Musica Gennaio 1999
Che comico,
quel Socrate
Savona ha riproposto un opera
divertente ma poco conosciuta. E che ebbe il merito di irritare l'allora re di Napoli
Ferdinando IV che la censurò nel lontano 1775. Ma "Il Socrate immaginario di
Paisiello tornò a farsi applaudire pochi anni dopo. E anche oggi, a 223 anni di distanza
Anche nella stagione 1998 la direzione del Teatro Chiabrera
di Savona ha presentato accanto ad opere di repertorio un titolo immeritatamente poco
frequentato: "Il Socrate immaginario" di Giovanni Paisiello.
Il
libretto porta la firma di Giambattista Lorenzi, famoso librettista comico del secondo
settecento napoletano. Sembra vi sia stato anche un coinvolgimento di Ferdinando Galliani,
elemento di spicco dell'illuminismo, ma quale sia stato il suo ruolo è cosa incerta.
Nella prefazione a stampa del libretto il Lorenzi parla in prima persona e non accenna
minimamente ad un rapporto con il Galliani: questi in una lettera a Madame d'Epigny scrive
"ma pièce comique" ma altrove dice di essersi "divertito a far comporre
una commedia". Quindi un coinvolgimento del filosofo napoletano ci deve essere stato,
ma molto marginale.
L'opera andò in scena al Teatro Nuovo di Napoli
nell'ottobre del 1775 riscuotendo un notevole successo. Il re Ferdinando IV il 23 ottobre
volle farla rappresentare a Corte e la trovò "indiscreta, né da doversi
rappresentare al pubblico" e tramite il ministro Tanucci ordinò l'immediata
sospensione delle repliche. Gli strali di re Ferdinando IV erano dovuti al fatto che nella
trama dell'opera ravvisava una presa in giro dell'erudito e gentiluomo di Corte Saverio
Mattei che non era alieno dal mettere in mostra la sua cultura filosofica e si riteneva un
esperto assoluto di musica antica. Dopo sei recite, tutte affollatissime e con esito
trionfale, l'opera fu tolta dal cartellone e fu ripresentata solo alla fine del 1779
riscuotendo ancora grandissimo favore di pubblico.
Paisiello con questo lavoro ha certamente raggiunto uno dei
migliori traguardi nel campo dell'opera comica, ben supportato dall'esilarante libretto
del Lorenzi. Molte sono le pagine da ricordare dal finale dell'atto primo con il coro dei
discepoli di Don Tammaro (che si crede Socrate) alla scatenata tarantella di Donna Rosa,
alla scena in cui il protagonista crede di bere la cicuta ed alla sfrenata baruffa
conclusiva. Non manca la parodia della gluckiana scena dei Demoni e delle Furie con
effetti esilaranti. Certamente Paisiello ha saputo creare dei personaggi caricaturali in
modo squisito muovendosi tra diversi atteggiamenti come la rabbia stizzosa e la vivacità
non mancando il lato amoroso pieno di poesia.
L'edizione
di Savona è risultata del tutto ineccepibile sotto tutti i punti di vista: si è avvalsa
di una compagnia di giovani preparatissimi sia dal punto di vista vocale che scenico e che
meritano di essere ricordati in blocco. Claudia Marchi (Donna Rosa), Yolanda Auyanet
(Emilia), Daniela Schillaci (Lauretta), Linda Campanella (Cilla ), Filippo Pina
Castiglioni (Ippolito), Domenico Colaianni (Mastro Antonio), Christophoros Stamboglis (Don
Tammaro Promontorio), Matteo Peirone (Calandrino). Giovanni Di Stefano ha diretto con
grande impegno l'Orchestra Sinfonica di Savona ottenendo eccellenti risultati con una
rotondità di suono ineccepibile e con un buon equilibrio con il palcoscenico.
Molto interessante la regia di Elisabetta Courir con spunti
esilaranti ma misurati senza mai prevaricare il buon gusto: intelligente la disposizione
delle lettere che formano la parola Socrate e che si compongono e si scompongono a seconda
della situazione narrata. Belle le scene ed i costumi della Sartoria Teatrale Arrigo di
Milano su bozzetti di Guido Fiorato. Cinzia Scamuzzi ha ottimamente preparato il Coro
Lirico "G. Manzino" di Savona.
l.m. |