E il museo d'Europa
aspetta il Veneto
L'anno scorso
Austria, Regione e Museo Casabianca di Malo si erano accordati per una mostra itinerante
storico-artistica sulla Grande Guerra. Budget: 84 milioni da dividere in due. Ora è tutto
pronto, ma da Venezia sono arrivati solo 12 milioni. Per i soliti ritardi e per le beghe
politiche. E intanto il funzionario austriaco che ha curato il progetto chiede
spiegazioni. E spera
"Io non capisco, perché tanto
tempo?" sospira Aldemar Schiffkorn. Per lui, 52enne responsabile relazioni con
l'estero dell'ufficio cultura dell'Alta Austria e componente della Commissione cultura
dell'Alpe-Adria, quello che per noi italiani è l'assoluta normalità è un mistero. Cioè
aspettare gli infiniti tempi e insondabili modi della burocrazia. Il suo cruccio? Il
progetto di una mostra artistico-storica sulla prima Guerra Mondiale, nato dalla
collaborazione tra il museo della grafica "Casabianca" di Malo, la Regione
Veneto e l'Austria. Dove tutti sono pronti meno, guarda caso, il Veneto.
Quanti miliardi deve scucire? Nessuno: 40 milioni.
Si, perché sono appena 84 i milioni di budget da dividere a metà fra Austria e Venezia.
Una cifra modesta per portare in giro per l'Europa reperti e oggetti della Grande Guerra
assieme ai lavori "a tema" di artisti di una decina di Paesi diversi. Invece
"io che sono amico di Italia e so cosa non va in vostre cose, stavolta non
capisco..." commenta Schiffkorn. E prova a spiegare: "Dall'autunno del '90 ho
cominciato a collaborare con il museo Casabianca di Malo, conosco anche l'artista
vicentino Pino Guzzonato. Tre anni fa, per l'80esimo della Guerra Mondiale, ho visto una
mostra a Thiene di oggetti di soldati. Piccole cose, umili: una penna, le scarpe. Mi ha
colpito molto. So che sembra strano, ma in Austria non sappiamo niente di queste cose,
perché la guerra non si è combattuta da noi".
Così l'idea: mettiamo assieme Italia e Austria, con
la collaborazione di Slovenia, Ungheria ed ex Jugoslavia, per ricordare i tanti caduti
sulle frontiere del '15-18. "Niente romanticismi o eroismi - precisa l'addetto
culturale austriaco - Anzi, una critica politica. E un appuntamento artistico. Il nome?
'Retrovie e Avanguardia dal 1918 al 1948'. Si inizia con un seminario. Poi, a tappe magari
biennali, si va a visitare su un luogo storico importante della Prima Guerra in varie
regioni, come il Pasubio. Con otto artisti italiani, otto austriaci e otto europei, oltre
a studenti e anziani. Tre mesi più tardi gli artisti presenteranno in una mostra
itinerante le loro opere. Tutto a partire da quest'anno, 80esimo della fine della
guerra".
Almeno questa era la speranza. Perché dopo tanti
sorrisi e strette di mano durante un incontro in Austria l'anno scorso con il presidente
del Consiglio regionale Lia Sartori ("Era entusiasta") e controvisite nel
Vicentino, dal Veneto è silenzio totale. Non un documento ufficiale, una nota scritta che
impegni la Regione a pagare la sua quota. Anzi no, c'è una lettera di un mese fa:
"Dicono che intanto possono offrire una parte, 12 milioni, per i cataloghi -
ri-sospira Aldemar Schiffkorn - E il resto? Come si fa a preparare una mostra senza sapere
se ci saranno i soldi? Ci sono le spese, bisogna ospitare gli artisti. Insomma mi sembra
incredibile: possibile che nella Regione Veneto non ci sia nessuno che può dire 'bene,
finanziamo il progetto con gli austriaci'?".
Bella domanda: sapesse quante ce ne siamo fatte di
simili davanti a sportelli, uffici pubblici, impiegati, poste, ferrovie. Mai disperare
però. Allora che fine avrà fatto il progetto Veneto-austriaco? In Consiglio regionale,
dicono, proprio a guardare non sono stati. Magari prendendola un po' alla larga, ma hanno
dato l'ok e preparato la loro relazione per la Giunta, unico organismo che può decidere
finanziamenti e contributi. Anzi. Antonio Politi, responsabile delle relazioni esterne del
Consiglio regionale, spiega che sono andati oltre: "La competenza è della Giunta,
noi non possiamo decidere contributi. Ma comunque abbiamo 'aggirato' il problema: nella
lettera spedita ai colleghi austriaci diciamo che siamo disposti ad integrare la cifra,
cioè compriamo cataloghi per 12 milioni. Il resto è tutto nelle mani della Giunta, e
presumo porteranno in fondo la cosa. I tempi? Chi lo sa, ci sono anche problemi
generali...".
Gli austriaci si devono rassegnare: i "problemi
generali" a cui accenna Politi sono le battaglie politiche in atto in Regione.
Comunque sia il responsabile della direzione generale della cultura in Giunta, Tabaro, la
documentazione l'ha ricevuta: "Si, ma da pochi giorni. Quando verrà discusso in
Giunta? Eh, non saprei. Minimo un mese, ma temo ci vorrà di più. Settembre, forse. E'
anche un brutto momento, c'è confusione politica. E poi anche l'Austria ci ha mandato le
carte in ritardo, le aspettavamo ancora ai primi di aprile...".
E così herr Schiffkorn ora sa il destino del suo
progetto. Che probabilmente si farà, ma "all'italiana": cioè senza sapere
quando. L'unica consolazione è che i princìpi ispiratori della mostra restano:
"Perché vogliamo questo progetto? - dice Schiffkorn - Per creare una coscienza
storica nuova, così come è nuova l'Europa che arriva. Invece a fine anno riusciremo a
fare solo il seminario, perché senza i soldi il resto va rimandato. Peccato per
l'anniversario perso. E poi come si dice qui da noi, quando l'Austria ha perso la guerra e
se n'è andata vi ha lasciato la peggiore eredità: la sua burocrazia". Che ora si è
vendicata. Però, chissà perché, saperlo non dà una grande soddisfazione.
Alessandro Mognon
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