Musica Febbraio 1999
Napoleone e
Cenerentola
Dimenticata da almeno trent'anni,
Modena ripropone un'opera minore di Umberto Giordano. Ma non per questo meno interessante.
Anche perché l'umile lavandaia "Madame Sans-Gene" diventata dama alla corte
dell'Imperatore francese era interpretata da una Mirella Freni che non smette di stupire
per la sua freschezza
La
rivoluzione francese era un argomento che bene si adattava al carattere forte e sanguigno
di Umberto Giordano; infatti ben due titoli nella non vasta produzione del maestro
foggiano trattano questo argomento e precisamente "Andrea Chenier" del 1896 e la
successiva "Madame Sans-Gêne" del 1915.
Lo Chenier è rimasto spesso in repertorio; si deve però
registrare una strana dimenticanza da parte di tutti i teatri italiani che nel 1996,
centenario della composizione, non hanno messo in scena questo lavoro (mancanza forse di
tenori adatti al ruolo o ingiustificata paura di affrontare un'opera così complessa?)
mentre il teatro Metropolitan di New York ha riproposto quest'opera con Luciano Pavarotti
che debuttava nel ruolo del protagonista.
"Madame Sans-Gêne" mancava invece dalle scene da
ben trent'anni: l'ultima apparizione in ordine di tempo è stata infatti l'edizione
scaligera diretta da Gianandrea Gavazzeni e con ottima protagonista Orianna Santunione.
Andrea Chenier è opera più unitaria e più ispirata ma non è certamente da
sottovalutare il lavoro incentrato sulla figura di Caterina Hubscher che, da umile
lavandaia che aveva tra i suoi clienti un giovane ufficiale di nome Napoleone, diviene
Duchessa di Danzica, moglie del Maresciallo di Francia Lefebvre ed entra alla corte di
Napoleone che nel frattempo è divenuto Imperatore dei francesi.
L'opera, come già accennato, non ha certamente la
continuità e l'inventiva dello Chenier ma contiene delle pagine di notevole valore. Basta
ricordare la veemente ed appassionata presa di posizione di Caterina nel secondo atto,
quando Lefebvre le dice che Napoleone vuole il loro divorzio per allontanarla dalla corte
in quanto i suoi modi di agire ed il suo linguaggio rivelano le modeste origini per nulla
confacenti ad una Duchessa e sono invisi alle nobili dame. Altro punto di grande pregio è
l'incontro di Caterina con Napoleone, nel terzo atto, quando viene a difendere il suo
matrimonio: dopo che l'Imperatore riconosce in Caterina l'umile lavandaia i ricordi del
tempo passato si fanno vivi e la musica di Giordano sottolinea efficacemente questo
momento di abbandono e di grande nostalgia.
Il tono popolaresco è assai vivo con
le citazioni ed i richiami, come nello Chenier, ai canti della rivoluzione francese come
la Marsigliese e la Carmagnola. Opera quindi, che pur non essendo un capolavoro assoluto,
merita un attento studio ed una giusta rivalutazione. L'edizione modenese visivamente
riprendeva lo spettacolo dato a suo tempo al Teatro Massimo Bellini di Catania: ancora una
volta le scene di Paolo Bregni ed i costumi di Luisa Spinatelli sono apparsi perfettamente
intonati all'epoca in cui è ambientata l'opera. Caterina Hubschner era impersonata da una
strabiliante Mirella Freni. La sua freschezza vocale, la sua presenza scenica, l'abilità
nel cogliere tutti i lati del suo difficile personaggio hanno contribuito al meritato
trionfo. Veramente da manuale la strapazzata al marito nel secondo atto e di grande
suggestione il finale. Mirella Freni coglie abbondantemente i frutti di una carriera
invidiabile fatta con sacrifici e con grande oculatezza nella scelta del repertorio.
Giorgio Merighi è stato un ottimo Lefebvre mettendo in
luce una voce svettante e sicura. Mauro Buda è stato un credibile Napoleone mettendosi
bene in luce nella sua non facile parte: bene Andrea Xese quale Fouchè. Completavano la
compagnia Marzia Giaccaia, Muriel Tamao, Federica Bragaglia,Valter Borin, Antonio
Feltracco, Riccardo Ristori, Alfio Grasso,Valerio Marletta. Stefano Ranzani ha diretto con
sicurezza e professionalità l'Orchestra Sinfonica Arturo Toscanini: molto ben preparato
il coro istruito da Stefano Colò. Molto bella e funzionale la regia di Lamberto Puggelli.
Luciano Maggi |