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redarrowleft.GIF (53 byte) Politica Ottobre 1999

Il Paese degli orfani

Il crollo del Muro di Berlino, i partiti italiani che si sfaldano, la scomparsa della politica con la p maiuscola, i candidati di immagine, nani e ballerine candidati alle elezioni. Questo è il panorama politico di oggi in Italia secondo il sociologo Ilvo Diamanti. Che cerca risposte ad una domanda inquietante: chi rappresenta veramente oggi la società?

C'era una volta la Dc, il Pci, i socialisti. Poi è crollato il Muro di Berlino... Comincia così la favola moderna dell'Italia alle soglie del 2000. L'unico problema è che sul lieto fine è meglio non scommettere. Perché siamo finiti in una palude nebbiosa, dove partiti (quelli veri, che fanno progetti) e politica (quella vera, che fa progetti) non esistono più o comunque sono più scarsi di quanto non lo fossero già. Dove un candidato presidente di Regione (Sardegna) può permettersi di leggere pari pari il programma di un'altra Regione (Lombardia) sbagliando perfino il numero delle Province e, alla fine, essere eletto lo stesso (Pili di Forza Italia). Dove si mettono in lista alle elezioni nani e ballerine e cantanti e attori. Con un parlamento dove ci sono partitini mai votati da nessuno con leader che si sono autonominati. Insomma siamo rimasti orfani. Chi rappresenterà allora i cittadini? E come?

Belle domande. Ma a questo sono arrivati il sociologo Ilvo Diamanti e l'ex sindaco di Brescia Mino Martinazzoli in un seminario organizzato dalla Cisl di Vicenza. Un tema intrigante, quello da discutere: "Come cambiano le forme della rappresentanza". In altre parole, finiti i partiti classici, che politica resta? Finita la guerra fra democristiani e comunisti in Italia i partiti si sono dissolti. Con l'aiuto di tangentopoli. Ora, dice Diamanti, resta il nulla. Solo alcune figure che SONO il partito (D'Alema, Fini, Berlusconi), non più l'inverso come una vota. Così adesso si vota un nome, non una sigla. E la politica non c'è più. Questa è l'Italia di oggi: va avanti senza la politica, ma quella con la p maiuscola, non quella finta formato tv. "Siamo sopravvissuti a tutto - spiega Diamanti - e anche oggi stiamo sopravvivendo al minimo, senza la politica. Ma lo stato minimo è pericoloso, delega all'Europa le decisioni e gestisce appena i fondamentali".

Allora? Allora bisogna invertire la tendenza: per i partiti di oggi (vecchi, nuovi e microscopici) esiste solo un pubblico a cui rivolgersi (via mass media, con le belle facce e i candidati fotogenici) e non una società con cui parlare. Non è ora che sia la società a farsi sentire?

I cittadini? Chiamiamoli pubblico

 

a.m.

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