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redarrowleft.GIF (53 byte) Musica Maggio 1999


Poulenc, l'arte di un dilettante

 Non frequentò mai nessun Conservatorio. Irriso dagli amici e incline a crisi personali, lui stesso si autolimitò alle melodie brevi. Finchè nel 1953 la Casa Ricordi non offri a Francis Poulenc il dramma di Bernanos "Dialoghi delle Carmelitane" che portò al successo nel 1957 alla Scala. Ora l'opera del musicista parigino è tornata
al teatro Verdi di Trieste

camelie_p.jpg (9951 byte)Tra il 1917 e il 1921 operava a Parigi un gruppo di sei musicisti (il cosiddetto gruppo dei sei) costituito da Audrey, Durey, Honegger, Poulenc, Taileferre e Auric. Alla fine della prima guerra mondiale la crisi dei valori umani portò nell'arte ad una radicale reazione al romanticismo ed all'impressionismo. Nella musica l'indirizzo era quello di un antidebussismo con la creazione di una musica semplice, spoglia, lineare e le fonti ispirative prediligevano soggetti non aulici ma banali come le macchine, il music-hall, il cafè-chantant, il jazz, lo sport o il circo.

Dopo il 1921 il gruppo si sciolse ed ognuno dei compositori proseguì per la sua strada con alterne fortune. Francis Poulenc era forse il meno agguerrito del gruppo: figlio di Emil Poulenc, titolare della casa farmaceutica Rhone-Poulenc, tuttora esistente, studiò privatamente e non si iscrisse mai in nessun Conservatorio. Questo fatto gli fu di peso presso i colleghi in quanto era ritenuto più un dilettante che un compositore vero e proprio con grossi studi musicali alle spalle. D'altra parte le sue prime composizioni furono delle serie di liriche come Bestiaire su testo di Vilmorin, Calligrammes su poesie di Apollinaire e Trois Chansons su testo di Garcia Lorca. Poulenc era un ansioso, molto lontano dalla falsa spacconeria che metteva in mostra e che infastidiva gli amici. Nella composizione si gettava con passione ma, troppo cosciente dei suoi limiti e delle sue lacune, per molti anni si dedicò alle brevi melodie ricusando le composizioni per il teatro che pur amava fortemente.

La sua prima opera in un atto e di buon mestiere è del 1947 ed è intitolata Le mammelle di Tiresia: di genere buffo ebbe un buon successo ma divise in parte la critica che disapprovava un approccio al teatro con un testo così leggero in un periodo disastroso della vita francese. Nacque però in Poulenc la convinzione di essere pronto per un lavoro teatrale di più grande impegno e di più vaste proporzioni. L'occasione gli venne offerta nel 1953 dalla Casa Ricordi per la composizione di un balletto (visti i precedenti successi di altri due balletti, Les Biches e Les Animal modeles) ma Poulenc rifiutò rispondendo "Ah, se aveste un libretto d'opera!". Il direttore di Casa Ricordi gli sottopose allora il dramma di Georges Bernanos intitolato "Dialogues des carmelites" e che Bernanos stesso aveva tratto da un romanzo della tedesca Gertrud Von Le Fort dal titolo "L'Ultima al patibolo".

Il dramma di Bernanos fu rappresentato per la prima volta al Theatre Hebertot di Parigi nel 1952 e tre mesi dopo la compagnia del Piccolo Teatro di Roma faceva conoscere il lavoro in Italia a San Miniato nella Chiesa di San Francesco. Poulenc vide due volte in teatro il lavoro e ne riportò una grandissima impressione: dalla corrispondenza con l'amico Bernac si apprende che già alla fine del 1953 lo spartito per canto e piano era composto fino al terzo quadro del secondo atto. Ma nel 1954 Poulenc entrò in una grave crisi mistica e contemporaneamente ebbe un morboso attaccamento per il giovane Lucien Roubert. Nel novembre del 1954 dovette ricoverarsi in una clinica a seguito della crisi depressiva e dovette annullare una tourneè con l'amico Bernac. All'inizio del 1955 il Maestro si rimise in salute e nell'agosto terminò lo spartito. Nel 1956 si dedicò all'orchestrazione e la prima assoluta avvenne al teatro alla Scala il 26 gennaio 1957. Il successo fu enorme sia di critica che di pubblico.

L'azione principale dei "Dialoghi delle carmelitane" è assai semplice tanto è vero che pareva insufficiente per tre atti di musica. Ma in una lettera a Bernac l'autore scrive: "E' sufficiente un'orchestrazione molto chiara per far comprendere il testo". Infatti tutta l'opera si svolge con un canto di conversazione estremamente serrato e coinvolgente ed il testo è aderente al dramma di Bernanos.

Il Teatro Verdi di Trieste ha presentato una eccellente edizione in lingua originale e con sopratitoli. Alain Guingal, a capo dell'Orchestra del Teatro Verdi di Trieste, ha dato una interpretazione molto intensa scavando in profondità la difficile partitura ed ottenendo un perfetto equilibrio tra orchestra e palcoscenico. Blanche De La Force era Danielle Streiff che ha colto in pieno il tormentato personaggio con voce sicura e ben timbrata.

Elisabetta Fiorillo ha perfettamente disegnato sia dal punto di vista vocale che scenico il personaggio di Madame de Croissy, la vecchia Priora, dando una grande emozione nella scena della morte.

Ottima la prova di Maria Pia Jonata nella parte di Madame Lidoine.

Ma tutta la compagnia va lodata in blocco. Lo spettacolo è risultato avvincente con la regia di Alberto Fassini e le scene ed i costumi di Pasquale Grossi. L'allestimento era dell'Opera di Roma ed a sua volta era stato utilizzato al teatro Filarmonico di Verona.

Luciano Maggi

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