Il '900, i giovani e la memoria
Nella
ricorrenza del sessantesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali del 1938
il dipartimento di Italiano e storia diretto dal professor Bombieri congiuntamente agli
altri insegnanti dellIpsia Scotton di Bassano del Grappa intende proporre agli
allievi delle classi terminali il seguente itinerario culturale che formi la coscienza
storica e civile dei giovani cittadini, sia fornendo le fonti storiche per recuperare la
memoria di quel che è stato inflitto al territorio di Bassano del Grappa sia per
rileggere quei momenti del passato antico e recente che portò ad un crescendo della
discriminazione antisemita e allaffermazione in genere di una cultura fondata
sullodio razziale. Il tutto in sintonia con le disposizioni: Circ.: 411/98 del M.
P.I. e Provv. Studi di Vicenza prot. 33891 del 13.10.98 / Legge 440/97.Pertanto -
attraverso la rivista Nautilus - si metterà a disposizione di studenti e docenti una
serie di materiali riguardanti il "900 e la memoria".
La serie di queste proposte inizia
con lanteprima del saggio di Piero Morpurgo che gentilmente è stato messo a
disposizione dall "Archivio trentino di storia contemporanea" edito dal
Museo storico di Trento diretto dal professor Vincenzo Calì.
In un libro
purtroppo poco diffuso (G. Israel - P. Nastasi, Scienza e razza nellItalia
fascista, Bologna - Il Mulino 1998, pp. 408, £. 38.000) e che ha il gran pregio di
inquadrare la legislazione antiebraica nazista nel contesto europeo, già Giorgio Israel
ricordava che nel 1934 il ministro nazista della cultura chiese allo scienziato David
Hilbert se lIstituto di Matematica di Göttingen avesse sofferto per
lespulsione degli ebrei. La risposta fu lapidaria "Sofferto? Non ha sofferto,
Signor Ministro. Semplicemente non esiste più". In Italia i Provvedimenti per
la difesa della razza colpirono duramente le comunità di studiosi. Aveva ragione
Ernesta Bittanti, vedova di Cesare Battisti che, nel suo diario intitolato Israel-Antisrael,
scriveva il 27 novembre 1938: In Autunno, lapparire dei decreti anti-ebraici in
Italia. La grande massa ne è sbalordita. Non comprende. La stampa che è tutta statale, e
vuole avere uno spirito antiebraico, dà uno spettacolo pietoso ributtante di
incongruenze, contraddizioni, spropositi storici, nefandezze da sciacalli... Lo
spettacolo di un pagliaccio ubriaco. Ma dálli, dálli, dálli, il senso di diffidenza e
di odio si appicicherà, si diffonderà (a nostra vergogna) forse. Non mancano già i
pappagalli ed i malvagi.
Non erano mancati cenni premonitori: lobbligo di
giurare fedeltà al regime fascista vide il rifiuto di soli 11 professori universitari
(circa luno per mille) mentre gli insegnanti dorigine ebraica
rappresentavano circa il 7% del corpo docente (p.172). In molti giurarono per
adempiere a una norma burocratica e in tanti lo fecero con la sincera preoccupazione di
proteggere i loro figlioli; tuttavia mancò una risposta collettiva e questo limite segnò
il corso della storia. Non bastò il limpido esempio di Giorgio Levi Della Vida che si
rammaricò che molti credettero che egli avesse perso il posto non già per le sue idee di
libertà, ma perché colpito dalle leggi razziali che infierirono anche su quegli ebrei
che "dalla prima ora e fino allultima aveva militato con entusiasmo e devozione
sotto linsegna del littorio".
Il libro di Israel e Nastasi descrive proprio come
per convenienza o per pavidità; ma anche per triste
necessità ci si piegò a quelle barbare disposizioni che colpirono maestri e
studenti ebrei. Non stupiscono le reazioni umane, ma indigna leccesso di zelo e
laccanimento persecutorio: il 5 settembre 1938 larchivista fiorentina Anna
Maria Enriques fu tra i primi cittadini italiani ad essere dispensata dal servizio e
privata dello stipendio; al tempo stesso Pietro Fedele, presidente dellIstituto
storico italiano per il medio evo, rifiutò di pubblicare ledizione delle Carte
del monastero di S. Maria di Firenze perché la curatrice era ebrea
benché si sapesse che aveva aderito al Movimento cristiano-sociale. La Enriques prese
parte alla Resistenza e fu poi fucilata dalla Gestapo il 12 giugno 1944 dopo esser stata
torturata. Isa Lori Sanfilippo assieme a Raoul Manselli ritrovarono le carte
dellarchivista che furono pubblicate - nel 1990 - cinquant'anni dopo la loro stesura
(cfr. p. 165).
Questo lasso di tempo indica le dimensioni della ferita
inferta a tutta la cultura italiana. Anna Maria Enriques era nipote di Federigo Enriques e
cugina dei Castelnuovo, dei Franchetti, dei Morpurgo; si trattava di un gruppo familiare
che era molto legato ai fratelli Rosselli e ai Volterra. Ricordo tutto ciò perché con
precisione Israel e Nastasi sottolineano come i provvedimenti furono carichi
di implicazioni drammatiche per la vita delle famiglie e non solo degli scienziati (p.
25); tuttavia occorre anche aggiungere che molte di queste persone avevano tradotto il
loro spirito risorgimentale e il loro fervore culturale nellagevolare la diffusione
delle scuole e delle biblioteche popolari e nel finanziare personalmente i progetti per
lalfabetizzazione di un Italia unita e pluralista. Non mancavano i modelli:
Salomone Morpurgo si era diplomato nel 1877 con distinzione al Ginnasio
superiore comunale Dante Alighieri di Trieste ove vera sia
linsegnamento della religione cattolica sia quello di religione ebraica e ambedue i
programmi erano incentrati non solo sulla dottrina, ma anche e soprattutto sullo studio
tanto delle Scritture quanto della storia sacra come della storia degli israeliti.
L
intensità dei programmi didattici di quella scuola fu accompagnata da una forte
determinazione nellaiutare agli studi chi non aveva mezzi. Quel ginnasio
presentava un programma con aperture che paiono oggi irripetibili; tutto ciò spiega anche
limpegno di un bibliofilo come Salomone Morpurgo che, aiutato nellimpresa da
Ernesta Bittanti Battisti, organizzò - nel 1925 - a Firenze una Mostra storica
della scuola italiana dal medioevo ai giorni nostri per illustrare la molteplicità
della storia dei nostri studi. Nel febbraio dello stesso anno lebreo Vittorio
Polacco interveniva - tra gli applausi - al senato del Regno dItalia affinché
"per non essere meno liberali dellAustria" le minoranze religiose fossero
tutelate sia in quanto ebrei e valdesi hanno dimostrato attaccamento alla Patria sia
perché proprio nelle pubbliche scuole dovrebbe rinsaldarsi il vincolo tra i fratelli di
qualsiasi fede e di qualsiasi classe sociale. Gli applausi dovettero dissolversi quando
nellaprile del 1925 Benedetto Croce organizzò il Manifesto degli intellettuali
antifascisti al quale aderì anche Guido Castelnuovo. Limpegno storico e la
partecipazione civile e didattica coincidevano e se Salomone Morpurgo organizzò a Penia
di Canazei una colonia per bambini poveri che fu chiusa dalle autorità fasciste, Guido
Castelnuovo fece in modo di attivare a Roma ununiversità clandestina per
linsegnamento delle scienze matematiche e fisiche che funzionò a Roma tra il
41 e il 43 mentre negli stessi anni, a Milano e Torino, Edoardo Volterra
collaborava ad analoghe università clandestine che preparavano agli studi
economico-giuridici.
Israel e Nastasi annotano come listituzione delle
scuole ebraiche fu una manifestazione dignitosa dellebraismo italiano contro le
leggi persecutorie del fascismo e che a questa reazione parteciparono insigni scienziati
(p. 331). Quegli furono gli anni in cui Laura Orvieto, anchella legata ai Rosselli,
colpita dalle leggi razziali, si impegnava a diffondere le storie della storia del mondo
per aiutare quei bimbi rimasti privi di scuole. Da queste brevi note appare la necessità
di sottolineare con più forza di quanto abbiano fatto Israel e Nastasi che, sin dal Medio
Evo, il problema dellantisemitismo fu strettamente legato anche allavversità
nei confronti del sistema di istruzione delle comunità ebraiche. In effetti se integriamo
la tabella (pp. 81-82) di Israel e Nastasi sulle misure antiebraiche ecclesiastiche e
fasciste così come si sono succedute nel tempo vedremo che sin dallantichità
lobiettivo delle discriminazioni fu la cultura ebraica. Infatti latteggiamento
ostile verso i medici ebrei fu accompagnato da quelle difficoltà che erano state create
dalla legge di Teodosio e Valentiniano del 31 gennaio 438 che proibiva agli ebrei ogni dignitas,
comprendendo secondo linterpretazione medioevale anche il dottorato. Dottore era
infatti colui che, già abilitato alla professione (magister), conseguiva con un
nuovo esame la facultas docendi acquisendo così una carica pubblica vietata agli
ebrei. Questa norma fu applicata sino allabrogazione da parte dellAssemblea
Nazionale Francese avvenuta il 27 settembre 1791 che qualche mese prima aveva provveduto a
riconoscere agli ebrei lapplicabilità dei Diritti dell Uomo e
del Cittadino promulgata nel 1789; ovviamente queste aperture furono cancellate dal
Congresso di Vienna del 1815 e poi reintrodotte a seguito dei moti rivoluzionari del 1848.
In questo contesto ebbe notevole importanza la petizione al re Carlo Alberto che, il 23
dicembre 1847, 600 cittadini - tra questi Roberto e Massimo DAzeglio, Camillo
Cavour, Vincenzo Gioberti - inviarono al sovrano affinché fosse concessa
lemancipazione dei valdesi e degli israeliti.
In realtà ampi fenomeni di interessata
tolleranza avevano già investito il passato della storia europea giacché il
successo della cultura ebraica, tanto nel campo esegetico quanto in quello
scientifico caratterizzò le corti medievali ed è ben noto quel giudizio di un allievo di
Pietro Abelardo che nel sec. XII dichiarò: "Se i cristiani educano i loro figli lo
fanno non per Dio ma per guadagno affinché un fratello, divenuto ecclesiastico, possa
aiutare il padre e la madre e gli altri suoi fratelli al contrario gli Ebrei, per
lentusiasmo di Dio e per lamore della Legge spingono ogni figlio allo studio
in modo che possano comprendere la Legge di Dio e ciò accade non solo per i figli, ma
anche per le figlie". Del resto ha notato David Ruderman come la forza di attrazione
della scuola medica padovana portò al formarsi di una vasta comunità ebraica dedita agli
studi scientifici; infatti tra il 1617 e il 1816 almeno 320 ebrei ottennero il diploma in
medicina dallo studium di Padova, a questi si affiancarono molti ebrei dediti allo
studio dei nuovi modelli copernicani. Una tale espansione vien ricondotta al trasferimento
- dal 1616 - del potere di concessione dei titoli dai controllori della Curia di Roma
allautorità secolare del Collegium Venetum. Il senso di queste notazioni
appare di maggior rilievo se confrontato con quanto scrivono Israel e Nastasi che mettono
in risalto (p. 157) come nel 1861 presentava un analfabetismo pari al 74,6%
dellintera popolazione mentre allinterno della componente ebraica questo dato
si riduceva solo al 5,8%; poi nel 1927 non si registrò alcun analfabeta tra gli ebrei
italiani a fronte di una percentuale del 27% tra i cittadini del Regno dItalia.
Il fenomeno dellanalfabetismo degli italiani è
impressionante e appare derivare come osserva Armando Petrucci da quelle resistenze della
Chiesa che si svilupparono contro lidea di unistruzione di massa che avveniva
in nome di uno Stato laico. Non sfuggano poi alcuni fatti: se è vero che lItalia
non presentò un affare Dreyfus che si trascinò dal 1894 al 1906 bisogna però rilevare
che il caso del piccolo Edgardo Mortara, ebreo bolognese di 6 anni che fu rapito - nel
1858 - dallInquisizione perché si supponeva fosse stato battezzato
clandestinamente, animò in Italia e in Europa una libellistica che portò anche
allintervento di Napoleone III e di Cavour. Le polemiche portarono a unintensa
propaganda che ebbe un punto in comune: gli ebrei erano sospettati per loro sensibilità
in fatto di giustizia sociale; le innovazioni liberali del 1848 sono state progettate
dagli ebrei che controllano i giornali e le assemblee democratiche Per quanto riguarda i
caratteri della cultura ebraica e della sua attitudine verso le scienze i problemi storici
sono assai complessi: è vero che prevale un interesse per luniverso etico e
per lesegesi (pp. 45-51) e che questo metodo risulta contrapposto allanalisi
oggettiva del pensiero greco; è vero che già nel Medioevo cera chi
denunciava che gli ebrei parum sunt instructi in philosophia. Tuttavia non deve
sfuggire che sin dal secolo XII gli ebrei si caratterizzarono come esperti matematici,
abili medici e attenti astronomi nonché come assidui traduttori della scienza greco-araba
e linteresse fu tale che gli ebrei furono denunciati proprio per il loro essere
materialisti e sinistri seguaci delle teorie di Talete. Per questo non si può limitare
lingresso degli ebrei nella scienza allOttocento come è ben emerso nel
recente convegno trentino di "Micrologus" su Gli Ebrei e le scienze nel
Medioevo e nella prima Età Moderna.
Sia chiaro: numerose e diverse fra loro sono le componenti
del pensiero ebraico e, proprio di recente (1998), un saggio ebreo ha illustrato la
ricorrenza di Hanouccah come la vittoria degli ebrei sullellenismo (il che fu
vero), vittoria che costituirebbe un ammonimento per non farsi sedurre oggi dalle teorie
materialiste e dalle eccessive adesioni alla scienza contemporanea. Si noti tutto ciò
avendo ben presente che, almeno sino allOttocento, molti cultori della scienza erano
assolutamente convinti che il mondo in ogni suo componente fosse animato e che
labbandono di questo pensiero contraddistingue le grandi innovazioni scientifiche
che si susseguirono a partire dalla metà del secolo. Di certo lelevato livello
culturale delle famiglie dorigine ebraica fu causa di profondi rancori negli
ambienti universitari. Allucinanti appaiono le invettive contro i matematici
ebrei così come risulta da un gruppo di lettere scritte tra il 1909 e il
1924: si ipotizza che la scuola di matematica romana finisca nelle mani degli ebrei, si
invita a dare grattacapi agli scienziati giudei, si denuncia che gli ebrei spadroneggiano
in modo così indegno da voler conquistare la presidenza dellAccademia dei Lincei,
si teme la diffusione della teoria della relatività e delle dottrine di Einstein, si
allude a uno spirito di corpo ebraico che guida Enriques, Castelnuovo,
Levi-Civita, Volterra (p. 167 e sgg.). Se queste erano le premesse si capisce bene quali
furono le conseguenze: con un sinistro eccesso di zelo alcuni scienziati italiani si
diedero un gran da fare per "arianizzare" i comitati di redazione delle riviste
scientifiche espellendone gli italoebrei per sconfiggere i complotti ebraici (p. 325).
Ovviamente hanno ragione Israel e Nastasi nel sottolineare
che non vi fu alcun complotto giudaico e che, anzi e purtroppo, vi furono ebrei convinti
sostenitori del regime fascista; tuttavia non si può trascurare che la cultura ebraica si
applicò con determinazione allo studio delle scienze astronomiche, matematiche e mediche.
Questo impegno e il successo della scienza ebraica in Europa è allora definibile almeno
con due fattori: a) labitudine a viaggiare - sin dal Medioevo - e ad abituarsi
allidea di quegli scambi internazionali che caratterizzano la scienza del Novecento;
b) la dedizione allo studio delle Scritture che lascia una tradizione di ragionamenti che
esaltavano le virtù logiche e analitiche (pp. 57-59). Linterpretazione del
Concordato fa riflettere poiché il documento appare rischiudere le classiche tematiche
antisemite esaltando il cattolicesimo come unica religione dello stato e stabilendo
per legge quali dovessero essere le condizioni per essere ebrei o meno
arrivando in tal modo ad indicare gli ebrei come elementi eterogenei della Nazione (p.
78).
Non si
dimentichi che il contesto vide Pio XI nel 1929 - esaltare Mussolini come uomo della
Provvidenza incaricato di disfare gli ordinamenti "o meglio i disordinamenti";
più tardi - nel 1937 - nellenciclica Mit Brenner Sorge lo stesso pontefice
dichiarò: "Nessuno pensa di porre alla gioventù tedesca pietre di inciampo sul
cammino che dovrebbe condurre allattuazione di una vera unità nazionale"
purché siano rispettati i principi della fede cattolica. Queste linee vanno ricordate
perché Hitler e il cardinal Pacelli (poi papa Pio XII) ebbero rapporti così cordiali da
arrivare il 20 luglio 1933 a un Concordato nonostante che il nazismo proclamasse già la
"religione del sangue". La contraddittorietà dei messaggi deve essere ricordata
con la consapevolezza delle meditazioni che emergono da Noi ricordiamo: una riflessione
sulla Shoah, meditazioni che danno anche da pensare se si considerano analisi più
dettagliate svolte dalla Chiesa francese. Altrettanta memoria occorre nel sottolineare
incongruenze e omissioni di cui spesso son pieni libri che oggi dovrebbero insegnare la
storia.
Le disposizioni concordatarie costituirono un drammatico
arretramento della condizione civile e istituzionale degli ebrei italiani: le comunità
ebraiche sono poste sotto il controllo dello stato e vengono poi accusate di tradire lo
spirito patrio (p. 193). Si tratta di atti che nasconderanno sempre più intenzionalmente
il contributo degli scienziati italiani ed ebrei ai progetti di rinascita nazionale che si
svilupparono nel primo dopoguerra (p. 103). Sottendeva a questi indirizzi quella
politica della famiglia tutta mirata a condizionare e a fascistizzare la
società nei suoi nuclei più intimi e questa operazione non poteva tollerare che vi
fossero stili di educazione in contrasto con il regime (p. 114). La politica razziale si
annuncia così con una progressione inquietante; difatti le leggi del 1938 erano state
precedute da una miriade di piccoli provvedimenti che facevano intuire la
sciagura: nel 1937 venivano proibite le relazioni di tipo coniugale con gli abitanti
dellAfrica colonizzata dalle truppe fasciste. Al tempo stesso Giuseppe Bottai
intervenne per difendere la qualità della razza italiana che "deve essere
tutelata da ogni pericolosa contaminazione di sangue" (p. 120).
Si raccoglievano così i prodotti di una politica iniziata
nel 1926 quando venne creato lIstituto centrale di statistica (Istat) che con la sua
struttura costituì una sorta di superministero che aveva lobbiettivo di sviluppare
lideologia demografica mussoliniana (pp. 122-127). Qui si comprende come il fascismo
stesse elaborando una politica apertamente razzista; non fu un caso che a dirigere
lIstat fu messo quel Corrado Gini che - nel 1911 - aveva esaltato la superiore
intelligenza degli italiani di Trieste impegnati nella "diuturna lotta contra la
minacciosa invadenza degli Slavi" (p. 122). Lo scienziato - dimentico delle
precedenti affermazioni - dichiarò nel 1931 che lelevato livello di fecondità nel
Veneto era dovuto alla mescolanza di sangue con gli Slavi e questa tesi gli costò
laccusa di antifascismo! (p. 129). Tuttavia non si sminuiva quella linea che
perseguiva il rafforzamento della razza; anzi Gini - sempre nel 1931- predispose una
scheda antropometrica destinata a raccogliere dati qualitativi relativi alle famiglie. La
scheda biotipologica era stata teorizzata da Nicola Pende e da altri
scienziati che sostennero la politica antisemita del governo fascista (p. 132).
Lidea che si potesse sviluppare una politica "eugenica" delle popolazioni
era una tendenza assai diffusa in Europa, tuttavia cè una netta differenza tra il
programmare forme di assistenza prima e dopo il parto e il prevedere di sterilizzare gli
individui "difettosi".
Su queste direttrici tutte volte al miglioramento della
razza Nicola Pende voleva programmare individui sani e socialmente utili (p. 137). Proprio
nel 1932 Aldous Huxley (1894-1963) pubblicava Il Mondo Nuovo ove si denunciavano i
timori che suscitavano simili politiche paventando che i bambini sarebbero stati
addestrati con scariche elettriche ad avere un odio istintivo dei libri e dei fiori e dove
il Governatore avrebbe ripetuto con tragica enfasi: "La storia è tutta una
sciocchezza". Le affermazioni di Pende lasciano però ancora più sgomenti: è il
Duce che ha il merito di aver compreso cosè la biologia politica volta a creare un
cittadino perfettamente inserito nel complesso cellulare unitario dello Stato Mussoliniano
(p. 140). E Mussolini renderà chiaro questo impegno: "Il problema razziale è per me
una conquista importantissima... I romani antichi erano razzisti fino
allinverosimile....." e già nel 1937 si era proclamato che "Il Duce si è
scagliato contro lAmerica, paese di negri e di ebrei, elemento disgregatore di
civiltà". Si capisce allora che lalleanza con Hitler abbia certo condizionato
la politica di Mussolini, ma che il razzismo fascista si era già espresso con
caratteristiche specifiche e inquietanti (pp. 206-207).
Nel 1934 e nel 1936 Farinacci si era scagliato anche contro
gli ebrei filofascisti perché sospetti di aderire al regime per utilità e ritenuti
capaci di complottare con linternazionale ebraica (p. 199). Il Manifesto della Razza
del 1938 (p. 228)aveva avuto una lunghissima preparazione che portava ad esaltare il
cranio degli antichi romani per rendere evidente "le impronte delle doti eccezionali
dei conquistatori del mondo" (p. 150); e anche se alcuni scienziati negarono il loro
coinvolgimento le prove portate da Israel e Nastasi appaiono schiaccianti (p. 218 e
Appendice III p. 385). Cera chi si era accorto dei pericoli di certe idee: il
fisiologo ebreo Fano -già nel 1929 - aveva caldeggiato lintima fratellanza fra i
vari popoli e schierandosi contro lidea di razza aveva esortato a far in modo che "lebreo
rimanga, qualunque sia la nazione che lo ospita, per aiutarla come un buon cittadino a
crescere grande e buona" (p.177). Il terribile crescendo del razzismo aveva visto
Gemelli nel 1924 commentare il suicidio di Felice Momigliano così: "Se insieme con
il positivismo, il libero pensiero e il Momigliano morissero tutti i Giudei che continuano
lopera dei Giudei che hanno crocefisso Nostro Signore, non è vero che tutto il
mondo starebbe meglio? Sarebbe una liberazione" (p. 35 n.7). La guerra, i campi di
concentramento non erano affatto impensabili in questa situazione; lorrore della
propaganda di regime fa capire quanto grande sia stato il coraggio di quel prete
giusto che racconta nella sua autobiografia la sua opposizione al fascismo e il suo
commovente impegno per salvare gli ebrei nascosti nelle nostre montagne sino alla
Liberazione. E dopo? Israel e Nastasi affrontano un argomento spinoso ancor più celato:
lopera di abrogazione delle leggi razziali durò dal 1943 al 1987, un arco di tempo
incredibile (p. 353) tanto che gli autori denunciano che la componente scientifica ebraica
non fu mai completamente reintegrata, né fisicamente né culturalmente e per di più
molti dei sostenitori delle leggi razziali poterono continuare indisturbati il loro lavoro
nelle università come se nulla avessero fatto.
A conferma delle amarezze di Israel e Nastasi valga un
trafiletto del Corriere della Sera che il 18 dicembre 1998 dà notizia che lo
scienziato ebreo Andrea Viterbi costretto ad emigrare negli Usa nel 1938 è diventato
"cittadino onorario" di Bergamo solo alla seconda votazione perché la proposta
aveva visto in un primo momento lastensione di alcuni consiglieri comunali.
Piero Morpurgo |