Ricercare, oh oh
Può un premio Nobel presentare
il Festival di Sanremo? Per Renato Dulbecco evidentemente si. Ma forse ha scordato i
pericoli della scienza-spettacolo. O i rischi di mescolare intrattenimento puro a un
improbabile "lezione" di genetica via televisiva. O ancora l'inutilità di
parlare ad un pubblico non proprio giovanissimo. Che certo, vista l'età, non può
rimpinguare le già scarne fila dei ricercatori italiani
La decisione del premio Nobel Dulbecco di condurre il
Festival di Sanremo può essere discussa sotto vari punti di vista. Certamente legittimo
che lo scienziato, per denaro o per divertimento o per quella sana spensieratezza che è
auspicabile spetti a ciascuno di noi a quella veneranda età, abbia ritenuto opportuno
partecipare alla scintillante kermesse nella città dei fiori. Più singolare invece, per
almeno tre motivi, che egli ammanti la sua scelta in termini di contributo alla promozione
e diffusione della cultura scientifica.
1. Se si bollano come deprecabile
"sensazionalismo" e "scienza spettacolo" (e lo hanno fatto molti
esponenti della comunità scientifica che oggi plaudono all'iniziativa di Dulbecco) le
molteplici apparizioni di Di Bella nei dibattiti televisivi, che dire di questa comparsata
che avviene oltretutto in un esplicito contesto di intrattenimento? Si potrà obiettare
che ben altri titoli scientifici possiede Dulbecco rispetto a Di Bella ma attenzione: se
è il Nobel il criterio discriminante, allora bisogna anche ascoltare il premio Nobel Kary
Mullis quando quest'ultimo viene a Milano a proclamare che il vaccino anti-Aids è una
bufala.
E in definitiva, cosa avrebbe mai potuto dire Dulbecco
durante il Festival di tale momento per la cultura scientifica degli italiani: "Ecco
a voi 'L'amore è tutto' di Migliacci-Mattone-Pilat. Ne approfitto per ricordarvi che è
possibile clonare senza controindicazioni il Dna del ratto comune"? Oppure:
"Mentre ascoltate questa bella canzone di Raf, fate un pensierino alle
caratteristiche del tessuto connettivo", "Avete visto che simili che sono Paola
e Chiara, pensate che abbiano alcuni cromosomi in comune"?
2. Ciò è ancor più singolare se si considera
l'esperienza, più volte
sbandierata, di Dulbecco nell'ambito della ricerca degli
Stati Uniti. Dove si può mettere in discussione tutto ciò che si vuole ma non l'etica
puritana per cui ognuno dà il proprio contributo alla società soprattutto facendo bene
il proprio mestiere. Gli storici della scienza hanno più volte argomentato che anche a
questo fattore si debba il successo della ricerca angloamericana. Curioso che Dulbecco non
sia minimamente sfiorato dal dubbio che proprio l'assenza di questo principio - per cui i
professori universitari fanno i politici e viceversa, i calciatori fanno i presentatori -
contribuisca a rendere debole la ricerca (nonché un mucchio di altre cose altrettanto
importanti) dalle nostre parti?
3. Infine e per giunta. La promozione della cultura e della
ricerca scientifica si fa, per l'appunto, soprattutto promuovendo l'istruzione e gli
investimenti nell'educazione della collettività e dei singoli, nella fattispecie i
giovani. Mi auguro che Dulbecco sia a conoscenza del fatto che quest'anno le matricole
iscritte a facoltà universitarie quali Fisica e Matematica in numerosi atenei italiani
non superano la ventina. Orbene, il pubblico di Sanremo sarà stato composto di giovani
forse ai tempi dei primi transistor (periodo a cui peraltro Dulbecco fa risalire nelle
interviste i suoi ultimi contatti con la rassegna canora). Oggi, come potrebbe facilmente
spiegargli il suo guru Fazio, a far bene si parte dai cinquant'anni su. I giovani altrove
stanno, e non certo incollati davanti al televisore in prima serata.
Faccia bene i suoi conti, Dulbecco, e sappia a quali
sacrifici la patria lo chiamerà d'ora innanzi per l'amore della scienza. Il prossimo anno
lo vogliamo a presentare il primo maggio con Litfiba e 99Posse.
Crocus Behemoth |