Shakespeare in salsa russa
Inglese purosangue e figlio
d'arte, Ralph Fiennes si è fatto conoscere nella parte del nazista folle in Schindler's
List e in pellicole più leggere come The Avengers e Strange Days. Adesso con la sorella
Martha si è dato ai classici russi, come la versione cinematografica del dramma Evgeny
Onegin. Anche perché, spiega in questa intervista, l'anima russa e quella britannica
hanno in comune la stessa visione ironica e malinconia della vita
Primo di
sette figli tutti dediti a coltivare le arti, Ralph Fiennes è uno dei più noti attori
inglesi degli anni Novanta. Protagonista di film come Schindlers List e Il
paziente inglese Fiennes è un attore di formazione shakespeariana che non disdegna di
interpretare spesso pellicole leggere hollywoodiane come The Avengers e Strange
Days. Nipote dellesploratore artico Ranulph Fiennes e figlio della scrittrice
Jennifer Lash insieme a sua sorella Martha ha realizzato la prima versione cinematografica
del dramma Evgeny Onegin, del poeta russo Aleksandr Puskin. Una pellicola
essenziale ed emozionante in cui il ruolo della bella Tatiana è stato interpretato
dallaffascinante Liv Tyler già protagonista del film di Bernardo Bertolucci Io
ballo da sola. Rivedremo presto Fiennes fratello del Joseph protagonista di Shakespeare
in Love in The taste of sunshine del regista Istvan Szabò in cui
interpreta il ruolo di tre ebrei diversi durante il dominio sovietico sullUngheria e
in The end of the affair tratto da un romanzo di Graham Greene e per la regia di
Neil Jordan.
Onegin è un dramma della modernità che avete
reso in maniera molto classica. Una versione essenziale la vostra e anche
molto riuscita. Qual è la stata la vostra metodologia di lavoro?
Martha Fiennes: Credo fermamente che esistano delle
storie molto ispirate che superano in qualche maniera la barriera del tempo e certamente Onegin
è tra queste. Tale peculiarità ha reso possibile il fatto che alla fine del
ventesimo secolo abbiamo tentato la prima trasposizione di questo dramma sul grande
schermo. Una storia talmente universale e dinamica che cerca di riflettere sulla natura
dellamore e dei sentimenti più in generale. Come regista ho voluto raccontare tutto
questo seguendo una traccia molto classica, ma contemporaneamente anche moderna
utilizzando una sensibilità cinematografica attenta a rispettare la tradizione pur
prendendo a prestito elementi diversi dalla realtà contemporanea.
Ma voi avete anche puntato a una sorta di contaminazione
tra linguaggi diversi
Martha:
E possibile utilizzare il mezzo cinematografico per fare venire fuori una specie di
strano realismo. La flessibilità del mezzo consente di giocare anche al di
fuori delle regole scritte del cinema, senza però ledere la verità del soggetto e la
forza espressiva della storia che si vuole raccontare procedendo senza spezzare la linea
sottile che unisce il passato e il presente.
Cosa vi ha spinto a realizzare questo film?
Ralph Fiennes: Siamo rimasti attratti dalla grande
passione di queste figure letterarie. Onegin è un film che vorrei vedere da
spettatore. Ho sempre amato questo personaggio e la sua psicologia molto particolare, la
corazza che egli stesso si costruisce per sfuggire ai sentimenti. Onegin è un cinico che
ha costruito una falsa immagine di se stesso. La sua psicologia è abbastanza negativa.
E un antieroe esistenzialista. E una figura tradizionale del Romanticismo.
Martha: Eravamo interessati a raccontare un mondo
anche molto simile a quello di oggi. Una realtà urbana molto simile a quella di milioni
di persone di oggi. Una storia classica, ma molto vicina alla nostra modernità. Non
volevamo purgare il personaggio di Onegin per renderlo più piacevole. Abbiamo combattuto
per adattare la storia allidea che ce ne eravamo fatti.
Cosa pensate invece della figura di Tatiana?
Ralph:
Personalmente la adoro. Ancora oggi è un simbolo per tante giovani russe. Una donna che
ha molto chiara la sua passione per Onegin e non esita a metterla nero su bianco scrivendo
a lui una lettera. Questi personaggi ancora oggi con le loro scelte morali influenzano
profondamente le riflessioni dei giovani russi. E uno spirito raro e molto
appassionato.
Martha: Tatiana è una donna moderna, una figura
lontana dagli schermi che affronta a una realtà in qualche maniera vicina a quella
consumista e disimpegnata di oggi.
Come avete adattato il poema al linguaggio
cinematografico?
Martha: E stata unesperienza molto
eccitante. La storia era semplice ed elegante e questo ci ha consentito di arrivare a
portare sullo schermo personaggi interessanti e non bidimensionali.
Ralph: Martha ha realizzato un film composto da
poche scene e con soli tre elementi chiave. Eravamo entrambi interessati a non girare un
kolossal pieno di tempeste di neve e di battaglie, ma una pellicola che potesse entrare
nello spirito dellepoca e nellanima dei suoi personaggi. Non eravamo
interessati a un tradizionale film in costume, perché così facendo avremmo tradito la
voce del poeta e il senso dellopera di Puskin. Abbiamo distillato il suo pensiero in
questo film dando corpo a un personaggio molto moderno. In Onegin il pubblico può trovare
una figura articolata e complessa, piena di difetti e con alcune ispirazioni.
Onegin offre una doppia lettura: la storia
romantica e la triste fine del libertino. Una scarnificazione che ha portato il film alla
sua essenzialità
Ralph: Il nostro film è diverso dal libro di Puskin
che è invece ricco di brio. Non volevamo abbellire la storia o renderla barocca. Sia a me
che a Martha piace rendere in maniera pacata i personaggi, senza sottolineature e senza
enfasi.
Uninterpretazione del testo molto britannica
Martha:
Non penso di avere uninfluenza unicamente britannica. Amo il cinema di Pasolini e di
Tarkovski e non credo di avere reso questo film con uno spirito necessariamente inglese.
E un processo molto lungo che porta a scegliere come rendere le emozioni senza
perdere il senso dellequilibrio. E una freccia pura e integra che colpisce al
cuore.
Ralph: Cè qualcosa in comune tra lanima
russa e quella britannica nellaffrontare lesistenza. Un modo simile di
esprimere i sentimenti con compostezza. Senza repressione e senza falsi pudori, ma in
maniera estremamente personale. Sento molto vicino la tipica malinconia russa. Capisco
perfettamente lo spirito di quel popolo e lo sento molto vicino. Mi piace la malinconia
russa, perché possiede anche una forte componente ironica. La letteratura russa sembra
avere interpretato meglio di molte altre linsolvibile mistero del cuore di un uomo.
In tutti i personaggi di Cechov cè la massima espressione dellumorismo e
della compassione russa. Cè un profondo legame tra il teatro britannico e quello
russo, al punto che da noi Cechov è lautore più rappresentato dopo Shakespeare. E
per quello che mi riguarda strettamente come attore e come persona i versi e le parole di
Cechov e di Shakesperare mi emozionano profondamente e mi esaltano come molte persone lo
sono dal jazz.
Mr. Fiennes, come è stato lincontro con il
regista Istvan Szabò per girare The taste of sunshine?
Sono sempre stato un grande fan del suo lavoro
ancora prima di incontrarlo. Non riesco a descrivere lemozione che ho avuto quando
mi è stato detto che voleva parlarmi per propormi una parte in una sua opera. Mi è stata
così proposta una sceneggiatura molto ricca in cui era descritto perfettamente
lessere umano e il suo modo di relazionarsi nei confronti della realtà. Questo è
un tema presente in tutti i suoi film, ovvero la complessità delluomo e la
difficoltà del suo rapporto con il mondo. Così sono stato scelto per interpretare tre
ruoli diversi che rappresentano idealmente tre diverse generazioni di ebrei ungheresi
lungo il cammino di tutto questo secolo. Nel film io sono Ignatz, Ivan e Adam
Sonnenschein. Istvan Szabò è sicuramente uno dei più interessanti e migliori registi
con cui io abbia mai lavorato. Ogni storia e ogni elemento mostrati in questo film sono di
grande interesse e estremamente curati. I dettagli del suo vocabolario sono molto
raffinati. Come inglese ho avuto bisogno di studiare la storia ungherese e la cosa più
difficile è stata comprendere il periodo comunista di quella nazione. Non esiste niente
di paragonabile al regime sovietico per quanto riguarda la privazione delle libertà e
della repressione delle idee. Lavorare con Szabò è stata unesperienza altamente
formativa sia dal punto di vista umano che da quello professionale. Abbiamo girato per
quasi quattro mesi ed è stata una delle prove più importanti della mia vita di uomo e di
attore.
Per la sua immedesimazione in tre diversi appartenenti a
una famiglia ebrea, è stato aiutato dal suo lavoro con Spielberg per dare il volto al
terribile nazista di Schindlers List?
Non ero un ebreo nel film di Spielberg e la parte dedicata
allOlocausto da Szabò è solo un terzo rispetto allintera pellicola.
Che non avesse il ruolo di un ebreo nel film ce ne
eravamo accorti
è ipotizzabile, però, che lavorare con il più grande regista
israelita della storia del cinema labbia aiutata a impossessarsi di elementi utili
per linterpretazione della parte di tre diversi ebrei ungheresi
In
effetti ha ragione. Il lavoro di ricerca che ho fatto per Schindlers List era
quello di comprendere che cosa potesse offrire a un giovane austriaco lideologia
nazista. Ho tentato di comprendere il fascino oscuro di Hitler e della sua spietata
follia. Nel film di Szabò, invece, interpreto anche la parte di un ebreo che vuole
diventare cattolico, convincendo se stesso che lui è soltanto un ungherese come tanti. Ed
è con questa consapevolezza che finisce in un campo di concentramento stalinista. Sebbene
il periodo sia quasi lo stesso, la psicologia delle due interpretazione è diametralmente
opposta. Con la mia mente, però, ero stato già in quellepoca tanto oscura per la
storia dellumanità.
Come è stato lavorare con Steven Spielberg?
Noi attori incontriamo spesso i registi nel momento in cui
vivono una particolare idea in maniera ossessionante. E lossessione di Spielberg era
quella di concentrare tutto se stesso nel dovere raccontare al meglio il soggetto più
importante della sua vita. Ero molto nervoso dal dovere lavorare con lui, perché mi era
stato detto che ha un modo molto veloce di portare avanti la lavorazione dei suoi film e
che non è molto gentile con gli attori. Mi piace la sua velocità e trovo la sua energia
una grande fonte di ispirazione. Anche se non ha un grande vocabolario intellettuale per
dialogare con un attore, Spielberg ha un modo di fare istintivo che coinvolgerebbe
chiunque nel portare avanti quella che è la sua idea della recitazione. E stata
unesperienza terrificante e bellissima allo stesso tempo. Schindlers List è
un film che pure raccontando un determinato periodo storico e una orribile tragedia ben
definita, parla al cuore delluomo mostrando le atrocità che questo commette da
sempre. Il film tratta degli ebrei, ma quelle cose sono accadute anche agli armeni, ai
kosovari, ai cambogiani, ai cileni e così via. Spielberg ha creato un film la cui forza
è quella di essere in eterno nel cuore dellumanità, perché quello che ha
raccontato è un tema universale.
Marco Spagnoli |