La tv dietro la tv
Il sottotitolo potrebbe essere
"tutto quello che avreste voluto sapere su Quelli che il calcio". Perché di
questo parla Retrovisioni, libro della regista Lucia Zorzi, collaboratrice di Fabio Fazio
nella trasmissione. Un mix di retroscena divertenti ma anche di banalità. Per i fans
sfegatati del programma...
"Quelli che il calcio
" è una trasmissione che ha
saputo e sa tutt'ora, per il sesto anno consecutivo, raccogliere una più che mai varia
umanità unita da quest'unica passione. Mentre la Gialappa's Band ripropone ogni domenica
sera tutto ciò che di ridicolo avviene nel calcio, Fabio Fazio ci mostra in
diretta ciò che di strano vi succede intorno. E Lucia Zorzi, che da tre anni
lavora con lui prima come "cacciatrice di taglie" ed ora come regista dei
collegamenti esterni, ce ne propone i retroscena nel suo libro Retrovisioni. Diario TV.
Emilio Tadini nella prefazione mi ha provocata col suo
proporre il libro come sostituto del telecomando, cioè come guida nello scegliere cosa
guardare in TV. E io, che di TV ne guardo poca, mi sono messa a leggere. Mi ci sono
avvicinata per pura curiosità, e la mia curiosità è stata soddisfatta. È una lettura
piacevole e veloce: una raccolta di quadretti ritrae vicende e personaggi nel loro
susseguirsi frenetico, mentre l'autrice va alla ricerca di quell'insolito che tanto
ama. Lucia Zorzi, giornalista professionista, quando ha iniziato a lavorare col gruppo di
"Quelli che il calcio
" aveva il compito di cercare personaggi curiosi da
proporre durante la trasmissione. E, caparbia e instancabile come lei stessa si descrive,
ne è riuscita a trovare parecchi.
Tanto per cominciare, durante il brain storming del
primo venerdì di lavoro, Fazio le chiese di trovare una Biancaneve, una donna reale che
portasse tale nome. E questo è proprio un "pallino" di Fazio: fare giochi di
parole con i cognomi degli ospiti, tanto che per lui e i suoi collaboratori l'anagrafe è
diventata fonte inesauribile d'ispirazione. Ecco da dove vengono fuori trasmissioni
a tema come quella in cui hanno invitato Caterina Fungo, Cristian G. Muschio e Lavinia
Larice. Di loro, comunque, non ci viene detto molto di più, tranne dell'ultima che
sappiamo avere 25 anni ed essere laureanda in Lingue e Letterature Straniere. Il che non
mi pare particolarmente insolito, però.
È molto divertente seguire la giornalista nelle sue
avventure: a Gemonio (vicino Varese) per cercare la merciaia che vende le canottiere a
Bossi; nel Comune di Roure (vicino Sestriere) per invitare alla trasmissione l'unico
abitante della borgata Sappè, isolato volontariamente tra le nevi col suo cane; a Fulham
Road, una via londinese passata la setaccio per trovare una location per un
collegamento in diretta.
Incontriamo personaggi come Giorgio Celiberti che scrive
sul pavimento dello studio le cose da fare ogni giorno, unico modo per non
dimenticarsene, oppure Cesarina Agarossi, collega della Zorzi, che nel mezzo di una
riunione scatta dalla sedia e va ad appendersi alla porta con le gambe penzoloni perché
le sono venuti i crampi. Anche degli ospiti fissi ci vengono rivelati lati nuovi: Massimo
Alfredo Giuseppe Maria Buscemi (per la precisione) pare scoppi in un pianto irrefrenabile
ogni volta che cambia il tempo, mentre Takahide, designer giapponese che Fazio ha scoperto
guardare in diretta nel suo schermo, invece delle partite, la TV tedesca dove mostravano
come fare le frittelle, viene definito un pazzo. E che dire del conduttore, allora,
che ne spiegava la scelta televisiva col fatto che stava pensando al design di una
pentola?
Retrovisioni è davvero un diario, una raccolta di
appunti, probabilmente presi tra un viaggio ed un collegamento. Il suo stile telegrafico
è perfetto per descrivere il ritmo travolgente del lavoro che precede le riprese
televisive, anche se suona vuoto quando viene usato per riflessioni esistenziali. Troviamo
perciò qualche ingenuità (proprio in un libro la cui parola più frequente è insolito)
come che fare una regia è molto difficile, ma intrattenere rapporti efficaci con la
troupe è ancora più impegnativo. Eppure in un lavoro di gruppo, questo è l'aspetto
importante.
Più che l'insolito ciò che la affascina, e di cui vive,
è il sensazionale: l'architettura di New York che è già il futuro, la giovane
cantante lirica che si arrampica su un albero a piedi nudi per cantare l'inno degli Stati
Uniti. Il tutto raccontato sullo stesso piano dei complimenti che le vengono rivolti per
il suo ottimo inglese, per il quale, come ci ricorda più volte, studia da 25 anni.
Questa serie di simpatici episodi, che divoriamo famelici,
ci lasciano, però, un retrogusto amaro, il sospetto che riusciremo a goderci meglio la
trasmissione se ci dimenticheremo degli sforzi sovrumani, dei pasti saltati, delle corse
affannose e delle notti insonni alla ricerca di idee, di coloro che ci lavorano. L'autrice
in qualche passo sembra prendersi un po' troppo sul serio, mentre forse preferiremmo
continuare a guardare la trasmissione "per gioco". Dimenticheremo che , perché
Orietta Berti apparisse sorridente sulla slitta trainata da renne, un tecnico è dovuto
stare per tre ore a 20 metri dal suolo, a circa 15° sotto zero, per direzionare
l'antenna. Ha ragione la Zorzi a dire che i telespettatori non s'immaginano che tre
uomini sono stati per ore al freddo, a dissetarsi mettendo neve in bocca, per rendere
sicuro il tragitto. A noi che stiamo al di qua dello schermo tanti atti eroici
sembrerebbero sprecati per una "messa in scena" televisiva.
Per concludere, solo una nota per non lasciare in sospeso i
lettori: Biancaneve è esistita davvero, ma sfortunatamente è deceduta un paio di
mesi prima che l'inarrestabile giornalista la trovasse.
t.t. |