Musica Aprile 1999
Invito a cena con beffe
Dal dramma passionale a quello storico,
dalla commedia all'azione teatrale pura. Umberto Giordano firmò appena una decina di
opere. Ma ha lasciato il segno. Anche con quella Cena delle Beffe "strappata" al
musicista Montefiore e diventata subito un grande successo, ripresa perfino dal cinema
anni '40. Forse per questo il Teatro comunale di Bologna l'ha riproposta affidandone la
regia a Liliana Cavani
La produzione operistica di Umberto Giordano non è molto
nutrita e consta di una decina di titoli. Ma è molto varia ed è disseminata in un arco
di tempo abbastanza lungo che va dal 1892 al 1929. Giordano si è dovuto confrontare
quindi con la fase matura di Puccini e con quella di Mascagni.
La
sua produzione è risultata assai differenziata andando dal crudo dramma di Malavita,
sulla scia della mascagnana Cavalleria (che ebbe un buon successo ma che fu male accolta a
Napoli) al dramma storico Andrea Chenier, suo primo autentico successo; dal dramma
passionale ambientato in Russia di Fedora all'ambientazione claustrale di Mese Mariano;
dalla commedia a fondo storico de Madame Sans-Gene alla forte azione teatrale della Cena
delle Beffe fino al racconto fiabesco de Il Re. E va ricordata Siberia, di una bellezza
inquietante e forse la sua partitura più ricca di suggestioni timbriche.
La Cena delle Beffe è stata composta su libretto che Sem
Benelli trasse dalla sua omonima tragedia. Il dramma di Benelli ebbe la prima
rappresentazione al Teatro Argentina di Roma il 16 aprile 1909 e già nel giugno dello
stesso anno apparve a Milano. Il critico teatrale Domenico Oliva così recensiva lo
spettacolo: "E' questo un anno felice per l'arte nostra. L'Assunta Spina di Di
Giacomo e questa Cena delle Beffe di Benelli rivelano anche ai ciechi, significano anche
ai sordi che abbiamo un teatro". Il dramma di Sem Benelli ebbe la fortuna di
essere interpretato da grandi artisti come il Tempesti, Carmelo Bene, Lyda Borelli, Sarah
Bernhardt (anche nella parte di Giannetto "en travesti"). Va ricordata poi la
famosa trasposizione cinematografica del 1941 con Amedeo Nazzari, Clara Calamai, Osvaldo
Valente e Luisa Ferida, prima scena di nudo (il seno scoperto della Calamai) del cinema
italiano.
Giordano pensò di musicare la Cena delle Beffe nel 1917
dopo il successo che ebbe la sua Madame Sans-Gene e si rivolse a Sem Benelli ottenendo un
rifiuto in quanto fin dal 1910 il musicista Tommaso Montefiore aveva acquisito il diritto
di musicare il dramma benelliano. Dopo infinite trattative tramite la casa Sonzogno, non
avendo il Montefiore scritto nemmeno una nota, finalmente il 15 settembre 1923 Giordano
ebbe il via libera per musicare l'opera. La prima rappresentazione ebbe luogo al Teatro
alla Scala di Milano il 20 dicembre 1924 con un cast di primissimo ordine: Hipolito Lazaro
era Giannetto, Benvenuto Franci interpretava Neri e Carmen Melis era Ginevra. Arturo
Toscanini dirigeva l'opera mentre la regia era di Gioacchino Forzano con scene di Galileo
Chini. Il successo fu trionfale.
La Cena delle Beffe è un'opera per grandi cantanti-attori
capaci di unire alla forza della voce una notevole presenza scenica: le linee vocali
tendono ad una declamazione di gusto verista ma trovano spazio anche le romanze come il
racconto di Giannetto del primo atto e la canzone di maggio dell'ultimo atto intonata da
Gabriello.
Notevole nel secondo atto il duetto tra Giannetto e
Ginevra. La figura di Neri è tratteggiata con molta sapienza nella sua contorta
psicologia: basti pensare al finale del primo e del terzo atto così contrastanti tra loro
ed il toccante finale dell'opera con le ultime desolate parole del protagonista.
Nell'edizione bolognese Neri era Juan Pons che ha disegnato
il personaggio con grande partecipazione ed una perfetta resa vocale senza eccedere in
facili sguaiataggini a cui la parte porterebbe.
Ottima
Ginevra era Daniela Dessì mentre la acutissima parte di Giannetto era sostenuta con
grande impeto e buona resa vocale da Gianluca Zampieri che sostituiva nella recita del 27
marzo (secondo previsione) Alberto Cupido. Buono il Gabriello di Alessandro Safina così
come tutti gli altri numerosi interpreti.
Bruno Bartoletti,sul podio dell'Orchestra del Teatro
Comunale di Bologna ha diretto con mano attenta e precisa ottenendo sempre un buon
equilibrio tra orchestra e palcoscenico. La regia era di Liliana Cavani che ha trasportato
l'azione ai nostri giorni, cosa più che lecita in quanto i caratteri violenti dei
personaggi o le persone che subiscono violenze sono purtroppo caratteristiche del tempo in
cui viviamo. Belle le scene di Dante Ferretti ed i costumi di Gabriella Pescucci.
Luciano Maggi |