Spettacoli classici
all’Olimpico di Vicenza
“Il re cervo” di Carlo
Gozzi
A
trent’anni dalla prima rappresentazione, sulla scena del
Teatro Olimpico di Vicenza diretto da Lamberto Puggelli è
stata riproposta la fiaba di Carlo Gozzi “Re Cervo”:
allestimento realizzato per il ciclo di spettacoli classici di
settembre.
Rappresentato
per la prima volta a Venezia nel 1762, il testo riscosse
subito, a detta dello stesso autore, un successo strepitoso.
Nel corso del tempo fu ripreso più volte ed ebbe pure una
versione in musica ad opera di Hans Wiener Henze, messa in
scena alla Staatsoper di Berlino nel 1956. La vicenda racconta
di amori regali, di intrighi e magie in un clima delle
meraviglie, quale si addice appunto al mondo favolistico.
Come
tutti i copioni di Gozzi si presta a libere interpretazioni e
a manipolazioni registiche: sulla scena giostrano insieme
personaggi e maschere della Commedia dell’Arte, in un
crescendo intricato che allo sciogliersi di ogni incantesimo
trova la sua felice conclusione.
Il
nobile scorbutico scrittore veneziano esprime qui come altrove
il suo credo teatrale in netta contrapposizione a Carlo
Goldoni, reo di voler uscire dalla rappresentazione del
“maraviglioso” per portare nella scena il quotidiano del
ceto borghese emergente. La storia mostrerà poi quale autore
avesse miglior ragione.
La
riproposta odierna all’Olimpico, maturata, per piccola
ironia del caso, quale coproduzione con il Teatro Stabile del
Veneto “Carlo Goldoni”, si offre ad un tempo come scelta
culturale e come suggerimento alla riapertura di un discorso
teatrale nuovo proprio in quanto antico, giocato con maschere
e marchingegni.
Va
osservato, però, che questa realizzazione non sembra del
tutto compiuta e felice.
L’adattamento
e la regia di Eugenio Allegri aggravano a volte la macchinosità
del teatro gozziano: più pretestuosa che efficace la messa in
scena del prologo-narratore in bicicletta, cui Roberto Milani
si adatta con qualche difficoltà; così il Re Deramo di
Leonardo De Colle potrebbe lasciare le incrostazioni di eroe
romantico per entrare davvero nella favola e il “fosco”
Tartaglia di Mario Valgoi acquisire una più robusta vis
comica.
Vivaci
e divertenti le maschere, il Pantalone di Ettore Conti, il
Brighella di Enrico Bonavera e in particolare la Smeraldina di
Eleonora Fuser (pazienza se “napoletana”) e il Truffaldino
di Stefano Rota; a suo agio Paola Meglio nel personaggio di
Angela. Piacevoli i costumi e le musiche.
Pubblico
divertito e partecipe, purtroppo non numerosissimo.
A
chiusura della stagione teatrale è doveroso una nota di vivo
apprezzamento per quanti hanno collaborato all’esauriente
volumetto Il cartellone 99, pubblicato dal Comune di Vicenza,
frutto dell’intelligente cura di Riccardo Brazzale e Loretta
Simoni: interessante, documentato e di proficua lettura.
R.A. |