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redarrowleft.GIF (53 byte) Letture & Scritture Febbraio 1999

 

La tv dietro la tv

Il sottotitolo potrebbe essere "tutto quello che avreste voluto sapere su Quelli che il calcio". Perché di questo parla Retrovisioni, libro della regista Lucia Zorzi, collaboratrice di Fabio Fazio nella trasmissione. Un mix di retroscena divertenti ma anche di banalità. Per i fans sfegatati del programma...

retro.jpg (13380 byte)"Quelli che il calcio…" è una trasmissione che ha saputo e sa tutt'ora, per il sesto anno consecutivo, raccogliere una più che mai varia umanità unita da quest'unica passione. Mentre la Gialappa's Band ripropone ogni domenica sera tutto ciò che di ridicolo avviene nel calcio, Fabio Fazio ci mostra in diretta ciò che di strano vi succede intorno. E Lucia Zorzi, che da tre anni lavora con lui prima come "cacciatrice di taglie" ed ora come regista dei collegamenti esterni, ce ne propone i retroscena nel suo libro Retrovisioni. Diario TV.

Emilio Tadini nella prefazione mi ha provocata col suo proporre il libro come sostituto del telecomando, cioè come guida nello scegliere cosa guardare in TV. E io, che di TV ne guardo poca, mi sono messa a leggere. Mi ci sono avvicinata per pura curiosità, e la mia curiosità è stata soddisfatta. È una lettura piacevole e veloce: una raccolta di quadretti ritrae vicende e personaggi nel loro susseguirsi frenetico, mentre l'autrice va alla ricerca di quell'insolito che tanto ama. Lucia Zorzi, giornalista professionista, quando ha iniziato a lavorare col gruppo di "Quelli che il calcio…" aveva il compito di cercare personaggi curiosi da proporre durante la trasmissione. E, caparbia e instancabile come lei stessa si descrive, ne è riuscita a trovare parecchi.

Tanto per cominciare, durante il brain storming del primo venerdì di lavoro, Fazio le chiese di trovare una Biancaneve, una donna reale che portasse tale nome. E questo è proprio un "pallino" di Fazio: fare giochi di parole con i cognomi degli ospiti, tanto che per lui e i suoi collaboratori l'anagrafe è diventata fonte inesauribile d'ispirazione. Ecco da dove vengono fuori trasmissioni a tema come quella in cui hanno invitato Caterina Fungo, Cristian G. Muschio e Lavinia Larice. Di loro, comunque, non ci viene detto molto di più, tranne dell'ultima che sappiamo avere 25 anni ed essere laureanda in Lingue e Letterature Straniere. Il che non mi pare particolarmente insolito, però.

È molto divertente seguire la giornalista nelle sue avventure: a Gemonio (vicino Varese) per cercare la merciaia che vende le canottiere a Bossi; nel Comune di Roure (vicino Sestriere) per invitare alla trasmissione l'unico abitante della borgata Sappè, isolato volontariamente tra le nevi col suo cane; a Fulham Road, una via londinese passata la setaccio per trovare una location per un collegamento in diretta.

Incontriamo personaggi come Giorgio Celiberti che scrive sul pavimento dello studio le cose da fare ogni giorno, unico modo per non dimenticarsene, oppure Cesarina Agarossi, collega della Zorzi, che nel mezzo di una riunione scatta dalla sedia e va ad appendersi alla porta con le gambe penzoloni perché le sono venuti i crampi. Anche degli ospiti fissi ci vengono rivelati lati nuovi: Massimo Alfredo Giuseppe Maria Buscemi (per la precisione) pare scoppi in un pianto irrefrenabile ogni volta che cambia il tempo, mentre Takahide, designer giapponese che Fazio ha scoperto guardare in diretta nel suo schermo, invece delle partite, la TV tedesca dove mostravano come fare le frittelle, viene definito un pazzo. E che dire del conduttore, allora, che ne spiegava la scelta televisiva col fatto che stava pensando al design di una pentola?

 

Retrovisioni è davvero un diario, una raccolta di appunti, probabilmente presi tra un viaggio ed un collegamento. Il suo stile telegrafico è perfetto per descrivere il ritmo travolgente del lavoro che precede le riprese televisive, anche se suona vuoto quando viene usato per riflessioni esistenziali. Troviamo perciò qualche ingenuità (proprio in un libro la cui parola più frequente è insolito) come che fare una regia è molto difficile, ma intrattenere rapporti efficaci con la troupe è ancora più impegnativo. Eppure in un lavoro di gruppo, questo è l'aspetto importante.

Più che l'insolito ciò che la affascina, e di cui vive, è il sensazionale: l'architettura di New York che è già il futuro, la giovane cantante lirica che si arrampica su un albero a piedi nudi per cantare l'inno degli Stati Uniti. Il tutto raccontato sullo stesso piano dei complimenti che le vengono rivolti per il suo ottimo inglese, per il quale, come ci ricorda più volte, studia da 25 anni.

Questa serie di simpatici episodi, che divoriamo famelici, ci lasciano, però, un retrogusto amaro, il sospetto che riusciremo a goderci meglio la trasmissione se ci dimenticheremo degli sforzi sovrumani, dei pasti saltati, delle corse affannose e delle notti insonni alla ricerca di idee, di coloro che ci lavorano. L'autrice in qualche passo sembra prendersi un po' troppo sul serio, mentre forse preferiremmo continuare a guardare la trasmissione "per gioco". Dimenticheremo che , perché Orietta Berti apparisse sorridente sulla slitta trainata da renne, un tecnico è dovuto stare per tre ore a 20 metri dal suolo, a circa 15° sotto zero, per direzionare l'antenna. Ha ragione la Zorzi a dire che i telespettatori non s'immaginano che tre uomini sono stati per ore al freddo, a dissetarsi mettendo neve in bocca, per rendere sicuro il tragitto. A noi che stiamo al di qua dello schermo tanti atti eroici sembrerebbero sprecati per una "messa in scena" televisiva.

Per concludere, solo una nota per non lasciare in sospeso i lettori: Biancaneve è esistita davvero, ma sfortunatamente è deceduta un paio di mesi prima che l'inarrestabile giornalista la trovasse.

t.t.

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