È l'ora dei comunicati, dalle parti del
centrosinistra e più in là. I partiti dell'area che a livello nazionale sostiene il
governo faticano ancora a parlarsi direttamente e si affidano ai messaggi "a mezzo
stampa" (e a chi, nelle segreterie, è capace di decifrarli). Nel giro di
ventiquattr'ore ne hanno sfornati uno ciascuno i Verdi, Rifondazione comunista e i
Democratici di sinistra della Quercia, tutti reduci dalle verifiche interne sulla partita
Comune che stanno giocando.
Due i temi sui quali i partiti si scambiano segnali: i confini dell'alleanza che
potrebbe costituirsi e la sorte dell'autocandidatura di Fernando Bandini, finora più
gradito alla sinistra che al centro dell'area ulivista, secondo Rifondazione
"votabile" appena qualche giorno fa e oggi classificato "prigioniero"
dei moderati (contro i quali i comunisti-Prc accentuano i toni della sfida).
Verdi "ecumenici". Appena riaccostatisi al tavolo dell'Ulivo - dopo quattro
mesi di separazione cominciati nei giorni della sfiducia orchestrata contro Marino
Quaresimin - i Verdi confermano prioritariamente, in questa fase, la loro preferenza per
"un ampio schieramento che partendo dall'Ulivo comprenda adesioni dell'elettorato
cosiddetto di centro, come pure di Rifondazione e di Sinistra democratica". Tanti
insieme, insomma, per tentare a Vicenza l'operazione riuscita a Massimo Cacciari sindaco
in Laguna.
A corredo della dichiarazione del loro segretario Antonio Albanello, i Verdi vicentini
hanno diffuso una nota nella quale fanno urgenza ai possibili alleati per trovare - se non
fosse Bandini "un candidato dotato dell'autorevolezza indispensabile a
coagulare i diversi apporti provenienti dall'Ulivo, dalle forze progressiste senza nessuna
esclusione pregiudiziale e dalle forze riformiste e federaliste". Una citazione
generica, quest'ultima, che potrebbe valere per i neosocialisti Sdi, per Nuovo Progetto e
per il Movimento Nordest. A patto sempre che tutti questi ultimi si sentano interlocutori
della sinistra.
Rifondazione fa fretta. Il segretario provinciale comunista Luciano Ceretta torna a
incalzare gli (ex?) sperati partner del centrosinistra chiedendo decisioni rapide e
intanto - intravvedendo l'eventualità di un'esclusione apre il fuoco di sbarramento
contro "Bandini che paga il dazio ai Popolari". Un attacco che rischia di
trasformare l'esclusione da possibile a sicura con inevitabile frattura insanabile a
sinistra.
Rifondazione vede già Bandini "sindaco sotto tutela, con alle costole vicesindaco
e assessore all'urbanìstica del Ppi". Sarebbe il segnale sostiene Ceretta, "che
nulla è cambiato con le forze progressiste di nuovo succubi dun centrismo
virtuale". E allargando il fossato rispetto a Ppi e alleati - quasi cercando
loccasione di un nuovo scontro il segretario aggiunge una rivendicazione
tutta in positivo delloperazione anti-Quaresemin: "la nostra disponibilità a
contribuire al cambiamento si scontra con un ritorno a quel recente passato che ci ha
visto assertori della sfiducia a Marino Quaresemin".
Quercia "Misteriosa". I Democratici di sinistra hanno ancora in corso il loro
dibattito sullappoggio o meno a Bandini, sul legame più o meno stretto con il Ppi,
sullaccettazione o no di una candidatura popolare per Palazzo Trissino. Finora non
hanno scelto . Parlano di necessità che "le forze di centrosinistra si presentino
unite, con un unico programma e un unico candidato sindaco". Dicono che questo dovrà
essere "espressione unitaria e concorde" della coalizione possibilmente
"allargata ad altre forze democratiche e a liste espressione della società
vicentina". Tengono buono il "nucleo costitutivo delle forze dell'Ulivo".
Ma non possono ancora permettersi di scegliere.
Per sbloccare la situazione la proposta della Quercia - obbligata a far la misteriosa
sulle proprie preferenze stanti le diversità di vedute dai "rami alti" dei capi
cittadini e provinciali - è di allestire "un tavolo permanente di confronto tra
tutte le forze" (quali non è indicato), dove confrontare opinioni e suggerimenti sul
candidato sindaco da scegliere. Su Bandini, per il momento, neanche una parola, anche se
si sa che piace a molti dentro il partito.
Dopo il rimbalzo sulla sponda del Polo - prima l'intesa per un'alleanza civica" a
destra, poi la lite interna il tramonto della sperata candidatura di prestigio, l addio ad
An e Forza Italia - la trottola del Movimento Nordest sta adesso cercando un nuovo
orientamento nel non piccolo caos della politica cittadina. A dare una mano ai vicentini
arriva stasera il leader Massimo Cacciari. Alle nove, nella sala riunioni della Camera di
commercio, il sindaco-filosofo veneziano converserà in un'assemblea aperta sulla riforma
federalista dello Stato "a partire dai Comuni" e su come "rimettere in
movimento la Vicenza del non-voto". .
Luca Romano, riferimento del Nordest a Vicenza e tra i dirigenti del partito veneto,
commenta la situazione in vista delle elezioni rifacendosi all'analisi che già tre mesi
fa Dino Menarin - direttore dell'Associazione Industriali corteggiatissimo per la corsa a
sindaco - esponeva per dire subito il suo "no . la tripolarità elettorale
Polo-Lega-Ulivo non dà a nessuno la garanzia di una governabilità strategica della
città. Ma a differenza di Menarin, Romano fa politica e non può limitarsi all'analisi...
- E quindi?
"Quindi come Nordest proponiamo una coalizione di impegno civico".
- Nella quale vedreste bene chi?
"La proponiamo intanto a quell'area che si sente autonoma dalle formazioni
nazionali: Progetto per Vicenza Nuovo Progetto ogni altro gruppo che abbia autonomia. E la
proponiamo anche a chi nei tre poli maggiori creda davvero in una diversa cultura di
governo locale".
- Questa è la vostra ormai famosa "apertura a 360 gradi": ma è davvero
possibile superare, ''sulla base dei localismi, le grandi distinzioni
progressisti-conservatori o federalisti secessionisti?
"Per noi sì. È necessario per battere tutti i conservatori che ci sono dentro le
altre formazioni".
- Ma riuscireste a far convivere anime così diverse, con i personaggi che ci sono e
provengono à percorsi, rancori e progetti che li mettono in concorrenza piuttosto che in
alleanza?
"Le rotture dovrebbero attraversare i tre poli proprio per questo. Ad esempio: che
senso ha loperazione di Fernando Bandini che prova a mettere insieme a
centrosinistra chi non è riuscito a far vivere lAmministrazione Quaresimin? E
meglio separare chi vuol cambiare da chi vuol conservare, E qui che la strada del Nordest
si divide da quella di Bandini...".
- Un'aggregazione mista, una gran macedonia di provenienze, può garantire unitarietà
di governo alla città?
"Si se ci sono presupposti chiari per una governabilità autentica e non fittizia.
Daltronde questo è quanto chiedono i poteri reali della città che non guardano
agli schieramenti ma alla concretezza dei programmi e alla compattezza di chi li deve
realizzare".