Rovinati
dall'eredità
E' sempre difficile analizzare i motivi
di una sconfitta elettorale. Abbiamo chiesto comunque ai protagonisti della coalizione di
centrosinistra di analizzare le cause della debacle contro il Polo per la poltrona di
sindaco. E tra qualche opinione divergente, su una tutti concordano: "Abbiamo pagato
gli errori dell'ultima crisi"
In fondo analizzare i motivi di una sconfitta è difficile
quanto prevederli. Perché spesso si tratta di punti di vista: le prove, con poche
eccezioni, non ci sono mai. Si può discutere, ipotizzare: chi, oggi, può dire con
certezza come mai Giorgio Sala e il centrosinistra sono usciti perdenti dal ballottaggio
per la poltrona di sindaco? Forse nessuno. Però si può provare. Cercando di spiegare
perché dopo un primo turno di voto che aveva visto una differenza minima tra le due
coalizioni (il 33% di Sala contro il 35% del centrodestra di Enrico Hullweck), lo spoglio
dei primi seggi al ballottaggio aveva già indicato che non c'era più storia: successo
del Polo, mesta ritirata del quasi-Ulivo. Allora cosa non ha funzionato? Rispondono Gianni
Rolando dei Ds vicentini; Vincenzo Riboni, segretario cittadino del Ppi; Luca Romano del
Movimento Nordest; infine l'ex candidato sindaco Giorgio Sala.
Gianni Rolando: "C'è un mix di
elementi. Partiamo dall'esperienza della giunta Quaresimin: si è trattato di una rottura
drammatica dovuta al massimalismo di alcuni. E' mancata la stabilità, la concretezza e la
solidarietà in consiglio. E questa immagine è rimasta. Tra l'altro a suo tempo
Quaresimin vinse con l'aiuto della Lega e della formazione di destra della Giacobbo.
Questa volta invece il centrosinistra, che ha ottenuto un buon risultato al primo turno,
non è stato capace di allargarsi. Anche perché c'è stato poco tempo per convincere
l'elettorato della Lega. Insomma bisognava discutere di più, mediare, parlare di
federalismo forte e autonomia regionale". E perché non l'avete detto nelle riunioni
pre-elettorali? "Il comitato di sostegno ne ha parlato. Ma forse il candidato doveva
esporsi di più verso la Lega. In più, secondo me, era necessario distinguersi di più
dalla lista del Polo, sottolineare con forza che noi eravamo il centrosinistra e loro una
destra-destra, che Vicenza ha una tradizione democratica. E che è medaglia d'oro della
resistenza...".
Vincenzo Riboni: "Mah, la causa principale della sconfitta è che usciti da un fallimento,
con la giunta Quaresimin, è stato difficile riconquistare la fiducia dell'elettorato. E
poi probabilmente l'elettore voleva un cambiamento più evidente. Chiunque fosse. Certo
nel 1° turno l'indicazione del voto è andata ai partiti. Poi al ballottaggio è scattata
una molla misteriosa. Forse, con l'inevitabile senno di poi, una volta puntato sui partiti
nella prima fase era meglio farli poi "scomparire" nella seconda. E magari porre
in modo più robusto la linea politica. La Lega? Forse andava maggiormente esplorato lo
spazio "leghista". E forzato di più il rapporto con il Carroccio".
Luca Romano: "Il motivo numero uno
del ko è che non si è data la sensazione che eravamo uno schieramento
"diverso" da quello precedente, quello di Quaresimin per intenderci. Se devo
dire la verità, ho sentito che eravamo spacciati quando Popolari e Ds hanno messo in
lista i vecchi nomi. Così il Polo ha avuto buon gioco. Lega ignorata? Forse abbiamo
sbagliato qualcosa. Però il voto è anche frutto della paura della frammentazione
politica, l'elettore ha premiato le posizioni 'sicure'. Come la questione
immigrazione". Il Movimento Nordest è andato malissimo: ha chiuso? "Non siamo
stati capiti. Ora la nostra linea è tutta da ridiscutere. E chi sbaglia paga".
Giorgio Sala: "Cosa non ha
funzionato? Che il nostro progetto di cambiamento, l'idea di mettere vicino la mia
esperienza e credibilità ad una classe dirigente nuova, non è transitato. Insomma non è
stata ritenuta una proposta credibile. Chissà, forse un difetto di comunicazione, o forse
il messaggio della coalizione coincideva con la precedente "coalizione della
crisi". Quanto alla questione della Lega, non capisco: ci sono stati incontri,
contatti. Ma da parte loro non c'era la disponibilità ad un appoggio aperto. Se non le
dichiarazioni anti-Hullweck di Bossi e Stefani. Bisognava parlare di più di federalismo?
Ma no, non c'erano problemi di questo genere. Se poi dicono che sono stato troppo prudente
sulla linea politica e sulle differenze, si vede che è stato un duello di solo fioretto.
Se qualcuno voleva la sciabola, comunque, poteva farlo".
a.m. |