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redarrowleft.GIF (53 byte) Arte Luglio/Agosto 1999 (a cura di Giovanna Grossato)


APPUNTAMENTI D’ARTE

VICENZA – Palazzo Chiericati: "Palladio ringiovanito" 29 maggio-15 ottobre

calde1_p.jpg (19748 byte)La fondamentale lezione classicista offerta da Palladio (1508-1580) non si esaurisce nelle eccezionali costruzioni da lui attuate – ville, palazzi, chiese – nel territorio veneto. Un veicolo che rende costante nel tempo, oltre i confini dell’Italia e del Rinascimento, del Barocco e persino delle estreme bizzarrie settecentesche, ed è in grado di condurre, quasi senza soluzione di continuità, le formule architettoniche classiche fino alle soglie del Neoclassicismo (e specialmente nel mondo nord europeo), è costituito dall’altra opera fondamentale di Palladio, il trattato dei Quattro Libri, che divenne, dopo la morte del Maestro, il vademecum imprescindibile per generazioni successive di costruttori.

Naturalmente, nel vicentino, il retaggio palladiano, rinforzato dalla presenza quotidiana di un vissuto architettonico, assume un carattere quasi mitico e, in negativo, anche un limite difficile da superare per gli architetti del XVII e XVIII secolo. Le trasgressioni a questo "palladianesimo" radicato, anche nell’ambito del barocco, sono rare e poco difformi (un esempio clamoroso, nella sua inusualità, è costituito dal Palazzo Leoni Montanari).

In modo particolare, a Vicenza, per tutto il Settecento, gli schemi dettati da Palladio continuano ad essere operanti nelle architetture di Muttoni, di Bertotti Scamozzi e di Ottoner Calderari (1730-1803).

Proprio nell’opera di quest’ultimo architetto, morto a XIX secolo già iniziato, si sente la pregnanza perenne dell’arte palladiana che, per di più, i letterati e gli artisti del suo tempo non fecero che alimentare. E di questa suggestione che fece di Ottone Calderari quasi la "reincarnazione" di Palladio, sopravvivono 285 disegni, testimonianza del sogno utopico dell’intera esistenza dell’architetto vicentino, dedicata alla ricostruzione e al vagheggiamento dell’opera palladiana.

calde2_p.jpg (22903 byte)Una monografia dal titolo "I disegni di Ottone Calderari al Museo Civico di Vicenza", edita da Marsilio, offre al visitatore della mostra un supporto consistente per approfondire, nell’opera di Calderari, non solo e, necessariamente, la sua rivisitazione palladiana, ma anche il contesto culturale coevo alla sua attività e i rapporti dell’architetto con la committenza. Questo catalogo, a cura di Guido Beltramini, contiene, oltre alla prolusione della direttrice della Pinacoteca di Palazzo Chiericati, M.Elisa Avagnina e alla prefazione di Werner Oechslin, testi e schede di Franco Barbieri, Guido Beltramini, Margaret Binotto e Renato Zironda.. Vi è presente, inoltre, un repertorio, a cura di Rossana Lanfiuti Baldi, delle filigrane nei fogli usati dal Calderari per i propri disegni.

 

MILANO – Fondazione Stelline: Wunderkammer. Meraviglie d’arte in una stanza moderna – 10 giugno-6 luglio

Lo spazio espositivo della Sala del wunder2_p.jpg (11908 byte)Collezionista della Fondazione, in Corso Magenta, chiude il ciclo delle manifestazioni, raggruppate sotto il titolo "Il piacere dell’opera nella ricostruzione dell’arte", con una articolata mostra dal titolo " Wunderkammer. Meraviglie d’arte in una stanza moderna, a cura di Paolo Thea.

Le Wunderkammer (Camere delle meraviglie), intese come forme di collezionismo "universale" sviluppatosi nelle principali corti mitteleuropee dalla seconda metà del ‘300 al ‘700, rappresentano una raccolta multiforme di oggetti dell’aspetto stupefacente, nelle quali non esiste il confine tra arte e scienza, tra esperimento naturalistico e curiosità, tra storia e leggenda, tra filologia e invenzione geniale. Questo tipo di raccolta di oggetti e di opere d’arte, anticipando un nuovo modo di porsi di fronte alla creatività, mostra diwunder1_p.jpg (14259 byte) prediligere, nel gesto artistico, più la genialità intuitiva e stravagante che l’adesione ai canoni accademici.

La produzione figurativa del Novecento ha, infatti, particolarmente sviluppato questo aspetto magico e il senso di rimescolamento alchemico tra forme e culture, discipline ed epoche diverse, attuando una trasposizione moderna di quel concetto.

La mostra si compone di opere di artisti del XX secolo, raggruppati secondo aree omogenee, tra cui Arp, Braque, Duchamp, Ernst, Kandinskji, Savinio, Wols ed altri. Essa è corredata da un catalogo edito dalla Fondazione Stelline con il contributo di Rinaldi-L’Espresso con un testo critico di Paolo Thea.

 

VICENZA – Basilica Palladiana: Minguzzi. Sculture e disegni – 6 giugno –26 settembre 1999

mingu_cop_p.jpg (25354 byte)Dopo l’esposizione al Castello Sforzesco di Milano nel 1992, questa di Vicenza è la rassegna antologica dell’opera di Minguzzi più significativa in Italia e consente di ammirare molte opere provenienti dal Museo Minguzzi, inaugurato nel 1996 a Milano, e da altre istituzioni e collezioni pubbliche e private.

Il percorso museale, curato da Francesco Butturini, propone ai visitatori un percorso storico completo che include opere da molti anni assenti nelle mostre di Minguzzi ed anche altre inedite. Tra le sculture giovanili si trovano i ritratti, con Tobiolo (1937) e La madre in cera (1937) e in pietra (1942), ma anche animali, soggetti particolarmente cari all’artista. Si passa poi agli anni Cinquanta, con le opere ispirate agli aquiloni e ombre, come Sei personaggi (1957), Luci nel bosco (1958) provenienti da Ca’ Pesaro e Il grande volo (1954) dalla Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata.

mingu1_p.jpg (19823 byte)Quasi contemporanei sono i guerrieri e i lager, dalla violenta carica emotiva  temi ripresi dallo scultore alla fine degli anni Sessanta.

Nella mostra è anche riunita, per la prima volta, tutta la documentazione relativa alle porte di chiesa, fondamentali nella carriera di Minguzzi, e messe a punto tra gli anni Cinquanta ed Ottanta: i bozzetti per la quinta porta del duomo di Milano (1951-65), le formelle lignee che riproducono quelle della Porta del Bene e del Male della cattedrale di S.Pietro a Roma (1970-77) e i bozzetti per la chiesa di S.Fermo a Verona (1984-88).

mingu2_p.jpg (31628 byte)Non mancano, inoltre, altre fondamentali figure di donna, come Due figure in poltrona (1973) in bronzo e relativa versione in legno policromo, acrobati, personaggi mitici, come Dafne e Ippolito, e i recenti Nuotatori (1988-90) oltre a disegni e bozzetti a china su carta e su tavola degli anni Ottanta.

La mostra, organizzata in collaborazione con Giorgio Ghelfi Gallerie d’Arte, la Fondazione Luciano Minguzzi e IBM, è corredata da un bel catalogo edito da Giorgio Ghelfi Editore e contiene saggi critici del curatore Francesco Butturini, di Luca Massimo Barbero, Mauro Corradini, Antonio Paolucci e Alessandra Zanca, oltre agli apparati a cura della Fondazione Luciano Minguzzi.

 

VICENZA – Basilica Palladiana. LAMeC: Aldo Cibic, Designer – 27 giugno –26 settembre 1999

cibic_p.jpg (19439 byte)La mostra, organizzata negli spazi della Basilica Palladiana adibiti a Laboratorio d’Arte Moderna e Contemporanea in collaborazione con Bisazza Mosaico, Dalla Verde e New York Industrie, è dedicata all’opera di Aldo Cibic, uno dei giovani designer italiani più noti in campo internazionale.

L’esposizione, curata dallo stesso Autore, si propone con una serie di opere di ricerca, progetti che raccontano un ventennale percorso, quasi una finestra interiore ritagliata all’interno di una attività di progetto assai vasta ed articolata.

Essa si articola, inoltre, in tre momenti fondamentali dell’attività di Cibic, che corrispondono ad altrettante visioni dell’abitare:

Memphis, il movimento d’avanguardia che segna l’inizio della grande stagione del design libero degli anni Ottanta, trascorsi a fianco del maestro Ettore Sottsass; Standard, del 199, affermazione del progetto di una casa amica dal disign convivialee Smart Home Fitness, del 1998, ultima evoluzione che testimonia l’esistenza di uno spazio per idee nuove, oltre lo stilismo.

 

VALDAGNO – Galleria Civica d’Arte Moderna Villa Valle Marzotto: "Presenze d’autore. 50 anni d’arte moderna a Valdagno" – 22 maggio- 11 luglio 1999

lazzari_p.jpg (20885 byte)La mostra, dedicata a 19 tra i più importanti protagonisti della cultura figurativa contemporanea italiana e curata da Giuliano Menato per conto dell’Assessorato alla cultura del comune di Valdagno, si configura come una proposta aperta, priva di una linea tematica, che vede a confronto artisti diversi per mentalità e formazione, ma riconducibili ad una matrice comune di esperienze culturali all’interno di un un’Italia alla ricerca di un’identità artistica e culturale, soprattutto negli anni dellimmediato dopoguerra.

 pianezzola_p.jpg (21112 byte)Si tratta di Burri, Carmassi, Cremonini, Dova, Gianquinto, Girardello, Guttuso, Lazzari, Matino, Meneguzzo, Pianezzola, Santomaso, Scanavino, Schifano, Senesi, Schmidt, Turcato, Vago e Zotti, artisti che furono presenti in esposizioni della stessa Galleria Civica (fondata nel 1973) per gli anni passati o protagonisti del "Premio Marzotto" che dal 1951 costituisce, per la città di Valdagno e per il mondo culturale in genere, un evento di alto profilo artistico.

 

ALBETTONE (VI) – Villa Ca’ Brusà dal 17 al 22 luglio 1999 OLTRE LA MASCHERA ’99. Itinerario di tre secoli nel teatro di tradizione

maschera.jpg (6064 byte)Sabato 17 luglio, ore 21.00. Il ‘500 e le Accademie: "La storia di Callimaco e Lucrezia", di Reanato Stanisci dalla "Mandragola" di Niccolò Machiavelli. Con la "Canzone alla Notte" di P. Verdelot eseguito dal Coro Andrea Gabrieli diretto da Filippo Furlan.

Domenica 18 luglio, ore 21.00. Il ‘600 e la Commedia dell’arte: "Quando amor comanda", di Tiberio Fiorilli "Scaramouche".

Giovedì 22 luglio, ore 21.00. Il ‘700 secolo dei Lumi: "Così fan tutte", di Renato Stanisci da Lorenzo Da Ponte.

 

BOLOGNA – "Ansel Kiefer. Stelle cadenti". 27 marzo-29 agosto 1999

kief1_p.jpg (8758 byte)La bolognese Galleria d’Arte Moderna offre al suo pubblico, in questi mesi estivi, un particolare allestimento che si pone sulla linea progettuale già intrapresa da tempo dalla Galleria, e cioè quella di proporre in visione le opere nelle condizioni di visibilità stabilite per esse dall’artista.

Tali condizioni sono, infatti, parte integrante delle opere stesse, dato che le installazioni di Kiefer appaiono come silenziosi testimoni "di un atto compiuto, la memoria oggettuale di una presenza costantemente in bilico". La necessità di una fruizione spaziale corretta appare, dunque, kief2_p.jpg (11970 byte)evidente quando, come afferma Danilo Eccher nel denso testo critico del catalogo "Anselm Kiefer: un’anima oscura", in questa proposta espositiva le "stelle cadenti non sono solo un pretesto per semplici illusioni, non sono il gioco incantato di un bagliore di sorpresa e speranza, sono anche un errore percettivo che consente di estendere il nostro sguardo oltre l’apparente". Ed in modo particolare in quanto l’arte di Anselm Kiefer "vive nello spazio e non nel tempo, è anzi un’arte che assorbe lo spazio negando il tempo".

Va sottolineato, infine, come il complesso delle opere presenti alla mostra ( che raccoglie la produzione artistica degli anni Novanta) sia da considerarsi come inscindibile nelle sue parti: esse costituiscono una costellazione di elementi intimamente legati tra loro che documentano, ciascuno nel proprio ruolo, una kief3_p.jpg (7603 byte)diversa dimensione dell’esserci.

A corredo della mostra, il succitato catalogo edito da Allemandi, con la sua elegante veste tipografica, permette al visitatore di "ripassare" nello spazio cartaceo della memoria, le numerose altre "carte" e i "libri" delle installazioni a-temporali dell’indimenticabile esposizione.

G.G.

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