Vai al numero precedenteVai alla prima paginaVai al numero successivo

Vai alla pagina precedenteVai alla prima pagina dell'argomentoVai alla pagina successiva

Vai all'indice del numero precedenteVai all'indice di questo numeroVai all'indice del numero successivo
Scrivi alla Redazione di NautilusEntra  in Info, Gerenza, Aiuto
 
redarrowleft.GIF (53 byte) Cinema Marzo 1999

I film di Marzo (I parte)

 

Patch Adams {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}

Robin Williams – Monica Potter – Daniel London Sceneggiatura Steve Oederek Regia Tom Shadyac Anno di produzione 1998 Distribuzione UIP Durata 115’

Un Robin Williams scatenato e estremamente in forma porta con enorme bravura sullo schermo la storia vera del Dottor Hunter "Patch" Adams che – nei primi anni Settanta - volle a tutti i costi diventare un medico, sovvertendo con la sua simpatia e la sua allegria le rigide regole universitarie che pongono una grande distanza tra l’ammalato e il suo curante. Patch Adams è un grande film sull’illusione di un mondo dove l’altruismo conti più dei singoli interessi e dove un medico si occupi di fare vivere bene il suo assistito. Pellicola commovente e ottima sotto tutti i punti di vista, ci regala la presenza di un attore sempre più bravo che non vedevamo tanto in forma da molti anni. Robin Williams è un interprete straordinario di cui non si potrà mai dire sufficientemente bene che riesce a dare ancora di più del solito quando è diretto da una regia che ne esalta le caratteristiche buffe e le grandi capacità istrioniche. Quando poi una storia come questa riesce a coniugare il talento contemporaneamente comico e drammatico, assecondando le sue grandi possibilità di recitazione, Williams riesce a essere davvero superlativo. Vedere quello che gli altri non vedono, fare quello che gli altri non sanno fare, curare per fare star bene e non per arricchirsi, amare per potere essere riamati sono i messaggi che questa storia tanto originale e intensa ci mandano con stile e simpatia. Accompagnato da un cast di buoni comprimari con una algida Monica Potter brava a fare quello che le viene chiesto, Robin Williams in questo Patch Adams ci offre un seguito ideale al personaggio che fu ne L’attimo fuggente. Insofferente delle grette istituzioni, dotato di un’intelligenza superiore e di una profonda e meditata umanità. Un film che bisogna vedere per capire e apprezzare lo sforzo di un uomo in grado di sovvertire ereticamente un sistema che non funziona per maligni interessi economici e bassi calcoli di bottega. Una pellicola luminosa su un personaggio fuori dal comune con una sceneggiatura e una regia davvero all’altezza. Se mai gli Oscar dovessero occuparsi della commedia, questo film andrebbe seppellito dalle statuette e Robin Williams ne meriterebbe sicuramente una.

 

Shakespeare in Love {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}

Joseph Fiennes - Gwyneth Paltrow - Geoffrey Rush - Ben Affleck - Rupert Everett - Colin Firth - Tom Wilkinson - Judi Dench Sceneggiatura Marc Norman e Tom Stoppard Regia John Madden Anno di produzione 1998 Distribuzione UIP Durata 122’

Shakespeare in Love_p.jpg (11160 byte)Come era già successo per Guildestern & Rosencranz sono morti il commediografo Tom Stoppard scrive un film dall'andamento shakesperiano che in un gioco continuo tra finzione e realtà segue dal punto di vista dell'autore la creazione di uno dei maggiori drammi del poeta nato a Stratford on Avon: Romeo e Giulietta.

Nella cornice di una perfetta ricostruzione storica, esaltata da costumi splendidi e ottime scenografie, si muove un geniale William Shakespeare senza molte idee e con complessi di inferiorità nei confronti del più celebre Christopher Marlowe. Saranno però l'amore ricambiato per Lady Viola (una nobile che nonostante il divieto per le donne di recitare vuole fare l'attrice) e la passione a instillare in lui l'idea di un dramma d'amore in cui riversare tanti piccoli accadimenti della sua vita quotidiana.

In un gioco continuo tra realtà e finzione e in un cambio repentino della punto di vista tra quello della macchina da presa e quello del palcoscenico, l'amore tra Shakespeare e Lady Viola viene seguito nel duplice andamento del film e del dramma shakespeariano in un veloce e commovente contrappunto.

Ma Shakespeare in Love non è solo un film d'amore, dai robusti contenuti storico - culturali. Come nel teatro dell'autore di Amleto e di Othello, la contaminazione tra poesia e ironia, tra commedia esilarante e dramma addolorato trova la sua consacrazione più alta, grazie soprattutto all'ottimo cast di attori, presenti nella pellicola. Sono, infatti, Geoffrey Rush (Premio Oscar per Shine), Tom Wilkinson (The full monty), Rupert Everett, Ben Affleck, Judi Dench (Candidata all'Oscar per Mrs.Browne) a dare vita a una storia irresistibile, dove oltre a raccontare alla perfezione un'epoca viene creato l'ideale sfondo per mostrare l'andamento di una passione e la sua eterna consacrazione letteraria. Su tutti loro, peró, svettano i protagonisti Gwyneth Paltrow e Joseph Fiennes a prestare il volto a una storia d'amore indimenticabile come quella dei loro alter ego Romeo e Giulietta.

Un ottimo film che proprio come nel precendente Guilderstern & Rosencranz sono morti vede Tom Stoppard realizzare una commedia colta e intelligente che - divertendo e ammaliando con il suo fascino - racconta con elegante piglio storico la vita di uno dei maggiori geni della cultura mondiale. Il romanzato risulta talmente accurato e interessante da sembrare reale, per continuare a giocare tra finzione e realtà mostrandoci con occhio divertito la vita del grande poeta nel suo aspetto più simpatico ed umano.

Un film sontuoso e splendido. Da non perdere assolutamente per chi ama il teatro e per chi ama il cinema d'autore che - nonostante la sua leggerezza - regala emozioni, risate e lacrime. Proprio come il teatro di William Shakespeare, icona raffinata di un'epoca e insuperato narratore della condizione umana.

 

Babe va in città (Babe : pig in the city) {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}

Magda Szubanski - James Cromwell - Mary Stein - Mickey Rooney Sceneggiatura George Miller - Judy Morris - Mark Lamprell Regia George Miller Anno di produzione 1998 Distribuzione UIP Durata 96’

E’ piacevole potere assistere a un sequel che non solo sia divertente quanto il suo illustre predecessore, ma che lo superi per una certa cura dei particolari e – forse – per una maggiore originalità. Babe va in città è una spassosa avventura che il simpatico maialino coraggioso vive in una metropoli che ha i tratti caratteristici di numerose città del mondo come la Torre Eiffel, il Golden Gate, la Statua della libertà e molti altri. Stavolta, però, la missione del piccolo porcello non è quella di fare il maiale da pastore per delle pecore riottose, quanto – piuttosto – di salvare una colonia di animali domestici che composta da gatti e cani, rischia di trovarsi senza casa per la stupidità e la crudeltà di alcuni umani. Se certe situazioni sono – forse – non particolarmente riuscite come quella della festa elegante in cui vecchi incartapecoriti non capiscono l’importanza della vita e della salute degli animali, altre funzionano e sono molto riuscite. Babe va in città è allora un appuntamento importante per far capire ai bambini il valore della vita dei nostri amici animali, perché divertendo e commuovendo mostra la fragilità di piccoli esserini domestici di fronte alla nostra stupidità e ignoranza.

 

La sottile linea rossa (The thin red line)  {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}

Adrien Brody - Jim Caviezel- Ben Chaplin - George Clooney - John Cusack - Woody Harrelson - Elias Koteas - Nick Nolte - John Savage - Sean Penn - John Travolta Sceneggiatura e Regia Terrence Malick basata sul romanzo di James Jones Produzione Robert Michael Geisler, John Roberdeau, Grant Hill – USA 1998 Distribuzione Twentieth Century Fox Durata 170’

La sottile linea rossa_p.jpg (10969 byte)La sottile linea rossa è una poetica rappresentazione della guerra che ogni uomo si porta dentro. Non un film di guerra come Salvate il soldato Ryan, bensì una pellicola sul dolore che ogni uomo ha con sé durante il confronto contro un nemico terribile e invisibile come i giapponesi della battaglia di Guadalcanal nella lotta per il controllo del Pacifico nel 1942. Qualcuno che non ha mai combattuto e che non ha mai visto o immaginato una guerra, potrebbe trovare banale l’elencazione di drammi e problemi vissuti da ogni singolo soldato. In realtà quando il momento che vivi potrebbe essere l’ultimo, ti aggrappi a qualsiasi cosa pure di scappare lontano – anche solo mentalmente – da dove ti trovi. E gli eroi sono solo quelli che hanno saputo superare la paura. La guerra di Malick è fatta di una belligeranza angosciante che si sublima in una pellicola durissima e affascinante, dove nemmeno una sola inquadratura è lasciata al caso. A differenza della sorte toccata ai militari dei due eserciti costretti a essere nemici sotto bandiere che in questo film non si vedono mai e che diventano fratelli nel dolore di fronte a una natura indifferente, ma non cieca. Sprezzante di un genere umano incapace di capire la forza e la grazia del dono della vita. Una pace da offrire e condividere in nome di un amore eterno e universale, lontano dal pacifismo pieno di slogans di qualche disertore e fuggiasco, ma lontano anche dal rombo inquietante di cannoni fatti sparare spesso solo per interessi personali. Come dire: la ricerca della pace è la conquista finale dell’uomo capace di combattere che rifiuta di arrecare dolore, e che non cerca un alibi per la propria codardia.

 

La Noia (L’ennui) {Sostituisci con chiocciola}

Charles Berling - Sophie Guillemin - Arielle Dombasle Sceneggiatura e Regia Cedrich Kahn liberamente tratto dal romanzo di Alberto Moravia Anno di produzione 1998 Distribuzione Lucky Red Durata 120’

La noia._p.jpg (10016 byte)Noiosa e scadente trasposizione del romanzo omonimo di Alberto Moravia, La noia non ha molto in comune con l’illustre testo del romanziere nostro connazionale, sembrando essere – piuttosto – un probabile alibi per un film soft porno da vendere - come spesso capita – sotto l’abusato vessillo della cultura. Ambientato nella Parigi di oggi, il film si trascina senza mordente nel mostrare una sequela notevole e non spiacevole di amplessi, conditi da un noioso fiume in piena di parole, domande, quesiti. Mancando il giusto tono di tensione per trasformare quella dello scrittore per la giovane semi sconosciuta in una vera ossessione erotica, La noia appare essere una retorica e datata rivisitazione di un testo troppo difficile da trasporre cinematograficamente. L’ingenuità e l’indifferenza della protagonista sembrano passare per stolidità, mentre il personaggio dell’intellettuale borioso più che riferirsi a un archetipo, sembra piuttosto fornire la non certo nuova o originale immagine fuori tempo di un uomo frustrato e idiota. I meccanismi di seduzione sono incomprensibili, mentre lo stesso andamento del film – peggiorato dal lieto fine – risulta assurdo e ridicolo.

 

Gods & Monsters {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}

Ian McKellen – Brendan Fraser - Lynn Regrave Sceneggiatura Bill Condon tratta dal romanzo di Christopher Bram Regia Bill Condon Anno di produzione 1998 Distribuzione Lucky Red Durata 105’

Elegante e raffinato racconto degli ultimi giorni di vita del regista di Frankestein James Whale, Gods & Monsters è un film affascinante, perché grazie a un Sir Ian McKellen candidato all’Oscar riesce a mostrare uno spaccato veritiero di un’epoca come gli anni sessanta a Hollywod, spesso seppelliti sotto una coltre di retorica patinata. E c’è anche qualcosa in più: l’amicizia sensibile e sensuale tra il vecchio regista dimenticato e ammalato e il vigoroso giardiniere un po’ tonto, diventa il paradigma positivo di un rapporto tra un uomo anziano e un giovane allievo. Oltre a essere, poi, una fedele testimonianza sulla Hollywood degli anni d’oro su cui iniziavano ad allungarsi le prime ombre inquietanti del maccartismo, Gods & Monsters è una fedele ricostruzione storica e scenografica di un mondo dove una Elizabeth Taylor bambina incominciava a compiere i primi innocenti passi. In questo senso gli dei e i mostri del regista risultavano completamente obsoleti. Nonostante fossero in realtà i segni geniali di un cinema che sapeva raccontare e mostrare la verità della vita, ammantandola di sogni e angosce.

I corpi di giovani a pagamento confrontati con gli incubi delle trincee della Prima Guerra Mondiale, costituivano lo stesso miscuglio superbo di apollineo e dionisiaco che Whale immetteva nei suoi film come Frankestein e La maschera di ferro, ritratto inconscio e sincero di un mondo in contrasto perenne tra bellezza e abiezione. Un film pieno di poesia e davvero affascinante. Un capolavoro che avrebbe meritato di concorrere all’Oscar anche come miglior film.

 

Ballando a Lughnasa (Dancing at Lughnasa) {Sostituisci con chiocciola}

Meryl Streep – Michael Gambon – Catherine McCormack – Kathy Burke – Brid Brennan – Sophie Thompson – Rhys Ifans Sceneggiatura Frank McGuinness tratta dal romanzo di Brian Friel Regia Pat O’Connor Anno di produzione 1998 Distribuzione Lucky Red Durata 95’

Ballando a Lughnasa_p.jpg (11932 byte)L’Irlanda si sa è giustamente di moda di questi tempi. Il fascino inattaccabile della terra degli gnomi, diventa una specie di fontana cui attingere con ogni genere di storia e pensieri pur di attirare il pubblico. Ballando a Lughnasa - nonostante la presenza di un’ottima attrice come Meryl Streep stavolta calata in una figura scialba e arcigna - non sembra una pellicola, però, genuinamente irlandese. La terra del Liffey rimane – dunque – un po’ in sospensione senza mai entrare di peso nel vivo della storia che peraltro potrebbe essere ambientata in qualsiasi altro luogo e in qualsiasi altro tempo. Perfino i riti pagani della divinità della luce, rimangono nebulosi nelle trame di una sceneggiatura a tratti troppo semplicistica e semplificata all’osso. Ballando a Lughnasa non è un buon film. Negli anni Novanta e peggio ancora alla loro fine, bisogna elaborare storie efficaci quando ci si vuole avvicinare al tema della famiglia. Non basta mettere insieme quattro attrici più o meno brave e "vedere cosa succede" per dare vita a una buona ed efficace pellicola. E il film – nonostante tante buone intenzioni – paga tutto questo. Il suo non avere un’identità culturale e sociale definita e originale.

 

Bagnomaria §

Giorgio Panariello - Manuela Arcuri - Ugo Pagliai Sceneggiatura e regia Giorgio Panariello, Leo Benvenuti e Piero De Bernardi Anno di produzione 1999 Distribuzione Cecchi Gori Durata 90’

Bagnomaria_p.jpg (14845 byte)Nell’era del "fai da te" tutti possono fare tutto. Così Giorgio Panariello, comico toscano, ha pensato che per realizzare un film bastasse affiancarsi a due grandi "troppo" vecchi del cinema italiano come Benvenuti e De Bernardi e – sulla base di mille barzellette – girare Bagnomaria.. Bambinesco, infantile, volgarotto, il film che è venuto fuori è un’imbarazzante mescolanza di tipi e personaggi della Versilia, raccolti in un film che non solo non fa ridere, ma che è anche deprimente.

Con la presenza inspiegabile di Ugo Pagliai, Panariello è riuscito a costruire un film senza senso di cui si desidera solo attendere la fine. Un brutto tentativo di sfruttare il filone "toscano" del cinema italiano degli anni novanta, con l’unico risultato di essere andati a mettere le mani su una zona franosa e vuota. Questo non è cinema, né bello , né brutto. E’ solo cattiva televisione proiettata su un grande schermo che incassa decine di miliardi e che non vale una lira.

 

Il giocatore (Rounders) {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}

Matt Damon - Edward Norton - John Malcovich - John Turturro - Famke Janssen Martin Landau Sceneggiatura David Levien & Brian Koppelman Regia John Dahl Anno di produzione 1998 Durata 120’

Assomiglia a una versione annacquata anni Novanta e non spettacolare de La stangata questo grigio film con protagonisti Matt Damon e il candidato all’Oscar 99 Edward Norton.

Nonostante l’ottima presenza di attori del calibro di John Turturro, John Malcovich e di Martin Landau, Il giocatore non riesce mai a decollare staccandosi dalla pedissequa messa in mostra delle decine di locali newyorchesi per giocatori d’azzardo che con il poker alla Texana (senza limiti di puntata) si pagano l’affitto e da vivere. Danneggiato da una regia quantomeno consueta, la pellicola si perde nel raccontare tante piccole storie e mostrando tanti differenti tipi umani senza essere né documento, né affresco. Ma solo un elenco appesantito da una retorica da datato romanzo di Chandler.

Un film lento e che non lascia niente, e che manca soprattutto nello sfruttare le grandi possibilità offerte da un cast di grandi attori.

 

La proposta (The proposition) {Sostituisci con chiocciola}

Kenneth Branagh – Madeleine Stowe – William Hurt Sceneggiatura Rick Ramage Regia Leslie Linka Glatter Anno di produzione 1998 Distribuzione Cecchi Gori Durata 110’

La proposta_p.jpg (12015 byte)Che peccato che le atmosfere della Chicago degli anni Trenta non abbiano continuato a spirare su questo film fino alla fine. Se, infatti, dopo la prima mezz’ora La proposta non avesse bruscamente virato verso una sorta di moderna rivisitazione di Uccelli di rovo, avremmo potuto sperare di assistere a una drammatica storia di passioni e di amori negati e innegabili. Sebbene Kenneth Branagh non sia convincente nel ruolo del "prete bello" e ladro di cuori e William Hurt ci dia prova di un’altra interpretazione scialba e senza interesse, è Madeleine Stowe (L’esercito delle dodici scimmie, L’ultimo dei Mohicani) a consolarci dello sfascio subito da questa storia dalle mancanza di idee e dalla pochezza delle trovate registiche.

E ci piange il cuore – dopo il disastroso esito dei film con Woody Allen e Robert Altman – vedere un genio come Branagh, prestarsi alla realizzazione di pellicole discutibili nel loro risultato finale. La proposta, infatti, anziché continuare a seguire la difficile strada dell’analisi e del racconto dell’intricato contrasto di passioni, ha preferito la più comoda e lacrimosa pista conosciuta del drammone pieno di lacrime e sospiri facili. E’ meglio allora dimenticarsi del finale in stile telenovelas di un film che poteva offrire davvero un’ottima storia. Sia grazie agli attori, che grazie a una trama abbastanza originale e efficace.

LEGENDA = § Si può non vedere {Sostituisci con chiocciola} Mediocre  {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola} Sufficiente
{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola} Discreto {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola} Buono {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola} Ottimo

Vai alla II parte

Marco Spagnoli

np99_riga_fondo.gif (72 byte)

                                           Copyright (c)1996 Ashmultimedia srl - All rights reserved