Dalla Guarda e il pennello inutile
Girolamo Dalla Guarda, Segno Poetico -
Opere 1980-1998
La
rassegna presentata il 12 giugno a Vicenza, che rimarrà aperta fino al 12 luglio nei
suggestivi spazi della chiesa di S. Giacomo, comprende le opere del pittore vicentino a
partire dagli anni Ottanta, fino alle più recenti creazioni della fine degli anni
Novanta. Il percorso in senso temporale di questo itinerario permette, a chi lo conosce da
più di trentanni, da quando cioè ha iniziato la sua carriera, di rendersi conto
del vistoso mutamento intervenuto nellattività artistica di Girolamo Dalla Guarda.
Dalle grandi e coloratissime tele
dallespressionismo violento e fantastico, ai bruni silenziosi e smorzati
dellultima produzione. Anche se in alcune serie delle opere recenti talora il colore
si riaccende per prendere, nuovamente, il sopravvento, sono anche le misure ridotte dei
dipinti di questi ultimi anni che danno la sensazione del contenimento, di una
espressività che non vuole più espandersi nella dimensione fantastica e nella traduzione
mitica della realtà, quanto piuttosto narrare una realtà attuale e vera, afferrata nella
flagranza immediata del suo compiersi.
Figure senza volto abbandonate nella lettura, abbracci indistricabili di amanti, volti
intenti, come quello di "Alice" - ma più spesso deformati da uno spinto
espressionismo baconiano - a volte senza un nome ma con una storia nel vissuto recente
dellartista, popolano le carte dipinte degli ultimi anni, trascorsi quasi sempre
allestero, nel quartiere londinese di Soho, a Parigi e soprattutto nelle Channel
Islands, affacciate sulla costa nord-ovest della Normandia.
Lincontro
con questi luoghi e con i loro abitanti, hanno segnato profondamente levoluzione
della pittura di Girolamo Dalla Guarda, sia nella tecnica sia nei contenuti. Il supporto
su cui narrare le sue nuove vicende è divenuto, con sempre maggior frequenza, la carta;
sottile e meno pregiata della tela, che facilmente si impregna dei pastelli ad acqua stesi
a secco e poi ripassati con le dita umide. Anche il gesso viene molto utilizzato, assieme
a ditate di fondi di caffè, di tè, di vino, alle schegge di legno combusto raccolte
direttamente dal fuoco spento, che, strofinati a ditate, assumono molteplici tonalità di
grigio e di nero. I pennelli sono stati abbandonati, infatti, quasi lesigenza
espressiva dellartista fosse quella di accorciare le distanze tra il suo corpo, le
sue mani, e la superficie da dipingere, in un desiderio di contatto diretto tra il dentro
e il fuori di sé.
Luso dellacquerello è, anche
questo, un segno del distacco dalla materia più concreta e terragna, una volontà di
mischiare, con lacqua, gli umori della mente che vengono immediatamente bevuti dalla
carta ed in essa si fissano con immediata determinatezza, pur mantenendo i loro contorni
vaghi: da un lato affrancati dalla necessità di essere in una sola ed unica misura,
dallaltro incancellabili, nella loro sostanza, ed indissolubilmente fusi con
lintimo impasto della cellulosa del foglio.
Giovanna Grossato |