Ines de Castro, sfida alla voce
L'arrivo dei big come Verdi e
Donizetti li avevano messi in naftalina. Ma il teatro Pergolesi di Jesi ora sta cercando
di recuperare le opere dimenticate di autori marchigiani. Come la "Ines de
Castro" di Giuseppe Persiani, una vera prova tecnica vocale per i protagonisti
portati alle note più estreme
Il teatro Pergolesi di Jesi si è prefisso nella
stesura dei cartelloni operistici di mettere in scena lavori di autori marchigiani e che
sono stati dimenticati. Ecco allora la messa in scena di "Il Teseo ritrovato" di
Spontini, di "Giulietta e Romeo" di Vaccaj, del "Prigionier superbo" e
"La serva padrona" di Pergolesi, di
"Ruj Blas" di Marchetti; tutti titoli che hanno
segnato una tappa fondamentale in questa fruttuosa ricerca. Quest'anno è toccato a
"Ines de Castro" di Giuseppe Persiani, nativo di Recanati,
la cui prima rappresentazione avvenne al teatro San Carlo
di Napoli il 28 gennaio 1835 con un buon successo e per una trentina d'anni fu
rappresentata in moltissimi teatri. Quest'opera, come quelle di molti altri autori, non è
più stata rappresentata in quanto le produzioni di Giuseppe Verdi e di Gaetano Donizetti
hanno dato un grosso colpo a tutto quanto era stato scritto da altri musicisti.
L'ascolto dell'opera ha messo in rilievo pagine di notevole
fattura come le difficilissime arie del primo e del terzo atto di Ines, l'aria del primo
atto di Alfonso IV, le strette finali del primo e secondo atto.
La messa in scena di quest'opera pone delle difficoltà
notevoli nella scelta dei cantanti e da questo deriva una considerazione sulle voci degli
interpreti per cui erano state scritte queste parti; la tessitura riservata a Ines è
veramente impervia coprendo tutti i registri da quello acuto a quello grave con frequenti
spostamenti della voce tra le note estreme e ciò vale anche per la parte del tenore. Si
deduce quindi che le voci della Malibran e di Duprez, interpreti per i quali è stata
scritta l'opera, dovevano essere veramente eccezionali essendo in grado di affrontare
parti così impegnative.
Nella edizione di Jesi, Ines era Maria Dragoni che ha
brillantemente superato tutte le difficoltà del suo ruolo riscuotendo molti ed intensi
applausi anche a scena aperta;questo soprano è dotato di una voce sontuosa e di grande
potenza e sa disimpegnarsi con abilità anche nei passi di agilità. la dragoni ha
confermato con autorevolezza di essere in grado di affrontare il repertorio drammatico e
drammatico di agilità con assoluta sicurezza; una prova maiuscola della brava cantante
napoletana. Josè Sempere ha superato assai bene la difficilissima parte di Don Pedro con
voce sicura e sfoggiando un bello smalto nella regione acuta.
Massimiliano Gagliardo ha interpretato con molta cura e
buona interpretazione del personaggio la parte di Alfonso IV. Una lieta sorpresa è stata
l'Isabella di Lisa Houben che ha cantato con grande determinazione mettendo in luce una
voce interessante, assai dotata e una musicalità di primissimo ordine. Completavano la
compagnia Gianni Mongiardino nella parte di Gonzales, Mirella Cisman in quella di Elvira e
Lorenzo Cescotti in quella di Rodrigo. Enrique Mazzola, direttore cui va il merito di
studiare e dirigere opere uscite dal repertorio oltre a quelle di normale circolazione, ha
diretto con grande convinzione la precisa orchestra filarmonica marchigiana ottenendo
ottimi risultati.
Discreto il coro lirico marchigiano, diretto da Carlo
Morganti, anche se all'inizio dell'opera non era perfettamente a posto. Lo spettacolo si
avvaleva di una scena fissa ideata da Christoph Wagenknecht ed i vari cambiamenti di scena
erano realizzati con un gioco di luci e con il cambiamento di poche suppellettili; Marisa
Fabbri ha curato le regia con ottimi risultati.
Luciano Maggi
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