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redarrowleft.GIF (53 byte) Arte Aprile 1999 (a cura di Giovanna Grossato)


APPUNTAMENTI D’ARTE

AOSTA - "Leonardo Bazzaro: lagune venete e montagne valdostane" al Museo Archeologico

bazz1_p.jpg (13147 byte)E’ la terza delle importanti iniziative promosse dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta nel suo capoluogo, assieme a quelle dedicate all’Avanguardia Russa e la musica , raccolta nel Centro Saint-Bénin e della monografia sul pittore espressionista toscano Remo Squillantini, collocata all’interno degli spazi espositivi della Tour Fromage. Questa, su Leonardo Bazzaro, infine, esposta al Museo Archeologico di piazza Roncas e visitabile fino al 19 aprile, porta il titolo "Leonardo Bazzaro 1853-1937. Un maestro dell’800 italiano tra la Valle d’Aosta e la laguna veneta", ed è costituita da una sessantina di dipinti di uno dei maestri del Naturalismo italiano. Nato a Milano nel 1853, il pittore non poteva non trarre suggestioni dal dominante gusto legato alla Scapigliatura lombarda ed in modo particolare dalla pittura di Tranquillo Cremona alla quale molti dei suoi dolci paesaggi e ritratti soffusi di velature delicate mostrano di far riferimento. La mostra, che raccoglie oltre 60 opere, permette una ricostruzione diacronica delle diverse fasi dell’itinerario artistico di Leonardo Bazzaro, ed è divisa in quattro sezioni: i ritratti e le scene di genere, le alture del Verbano, Chioggia, la Valle d’Aosta; soggetti ai quali Bazzaro destina altrettanti diversi linguaggi. Tutti questa varietà tematica aveva attirato, fin dagli esordi del pittore, l’attenzione del mercante parigino Goupil, famoso per aver avuto nella sua bazz2_p.jpg (15544 byte)"scuderia" anche Vincent Van Gogh, e aveva creato le premesse per una carriera ricca di successi e di importanti incontri con le maggiori personalità artistiche della fine del secolo. Presente a manifestazioni importanti di carattere nazionale, dalle rassegne di Brera, all’Esposizione Nazionale di Parigi del 1889, alle Biennali di Venezia alle quali partecipa fin dal 1897, Bazzaro ottiene riconoscimenti assai significativi, a cominciare dalla XI edizione della Biennale di Venezia che, nel 1914, gli dedica un’esposizione monografica.

Le opere dell’odierna mostra ad Aosta provengono da prestigiose sedi museali italiane e sono accompagnate da un bel catalogo edito da Giorgio Mondadori nel quale Nicoletta Colombo ha curati i testi critici e Sergio Rebora gli apparati scientifici e la biografia.

 

MARTIGNY (Svizzera) – Turner e le Alpi - 5 marzo-6 giugno 1999

La mostra, esposta alla Fondation Pierre Gianadda di Martigny proveniente dalla Tate Gallery di Londra, segue il viaggio che Joseph turner1_p.jpg (12478 byte)Mallord William Turner (1775-1851) intraprese, nel 1802, in compagnia di un amico sulle Alpi. Con matite, carboncino, acquerelli e gouache lo straordinario paesaggista inglese, al suo primo incontro con i paesaggi del continente, esplora con ricchezza di dettagli e con immagini di grande immediatezza e freschezza una regione mai forse indagata così a fondo: da Grenoble a Ginevra, fino a Courmayeur e, attraverso il passo del Gran San Bernardo, fino a Martigny , per raggiungere poi Lucerna, Zurigo e Baden e il passo del Gottardo. Assieme all’amico Newbey Lowson, finanziatore dell’impresa, attraverso un cammino spesso accidentato che ancora risentiva del passaggio e dell’occupazione delle truppe napoleoniche, Turner scopre l’asprezza del Monte Bianco e di Chamonix, la calma serena dei laghi di Thun, Brienz e Ginevra ed i suoi disegni documentano, come in un diario fotografico, turner2_p.jpg (11919 byte)anche l’evoluzione del pittore sia in termini di espressione pittorica, sia per quanto riguarda le sue capacità di fissare, immaginare e ricordare i differenti motivi della natura. L’uso delle diverse tecniche pittoriche, poi, dimostra l’attenta sensibilità dell’artista al dato naturalistico e le visioni che Turner riporterà da questo viaggio affascineranno i suoi conterranei in modo straordinario, tanto che il pittore dovrà rielaborare diverse versioni di molti dei paesaggi rappresentati per soddisfare le richieste dei suoi clienti.

La mostra, patrocinata nel duecentesimo dalla loro fondazione da MM. Lombard Odier & Cie Banquiers privés di Ginevra, include opere provenienti dalla Whitworth Art Gallery di Manchester, dal Sir Johon Soane’s Museum di Londra e dall’Abbot Hall Art Gallery di Kendal, oltre che da collezioni private svizzere. Essa è, inoltre, accompagnata da un catalogo bilingue che riproduce a colori tutte le opere esposte, con testi di David Brown, conservatore alla Tate Gallery e curatore della mostra stessa.

 

VERONA – Mancino (Michele Tarasco) e Antonio Violetta a Palazzo Forti

mancino1_p.jpg (11502 byte)La Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Palazzo Forti presenta contemporaneamente due interessanti artisti che svicolano, come spesso accade in questi tempi recenti, da ogni definizione di "scuderia" per porsi, ciascuno, in una propria, personalissima e assi più larga e confortevole postazione da "fine millennio". Si tratta di Mancino e di Antonio Violetta. Costruttivo ed esplosivo, il primo, Michele Tarasco, "un artista- come afferma Giorgio Cortenova, direttore del Museo e curatore della mostra- che ama manipolare i materiali e assemblare le cose di tutti i giorni con altre mancino2_p.jpg (14656 byte)cadute in disuso, attraverso una sorta di alchimia quotidiana capace di trasformare la prosa della materia nelle rime della poesia". L’essere poeta di Mancino appare non solo dalle sue opere (assemblaggi di materiali vari, tuttavia sempre posti tra loro in armoniche sequenze), ma anche dei suoi brevi e significativi interventi scritti che nel catalogo si interpolano alle immagini e presentano una "visione" anche dell’artista come persona (non è sempre così scontato che gli artisti si facciano conoscere attraverso proprie opere): intelligente, autonomo e disarmante fin nella pregiudiziale affermazione, nella sua autobiografia, di discepolato ideale dal grande Vincent Van Gogh.

 

violetta1_p.jpg (7723 byte)Antonio Violetta, invece, è il rappresentante di una scultura contemporanea che trae ispirazione da un quotidiano esistere popolato di figure maschili non idealizzate, dai lineamenti robusti e reali, pieni di una interiore energia; le sue donnevioletta2_p.jpg (7873 byte) e le sue fanciulle sono, al contrario, accomunate da un dominante desiderio di ritrarsi, di nascondersi in una sorta di semplificazione che, privandole di una contestualità specifica e collocandole fuori dalla storia, garantisce loro un’inviolabilità perenne e rassicurante.

Come per Mancino, anche per Violetta Giorgio Contenova ha curato il catalogo edito da Electa, corredato dei testi critici di Massimo Ferretti e Alessandra Rizzi e dagli apparati di Claudia Casali.

 

MENDRISIO (Canton Ticino, Svizzera) – Eduardo Chillida al Museo d’Arte (12 marzo-2 maggio)

chill1_p.jpg (12792 byte)Uno straordinario gruppo di opere, per lo più inedite, dello scultore basco Eduardo Chillida, trova in questi giorni degna collocazione negli spazi espositivi del Museo d’Arte di Mendrisio, proponendo al pubblico che già conosce Chillida alcuni nuovi aspetti della sua arte. In mostra ci sono, infatti, 74 opere della sua collezione personale: 12 Lurrak, sculture di argilla bruciata, e 62 Gravitaciones, rilievi di diversi strati di carte, tagliate ed in parte dipinte a china nera, legate ed appese. Si tratta di un excursus sugli ultimi trent’anni di attività dell’artista, dal 1968 ad oggi che da la misura della vastità della gamma linguistica di Chillida e ragione della presenza delle sue opere nei più prestigiosi musei e collezioni del mondo, dei numerosi riconoscimenti internazionali: dal Gran premio internazionale della scultura alla Biennale di Venezia (1958), al Premio Kandinsky (Parigi 1960), al Premio Rembrandt della Fondazione Goethe (1975), al Premio europeo delle Belle Arti (Strasburgo 1983), al Gran premio d’Arte di Francia (Parigi 1984), al Premio Lorenzo il Magnifico (Firenze 1987), al Premio imperiale (Tokyo 1991).

chill2_p.jpg (14886 byte)Recentemente anche il Museo Nacional Reina Sofia di Madrid gli ha dedicato una grande retrospettiva ordinata da Kosme de Barañano, curatore assieme a Matthias Bärman, della mostra proposta al Museo di Mendrisio.

Nato nel 1924 a San Sebastiàn, dove attualmente vive e lavora, Chillida è uno dei più significativi artisti del nostro secolo, un "creativo che mette in discussione lo spazio", come afferma Kosme de Barañano, e le sue opere in ferro, acciaio, legno, cemento, alabastro, granito, terracotta e carta, sono state commentate da altrettanto grandi poeti quali Claude Esteban, Jaques Dupin, Edmond Jabes, Octavio Paz, José Miguel Ullàn di Salamanca.

La mostra è corredata da un bel catalogo bilingue edito dal Museo d’Arte di Mandrisio chill3_p.jpg (15297 byte)e curato dagli stessi Kosme de Barañano, con un testo in spagnolo, e Matthias Bärman, con uno in tedesco, gli studiosi che si sono occupati anche dell’esposizione. In questo interessante ed esauriente catalogo, che raccoglie tutte le immagini a colori delle opere presentate in mostra, colpisce anche il suo particolarissimo colophon che, oltre alla data di pubblicazione, aggiunge che, in questo stesso tempo Eduardo Chillida compiva 75 anni e che ne sono passati 876 da quando "il vento del nord soffiò per la prima volta fra le rose sulla tomba del poeta persiano Omar Khayyam". Tomba che è costituita da una splendida, lineare scultura di Chillida.

 

G.G.

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