Primopiano Dicembre 1999
Parigi è sempre Parigi... (6)
Gli
Champs Elysée, al di là delle solite affascinanti luci, sono un cantiere che lavora
frenetico per rispettare una scadenza ovvia. Quella del 31 dicembre. Visti adesso, sembra
non ce la faranno mai. Sulla mezzeria che divide i due sensi di marcia stanno allestendo
tante piccole ruote figlie della Grande Ruota di Parigi, quella panoramica e illuminata
che sta di fronte ai Giardini Tuileries. Gli Champs saranno chiusi al traffico e sarà
quello il cuore della festa. Si girerà molto, dunque, a Parigi la prossima fine anno. E
si faranno tante code, anche. Coda per salire sulla Grande Ruota, coda per entrare alla
Mostra dei Fauves al Museo d'Arte Moderna
(coda che si fa all'ombra e con queste temperature qui... freddo batte arte 2-0...). Code.
E se l'accesso al 2000 fosse soltanto una lunga coda, dove tutto il bene e tutto il male
del '900 chiedono di entrare? Domanda impertinente.
Andando alla stupefacente Bibliothèque Nationale (un'altra delle opere volute da
François Mitterrand), si può comunque entrare nel 2000 rendendo omaggio a uno scrittore
che molto ha contribuito a cambiarlo, questo secolo: Marcel Proust. Provoca una certa
emozione leggere i manoscritti di Alla ricerca del tempo perduto, decifrare la scrittura
minuta del grande narratore francese. Non occorre essere scrittori per provare un brivido
nel mettere gli occhi sopra a quei fogli ingialliti.
Non aveva certo il Newton che sto usando io, in un bistrot accanto alla Bibliothèque,
Marcel Proust. Già, mi domando cosa resterà degli scrittori di oggi, che le loro parole
le affidano a degli anonimi byte: metteranno in mostra dei CDrom? Dei floppy disk? O solo
dei confusissimi taccuini, che non sono certo dei manoscritti?
Chissà. La mostra resta aperta fino al 6
febbraio. Stesso problema si porrà per la fotografia. Oggi, quella digitale (comoda,
economica, efficace, come dimostrato da questo taccuino) permette correzioni infinite,
manipolazioni invisibili. Come riproporre, fra cento anni, una mostra come quella che si
può ammirare al Musée Carnavalet, nel cuore del Marais, fino al 16 gennaio? Berenice
Abbott e Eugène Atget raccontano con le loro foto due città, la New York geometrica,
lineare di Berenice Abbott, fermata dal suo obbiettivo dal 1935 al 1939, e la Parigi di
Eugène Atget, quella di inizio secolo, così diversa, così "seppiata" rispetto
all'attuale. Usciti dalla mostra, è probabile vi verrà un gran voglia di fare clic a
ogni angolo della città.
Adesso basta, è ora di mandare l'email. Faranno una mostra delle nostre mailbox nel
prossimo millennio?
Roberto Ferrucci |