Mostra del Cinema di Venezia 1999
La sala stampa è vuota. Può sembrare tutto,
questo posto, tranne che una Mostra del Cinema. Ci sono tecnici coi fili in mano, li
attorcigliano misteriosamente. Mandare questa email non sarà facile. Fuori, camioncini
che scaricano scatoloni di varie dimensioni. Mancano venti minuti alla prima proiezione di
Eyes wide shut e al Lido è ancora tutto sottosopra. È sempre così prima di ogni grande
evento. Poi, miracolosamente, l'evento parte.
Non lo farò, più, lo prometto, ma questo
primo taccuino vorrei portasse con sé il pezzo che uscirà domani sul Gazzettino. Lo
allego solo per un motivo. Vorrei parlare anche qui di Stanley Kubrick, ma non saprei
farlo diversamete da come ho fatto poco fa, scrivendo per il giornale. Non so nemmeno se
si possa fare, ma lo faccio lo stesso. In nome di Stanley Kubrick, qualcuno perdonerà.
Ferry boat verso il Lido. Attorno, le solite facce di anni di mostre del cinema. Facce di
colleghi, di addetti ai lavori. Facce che mostrano gli ultimi attimi di rilassamento. Da
quando la barra scenderà giù, il rombo dei motori equivarrà all'inizio della frenesia.
Code per gli accrediti, code per entrare nelle sale, code per fare le interviste, code per
mangiare. In mezzo, i film, oasi di piacere per gli occhi, diceva Truffaut, e per il
sistema nervoso, amche. Ma il cinefilo, dicono, è abituato alle attese. Ne ha un sacco di
pazienza. Oggi, però, quella propensione all'attesa, contrasta con l'ansia. Quanti anni
ho aspettato per vedere un nuovo film di Stanley Kubrick? Anni e anni di paziente attesa
nella consapevolezza che poi sarebbe arrivato il giorno dello stupore. Di nuovo, un
capolavoro che scorre davanti agli occhi.
È oggi, quel giorno. Un momento di cui si è parlato anche troppo, il film più
"raccontato" della storia del cinema, forse. Mi sono riguardato il trailer,
prima di partire. Scaricato una notte da internet. Il trailer censurato, che la moglie ha
poi deciso di mettere in rete. Ora vedrò quel film, ma già ne provo nostalgia. Perché
so che non ci saranno più attese, che questa è l'ultima. Poi basta. Finito. Niente più
film di Stanley Kubrick. Niente più anni da mettere in mezzo alla tua vita con un
pensiero buttato lì ogni tanto: che cosa starà facendo adesso Stanley Kubrick? Fino a
che non vedrò Eyes wide shut, insomma, sarà come se per me Kubrick non fosse ancora
morto. Allora faccio una cosa, prendo il programma e guardo qual è l'ultima proiezione
possibile a cui assistere: aspetterò di vedere quella. Voglio tenerlo vivo più che posso
il mio Stanley Kubrick.
Roberto Ferrucci |