Vai al numero precedenteVai alla prima paginaVai al numero successivo

Vai alla pagina precedenteVai alla prima pagina dell'argomentoVai alla pagina successiva

Vai all'indice del numero precedenteVai all'indice di questo numeroVai all'indice del numero successivo
Scrivi alla Redazione di NautilusEntra  in Info, Gerenza, Aiuto
 
redarrowleft.GIF (53 byte) Letture & Scritture Luglio/Agosto 1999


Erotismo via posta

Può nascere una passione anche fisica tra un uomo e una donna che non si conoscono? Per Iselin Hermann si. I personaggi del suo ultimo libro si amano scrivendosi lettere sempre più coinvolgenti e crude. Senza mai vedersi. E solo un finale imprevedibile li metterà di fronte alla realtà

Iselin C. Hermann, Per lettera, Mondadori, pp.138, L.26.000

iselin.JPG (14104 byte)Abbiamo davvero necessità della presenza dell’altro – corporea, quantomeno – perché l’eros si infiammi e nasca la passione? A livello di eccitazione sessuale sembra proprio di no, a considerare il fenomeno della pornografia – fatta di immagini e desiderio – o delle linee telefoniche erotiche, dove non solo è assente il tatto, ma pure la vista. Che dire inoltre quando anche l’udito non viene sollecitato, ma basta appena una presenza assolutamente cartacea – muta, cieca ed incorporea come quella di una lettera – ad accendere i sensi e il cuore?

Comunque la pensiate, ciò è quanto avviene nel romanzo di Iselin Hermann Per lettera, dove si assiste all’insolito amore fra una ragazza danese, Delphine, ed un anziano pittore francesce, Jean-Luc. Lei scrive a lui intorno ad un suo quadro. L’uomo risponde ed inizia così uno scambio epistolare dapprima timido e casto, ma ben presto avviato a tramutarsi in una autentica relazione erotico-sentimentale, destinata a vincolare sempre più l’uno all’altra i due amanti lontani. E sebbene i due non si conoscano, sapendo poco o niente di quale realmente sia la vita che l’altro conduce non essendosi mai incontrati, entrambi iniziano a fantasticare una storia, una vita in comune. Le loro lettere, attraverso cui alimentano quella che sempre più assume i contorni di una vera e propria ossessione amorosa, comunicano però soltanto desiderio e nostalgia impossibile; le loro parole sono parole dell’assenza.

Solo in questo, e non nella crudezza dei loro riferimenti sessuali, esse si rivelano o-scene ossia riferibili solo ad un teatro amoroso allucinatorio ed alla fin fine alienante. Non a caso Delphine confessa: sono fuori di me, espressione metaforica ma al contempo reale, avendo lei – come lui d’altronde – abdicato alla realtà di un rapporto basato sulla presenza per un fantasma. Così sfogliando le lettere dei due amanti virtuali si prova insieme fastidio e tenerezza per una passione così fragile, affidata appena a delle parole. Anche se queste lettere sono poi giusto le pagine di un libro su una vicenda tra l’erotico e il romantico. Ma forse il pregio del romanzo della Hermann è tutto qui: riuscire a rendere credibile (leggibile) una storia fatta della stessa sostanza dei sogni. Ma senza barare (o esagerare). Perché, nonostante il fascinoso turbinio di proiezioni & illusioni, il gioco della scrittura non risulta fine a se stesso o voyeuristico. C’è nel finale un magistrale colpo di scena a effetto di straniamento, che riporta coi piedi in terra lettori e protagonisti. Quando Delphine e Jean-Luc, costretti a scontrarsi con la realtà, troveranno finalmente l’altro e se stessi in un’agnizione davvero scioccante e imprevedibile.

Francesco Roat

np99_riga_fondo.gif (72 byte)

                                           Copyright (c)1996 Ashmultimedia srl - All rights reserved