Economia Marzo 1999
Che maschilista quello stipendio
Le donne nella
Comunità Europea guadagnano in media un quarto in meno rispetto agli uomini. Lo dice
l'Eurostat, l'organo statistico dell'Ue. I motivi? Tra i dirigenti e i quadri alti i
maschi sono più numerosi. E hanno anche titoli di studio più elevati. Ma non sempre è
così. Perché spesso la differenza è legata solo al sesso
L'Eurostat ha recentemente pubblicato una ricerca
statistica che ha elaborato i dati più recenti disponibili riguardanti le entrate dei
cittadini dell'Unione europea, confrontando le differenze tra uomini e donne. I dati
risalgono per la maggior parte al 1995, tranne quelli della Francia (1994) e dell'Austria
(1996), ma l'Eurostat (l'organo statistico dell'Ue) ritiene che, vista la lentezza con cui
si modificano le caratteristiche strutturali prese in considerazione nella ricerca, i
risultati non possono che riflettere anche la situazione odierna. I calcoli si basano
sull'omogeneità di base degli occupati a tempo pieno in tutti i campi economici, eccetto
l'agricoltura, l'educazione, la sanità, le prestazioni di servizi personali e
l'amministrazione.
Il valore medio così ottenuto riflette delle differenze
strutturali nelle caratteristiche degli uomini e delle donne che lavorano, come l'età, la
formazione ed il tipo di occupazione. Infatti, ad esempio, sono meno le donne rispetto
agli uomini che ricoprono posizioni direttive ben pagate. Il diverso peso della
partecipazione di uomini e donne in certi settori economici è uno dei fattori più
determinanti per la differenza di salario tra uomini e donne. Quando si cerca di combinare
il guadagno medio delle donne con i fattori strutturali degli uomini occupati la
differenza di remunerazione si riduce, pur rimanendo intorno al 15%.
L'Eurostat sottolinea che i valori medi complessivi devono
essere attentamente interpretati. Devono essere prese in considerazione anche le
differenze nelle strutture occupazionali nel mercato del lavoro europeo, e tra queste in
particolare la concentrazione di donne nell'ambito di specifiche mansioni. Innanzitutto
uomini e donne non esercitano le stesse mansioni. Nei gruppi raccolti nella ricerca, un
terzo delle donne occupate a tempo pieno svolgevano lavoro d'ufficio, mentre in questo
campo era impiegato solo il 10% degli uomini. D'altra parte il 47% degli uomini era
costituito da operai o manovratori, mentre solo il 18% delle donne svolgeva compiti di
questo tipo. Gli operai in media sono pagati meglio degli impiegati.
Secondariamente bisogna notare che le lavoratrici sono in
media più giovani: il 44% ha meno di 30 anni, contro il 32% degli uomini. Questo dato ha
due spiegazioni: il fatto che nelle generazioni più vecchie c'erano meno donne che
lavoravano e l'altro che molte donne lasciano il lavoro per allevare i figli. La
conseguenza è che le donne risultano occupate per un periodo inferiore, quindi
diminuiscono le loro possibilità di fare carriera, il che influenza il loro salario.
Terzo fattore da considerare è la differente formazione:
il 51% delle lavoratrici dispone solo di un diploma di scuola primaria o secondaria,
contro il 43% degli uomini. D'altra parte, il 36% degli uomini ha concluso la scuola
secondaria con una specializzazione, mentre ciò è avvenuto solo per il 29% delle donne.
Ma anche se si esaminano le differenze nei guadagni di gruppi di persone che possiedono le
stesse caratteristiche statistiche, si deve concludere che le donne vengono
sistematicamente pagate meno. Ad esempio il rapporto mostra che tra le 'forze
dirigenziali' è particolarmente evidente l'ineguaglianza di trattamento economico in 10
dei 15 stati membri. Inoltre, "ai vertici imprenditoriali, dove le entrate possono
essere estremamente alte, si trovano ancora ben poche donne".
L'indagine mostra anche altre differenze, tra le quali il
pagamento effettivo degli straordinari agli operai (per la maggior parte uomini) si
contrappone al basso trattamento di chi lavora nella vendita al minuto (principalmente
donne) .
Persino nel gruppo di età compresa tra i 25 ed i 29 anni,
le donne raggiungono solo l'86% delle entrate degli uomini. Eppure, secondo l'Eurostat, le
donne hanno avuto le stesse possibilità sia formative che lavorative. A questa differenza
iniziale nell'accesso a posti ben pagati si aggiunge il fatto che probabilmente le giovani
dovranno nel futuro interrompere l'attività lavorativa per un certo periodo, cosicché la
differenza rispetto ai guadagni degli uomini aumenterà tanto da avvicinarsi a quella che
aveva riguardato le loro madri all'epoca.
Infine, prendendo in considerazione i singoli stati membri,
si nota che quelli dove la differenza nei guadagni tra uomini e donne è meno accentuata
sono le zone della ex-Ddr, dove le donne raggiungono l'89,9% dei guadagni degli uomini
(contro il 76,9% della ex-Repubblica Federale Tedesca). Seguono a poca distanza Danimarca
(88,1%), Svezia (87%), Lussemburgo (83,9%) e Belgio (83,2%). Alla base della scala si
trovano, invece, Grecia (68%), Olanda (70,6%) e Portogallo (71,7%). La media europea è
del 76,3%, percentuale vicina a quella italiana: 76,5%.
Tatiana Tartuferi |