Il presente testo tradotto in italiano da un volontario è tratto dalla publicazione specifica Autism della National Autistic Society, Inghilterra -  dal volume: AUTISM 1999 SAGE PUBLICATIONS AND THE NAYIONAL AUTISTIC SOCIETY,

Vol 3(4) 397-409;009489 1362-3613(199912)3:4

CONFRONTO FRA STILI DI DISEGNO IN INDIVIDUI AUTISTICI DOTATI.

Maureen Cox Università di York, Regno Unito

Kate Eames Università di Coventry, Regno Unito

 

RIASSUNTO I disegni di due giovani autistici artisticamente dotati (BX e CZ) sono stati messi a confronto e in relazione con i loro profili cognitivi. BX è un esempio più tipico di altri casi di autistici normodotati nella sua scelta di materiale non umano come soggetto della sua arte, e nello stile lineare del disegno ed anche nel suo profilo cognitivo. CV è inusuale nel suo modo di ritrarre volti umani e nel suo concentrarsi nella tecnica di disegno a contrasto di toni; anche il suo profilo cognitivo è atipico. L’articolo evidenzia differenze individuali all’interno della popolazione di autistici normodotati.

INDIRIZZO La corrispondenza dev’essere indirizzata a: Dr M.V. COX, Dipartimento di Psicologia, Università di York, York YO10 5DD, UK

NOTA I nomi usati in ciascun caso studiato sono stati cambiati per proteggere l’identità dei giovani e delle loro famiglie.

Introduzione

Gli individui autistici hanno tipicamente un profilo cognitivo caratterizzato da una carente capacità verbale ma da una capacità non verbale relativamente buona (Hermelin e O’Connor, 1970). Per esempio, nella Scala Wechsler dell’Intelligenza (Wechsler, 1981) questi individui tendono a riportare un punteggio più alto nel disegno a mano libera e nell’assemblaggio di oggetti (Frith, 1989). Essi inoltre hanno una memoria visiva superiore (O’Connor e Hermelin, 1987a; 1987b; Winner, 1996) e livelli di prestazione più alti del previsto nel Test delle Figure Incluse (O’Connor e Hermelin, 1983; Shah e Frith, 1983; Hermelin e O’Connor, 1986). Alcuni autistici normodotati sembrano aver tratto vantaggio dalle proprie abilità ed hanno dimostrato una straordinaria capacità nel ripetere un pezzo al pianoforte, nell’eseguire rapidi calcoli calendariali o nel disegnare una scena con accuratezza prospettica.

L’autismo è raro, sebbene le stime dipendano molto da come il disordine venga definito e diagnosticato. Indagini in Europa, Giappone e Nord America riportano che l’incidenza varia fra i 4 e i 10 casi ogni 10.000 nascite (Sigman e Capps, 1997). Gli autistici normodotati sono molto rari (10% degli individui autistici, secondo Rimland, 1978). Nonostante, o a causa, di questa rarità, c’è stato un diffuso interesse pubblico e scientifico negli anni recenti per i pochissimi autistici normodotati che hanno dimostrato una straordinaria capacità in disegno. Uno dei primi e più largamente pubblicizzati di questi casi fu Nadia (Selfe, 1977; 1995), una bambina in generale riconosciuta come artisticamente dotata a dispetto della sua severa difficoltà di apprendimento e la diagnosi di autismo. La dote di Nadia consisteva nel riprodurre immagini da libro illustrato per lo più a memoria, comprendenti dettagli, proporzioni, occlusioni e scorci. I suoi disegni erano spesso copie non esatte in quanto lei talvolta ruotava le immagini originali. In seguito lei aumentò la gamma dei motivi disegnati e tentò anche di ritrarre dal vero. Disegnò sempre meno a partire dagli 8 anni circa e i suoi disegni diventarono più infantili, rivelando la sua più bassa età mentale di bambina di 5 o 6 anni.

Da quando è stato pubblicato lo studio di Nadia da parte di Selfe, ci sono stati altri casi documentati di individui autistici che sono artisticamente dotati (Selfe, 1983; Hermelin e O’Connor, 1990; Milbraith e Siegel, 1996). Una caratteristica degna di nota nel loro lavoro artistico è il suo realismo visivo, in particolare la sua linearità, che cattura i contorni e la prospettiva di un oggetto o di una scena.

Gli autistici normodotati solitamente preferiscono usare strumenti che producono linee sottili anziché adoperare pennarelli spessi o pennelli (Winner, 1996); i disegni di Nadia erano notevolmente peggiori quando era costretta ad usare un pennarello spesso. L’artista autistico Stephen Wiltshire ?1987; 1989; 1991) è noto per i suoi disegni lineari di strade, edifici ed automobili che mostrano una notevole padronanza della prospettiva lineare. Prima di entrare al collegio d’arte il suo lavoro consisteva quasi interamente di questi soggetti eseguiti in uno stile lineare. Al collegio d’arte furono compiuti dei tentativi di allargare il suo vocabolario artistico, e a dispetto della ‘naturale’ inclinazione di Stephen verso uno stile lineare, egli si è dimostrato capace di trarre profitto dalle lezioni in un altro stile. Pring et al. (1997) hanno riportato il successo di Stephen nel dominare l’uso delle differenze tonali nell’ombreggiatura, il che ha migliorato la qualità del suo disegno di figura dal vivo.

In questo articolo riportiamo due casi di individui autistici (BX e CZ) con eccezionali doti di disegno. Uno mostra uno stile lineare, mentre l’altro, insolitamente per un autistico normodotato, costruisce l’immagine con zone di contrasto tonale. Nell’arco di 18 mesi abbiamo analizzato il disegno ed altre capacità cognitive di questi due giovani.

Comparazioni furono fatti anche con elementi subdotati con sindrome Down, con gruppi di controllo con età mentale normale, e con studenti d’arte normali in età avanzata (Eames, 1993). I dettagli delle comparazioni compiute con questi gruppi non saranno comunque riportati in questo articolo; qui ci interessiamo specificatamente di confrontare gli stili grafici dei due artisti e di mettere questi in relazione con i loro differenti profili cognitivi. Riportiamo i dettagli dei loro punteggi sulla Scala Wechsler dell’Intelligenza (Wechsler Adult Intelligence Scale – Revised (WAIS-R), 1981, o Wechsler Intelligence Scale for Children – Revised (WISC-R), 1974, secondo l’età), il Test Benton della Ritenzione Visiva (Benton, 1974) ed il Test delle Figure Incluse (Witkin et al., 1971).

 

 

Studi sui casi

 

Abbiamo contattato tutte le scuole e le istituzioni per autistici che figuravano nella lista di The National Autistic Society (UK) nonché tutte le scuole per bambini con moderate/gravi difficoltà d’apprendimento in due autorità scolastiche locali. Da questa ricerca due individui furono identificati come autistici, con basse funzioni cognitive (un QI completo con più di due deviazioni standard al di sotto della media della popolazione) e notevoli capacità grafiche. Le loro capacità in disegno erano notevoli per le loro età mentali e, quanto meno, pari in qualità a quelle dimostrate da disegnatori di talento che avessero la loro stessa età cronologica, come constatato da cinque insegnanti d’arte e da cinque docenti del collegio d’arte.

 

 

BX e i ponti Forth

 

BX era un bambino a termine senza complicanze di parto. Però aveva uno sviluppo del primo linguaggio molto carente che sollevò le preoccupazioni dei genitori. Gli fu diagnosticato l’autismo a 4 anni. La diagnosi fu fatta secondo i criteri di classificazione stabiliti dalla World Health Organization (1978). Egli era affetto da epilessia, gli mancava la concentrazione e dava l’impressione di essere impacciato e scoordinato quando eseguiva grossolani compiti motori. Le sue capacità grafiche apparvero improvvisamente all’età di 15 anni e 6 mesi senza alcuna prova di una pratica precedente. Disegnava a memoria ed i suoi soggetti preferiti erano la strada Forth ed il suo ponte ferroviario (vedi figura 1). Questi disegni sono notevoli per quanto riguarda la loro precisione di stile lineare e di prospettiva. Spesso la prospettiva è molto drammatica quando il punto di vista è ad angolo molto alto e rivolto verso il basso, o quando è molto in basso e guarda in alto verso i ponti. BX non sembrava preparare i propri disegni segnando, per esempio, il rimpicciolimento delle dimensioni in lontananza come un normale artista potrebbe fare. Spesso egli cominciava ad un anglo della pagina, con altrettanto fuoco prospettico sulla riva del fiume o le case, che sul ponte stesso. Era solito lavorare su ciascuna sezione fino a quando era finita e quindi si spostava ad una sezione contigua. Ciononostante, il disegno c?mpleto risultava, nella pag?na, ben composto. BX usava la destra e aveva l’età di 19 anni e 6 mesi all’inizio dello studio.

 

 

CZ e i suoi ritratti

CZ era una bambina a termine senza complicanze di parto. Veniva descritta come una bambina triste, con disturbi dei ritmi sonno/veglia, attacchi di comportamento incontrollabile e un’antipatia per gli altri.

Le fu dapprima diagnosticata la disfasia con difficoltà nella ricerca di parole appropriate ed un linguaggio espressivo deficitario e essa fu registrata come mentalmente alterata. L’autismo le fu diagnosticato quando fu sottoposta ad un completo esame cognitivo (DSM-III: American Psychiatric Association, 1980) all’età di 6 anni. L’attitudine a socializzare, gioco e comunicazione erano ritardati di 3 anni e non erano migliorati quando fu riesaminata all’età di 7 anni. La sua performance nella Scala Stanford-Binet dell’Intelligenza era entro i margini di un bambino normale di 5 anni. Quando fu riesaminata all’età di 14 anni,, la diagnosi di autismo sulla base del DSM-III fu riconfermata e la bambina risultava anche avere delle moderate difficoltà di apprendimento.

Sebbene i primi ritratti di persone eseguiti da CZ venissero descritti come ‘dettagliati’, non apparvero ritratti visivamente realistici prima dei 13 anni d’età, quando essa cominciò a disegnare ritratti in maniera ossessiva, spesso scegliendo a soggetto cantanti famosi. I modelli erano in genere fotografie di riviste e giornali che lei copiava direttamente, sebbene risultasse che aveva anche fatto dei ritratti dal vero. Quando apparve per la prima volta, il suo lavoro era eccellente (vedi figura 2). CZ non preparava i suoi ritratti con uno schizzo preliminare del contorno, né cominciava da un punto fondamentale, come per esempio gli occhi, bensì cominciava spesso da un punto dove il naso getta un’ombra,, lavorando sulla texture, prima di passare ad altri particolari del volto. Dimostrava competenza nell’uso delle proporzioni e delle relazioni spaziali fra i particolari del volto, e un’attenzione particolare alle ombre, alla texture ed al tono – tutti aspetti importanti nel conseguimento di una buona rassomiglianza al soggetto nella ritrattistica. CZ gettava rapidi sguardi (più di 20 sguardi al minuto) dal modello al ritratto durante l’esecuzione del disegno. Sebbene nel disegno finito le fattezze siano ben bilanciate, e la rassomiglianza eccellente, il lavoro appare spesso incompiuto (è interessante notare che pochi ritratti hanno i capelli). Le sue riproduzioni sono spesso molto più grandi dell’originale e talvolta lo spazio rimanente nella pagina non era sufficiente per includere le parti inferiori del volto o per il dettaglio dei capelli da una parte. CZ usava la destra e aveva l’età di 13 anni e 11 mesi all’inizio dei test.

 

 

 

 

 

Scale Wechsler dell’Intelligenza

BX e CZ eseguirono entrambi il test Wechsler di classificazione dell’intelligenza appropriato per la loro rispettiva età e i punteggi riportati da loro nei sub-tests sono comparati a quelli delle popolazioni autistiche riportati da Lockyer e Rutter (1970), Bartak et al. (1975) e Tymchuk et al. (1977) (vedi figura 3). La performance di BX nel WAIS-R (Wechsler, 1981) fu di 68, con un QI verbale di 62 ed una performance di QI pari a 82. Il suo profilo Wechsler è per somme linee similare a, sebbene più accentuato di, quello della popolazione autistica generale. In particolare, i suoi punteggi nell’attenzione grafica condivisa, nel disegno a mano libera e nell’assemblaggio di oggetti sono molto alti.

La performance di CZ nel WISC-R (Wechsler, 1974) fu di 54, con QI di 52 e una performance di QI di 64. I suoi punteggi sono in generale piuttosto bassi se paragonati alla popolazione autistica media, sebbene il suo profilo nei singoli elementi della performance sia molto simile a quello riportato da Lockyer e Rutter (1970), con i suoi punteggi più alti nel disegno a mano libera e nei compiti di assemblaggio di oggetti (vedi figura 3). La discrepanza tra i QI verbali e esecutori di CZ non è sicuramente drammatica e i suoi punteggi nelle sottograduatorie di performance sono inferiori di quelli che ci si potrebbe aspettare da un artista autistico normodotato; ad ogni modo, questo non è inusuale secondo O’Connor e Hermelin (1991).

 

 

 

 

Il Test Benton di Ritenzione Visiva

Questo test (Benton, 1974) valuta la memoria visiva a breve termine per le forme grafiche (tavola 1). C’erano quattro somministrazioni di forme C, D ed E, tempi di esposizione variabili e ritardo fra esposizione e ricordo; c’era anche un esercizio di copiatura. Quando non c’era ritardo fra l’esposizione e il ricordo, la riproduzione di BX della forma dopo un’esposizione di 10 secondi era equivalente a quella di adulti con un QI di 80-94, e dopo 5 secondi di esposizione a quella di adulti con un QI di 95-109. Quando c’era un ritardo fra esposizione e ricordo la prestazione di BX migliorava. La sua abilità nel copiare era equivalente a quella di un adulto con QI di 95-104. Così egli non dimostrava alcuna alterazione della memoria visiva e di fatto risultava migliore di quanto ci si sarebbe aspettati dalla sua capacità nonverbale.

Per le prove di ricordo immediato, CZ riprodusse molte meno di cinque figure correttamente, e più di 14 errori il che è equivalente ad un QI di 69 a 14 anni di età. La sua capacità nel copiare, d’altro canto, stimata sulla base sia del numero di corretti che degli errori, è la stessa che ci si aspetterebbe da un tredicenne con QI di 116-147 (la norma non è riportata per questo compito per bambini al di sopra dei 13 anni). Come BX, CZ mostra una abilità nel copiare migliore di quella che ci si aspetterebbe dalla sua abilità nonverbale. Comunque, mentre la memoria visiva di BX è superiore alle aspettative, quella di CZ è inferiore. (Vedi tavola 1 per il numero di elementi corretti e il numero di errori in ciascuna condizione.)

 

 

Test delle Figure Incluse

Shah e Frith (1983) riportarono che i bambini autistici mostrano un’abilità spiccata in questo test (Witkin et al., 1971) che richiede che i bambini localizzino una forma nascosta all’interno di un più complicato disegno schematico di un oggetto come misura della dipendenza dal campo. Entrambi BX e CZ mostrano anche un apice nella performance di questo test. BX fu sottoposta al test all’età di 19 anni. Fece un solo errore nelle 25 prove e il suo punteggio di 25 era più che una deviazione standard al di sopra della media per soggetti normali in questo test. Anche la sua velocità fu registrata: solo tre elementi richiesero più di 10 secondi. Witkin et al. riportano che i dodicenni impiegano in media 94,8 secondi per ciascun elemento mentre la risposta media di studenti universitari è di 45,5-69,4 secondi per elemento.

CZ completò il Test delle Figure Incluse all’età di 14 anni e 11 mesi. Fece quattro errori nelle 25 prove ed il suo punteggio di 21 risultò superiore alla media per dodicenni normali ed anche leggermente superiore alla media (20,55) del gruppo autistico non-normodotato (età media 13 anni e 3 mesi) di Shah e Frith (1983).

 

 

Discussione

Poiché le classificazioni Wechsler sono strumenti normativi, i profili per individui all’interno della popolazione normale sono relativamente uniformi con piccole differenze tra le medie delle sottoclassifiche. Gli individui autistici, comunque, tendono a mostrare punteggi alti, se paragonati agli altri loro punteggi, nelle sottoclassifiche di performance, in particolar modo disegno a mano libera e assemblaggio di oggetti. Di contro, essi tendono a mostrare un basso punteggio in compiti che richiedono recupero di informazioni dalla memoria a lungo termine (cioè le sottoclassifiche verbali). I punteggi Wechsler di BX, come molti altri artisti autistici normodotati (Selfe, 1983), indica una forma esagerata di questo profilo autistico. Sebbene l’aspetto del profilo di CZ nelle sottoclassifiche di performance sia simile, il livello dei suoi punteggi è più vicino a quello di un individuo autistico non-normodotato.

Una differenza degna di nota nelle abilità fra BX e CZ è da trovarsi nella loro prestazione nel Test Benton di Ritenzione Visiva. Sia BX che CZ diedero una buona prestazione quando fu chiesto loro di copiare un disegno, ma mentre i punteggi riportati da BX erano alti quando gli veniva chiesto di riprodurre un disegno a memoria, quelli di CZ erano bassi, riflettendo così i loro diversi stili di disegno (BX a memoria e CZ in presenza del soggetto). La carente memoria visiva di CZ contrasta anche con la documentazione della maggior parte degli altri artisti dotati, siano essi autistici o meno (O’Connor e Hermelin, 1987a; 1987b; Rosenblatt e Winner, 1988; Waterhouse, 1988; Winner, 1996). E’ probabile che la più carente memoria visiva di CZ sia la causa della sua diversa maniera di disegnare, una maniera che differisce da quella di BX e della maggior parte degli artisti normodotati riportata nella letteratura sul caso. BX, assieme alla maggior parte degli autistici normodotati, tende a disegnare per lo più a memoria. Quando ci si affida alla memoria visiva la struttura del contorno e la forma sono parte dell’immagine dell’oggetto mentre l’ombreggiatura, le ombre e la texture lo sono molto meno. Perciò, è probabile che l’artista concentrerà la propria attenzione sul contorno e sulla struttura dell’oggetto da ritrarre; di conseguenza il loro stile probabilmente risulterà più lineare. Se un artista fa la copia di un oggetto che rimane in vista, diventa meno necessario catturare l’oggetto fissandone i contorni; la ricchezza delle suggestioni tonali può essere sfruttata con più efficacia al fine di registrare la maniera in cui la luce cade sull’oggetto in quel momento particolare. In effetti, l’uso del contrasto tonale forse più della linea è indicato per modellare graficamente le ondulazioni del volto. Quindi, CZ ha scelto un soggetto ed un espediente grafico che potrebbero essere più compatibili con un compito di copia dal vero anziché a memoria.

Entrambi gli artisti, in comune con i bambini autistici non-normodotati, raggiunsero un alto livello di prestazione nel Test delle Figure Incluse il che indica un’abilità nel mettere a fuoco i dettagli. Sebbene BX e CZ abbiano differenti stili di disegno e si concentrino su differenti soggetti da ritrarre, entrambi raggiungono una resa molto dettagliata del soggetto prescelto. In verità, la loro strategia di mettere a fuoco localmente, come opposta ad un approccio complessivo, nell’intraprendere ciascun disegno può essere un’indizio di elaborazione locale anziché globale. Mottron e Belleville (1993; 1995) descrivono il modo in cui i loro artisti autistici normodotati iniziavano disegnando dettagli secondari e poi passavano ad altre parti; gli autori contrappongono questa strategia a quella dell’artista professionista che prima costruisce le linee generali di contorno e poi procede con le parti. Winner (1996) discute anch’egli questo fenomeno in relazione a Nadia e Stephen Wiltshire. Può darsi che gli individui autistici accedano alle proprie capacità grafiche per via anomala, dimostrando una carente coerenza centrale anziché la normale coerenza centrale di elaborazione (Frith, 1989), una strategia mentale che raggruppa diverse fonti di informazioni allo scopo di produrre un’unità coerente di significato in termini di interpretazione del mondo. Happé (1994) ha dimostrato che i bambini normali che compiono errori nell’esame del disegno a mano libera della classificazione Wechsler tendono a violare i dettagli del pattern ma non la configurazione generale; contrario è il caso dei bambini autistici. A dispetto della tendenza da parte di autistici normodotati ad eseguire un disegno in maniera frammentaria e localizzata, essi ciononostante riescono a portare a termine un tutto integrato.

In che misura la superiore abilità grafica dei due artsti autistici di talento riportata nel presente articolo è attribuibile al loro autismo? Essi hanno di fatto alcune similarità l’uno con l’altra e, sicuramente, con la popolazione autistica non-normodotata. Innanzitutto, la loro abilità non-verbale è più alta di quella verbale; in secondo luogo, dimostrano un comportamento ripetitivo ed addirittura un’ossessione verso la loro attività grafica. Perciò, la loro attenzione per una attività non-verbale, specificatamente il disegno, e la loro ossessione ripetitiva nel disegnare il loro soggetto prescelto in un certo modo preferito, potrebbero ritenersi associate al loro autismo. Lo stesso potrebbe dirsi della loro locale, anziché globale, strategia nel concepire un disegno.

Ad ogni modo, non tutti gli individui autistici sono necessariamente dotati nel disegno anche solo in maniera minima. Per poter verificare la possibilità che bambini autistici non-normodotati possano anch’essi mostrare abilità nel disegno, in particolar modo in uno stile visivamente realistico, alcuni studi hanno messo a confronto la loro abilità grafica con quella di vari campioni di controllo (Fein et al., 1990; Lewis e Boucher, 1991; Charman e Baron-Cohen, 1993; Eames e Cox, 1994). Tutti questi studi hanno mostrato che i bambini autistici non danno prestazioni migliori di quelle dei bambini normali di una corrispondente età mentale. Appare dunque che il realismo visivo non è una caratteristica dei disegni di bambini autistici non-normodotati. La nozione di una connessione fra il lavoro artistico e l’autismo nei bambini autistici dotati è resa improbabile da questi studi.

In effetti, gli individui autistici artisticamente dotati possono avere molto in comune con quegli artisti dotati che non sono autistici. Gli artisti adolescenti dotati si è dimostrato abbiano una buona capacità spaziale non-verbali e buona capacità di riconoscere forme nascoste e figure incomplete (O’Connor e Hermelin, 1983; Hermelin e O’Connor, 1986). E’ stato anche provato che i bambini dotati eccellono quanto a memoria visiva di tipo sia a breve che a lungo termine (Rosenblatt e Winner, 1988). Sebbene gli individui autistici mostrino spesso comportamenti ripetitivi e, di fatto, ossessivi che possono fornirli della pratica necessaria in un certo campo o compito, una tale ripetitività e pratica sono pure caratteristici dei talenti non-autistici (Howe, 1990; Ericsson et al., 1993). Sebbene un’innata facilità e un ambiente idoneo che la supporti possano essere ingredienti per l’essere dotati, l’importanza della pratica, che è spesso autoimposta, non dovrebbe essere sottovalutata.

Piuttosto che risultare dal loro autismo, quindi, gli straordinari disegni di CZ e BX possono derivare più dalle loro predisposizioni individuali e capacità cognitive, CZ è particolarmente inusuale sia nel suo stile di disegno che nella sua scelta del soggetto, dato che la maggior parte degli autistici normodotati hanno uno stile lineare e preferiscono tematiche non-umane. Perciò, non tutti gli artisti autistici normodotati mostrano gli stessi profili cognitivi o possiedono gli stessi generi di doti grafiche.

 

 

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