"Altre candidature rischiano di riproporre i contrasti che hanno fatto cadere la
giunta Quaresemin"
L'esordio è fissato martedì ai Chiostri di Santa Corona: Fernando Bandini ha
chiamato i supporter della prima ora e un bel po' di possibili ma non sicuri amici. Sarà
interessante vedere chi ci sarà e soprattutto chi non ci sarà. Appuntamento alle nove di
sera, un appuntamento probabilmente già decisivo.
Perchè la questione è chiara: se il politico-poeta non avrà fatto breccia entro
brevissimo tempo nei cuori partitici delle due sigle che contano nel centrosinistra, Ppi e
Ds, la sua proposta rischia di trasformarsi da coraggiosa a temeraria. Con il solo
sostegno della sinistra tutta o mezza fuori Ulivo (gli stanno dicendo "sì"
finora soltanto Rifondazione, Sinistra democratica e alcuni tra i Verdi), la sua finirebbe
col presentarsi come una candidatura da Fronte Popolare post-bellico, assolutamente senza
prospettive elettorali. Ci ironizza sopra lui stesso, per escludere decisamente
1'eventualità, rispolverando il cliché del '48:"Magari come simbolo un bel
Garibaldi
"
E al centro sinistra Bandini parlerà martedì, con in mente una possibile futura
incursione tra i moderati consentitagli dal pacchetto-firme sulle quali si appoggia, fatto
anche da Vip tuttaltro che sospettabili di sinistrismo. Loperazione che
assomiglia molto a quella riuscita in Campidoglio a Francesco Rutelli: ieri nella sede
della Circoscrizione 1, in una conferenza stampa di presentazione della serata di
martedì, gli stavano intorno sostenitori che si chiamano Marco Todescato e Francesco
Zaupa, architetto e ingegnere ben noti in città, Marina Benedetti Gnesotto vicesindaco
del Pri a metà anni'80 e Renato Camurri della Società di Mutuo soccorso. Un mix
interessante, ma Vicenza non è Roma.
Il rapporto della Lista Bandini con i partiti intanto si trasforma in complementare, in
questi giorni, dopo essere stato piuttosto "antagonista" in avvio: "Mi
rivolgo ai partiti non in maniera polemica, ma tentando di allargare il respiro della
politica cittadina", dichiara il n° 1. Il suo target elettorale "è quello del
centrosinistra: la mia è una candidatura che mira a ricompattare i partiti dell'Ulivo, a
rimettere in gioco i delusi e la folta schiera degli astensionisti". Il programma ha
in testa un punto che più ulivista non si può: "L'applicazione integrale delle
leggi Bassanini, il più formidabile intacco del centralismo statale che sia mai stato
fatto in cento anni".
Però ha davanti una montagna da scalare, Bandini, prima di piantare la bandierina da
candidato con speranze di giocarsi il ballottaggio per palazzo Trissino: l'accidentata
montagna dei Popolari, espressione partitica di un mondo che per la prima volta in
cinquant'anni potrebbe non avere un proprio uomo al comando e neppure in gara. Per questo
pesca nella sua memoria lunga di vicentino attento alle vicende dell'amministrazione per
citare attraverso i nomi di due sindaci e un big della Dc dei tempi illustri - stagioni
cittadine meno tormentate dell'odierna alle quali far riferimento: Antonio Dal Sasso,
Giorgio Sala e Guglielmo Cappelletti interpreti di un cattolicesimo democratico e liberale
che oggi dovrebbe trovar posto sotto 1'Ulivo.
Con Bandini sindaco naturalmente «visto ché oggi non ci sono altre candidature e che
quelle di cui si parla finirebbero per riproporre quella situazione di contrasto che ha
determinato la rottura dell'Ulivo durante l Amministrazione Quaresimin".
Due domande finali, per capire se ci sono e come stanno andando le trattative nelle
retrovie. Con chi andrebbe a governare un Bandini vincitore? Sullo staff assessorile
nessuno sbilanciamento: «Nomi non ce ne sono". Quali condizioni minime lasceranno in
pista il candidato Bandini se non ci sarà la convergenza dell'Ulivo al completo?
L'interessato prende tempo (come stanno facendo i partiti ai quali si appella) parla d:
"condizione ottimnle" riferendosi all'intero pacchetto del centrosinistra e poi
si rifugia nella storia aspettando che gli altri parlino: "Come diceva Napoleone al
momento dun entrata in guerra, prima ci s'impegna, poi si vedrà... ".
Antonio Trentin