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VICENZA - Artisti in "Trastevere"

trast1p.jpg (27482 byte)Al di là del fiume, secondo la migliore tradizione romana o parigina, sabato 5 e domenica 6 settembre artisti Vicentini espongono "en plein air", nel suggestivo quartiere di S. Pietro, effettivamente un po’ trasteverino, le loro opere. Per l’occasione tiene aperto il portale anche il prezioso oratorio dei Boccalotti e mette in mostra ai visitatori altre pitture d’altri tempi.

Come sempre in questi casi, si alternano lungo i marciapiedi della via cose interessanti ed altre più scontate; abilità tecniche ed esecutive e ricerche nuove; déjà vu e discreti elementi d’arredo.

Ecco, ad esempio, alcune originali sculture in legno di Thomas J. Jansing, tra cui un doppio pannello con Adamo ed Eva che si affrontano ad angolo retto.

Ecco le figure di Maria Grazia Filippetto, che da un grafismo piatto del segno riescono a trarre una volumetria essenziale, colorata ed esotica.

L’opera di Giovanna Lupi riassume aspetti solo apparentemente dicotomici dell’arte: il realismo figurativo e l’astrattismo puro. Persino una piccola scultura, che sembra originata da un sasso di fiume, riunisce in sé altri due termini dialettici: volume e bidimensione pittorica, mostrando anche due facce della realtà, una femminile ed una maschile.

Difficile sottrarsi al fascino delle creazioni cinetiche ottenute col doppio pendolo del fotografo Franco dalla Pozza: eventi grafici nati dalla sintesi tra la precisione meccanica e il caos.

Tra i più veri, in termini artistici, di questa rassegna sono forse i "galli" di Arci Persano. Se Arci sta per Arcangelo, l’artista ha in comune con le sue creature gallo1p.jpg (14009 byte)ali coloratissime per volare alto; la breve tangente somiglianza finisce qui, perché poi, i suoi galli sono dotati di rutilanti creste simile a corone regali e di zampe artigliute e di becchi dai sorrisi sornioni. Essi sembrano molto contenti di trovarsi nel coloratissimo mondo inventato per loro da Persano ("Mi annoiavo del mondo e ne ho inventato uno nuovo" - dice. E intanto disegna veloce, su un pezzo di cartoncino malconcio con un pennarello, per Nautilus, un gallo). I suoi dipinti esposti, inseriti in cornici spesso, anche quelle, opere del pittore, sono quasi tutti oli o pastelli del ’97 e quasi tutti recano in un angolo un segno a forma di pettine che ricorda i tetradenti di Capogrossi. Ha forse un valore simbolico? No. E’, molto più semplicemente, una "E", un richiamo all’Europa unita. Così questo tarantino, artista da sempre, anche quando doveva fare un lavoro "vero" per campare, prestato a Vicenza da trent’anni, inventore unico, originale ed indiscusso di galli (superando d’un balzo l’annoso problema sul chi, tra uovo e gallina, debba essere esistito per primo), si scopre avere anche un’attualissima vocazione europeista.

G.G,

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