Cara Lisa ti scrivo...

LETTERA A MIA FIGLIA

In occasione della 1' Esposizione Internazionale d'Arte di Persone con autismo

1' premio pittura.

 

E' arrivato il momento di andare... quasi. Me l'hai detto con chiarezza a modo tuo. Io sorrido e sono anche arrabbiata e un po' spaventata; ma la paura ho imparato a controllarla. "Mamma, tu sei tossica per me, non ci capiamo, sarebbe meglio che tu andassi a vivere in un'altra casa."

Hai 24 anni figlia d'oro e il momento della tua adolescenza è arrivato, un po' dopo, ma è arrivato.

Vuoi volare, meraviglia! ,ma le tue ali sono ancora un po' spuntate. Però vedrai che le piume ora si faranno più forti, lucide e colorate e io assisterò alle tue prove di volo finche ce la farai. Ci sarò sempre, sempre , sempre per te, quando e se lo vorrai. Hai preteso un giorno che te lo promettessi, per calmare la tua paura del tempo che passa, della morte. Io ci sarò, anche dopo. Ascolta il vento.

Questo, cara figlia, è un grande momento per te e per noi tutti, che vediamo la tua ansia di autonomia. Hai fretta, sei impaziente: hai paura di perdere del tempo.

Cara figlia, non abbiamo perso tempo. Abbiamo fatto un buon lavoro, è stato faticoso, talvolta crudele, ma mai sterile.

Ora tu hai i tuoi sogni, ma anche dei progetti. Sogni di poter fare un viaggio senza mamma e papà, di imparare a farlo senza spendere troppi soldi, perché vorresti visitare la Patagonia e altri luoghi ancora. Sogni di arricchire la tua collezione di cristalli (magari con la scacchiera) per incantarti ad ammirare la luce che si rinfrange. Sogni di scoprire un tesoro in un cristallo tutto rosso che ancora non possiedi.

Nei progetti per te che ora, grazie anche alla tua Scuola, diventano più concreti, c'è un possibile lavoro artigianale/artistico, magari per metà giornata e l'altra metà dedicarti liberamente alla tua creatività che per te è cosi vitale. E' per poterti incoraggiare in questi progetti che papà sa tutto su "trama e ordito, velluti, macramè, ecc. ecc." (lui che potrebbe svenire di fronte ad un bottone da attaccare), per aiutarti ad arrivare preparata alle interrogazioni e agli esami.

Non è stato tempo sprecato; tempo sottratto ad altro si, ma ne è valsa la pena, eccome!

Tu la conosci la tua storia. Sai che da piccola non volevi parlare e poi l'hai fatto usando la seconda persona. Per chiedermi delle cose usavi la mia mano e urlavi, urlavi sempre. Ti isolavi e potevi stare per ore a dondolare catenelle e pendagli luccicanti. Ti piacevano solo le palle, colorate; mai un gioco con le bambole.

Tanti medici ti hanno visitata e a tre anni e mezzo la prima diagnosi, poi confermata: autismo di Kanner.

Non sapevo proprio cosa fosse, ora si lo sappiamo tutte e due.

Non volevi dormire da sola, pretendevi addirittura di "dormirmi sopra" con la schiena contro la mia pancia e se protestavo urlavi con rabbia, sbattendo il mento contro la mano. In cambio da te mai un abbraccio, mai uno slancio, non ricordo se mi sorridevi. Se ti stringevo di più erano pugni e calci.

Eri davvero molto arrabbiata con me.

Mi ricordo, dopo la diagnosi, di aver cominciato a posarti contro il mio corpo nudo, di sera, per calmarti, cercando di trattenerti e vincere la tua resistenza il più dolcemente possibile. Ti parlavo e ti portavo davanti allo specchio indicando verso di te dolcemente: "Questa è Lisa, Lisa..., questa è mamma". Ma il fatto dello specchio ti era proprio intollerabile.

Più grandicella è stato Alessandro tuo fratello a farti giocare a soldatini. Ti piaceva solo con lui. Ed era tuo fratello a pretendere che tu accettassi che anche qualcuno della tua fila venisse abbattuto. Naturalmente erano urla, ma poi imparavi ad accettare sempre di più.

Il tuo pediatra ci ha messo in contatto con la indimenticabile dottoressa Bianca che ti seguiva settimanalmente e che ti ha presentato alle maestre dell'asilo e poi della scuola; che maestre straordinarie hai avuto Lisa. Fabiana, Orlanda e la Vera. Vera ti ha aiutato poi in tutti gli esami successivi, fino al diploma, e ancora. E ti ha preparata alla Prima Comunione. I salti da cavallo ti ricordi le prove per andare a fare la prima comunione senza i salti da cavallo? E le stelline. Il libretto delle stelline: quante proteste con la dottoressa Marisa perché secondo te ne meritavi di più.

Niente bambole, niente musica, niente favole, niente abbracci, niente sguardi, niente coccole. Un giorno il papà, Alessandro ed io ti abbiamo tenuta stretta, obbligandoti ad ascoltare una favola dolce che non fosse né dolorosa da farti male, né spaventosa, ma divertente. Alla fine hai smesso di urlare ed hai ascoltato. Per i filmetti la stessa cosa; so che hai letto tutti i libri divertenti e che prima di addormentarti ti rilassi con Braccio di Ferro..

Quanti stratagemmi, che fatica. Però questo lavoro in sinergia dava piano i suoi frutti.

Ma non abbastanza, Lisa. Tu non avevi proprio il comportamento degli altri bambini della tua età. Non gli stessi loro interessi Non la tranquillità. Decidemmo di accettare il suggerimento della psicanalisi: Tre e poi due volte la settimana, a Venezia. Fu un percorso lungo, doloroso , durante il quale uscisti dalla situazione "protetta" della scuola elementare per una Scuola Media inadeguata.

E dopo, che fare? Non c'era molto da scegliere. Potevi solo frequentare "sartoria" alla Scuola Professionale di Lancenigo. Un corso "intermedio" che prevedeva l'integrazione durante le ore di laboratorio. E l'anno successivo finalmente una situazione migliore , sempre con un corso "intermedio" a Fagarè, dove potevi fare grafica e disegno. Fu un anno bello, ma non durò, perché l'anno dopo il tuo corso si trovò isolato (confinato ai piani superiori) senza più un progetto interessante e per te ci fu l'interdizione ad accedere all'aula di disegno.

Proprio Così. Ricordi Lisa la tua disperazione? Tu volevi disegnare con gli altri, ma ti era negato.

Ci telefonavi da scuola ed era tutti i giorni la stessa richiesta: "Quando posso fare grafica?"

Il tuo papà ed io non abbiamo mai provato tanto dolore e rabbia e senso dell'impotenza. Credimi Lisa, il tuo papà ha fatto proprio il massimo. Ma ti chiedo lo stesso scusa, figlia, per tutto questo. Io ho capito sai che cosa ti ha portata a perdere il controllo a scuola. So che hanno chiamato l'ambulanza... Un'altra volta (tu io sai) hanno minacciato di denunciarmi ai carabinieri.

Quanto male nel vedere la sera il tuo corpo pieno di botte; la conservo ancora la certificazione della tua dottoressa per la sospetta frattura al naso. Non bei ricordi, non un amico in quella scuola. Spesso mi hai chiesto e me lo chiedi ancora, se avrebbe potuto salvarsi dalla overdose il compagno di quella scuola se i professori lo avessero aiutato di più. Io ti rispondo che forse non ce l'avrebbe fatta comunque. Se gli fosse stata data l'occasione di parlare con te, di diventarti amico.. forse... avrebbe capito che ci sono altri valori per cui vivere.

 

Più tardi la vita ti ha portato il più grande dono: l'amicizia.

E a questo punto che fare? Ti rammenti il colloquio con la dottoressa Chiara? Saltavi e urlavi spaventata che non volevi proprio sentir più parlare di scuola: poteva capitarti che ti piacesse parlare con i compagni e quelli ti trattavano male, o peggio ti picchiavano, (ma di questo avevi imparato a tacere) o ti facevano alzare dal posto vicino a loro nel tragitto scolastico, quando non ti mettevano in ridicolo con malizie per te senza senso(che io ti decodifico). "...Io non ci so fare.., non posso avere successo !" , insomma volevi chiudere là. ( Mi racconti che qualche volta ti capita ancora in treno che delle compagne ti dicano: "Vai via, qui è occupato", ma subito aggiungi: "Sai mamma, è perché sono stronze!")

Con calma, pazienza, ella ti spiegò che c'era ora una scuola professionale a Vittorio Veneto con compagne simpatiche e professoresse felici di accoglierti, che avevi la possibilità di fare una prova, di scegliere; che la scuola non era pesante.

LA SANAZIONE. GRAZIE

E' durata due anni. E intanto andavamo a Venezia, tre volte la settimana. Hai cominciato nell'ultimo anno delle elementari.

Ricordi, Lisa, le tue inquietudini, le notti insonni, la tua rabbia, i tuoi rancori; le ore e ore passate a montare a neve il sapone e a fare gli schizzi con l'acqua per calmarti? Prima, per tanto tempo, i tuoi silenzi, poi le domande ossessive, la pretesa di risposte definitive , di certezze che neanch'io avevo: La tua rabbia verso di me che non "volevo " darti le soluzioni sulla morte, la vita, Dio, il male, il dolore, la separazione: Ricordo bene, chissà perché, il giorno che insistetti perché ti allacciassi le scarpe: ti scagliasti furente verso di me, spiegandomi che non volevi farlo da sola, " per non prenderti delle responsabilità nella vita" e che "scegliere" ti era proprio impossibile.

Già, perché dopo i1 tuo silenzio, ora c'erano le parole, ma erano soprattutto di "pretese", e di "rancori . E io ne ero sommersa e qualche volta mi sentivo travolta. Poi un giorno con sorpresa scoprii che era a me che speravi di assomigliare fisicamente ed altri segnali ancora mi desti del bene che non volevi dirmi.

Intanto al congresso de L'Aia del 1992 ascoltai la straordinaria americana Temple Grandin, docente universitaria , spiegare il suo autismo in una conferenza. Venni anche a conoscenza della "teoria della mente" ed altre informazioni che prima non avevo. Fu per me stupefacente. Pensai di potermi dare delle risposte... .Mi parve di capire il motivo della tua "rabbia" nei miei confronti: un grande malinteso" che a poco a poco si andava sanando. Tu, come bambina autistica, non potevi capire che quando ti lasciavo, sarei tornata; per te non esisteva la "fantasia" del ritorno, ma ogni volta e sempre la catastrofe dell'abbandono.

Ti ricordi a Troina in Sicilia , dove ci siamo fermate per la prima volta per 12 giorni il clima di rispetto e di pace che c'era nonostante fosse un luogo di sofferenza?

Ero stata spinta a fare per te degli accertamenti diagnostici perché c'erano delle ipotesi nuove sull'autismo; il disturbo agli occhi di cui ti lamentavi , gli "abbagli verdi" ("ipersensibilità ai neurotrasmettitori della retina" mi avevano detto a Treviso, facendomi sobbalzare sulla seggiola) avevo letto nel bollettino dell'ANGSA che poteva essere un segnale in quella direzione. Ma non ne è emerso nulla di particolare. Non ancora.

E intanto e sempre il colore , il disegno, le collane meravigliose con i pendagli, ore e ore a scrivere e disegnare "i pensieri magici" le parole rituali: "cucinocucinino e i bellissimissimi più bellissimissimi " . Ed era tutto strano, affascinante, misterioso, ma inquietante. Un giorno in montagna, mentre con il tuo papà studi le cellule, - è il primo anno dell’ Irtituto d’Arte – mi consegni un disegno che mi lascia stupefatta : è tutto là il mondo che ti circonda e che stai vivendo : quello interno e quello esterno : nei simboli, nella forma, nel colore, nell’armonia. E ancora nei tuoi disegni appare tutta la magia del tuo spirito contemplativo.

Li conservo tutti i tuoi disegni (e tu i tuoi diari con i pensieri magici ), fin da quando eri piccola erano bellissimi e strani. Sono la storia della tua evoluzione.

Ti ricordi quando, come ti avevo promesso, ci siamo alzate all’alba per vedere le stelle andare e ad ascoltare i galli cantare ? Abbiamo depositato con cautela le biciclette sulle mura e proprio quando siamo giunte all'isoletta di Porta 5. Tommaso hanno cominciato a cantare e tu eri soddisfattissima (figurati io) , ma non sorpresa. Non potevano esserci dubbi su quello che ti promettevo. E la traversata in camper in Grecia, te la ricordi, sveglia tutta la notte accanto al papà per vedere la luna.

Tutto questo era facile darti, ed è ciò che rende ricchi solo chi sa cogliere. E tu sei la più ricca della terra. Questo potevamo darti noi quando d'estate lontano dalla scuola, c'era per te l'inevitabile e per noi dolorosissimo isolamento. Troppo sole d'estate te ed io.

Però avevi anche imparato a giocare, pure con le bambole, le barbie, ma prendemmo anche quelle rimaste nelle scatole chiuse in armadio per lunghissimi anni..

Cominciasti a guardare la TV , a seguire i programmi dei bambini e poi Cristina D'Avena (quanta compagnia ti facevano i suoi programmi, che fatica reperire tutte le sue cassette arretrate, quante ricerche !) e poi ad appassionarti ad Eros Ramazzotti, alle sue canzoni . . mamma, ti piace di più coi capelli lunghi o corti ?"

Sergio, gentile e fermo, ti teneva impegnata per due pomeriggi la settimana con le lezione di pianoforte. Che gioia ascoltare incredula, dietro la porta, la tua voce uscire chiara e modulata nei solfeggi cantati ! Quanta soddisfazione vedere l'orgoglio di tuo fratello, nel sostituirsi a Sergio e invitarti a prepararti con lui per un concertino di chitarra - pianoforte!

E arrivò il momento di sognare, di osare di sognare, e il momento dei sogno che si fa realtà con il primo giorno di scuola all'Istituto D'Arte di Vittorio Veneto.

E un mattino radioso mentre ti accompagnavo a Scuola in macchina con Rochy che scodinzolava e i monti colorati di rosa ci venivano incontro, mi sussurrasti (tu che non sai sussurrare): "Mamma.. mamma... Ho bisogno di chiederti una cosa. Ma tu non ti devi arrabbiare...."

Ti incoraggiai a continuare con una lieve pressione della mia mano sul tuo braccio (non sulla tua mano!') "Se tu sapevi che io nascevo autistica, mi avresti abortito?"

Non c'era ansia, ma armonia, complicità, tenerezza.

"Grazie Lisa, grazie per questa domanda, la risposta tu la conosci già, ma sono contenta per l'occasione che mi dai per dirtelo. Certo che no, sono la madre più fortunata della terra".

Amore mio, te lo ripeto adesso, sono la madre più fortunata della terra. Sono orgogliosa dite. Il tuo terzo nome è Benedetta . Lisa Anna Benedetta; ti ricordi che te lo dissi tanto tempo fa quando mi chiedesti: "Sono benvoluta? "( chissà perché continui a chiedermelo in questa maniera! ) Ti chiami Benedetta anche se questo non compare dalle carte.

Essere autistici è come possedere una radio "starata" con segnali distorti e disturbati, dove il rumore è più rumore, il silenzio è più silenzio e il dolore è più dolore. Mi chiedi sempre: "E il progetto per l'autismo?", perché ti interessa e ti sei dichiarata disponibile a fare la tua parte e dare il tuo contributo.

Ti preoccupa che qui da noi non ci sia un centro di servizi per l'autismo, neppure alcun orientamento per informare. Questo è tanto ingiusto quanto assurdo oltre che un grande spreco.

Cara figlia, ricordo con emozione il giorno che sono entrata nella tua camera e ti ho sorpresa per la prima volta a piangere in silenzio sotto le lenzuola: mi avrebbe fatto meno male sentirti gridare: ma ho chiuso piano piano la porta dietro di me ,lasciandoti prenderti cura del tuo dolore. Ma ti voglio dire di quella sera, (non è passato proprio molto tempo) che, dopo avermi voluto parlare dei tuoi sogni più segreti, ti sei addormentata con la testa sulla mia pancia e per la prima volta ti sei abbandonata con la fiducia di chi si può consegnare : mi sono sentita ripagata di tutti gli abbracci mancati. Quella notte la felicità è stata troppo grande per poter dormire.

 

Da Burgos maggio 1997

N.B. si può divulgare previo consenso di Lisa.

 

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