APPUNTAMENTI DARTE
MILANO Galleria Blu, LUCIO FONTANA, 23 marzo 20
maggio
"Stasera
inauguro la mia mostra da Palazzoli" è il titolo del catalogo, edito da
"Allinsegna del Pesce dOro" di Vanni Scheiwiller, che accompagna la
mostra di circa una ventina di opere fondamentali di Fontana, più alcune sculture in
bronzo, ceramica e ferro, scelte da una memorabile esposizione del 1964 che il gallerista
Peppino Palazzoli aveva allestito per lamico artista.
Loccasione di riproporre alcune delle opere dello
straordinario pittore e scultore argentino, nasce dalla ricorrenza del centenario della
nascita di Lucio Fontana (Rosario di Santa Fè 1899 Comabbio, Varese 1968) e vuole
essere una conferma dellamicizia, della fiducia e della condivisione che vincolavano
Palazzoli e Fontana, non solo professionalmente.
I
pezzi in mostra, partendo da alcuni famosi "Concetto spaziale" dei primi anni
Cinquanta, si estendono lungo un arco di tempo che si protrae fino al 1967-68 e
comprendono una panoramica di buchi, aniline, pietre, barocchi, oli, fino ad una
significativa sequenza di quei tagli tagli in virtù dei quali Fontana divenne famoso
presso il più vasto pubblico.
La proposta, dunque, oltre ad approfondire alcuni aspetti
meno ovvi dellopera di fontana, vuol essere un riconoscimento a quelle figure di
galleristi illuminati i quali riescono ad intuire come alcuni artisti non ancora giunti al
successo, siano in grado di presagire, come accadde a Fontana, le svolte fondamentali
dellarte.
LOCARNO Pinacoteca Casa Rusca, MARINO
MARINI, 27 marzo 15 agosto
Limportante
antologica dedicata a Marino Marini si inserisce nel filone di proposte a carattere
europeo che hanno improntato le mostre allestite in anni recenti negli spazi museali della
Pinacoteca Casa Rusca di Locarno.
In modo particolare questa occasione si giustifica anche
con il fatto che Marino Marini (Pistoia
1909 Viareggio 1980) ha avuto molti e significativi legami con il territorio
Ticinese, avendo sposato, nel 1939, una locarnese ed avendo trascorso a Tenero gli anni
della guerra dal 1942 al 1946. Furono, quelli, anni che segnarono la sua evoluzione
artistica, che videro sue opere esposte in mostre a Basilea e a Zurigo e nel corso dei
quali egli intrattenne significative relazioni anche con altri artisti che operavano
allora in Svizzera come gli scultori Fritz Wotruba e Germaine Richier.
La rassegna odierna, curata da Pierre Casè, direttore
della Pinacoteca, presenta oltre centosessanta tra sculture di varie dimensioni e materiali composte in
arco di tempo molto ampio, pitture e disegni. Vi è inclusa anche una serie di opere
grafiche realizzate da Marini nellatelier di Nesto Jacometti o da lui collezionate e
che appartengono a raccolte della città di Locarno.
La mostra è accompagnata da un bel catalogo edito da Skira
con testi critici di Giorgio Soavi e di Luigi Cavadini e che include anche la riproduzione
anastatica di uno scritto di Gianfranco Contini, introduzione ad una monografia
sullartista pubblicato a Lugano nel 1944. Il saggio è completato da una esauriente
nota biografica curata da Laura Lorenzoni.
VICENZA - Basilica Palladiana, ex Borsa merci
EDUARDO SOUTO DE MOURA, Temi di progetti - 26 marzo 16 maggio
La
mostra, curata dallAccademia di Architettura di Mendrisio e dal Centro de
Documentaçao Alvaro Siza, non si pone come obiettivo solo di offrire in visione al
pubblico lopera dellarchitetto portoghese, ma anche, e soprattutto, di tessere
un discorso critico sulla contemporaneità, sul pensiero architettonico e sui processi
creativi che portano alla sua formulazione. Lesposizione è, dunque, una
dichiarazione di metodo di Souto de Moura sui principi della pratica architettonica da lui
praticata e si avvale di unantologia di opere che ne esemplifica i contenuti. Ogni
progetto è, infatti, presentato da un plastico e da un pannello con disegni, fotografie e
schizzi che permettono anche ai visitatori non specificamente "addetti ai
lavori" di poter comprendere e visualizzare il filo conduttore che anima gli
interventi architettonici.
In ciò consiste, dunque, il particolare pregio della
mostra, promossa dallAssessorato ai servizi Culturali del Comune e dallOrdine
degli Architetti di Vicenza, organizzata dallAssociazione culturale Abaco, oltre che
laver messo la città nella condizione di prendere conoscenza dellopera di uno
di quegli architetti che la critica internazionale indica ormai come uno dei più
interessanti in Europa dellultimo decennio, per la "modernità" del suo
stile, per la semplicità dei mezzi e materiali impiegati - pietra, legno, mattone, ferro-
per la classicità delle soluzioni spaziali.
CITTADELLA (Padova) Carlo
Dalla Zorza "Il paesaggio e il suo ricordo"
In
collaborazione con la Galleria dArte "Ponte Rosso", il Comune di
Cittadella propone al pubblico negli spazi museali del Palazzo Pretorio, una nutrita
rassegna di opere del pittore veneziano Carlo Dalla Zorza (1903- 1977).
Si tratta, infatti, di 45 dipinti e 10 disegni che
illustrano la particolare intensità con la quale lartista vedeva i paesaggi di
Burano, di Asolo, di Teolo, della Riviera del Brenta.
La mostra, patrocinata dalla Regione Veneto e dalla
Provincia di Padova, si sviluppa lungo un interessante percorso espositivo, curato da
Marcello Colusso, che permette al visitatore di seguire litinerario
dellartista a partire dagli anni Quaranta sino alle sue più tarde espressioni che
rielaborano il tema del paesaggio.
Carlo Dalla Zorza, dopo un esordio che privilegiava
lapplicazione della tecnica calcografica, si occupò sempre più specificamente alla
pittura, presenziando, sin dal 1932, alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma.
Vincitore, nel 1946, del 1° Premio Burano , nel 1950 del
1° Premio Volpi alla Biennale veneziana e nel 1953 del Premio Suzzaro, Dalla Zorza giunge
agli anni Sessanta pronto a rivedere temi antichi secondo un nuovo, vigoroso linguaggio
poetico personale
VICENZA Palazzo Leoni Montanari ICONE RUSSE -
permanente da venerdì a domenica ore 10.00-18.00 (http://www.palazzomontanari.com)
Il barocco Palazzo Leoni Montanari, dopo un impegnativo intervento di restauro e di
qualificazione tecnologica, apre nuovamente al pubblico le sue sale per offrire la visita
delle sue pregiate collezioni darte. Nelle sale del piano nobile, ricche di
decorazioni a stucco e a fresco che trattano temi mitologici secondo un preciso gusto
secentesco, è allestita la raccolta di dipinti di scuola veneta del Settecento. Il nucleo
principale è costituito da quattordici tele di Pietro Longhi (1702-1785) e della sua
scuola, provenienti dal Palazzo Corner Spinelli di Venezia, idealmente collegabili con le collezioni longhiane dei musei
veneziani Ca Rezzonico e Querini Stampalia; un altro gruppo di opere comprende tele
di vedutisti quali Canaletto (1697-1767), Michele Marieschi (1710-1743), Francesco Albotto
(1721-1757), Luca Carlevarijs (1663-1730), Francesco Guardi (1712-1793) ed altri non meno
interessanti maestri del secolo dei Lumi.
La vera novità delle Gallerie di Palazzo Leoni Montanari è, però, la
straordinaria raccolta di antiche icone russe, ospitata al secondo piano
delledificio, in un suggestivo allestimento che sollecita ad una fruizione intensa
con più di qualche indicazione sulla condizione nella quale tali dipinti su tavola di
carattere devozionale, le icone, trovavano collocazione nelle strutture chiesastiche delle
regioni della Russia.
Le 120 opere esposte (selezionate dalle quasi 500 che compongono
limportante raccolta) ricoprono un vasto arco cronologico che si snoda
dallalta epoca medievale, nel XIII secolo, al XIX secolo e che rappresentano non
solo famose scuole tra cui quella di Mosca, di Novgorod, Vladimir, Tver e Pskov, ma
anche aree della Russia centrale e settentrionale situate lungo le vie dei commerci, nelle
quali operavano botteghe di iconografi provinciali.
Il percorso museale è
organizzato secondo unimpostazione tematica: nella prima sala sono presentati alcuni
esempi di iconòstasi, vere e proprie pareti costituite da icone che, nella chiesa
ortodossa, separano il presbiterio dalla navata; la sezione seguente è dedicata alle
icone delle feste della liturgia cristiano-orientale, la quale, nel corso dellanno,
segue un itinerario spirituale che va dalla nascita di Cristo fino al Giudizio Universale;
si passa poi alle icone dedicate alla Madre di Dio, che esemplificano la forza del culto
mariano nei territori della Rus; unaltra sezione è dedicata ad una
particolare iconografia, quella del Pokrov, o "Protezione della Vergine",
che illustra la fede della particolare benevolenza esercitata dalla Madre di Dio
sullumanità attraverso il suo sacro velo, conservato nella chiesa
costantinopolitana delle Blacherne. Alle icone dei Santi è dedicata la parte di tavole
che raffigurano sia santi della chiesa indivisa, sia a quello il cui culto è particolare
o esclusiva prerogativa del popolo russo. Conclude il percorso una sezione dedicata ai
rivestimenti metallici che spesso ricoprivano le icone, basme e rize, non di
rado in materiali preziosi e specialmente in argento finemente lavorato a cesello, oppure
niellato o nel quale venivano incastonate pietre preziose o perle, veri e propri
capolavori di arte orafa.
Il coordinamento delle attività culturali delle Collezioni è curato da Fatima
Terzo; i testi critici e le schede storico-artistiche relative alle preziose tavole,
presenti anche nel catalogo di Electa a corredo dellesposizione, sono state
compilate da unequipe scientifica di esperti di icone, tra cui Carlo
Pirovano, che è anche direttore artistico del restauro e dellordinamento museale,
Engelina S. Smirnova, Johon Lindsay Opie ed Eva Haustein-Bartsch.
VICENZA - Palazzo Barbaran da Porto - Palladio nel Nord Europa. Libri,
viaggiatori, architetti 28 marzo - 27 giugno
La
mostra, realizzata dal Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio,
trova la sua naturale collocazione in uno dei più significativi palazzi costruiti da
Palladio, unico per la sua completezza autografa e per il suo stato di conservazione.
Realizzato dal grande architetto rinascimentale tra il 1570 e il 1579, palazzo Barbaran da
Porto, riapre, infatti, per loccasione dopo un accurato restauro durato
ventanni.
Lesposizione si propone di illustrare lo sviluppo dellarchitettura
palladiana nelle regioni europee di Inghilterra, Olanda, Germania e Paesi Scandinavi tra
Sei e Settecento, esplorando le ragioni di tale straordinaria adesione di gusto che si
protrae al Nord ben oltre la stagione classicista italiana.
Veicolo di imprescindibile conoscenza del linguaggio palladiano fu il trattato
che Palladio pubblicò per la prima volta a Venezia nel 1570, "I Quattro Libri
dellArchitettura", che conteneva i progetti dettagliati delle sue opere e che
tradotto in francese, olandese e inglese propalò nel Nord europeo la chiara disciplina
rinascimentale del grande architetto veneto.
Lesposizione
comprende alcuni pezzi di particolare importanza e di eccezionale bellezza, tra cui tre
disegni autografi di Palladio, la copia del "Quattro Libri" con a margine
appunti dellarchitetto inglese Inigo Jones, del 1614, un modello ligneo della loggia
di Augsburg, del 1604, una fantasia palladiana del pittore settecentesco Canaletto ecc.
La cura della mostra e del bel catalogo edito da Skira è stata affidata ad un
comitato scientifico coordinato da Werner Oechslin del Politecnico di Zurigo; il gruppo di
lavoro, composto da specialisti europei e nord americani, propone schede e testi critici
che chiariscono con grande efficacia modi e motivazioni della diffusione e del permanere
di questa grande stagione palladianista.
VICENZA - CASA SESSO-ZEN-LONGHI- FONTANA -
Francesca Vittorelli e Renato Giaretta dal 23 maggio al 6 giugno
La suggestiva dimora trecentesca, uno degli edifici gotici
più notevoli della città, ospita in questi giorni, unantologica contemporanea che
dialoga in un interessante gioco di contrasto con laustera venustà
delledificio. Lallestimento, assai originale, è stato curato da Resy Amaglio, presentatrice della mostra, la quale in una breve
intervista ha tracciato il profilo dei due artisti: "I due autori dice- alla
loro prima mostra hanno messo efficacemente a confronto due modi del tutto personali di
leggere e suggerire la realtà. Francesca Vittorelli, figurativa, conduce il visitatore
lungo i sentieri della memoria, mettendo in luce momenti che appartengono al quotidiano di
ognuno di noi: paesaggi, fiori, qualche immagine del mondo dello sport. Caratteristiche
di questa autrice sono asciuttezza del tratto e lessenzialità cromatica.
Francesca Vittorelli propone una realtà sgombra del
superfluo, razionalizzata, suggestiva perché rigorosa.
Renato Giaretta sgrana nelle sue
tele informali le storie di Gea, la Grande Madre Terra violata dai fuochi del progresso.
Sono vere allegorie pittoriche, di forte impatto visivo. Attraverso un cromatismo
violento, ricco di contrasti e gioghi plastici di notevole efficacia, Renato Giaretta
racconta le ferite che il tempo degli uomini ha inferto al mito e ai suoi
significati."
G.G. |