DONNE NELL’ARTE (28)
GINA PANE e la "Body Art"
Una frattura totale con la concezione tradizionale di arte
si ha intorno al 1965 con l’Arte Concettuale che evidenzia il "concetto"
dell’artista e privilegia la sua proposta piuttosto, che la realizzazione
dell’opera. Quest’ultima, infatti, assai spesso manca del tutto o viene
sostituita con la rappresentazione fotografica o filmica, compiuta da persone diverse
dall’artista.
"Body Art", "Land Art", "Minimal
Art", appartengono a questo filone che, negando validità all’oggetto compiuto,
all’opera d’arte, eliminando la possibilità di venderla o comprarla, si pone
contro la sua mercificazione, malattia fondamentale dell’età moderna.
La concettualista
Gina Pane, nata a Biarritz in Francia, nel 1929, è una delle maggiori rappresentanti
della Body Art italiana ; essa si serve del proprio corpo assumendo pose ed
atteggiamenti per creare effetti estetici o per esplicitare sentimenti . Il suo modo di
esprimersi è anche una prova della tendenza contemporanea al superamento dei confini fra
le varie arti, nella pratica di quei fenomeni ottenuti dalla mescolanza dei mezzi
linguistici, intermedia o mixed media. Teatro, danza, mimica, fotografia,
infatti, spesso si riuniscono assieme in un unico effetto.
Truccando il suo corpo oppure ricorrendo a pratiche
sado-maso, autoferendosi con lamette o infilandosi spilli e chiodi, Gina Pane raggiunge
un’espressione drammatica o dolorosa che viene immortalata da una fotografia, in modo
tale che la realizzazione effimera dell’idea rimanga documentata nel suo momento
esecutivo
Ognuna di queste sue azioni costituisce una performance
e sarebbe destinata ad esaurirsi e a concludersi in sé, se non fosse per la
documentazione fotografica (o discografica, che unisce all’azione e ai gesti anche
suono o rumore).
Giovanna Grossato |