La Cinecittà amara di Pietrangeli
Dopo i capolavori neorealisti dei De
Sica, Visconti, Germi e Maselli ora l'associazione Philip Morris ha restaurato una
pellicola di Antonio Pietrangeli del 1965. Così "Io la conoscevo bene",
ritratto agro-dolce della Roma crudele e senza scrupoli che girava attorno al mondo dello
spettacolo, torna a nuova vita. Assieme ad una giovane e brillante Stefania Sandrelli
L'Associazione Philip Morris Progetto Cinema è nata nel 1991 con
l'intenzione di promuovere lo sviluppo della cinematografia italiana e di conservare il
grande patrimonio visivo del nostro cinema. Sotto il coordinamento di Alessandra Giusti,
il comitato direttivo dell'Associazione annovera i nomi di grandi personalità del nostro
cinema tra cui il regista Giuseppe Tornatore, recentemente insignito di ben quattro nastri
d'argento per la sua ultima fatica La leggenda del pianista sull'Oceano, il
produttore Vittorio Cecchi Gori, lo storico e critico cinematografico Lino Micciché e il
direttore della fotografia Giuseppe Rotunno, pedina fondamentale nell'aspetto forse più
meritorio del lavoro di questa Associazione, ovvero il restauro dei film.
A fronte di un patrimonio di migliaia di pellicole in stato
di completo abbandono, l'Associazione Philip Morris Progetto Cinema ha restaurato ben
dieci pellicole in meno di otto anni. Tra queste ricordiamo La terra trema, capolavoro
neorealista di Luchino Visconti, Sciusciá, che valse a Vittorio De Sica il primo
Oscar italiano, Signore & Signori di Pietro Germi e Gli sbandati di
Francesco Maselli. Tutti film che hanno fatto la storia del nostro cinema e che dopo un
accurato restauro del negativo possono essere restituiti alla visione da parte del
pubblico in occasioni come Festival e rassegne, o nelle cineteche nazionali.
E
l'ultimo film salvato dalla meticolosa opera di distruzione operata dal tempo è Io la
conoscevo bene del 1965, pellicola dall'andamento agro dolce, dove il regista Antonio
Pietrangeli ha seguito in maniera pressoché perfetta la dolorosa e tragica parabola
discendente di Adriana, giovane attricetta interpretata da una stupenda Stefania
Sandrelli, che venuta a Roma con il mito di quella "Hollywood sul Tevere" che ai
quei tempi era Cinecittà, si ritrova, invece, in un mondo fasullo abitato da personaggi
senza scrupoli e spesso crudeli. Raggirata e conscia del proprio stato, la ragazza finisce
con il suicidarsi. Nel cast erano presenti Ugo Tognazzi, Nino Manfredi, Enrico Maria
Salerno e Mario Adorf.
"Ogni film merita di essere restaurato, ma credo
che per quanto riguarda Antonio Pietrangeli, il restauro sia qualcosa di ancora più dovuto.
Io la conoscevo bene rende perfettamente l'atmosfera che si respirava in quegli anni"
- dice Giuseppe Tornatore - Ho l'impressione, infatti, che di questo autore il
nostro cinema si sia un po' dimenticato".
Non troppo d'accordo con il regista di Nuovo cinema
paradiso è il critico Lino Micciché, che afferma "Antonio Pietrangeli è un
caso molto particolare per il nostro cinema. Oltre essere stato un grande critico che - a
cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta - si è occupato con passione di Visconti, di
Rossellini e degli inizi del neorealismo, Pietrangeli è stato un grande regista
che ha saputo coniugare delle grandi idee a una commedia di stampo popolare, che
facilmente raggiungeva un grande pubblico. C'è moltissimo materiale su Pietrangeli
raccolto in un archivio a Cesena ed è certamente un autore che va studiato e ricordato
per la sua grande originalitá..".
Ettore Scola, amico e autore di numerose sceneggiature
insieme al regista scomparso tragicamente nel mare di Gaeta nel 1968 a causa di un incidente durante la
lavorazione di Come, quando, perché, uscito postumo e senza la firma del regista
nel 1969, ricorda Pietrangeli annotando la sua grande sensibilità verso il mondo
femminile: "In un cinema dominato dai ruoli maschili dove i Sordi, i Manfredi, i
Mastroianni e i Gassman, la facevano da padrone, Pietrangeli era interessato
principalmente dai ruoli femminili. Stefania Sandrelli è stata un'attrice che ha potuto
constatare di persona la grande importanza che Pietrangeli dava alle donne nei suoi film,
che - fino ad allora - erano state considerate solo per ruoli d'appoggio ed erano state
solo prostitute, madri, sorelle, mogli, ma mai protagoniste vere e proprie di una
storia."
Annotazione interessante quella di Scola, che emerge in
maniera latente anche dalla cinematografia di questo grande autore. Film come Fantasmi
a Roma, La visita, La parmigiana, Adua e le compagne e Lo scapolo hanno tutti grandi
interpreti donna e la storia ruota comunque su tematiche molto vicine a una sensibilità
femminile. Anche Tornatore è d'accordo su questo punto, definendo quello di
Adriana/Stefania Sandrelli come "uno dei piú riusciti e piú bei personaggi del
nostro cinema". Un interessante e curioso ritratto di suo padre Antonio ce lo dà
Paolo Pietrangeli, autore di canzoni indimenticabili come Contessa, regista de Il
Maurizio Costanzo Show che qualche anno fa aveva pensato di girare un remake di
Io la conoscevo bene. "Mio padre non era una figura lineare, ogni volta che
usciva un suo film era come una lotta privata tra lui e quelli che scrivevano di lui. I
critici che spesso - soprattutto per loro demerito - non capivano le sue opere. Ci
soffriva molto, arroccandosi nel suo studio al piano superiore dove sono passati per anni
autori come Ennio Flaiano e Pier Paolo Pasolini che - solo in seguito - io ho capito avere
fatto la storia della nostra cultura e del nostro cinema. E' morto a soli quarantanove
anni. Un vero peccato, perché a questa età si viene considerati ancora come dei giovani
registi. Avrebbe ancora potuto dare molto al nostro cinema".
Per
quanto riguarda la lavorazione di Io la conoscevo bene Pietrangeli Jr. ricorda solo
la meraviglia del padre ogni volta che parlava di Stefania Sandrelli e della sua grande
bravura come attrice: "Eravamo tutti innamorati di Stefania". Taglia
corto il cantautore. Turi Vasile, produttore del film, ha lo stesso rammarico di
Paolo Pietrangeli: "Quando mi volto indietro alla mia collaborazione con Antonio
non penso tanto ai film che abbiamo fatto, ma a tutti quelli che abbiamo lasciato nel
cassetto a causa della sua scomparsa. Un dolore e una ferita che ancora oggi non sono
stati sanati del tutto".
Una piccola curiosità è che all'epoca non esisteva la
presa diretta e che la Sandrelli fu doppiata da Adriana Asti: questo costò alla
protagonista di Sedotta e abbandonata la mancata vittoria di un Nastro d'Argento,
peraltro vinto quest'anno con La cena di Scola. Ma qual è il mistero che si cela
dietro a questo mancato doppiaggio? "Nessun mistero, è solo che dovevo
correre da Gino Paoli che mi voleva a casa..." Risponde sorridendo la Sandrelli.
E Pietrangeli che era così meticoloso nel lavoro la lasciò andare via così? "Certo
- dice ancora la bellissima Stefania Sandrelli - Io gli ho detto: 'Ho da fare, il
film l'ho fatto nonostante Gino non volesse, vedetevela un po' voi...".
Marco Spagnoli |