Economia Luglio/agosto 1999
Figlio mio, forse un giorno tutto
questo sarà tuo
Fratelli divisi su tutto che smembrano
l'azienda; genitori diffidenti che preferiscono vendere a terzi piuttosto che ai figli; il
padre che piuttosto di scusarsi con l'erede arriva al fallimento. Toni Brunello racconta
cosa può succedere quando un'impresa arriva al passaggio generazionale. E come si può
evitare il peggio
"Era il '72-73 e facevo consulenze per piccole
aziende". E' partito tutto da lì, dall'osservazione delle diffidenze e della
incomunicabilità fra i fondatori delle aziende di famiglia e dei figli pronti (forse) a
prenderne il controllo. "Ricordo qualche caso - racconta Toni Brunello, il consulente
finanziario diventato esperto in problemi di transizione generazionale - Ad esempio il
settore macchine agricole della Laverda, che per una questione di scarsa fiducia fra
genitori e figli fu venduta alla Fiat. O uno studio fotografico dove il padre aveva
l'anima dell'artista e il figlio quella "industriale". Ho scoperto così che mi
piaceva trattare queste situazioni dove si mescolavano problematiche tecniche ad aspetti
psicologici".
Ci sono vari passaggi, tra cui nel '90-92 una stasi del
mercato e quello che Brunello definisce "un momento politico particolare in cui io
non mi trovavo". Siamo agli ultimi fuochi dell'era Craxi e prima di tangentopoli. Nel
mercato comandano "gli amici degli amici" ma soprattutto chi accetta la legge
del 2%, la percentuale da versare ai partiti per ogni appalto pubblico. Comunque sia,
Brunello decide di specializzarsi in quella fase aziendale ignorata da molti ma che in
realtà provoca la chiusura di due imprese familiari su tre: il passaggio di generazione.
"E stata l'Assindustria di Ancona ad interessarsi per
prima - continua Brunello - Con loro ho messo in piedi una ricerca che coinvolgeva 50
medie industrie locali. Un vero laboratorio dove i padri discutevano con i figli degli
altri e non con i loro. Alla fine dicevano sorpresi "non ho mai parlato così bene
con un giovane". Non essendoci ruggini o complicazioni familiari, le cose erano più
semplici. Da qui ne ho tratto una mini-guida. Che è arrivata sotto gli occhi dell'Unione
Europea". Chiamato a Bruxelles, Brunello diventa il consulente numero uno sul
problema transizione generazionale. Fino ad arrivare al progetto "Relais", di
cui è il responsabile: raccogliere dati, codificare e creare una base culturale e di
strumenti comuni per affrontare il delicato momento del passaggio padre-figlio in azienda.
Ma perché è così difficile gestire la fase di scambio
familiare in un'azienda? "Beh, prendiamo due fratelli che devono subentrare al padre
ma hanno idee diverse - dice Toni Brunello - La conclusione è che si divide il
patrimonio, 50 per cento a testa, l'azienda si spezza e a volte muore. Ancora: nel caso
della Laverda i genitori che non avevano fiducia nei figli hanno venduto il marchio alla
Fiat. Intanto un loro nipote ha acquistato la quota di minoranza di una fabbrica di
abbigliamento ed ha avuto fortuna. Un'occasione mancata, forse. Altro esempio: il
padre-fondatore aiuta il figlio a crescere nell'azienda. Poi questo diventa talmente bravo
che la madre parteggia per lui contro il marito. Così si inseriscono anche i problemi
personali. Senza contare i dispetti tra familiari. Ricordo un padre che aveva un attrito
con il figlio: tutto quello che doveva fare era chiedere scusa. 'Non se ne parla neanche'
ha detto. Conclusione: il figlio se n'è andato e l'azienda è scoppiata".
Allora che fare? "Capire la situazione psicologica
interna alla famiglia. Perché prima di tutto bisogna convincere le parti che quello che
conta è la continuità dell'azienda. Se si raggiunge questo, poi si passa agli aspetti
tecnici. C'è un conflitto decisionale? Si può creare, mettiamo, un consiglio
d'amministrazione. Ma senza l'accordo personale non ci sono strumenti tecnici capaci di
salvare l'impresa. A due fratelli chiesi perché non andavano d'accordo, mi dissero 'Sa,
è una questione di segni zodiacali diversi'. C'è chi litiga su tutto: proponi un pranzo
'riconciliatore' e questi cominciano a discutere in che ristorante andare, che auto
usare...
Della serie è un'impresa tenere assieme un'impresa. Per
questo il "kit.brunello" cerca di fare un po' di luce sulla situazione reale
dell'azienda e dei rapporti personali. Il confronto fra le varie schede, tra l'altro,
permette di vedere su cosa il senior e lo/gli junior non sono d'accordo. Messo nero su
bianco, è più facile da affrontare. Insomma un po' come il proverbio cinese che Brunello
usa a prefazione del suo curriculum: "E' meglio accendere una candela che maledire
l'oscurità". Se no si può cambiare l'altro detto: "Figlio mio, forse un
giorno tutto questo sarà tuo".
a.m. |