siano adulti, perche' e' lui che deve stabilire e obbligare. Infine, il caos e le difficolta' aumenteranno in tutti i settori, perche' con i nuovi lavori e la diversa mobilita' verso cui i lavoratori e i cittadini stanno andando, un mercato cosi' irrigidito avra' ne' piu' ne' meno gli stesi tragici effetti della vecchia legge sull'equo canone, L'ADUC E' CON CHI OPERA PER I DIRITTI E LE LIBERTA'. Firenze, 1 Dicembre 1998. L'Amministrazione Usa ha presentato il suo rapporto sullo sviluppo di Internet, con forti investimenti per la creazione di reti ad alta velocita' che siano in grado di rispondere a quello che sara' il mercato del secolo 2000. "E' la risposta Usa alla Ue che, qualche giorno fa, aveva disegnato le prime strategie per il controllo della rete e per la consegna della sua tutela agli Stati nazionali e a leggi apposite". Cosi' interviene il presidente nazionale dell'Aduc, Vincenzo Donvito. Sono due modi diversi di affiancare l'iniziativa istituzionale allo sviluppo dell'economia. L'Unione Europea parte dal presupposto che il consumatore debba essere tutelato e che per farlo occorrano leggi ad hoc che autorita' superiori impongano e verifichino se sono rispettate; gli Usa invece sono interessati ad affermare la liberta' e il diritto del commercio, e su questo applicare le leggi esistenti per la tutela dei consumatori. L'approccio Ue si sviluppera' con norme specifiche e organismi specifici di controllo, per cui ci saranno anche tasse specifiche e reati specifici; l'approccio Usa, invece, parte con l'"Internet Tax Freedom", una moratoria di tre anni per l'accesso all'autostrada elettronica e sulle imposte che danneggiano il commercio elettronico, e prosegue con l'invito dell'Amministrazione ad un'autoregolamentazione, applicando globalmente le attuali leggi contro le truffe e per l'educazione dei cittadini. Noi crediamo che l'approccio Usa risponda meglio alle esigenze degli utenti e consumatori, perche' affronta lo sviluppo dei mezzi di comunicazione per il commercio affidandolo alla responsabilita' dell'individuo nella comunita', stimolando creativita' e iniziativa, mentre l'approccio Ue delega la gestione all'autorita' statale che delinera' anche gli aspetti generali entro cui agire. Noi crediamo che l'approccio Ue sia anche pericoloso, perche' emanazione di un organismo esclusivamente economicista interstatuale, giustamente preoccupato di far tornare meglio i conti fra gli Stati anche con questo commercio, piuttosto che aprire le strade alla liberta' di commercio e di consumo dell'individuo. I risultati dell'approccio Ue, in Italia e in Europa, sono gia' disastrosi: dagli altissimi costi di collegamento per utenti e fornitori d'accesso a Internet, all'obbligo di servizi erogati in regime di monopolio e/o oligopolio, fino alla concorrenza sleale dello Stato verso i privati (grazie al controllo -di capitale o golden share- delle principali aziende del settore). La "guerra" e' aperta, e noi lotteremo contro chi, per tutelarci con le sue scelte e i suoi metodi, pensa di farlo mettendo in secondo piano i diritti e le liberta'. SICUREZZA ALIMENTARE. LA UE LANCIA UNA CAMPAGNA, L'ITALIA NON PUO' FARE LE ANALISI. Roma 1 Dicembre 1998. Situazione kafkiana per la sicurezza dei prodotti alimentari. Mentre la UE lancia una campagna sulla sicurezza alimentare in Italia, i laboratori pubblici non possono effettuare le analisi chimiche per scoprire le frodi alimentari. O meglio le possono fare ma potrebbero essere impugnate per vizio di legittimazione. Situazione assurda - dichiara Primo Mastrantoni, segretario dell'Aduc - che deriva dalla mancata predisposizione dell'atto tecnico-amministrativo della valutazione e riconoscimento, prevista dal decreto legislativo n.156/97, in attuazione della direttiva comunitaria n.99/93. Insomma manca il famoso pezzo di carta, che dovrebbe essere predisposto dal Ministero della Sanita', per la individuazione e designazione dell'organismo predisposto alla emanazione dell'atto tecnico-amministrativo. In questo modo i laboratori pubblici di analisi dei prodotti alimentari non sono titolati ad effettuare le analisi. Mancando il riconoscimento manca il soggetto abilitato e in questo modo si lascia mano libera ai frodatori. Che ne dice il Ministero della Sanita'? I Care ! "Nel rispetto dei diritti umani il segreto della pace" Padova, 04 Dicembre 98 Quasi trecento cittadini italiani (e di altri paesi europei) saranno a Prishtina il 9-10 dicembre per testimoniare l'impegno per i diritti umani. Fra di loro, anche 41 obiettori di coscienza in servizio civile. Ostacoli da parte delle autorita` italiane e jugoslave. Conferenza stampa a Bari lunedi` 7 dicembre 1998 In ottobre le cronache di giornali e televisioni erano piene di notizie sulla crisi del Kosovo e la relativa minaccia di bombardamenti Nato, con un susseguirsi di ultimatum poco credibili nei confronti della Serbia. Ora nessuno parla piu` di Kosovo, ma la situazione sul campo si e` ancora piu` incancrenita e continuano pesanti violazioni dei diritti umani da entrambe le parti. A distanza di un mese e mezzo da quel clamore, quasi trecento cittadini, in rappresentanza della societa` civile italiana ma anche di altri paesi, si recheranno in Kosovo il prossimo 9-10 dicembre, in occasione del 50^ Anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Si raduneranno domenica 6 dicembre a Bari e si imbarcheranno per Bar (Montenegro) lunedi` sera. Il 9 dicembre a Prishtina incontreranno, divisi in gruppi, tutte quelle realta` che rappresentano la societa` civile e le istituzioni della citta`. Per il 10 dicembre e` invece previsto sempre a Prishtina il simposio "Tutti diritti umani per tutti", alla cui realizzazione hanno collaborato il Consiglio per la Difesa dei Diritti Umani, l'Associazione Madre Teresa e l'Associazione Studenti Indipendenti di Prishtina. Gli organizzatori dell'iniziativa, che intende valorizzare l'impegno di quanti in Kosovo operano per i diritti umani e per una soluzione politica della crisi, in questi ultimi giorni hanno trovato nel corso della preparazione del progetto alcune difficolta` di non facile interpretazione . Pur non potendo affermare con certezza che il progetto viene ostacolato dalle autorita` italiane e jugoslave, sono giunti segnali in questa direzione. In particolare, il Ministero degli Esteri della Federazione Jugoslava a Roma non ha rinnovato il visto alla volontaria (cittadina americana ma da sempre residente in Italia) che ha curato tutta la parte politico-organizzativa della presenza a Prishtina. Fra i quasi 300 volontari in partenza per Prishtina, anche 41 obiettori di Coscienza in servizio civile in alcuni enti italiani. Si tratta del piu` grande contingente di Caschi Bianchi in assoluto, garantito ora dalla nuova legge sull'obiezione di coscienza che prevede l'invio all'estero degli obiettori in missioni di pace. Segreteria: Pax Christi Italia via Petronelli, 6 - 70052 Bisceglie (BA) Tel. 0803953507 - Fax 0803953450 E-mail: pxitalia{Sostituisci con chiocciola}diana.it Beati i costruttori di pace via Marsilio da Padova, 2 - 25139 Padova Tel. 0498755897 - Tel/Fax 049666043 - 049663882 E-mail: beati{Sostituisci con chiocciola}protec.it Associazione Papa Giov. XXIII Via della Grotta Rossa, 6 - 47900 Rimini Tel. 0541/751498 - Fax 0541/751624 E-mail: opcol{Sostituisci con chiocciola}geocities.com
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