CREMONA Larte e il torchio
Dal 7 marzo al 7 aprile, presso la sede
dellA.D.F.A. casa Sperlari di Cremona, si terrà la "I° Rassegna
Internazionale dellincisione di piccolo formato" a cura dellincisore
Vladimiro Elvieri e con il patrocinio, del Comune e della Provincia di Cremona. Saranno
presenti 165 opere a stampa eseguite a partire dal 1990 ad oggi da 83 tra i più
significativi incisori contemporanei provenienti da 27 Paesi di 4 continenti.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo bilingue italiano-inglese con testi
critici del filosofo dellarte Dino Formaggio, del critico dellarte grafica Marco
Fragonara e con note sulle principali tecniche utilizzate a cura di Vladimiro Elvieri il
quale ci fa anche conoscere gli obiettivi delliniziativa, "un tentativo di far
conoscere ed apprezzare al pubblico, cremonese e non, opere
.che rappresentano un
ampio panorama delle diverse tendenze nellambito della ricerca incisoria
contemporanea internazionale. Si tratta di lavori eseguiti con metodologie in cui la
componente manuale ed artigianale svolge un ruolo preminente e che utilizzano, per la resa
finale dellimmagine (come indica il titolo della mostra), il torchio calcografico o
la pressa xilografica. Lo stesso torchio (a parte qualche piccola modifica) che per 4
secoli ha stampato le immagini che hanno costituito, sino allavvento della
fotografia, la più importante fonte di divulgazione e di scambio culturale nella storia
delluomo. Non solo come riproduzione di monumenti e sculture o pitture, ma anche come tecnica
autonoma dinvenzione, capace di esprimere e comunicare le emozioni più profonde
dellanimo umano."
La rassegna cremonese si ispira anche ad un altro e non secondario fine, quello
di contribuire a chiarire alcuni dei termini di unannosa, e mai risolta, diatriba
relativa ai metodi della stampa darte e che vanno a confluire nella generica
definizione di "grafica".
La scelta del torchio come protagonista di questa antologica, infatti, è- prosegue
Elvieri- una scelta che non va considerata come discriminante verso altri metodi di
riproduzione seriale, quali la litografia o la serigrafia e persino la stampa al computer
o alla fotografia, ma una necessaria puntualizzazione per poter far meglio comprendere non
solo al vasto pubblico, ma persino a molti operatori del settore, il variegato mondo
dellincisione.
MANTOVA "Raffaello e la sua scuola" a Palazzo
Te, capolavoro di Giulio Romano, lallievo prediletto
Mantova, nella splendida dimora dei Gonzaga a Palazzo Te, propone un nuovo
incontro con il Rinascimento attraverso le opere di Raffaello, dopo quelle di Giulio
Romano e Leon Battista Alberti.
"Roma e lo
stile classico di Raffaello 1515-1527" è promosso dal Centro Internazionale
dArte e Cultura di Palazzo Te, la Città di Mantova, la Graphische Sammlung
Albertina di Vienna e la Regione Lombardia e ha come obiettivo quello di dispiegare ad un
pubblico particolarmente attento una specifica fase artistica raffaellesca, in cui il
Maestro si avvicina sempre più allarte classica e, nel contempo, si avvale in modo
sistematico dellaiuto di allievi. Lopera di Raffaello e quella dei suoi
giovani scolari diviene, a partire proprio dal 1515, così strettamente connessa che
lattribuzione di alcuni dei disegni ritenuti di Giulio Romano e di Giovanni
Francesco Penni è stata rimessa in discussione, con il risultato che, alla fine
dellanalisi, essi sono stati restituiti al Caposcuola.
Motivo centrale della mostra è, inoltre, la rappresentazione degli sviluppi
dellarte a Roma dalla morte di Raffaello, nel 1520, fino al Sacco di Roma, nel 1527; a
partire da tale data, infatti, la diaspora degli artisti dalla Capitale favorì a
diffondere gli stilemi raffaelleschi non solo in Italia ma anche presso le più
prestigiose corti europee.
Le quasi 300 opere in esposizione nella rassegna mantovana, provenienti dalle
più importanti Collezioni dEuropa e degli Stati Uniti, forniranno esaurienti
motivazioni al percorso proposto, quello di unanalisi globale delle molteplici
relazioni ed interazioni di artisti quali Giovanni da Udine, Perin del Vaga, Polidoro da
Caravaggio, Marcantonio Raimondi ed altri, oltre, naturalmente, limprescindibile e
prediletto allievo di Raffaello, genius loci di Palazzo Te, Giulio Romano.
SIENA Jacopo della Quercia e la Fonte Gaia
Uninteressante mostracantiere didattico apre dal 1 marzo fino al 30
ottobre, al "fienile" del complesso di Santa Maria della Scala, in Piazza Duomo,
a Siena.
Si tratta di una mostra in progress che documenta liter dei lavori
della famosa FONTE GAIA, opera straordinaria di Jacopo della Quercia. Liniziativa è
stata promossa dallIstituzione Santa Maria della Scala e dallOpificio delle
Pietre Dure di Firenze che, dieci anni fa dette inizio al progetto di restauro. Il
progetto partiva da una prima fase diagnostica, e, via via, attuava il ripristino dei vari
pezzi della fontana di piazza del Campo senese. Lipotesi ultima era quella di
rimontare il monumento restaurato allinterno di una adeguata struttura, identificata
nel complesso di Santa Maria del Fienile.
Alla metà del secolo scorso, infatti, le condizioni della fonte erano talmente
compromesse da far nascere lidea di sostituire il monumento con una sua copia. Nel
1858 ne venne affidato lincarico esecutivo a Tito Sarrocchi così che, nel 1869, la "nuova" fontana poté
essere ricollocata in Piazza del Campo, in una posizione leggermente diversa da quella
originaria e priva delle due statue e dei pilastri terminali, e solennemente inaugurata.
Lesposizione odierna, comprende i pezzi fin qui restaurati
dallOpificio delle Pietre Dure, le copie esistenti (disegni e gessi), spesso assai
più completi degli originali, ed offre informazioni sul progetto finale di ricomposizione
della struttura, ove i singoli pezzi ritroveranno, ciascuno, una propria sistemazione. La
qualità artistica dellopera appare a tuttoggi in tutta la sua integrità,
nonostante il degrado del tempo, ed in modo particolare in una delle più affascinanti
figure del complesso, quella di Acca Larentia che è anche tra le sculture più
significative del primo Rinascimento italiano.
MILANO Lanima e il volto. Ritratto e fisiognomica
da Leonardo a Bacon
Chiuderà i
battenti il 14 marzo la ricchissima mostra di Palazzo Reale dedicato ad oltre duecento
capolavori di arte europea attraverso i quali si sviluppa il tema della rappresentazione
del volto umano quale portavoce di un'interiorità.
Cinque secoli di pittura che narrano il concetto che luomo occidentale ha
avuto del sé esteriore, del corpo e del volto, che traduce iconograficamente levoluzione del pensiero
relativamente allesistere su questa terra.
Riprendendo le parole di Leonardo, Flavio Caroli, curatore del consistente
catalogo che il Comune di Milano ha voluto dedicare alla memoria di Federico Zeri, cita:
"Farai le figure in tale atto il quale sia sufficiente a dimostrare quello che la
figura ha nellanimo; altrimenti la tua arte non sarà laudabile". Indizio
chiaro di come levoluzione dello studio della Psicologia che affonda le sue
radici nella preistoria della Fisiognomica,- abbia un percorso parallelo a quello
dellarte.
Anzi, ed è la tesi che
apoditticamente si auto certifica nel percorso della mostra, il fondamento stesso
dellarte occidentale si pone come individuazione personale dellinteriorità
delluomo. Ciò non avviene in altre culture figurative: non in quella cinese "lirica
e naturalistica. Non a quella bizantino-russa, trascendente e spiritualistica. Non a
quella islamica, iconoclasta. Non a quella indiana, plastica e decorativa. E nemmeno a
quella africana, sintetica e, a suo modo, formalistica"(F.Caroli).
Litinerario della mostra, già di per sé straordinario per la
possibilità dincontro che offre con i capolavori di
artisti europei famosi nel mondo, trova un ulteriore gratificante sostegno nei saggi del
catalogo, edito da Electa. Oltre alla già menzionata introduzione di Flavio Caroli,
"Cinque secoli di pittura verso il Profondo", sono di Marcello Cesa-Bianchi e
Carlo Cristini "Fisiognomica, arte e psicologia". Ed inoltre, vi si trovano
analisi relative ai ritratti nellarte di varie epoche e regioni ed altre che
indagano sullo stretto rapporto esistente tra fisiognomica e psicologia. Vi è inclusa
anche uninteressante ed aggiornata relazione sul restauro della "Testa di
Medusa" di Caravaggio, le cui precarie condizioni hanno impedito partecipasse alla
mostra milanese.
PASIANO (Pordenone) "Dalle radici il
volo" personale di Vittorio Buset a Villa Saccomani
Non si tratta di astrattismo, sebbene alcune figure siano
talmente semplificate ed esemplari nelle loro geometrie pulite, da indurre a credere che
il naturalismo formale sia stato sostituito con la sola "forma" degli oggetti
che Buset usa utilizzare per le sue composizioni.
In esse, invece, è sempre presente la storia, anche se si tratta di una storia
personale e spirituale che si serve come veicolo espressivo di materiali, spesso poveri,
sabbie, legni, graniglie sassose, tritume di pietrisco che, stranamente, ben si prestano a
narrarla.
Difficile non vedere in opere quali, ad esempio "Radici del volo" un
pensiero, unanalisi o forse soltanto unesplicitazione inconscia di un vissuto,
unesplorazione dellio interiore: La base della composizione è costituita da
un intenso elemento sotterraneo, una vita primigenia, una specie di mito della caverna,
dove la caverna rappresenta il ricettacolo di unenergia tellurica e ctonia e
raffigura contemporaneamente (e forse fin dallepoca delle caverne paleolitiche) il
centro spirituale del macrocosmo, progressivamente oscurato, e quello del microcosmo del
mondo e delluomo. Un sottile filo bianco che promana dal mondo cresce sopra la
caverna, traccia unasse che non si ferma ai confini fisici delluniverso, ma
continua nel suo viaggio e si incarica di unire il cielo e la terra, di pacificare il
presente e il passato.
Verrebbe la tentazione di applicare ad opere come questa il termine di
neometafisica, se non fosse che qualsiasi etichetta rischia di divenire riduttiva e
limitante per uno che, come Vittorio Buset, non considera certamente chiusa la sua
ricerca. Assemblando sostanze materiche che raccoglie dalla quotidianità di un passato
trascorso tra le cose semplici di un mondo semplice ma ricco di stupore, di scoperte, di
affetti, egli cerca di ricostruire una storia spirituale presente, una storia che è pure
ugualmente legata al mondo ma che è anche in grado di percorrere una via di armoniosa
separazione da esso, di immersione in un silenzio che solo permette lincontro con se
stessi.
G.G.