Economia Marzo 1999
Il mercato delle pecore
Due ricercatori hanno creato un
modello simulato su computer del mercato azionario. Inserendo, per la prima volta, il
fattore irrazionale. Con un risultato a sorpresa: picchi e flop nelle quotazioni non sono
legati a fattori reali e analisi finanziarie. Ma agli operatori-imitatori: quelli che
comprano e vendono perché lo fanno gli altri
Perché
all'improvviso delle azioni si mettono a "ballare" in Borsa, senza che sia
successo nulla di speciale? Perché da un mese a questa parte a Wall Street le azioni di
società collegate a Internet, che non hanno realizzato alcun guadagno né lo promettono,
sono schizzate alle stelle? Mistero dei mercati. Anzi no: forse ora una risposta c'è.
Dopo che Michele Marchesi, professore di Elettrotecnica all'Università di Cagliari e
Thomas Lux, economista dell'Università di Bonn, hanno creato un modello matematico dei
mercati azionari trasformando un computer in una specie di Piazza Affari virtuale. Con
tanto di risultato a sorpresa: a determinare picchi e cadute delle quotazioni spesso non
sono reali modifiche societarie, notizie di fusioni, acquisizioni, strategie o l'effetto
di analisi dettagliate e accurate previsioni. Ma gli "operatori imitatori":
quelli cioè che fanno semplicemente quello che fanno gli altri. Come le pecore.
Ha talmente colpito, lo studio di Lux e Marchesi, che è
finito anche sulla rivista "Nature", vera Bibbia della scienza. Altro che studi
approfonditi del patrimonio di un'azienda, delle sue strategie future, degli andamenti
storici, dice la ricerca. Messi a confronto gli "operatori tradizionali" (che
valutano anche cosa c'è realmente dietro alle azioni), con gli "operatori mordi e
fuggi" (che comprano o vendono guardando solo il prezzo in quel momento o imitando
gli altri), non c'è differenza nei risultati. A volte conviene comportarsi da attenti
"tradizionalisti", a volte da speculatori d'assalto. Insomma i comportamenti
delle Borse spesso non sono legati a reali modifiche nel valore delle società. Ma dal
comportamento istintivo dei risparmiatori e degli operatori che fanno semplicemente quello
che fanno gli altri. Insomma uno compra X e tutti comprano X.
E' vero che gli esperti di borsa già lo sapevano. Ma è la
prima volta che un modello matematico lo prova, e per la prima volta prende in
considerazione oltre agli operatori classici anche quelli irrazionali. Risultato: "La
volatilità del mercato - ha spiegato Masanao Aoki, professore di economia all'Università
di California - è dovuta alla mescolanza dei due tipi di operatori di borsa".
Secondo Lux uno degli scenari, ad esempio, è questo: con il mercato calmo e tutti gli
operatori che agiscono da "tradizionalisti", i guadagni sono scarsi. Così
qualcuno comincia a guardarsi attorno in cerca di occasioni, magari annusa un titolo e
riesce a realizzare. E così altri lo imitano, gonfiando il prezzo: una specie di
"bolla" che si gonfia man mano che altri operatori si tuffano sull'affare ma che
ad un certo punto scoppia (le azioni "virtuali" di Internet?). Conclusione: il
mercato si fa instabile e tutti ridiventano "tradizionalisti".
Sembra uno scherzo: migliaia di miliardi mossi,
persi o guadagnati senza un vero motivo. Insomma per puro gioco. Ma come funziona il
modello ideato dai due ricercatori? Spiega Marchesi: "Il succo del discorso è
semplice: abbiamo creato un mercato simulato con 500 operatori ed un solo titolo, con lo
scopo di far uscire un prezzo e vedere se questo si rifà ad un mercato reale. La novità
però è quella di aver aggiunto degli operatori di mercato che non vendono o comprano in
base al prezzo reale, ma in base al prezzo degli altri. Quindi un comportamento
irrazionale".
In 8 ore di simulazione sono stati calcolati dai 20 ai 30
anni di mercato con 100 milioni di operazioni. Nella borsa virtuale gli operatori sono
stati divisi in ottimisti e pessimisti, oltre che nelle due categorie
"tradizionalisti" e "imitatori" (cioè che fanno quello che fanno gli
altri. Il termine inglese "noise-traders" è intraducibile: sta per
"operatori sul rumore", come dire che si buttano dove vedono movimenti senza
preoccuparsi delle reali motivazioni di base). "I risultati che abbiamo ottenuto sono
del tutto confrontabili sui dati reali - continua Marchesi - E per la prima volta si è
visto come l'andamento dei mercati segua altre regole: oltre a quella classica che dice
che la borsa varia in seguito all'arrivo di notizie buone o cattive, abbiamo visto che la
gente compra o vende perché altri comprano o vendono. Anche se nel lungo periodo i dati
si allineano a quelli previsti con le analisi di mercato".
E' chiaro che gli "imitatori" fanno soldi più
facilmente e più rapidamente. Ma il risultato è che più gente segue quella tendenza,
più il prezzo si allontana dal suo valore reale. Causando grandi boom e grandi crash del
mercato, finché gli operatori "classici" non riportano tutto al valore-base.
Una questione di numeri: quando gli "imitatori" arrivano ad un livello critico,
il mercato diventa incontrollabile. Come le cosiddette "piramidi", quei sistemi
in cui si guadagna solo se altre persone dietro di te pagano, che a loro volta devono
avere altre persone dietro di loro che pagano, ecc. Finché il numero diventa così alto
che per gli ultimi arrivati è impossibile recuperare i soldi e la catena salta.
Somigliante, no? Solo che questo è un gioco. E vietato dalla legge.
Alessandro Mognon |