Vista da noi italiani è una ricerca sacrosanta.
Macché genetica, virus, cloni, particelle quantiche, buchi neri
e microprocessori: sapere finalmente se quel fuorigioco c’era
o non c’era, questo si che ha un senso. Ma, udite
56-milioni-di-allenatori-nazionali, qualcuno ci ha veramente
pensato. E che qualcuno: un nutrito e autorevole gruppo di
ricercatori dell’università Vrije di Amsterdam, in Olanda.
Uno studio, il loro, finito sulle pagine dell’autorevole
rivista scientifica "Nature".
Per la precisione gli scienziati-calciofili
fanno parte dell’Institute for Fundamental and Clinical Human
Movement Sciences. Non è uno scherzo: sono andati ad
investigare con videocamere, righelli e calcolatori perché nel
gioco del calcio i guardalinee (si, proprio gli assistenti dell’arbitro)
fanno tanti errori (si, le bandierine malamente alzate o
malamente nascoste che tanto fanno imbufalire i tifosi e
ultimamente anche presidenti e allenatori) nel valutare il
fuorigioco (capito bene, il famigerato fuorigioco). Una ricerca
serissima, in realtà, finalizzata a comprendere meglio le
capacità della funzione visiva umana. Ma che ha alla fine ha
messo più chiarezza sull’incubo dei guardalinee. La
conclusione dello studio infatti è (al contrario del fuorigioco…)
netta: anche il più bravo professionista della bandierina con
una vista da aquila è destinato a commettere minimo un 10 per
cento di errori. Non per colpa sua, ma a causa dei limiti del
nostro sistema visivo.
Hanno fatto le cose seriamente, i ricercatori
olandesi: lasciati i laboratori si sono piazzati in un campo di
calcio regolare con tre guardalinee professionisti e due delle
migliori squadre delle giovanili olandesi. Poi hanno simulato
200 tipiche azioni di fuorigioco. Ai lati del campo c’erano
videocamere che oltre a registrare servivano come misura delle
varie posizioni. Una specie di "fotofinish", per
capirci. In più, uno dei poveri guardalinee se ne sgambettava
per la linea laterale con fissata in testa un’altra
videocamera (come la Kiko del film di Almodovar) per avere l’esatta
idea del suo punto di vista a seconda dei suoi movimenti.
Non basta: si sono anche riguardati (assieme ad
alcuni osservatori esterni neutrali) 200 partite dei campionati
‘97-98 delle serie maggiori di Spagna, Olanda, Italia,
Inghilterra, Germania nonché 25 match della Coppa del Mondo ’98.
Risultato: il 9,3 per cento delle chiamate o non-chiamate di
offside era errata.
Per i dettagli delle varie posizioni e i disegni
potete leggere la sintesi della ricerca. Quanto alle conclusioni
i ricercatori di Amsterdam non hanno dubbi: in 40 casi su 200
gli "assistant referees" nel loro esperimento hanno
sbagliato la valutazione. In un senso e nell’altro: segnalando
un irregolarità che non c’era o non segnalando quella che c’era.
Ci sono insomma situazioni, anche molto frequenti, in cui la
visione dell’assistente dell’arbitro è per forza di cose
errata. Per esempio, come succede spesso, quando il guardalinee
è un metro o poco più avanti della linea dell’ultimo uomo. E’
allora che nella sua retina la proiezione delle figure dei
calciatori può risultare alterata rispetto alla realtà.
Insomma è il cervello che "vede" Vieri in fuorigioco
rispetto al suo avversario, anche se non lo è, per una
questione di prospettiva (vedi disegni). O che non vede l’offside
di Inzaghi (che invece c’è tutto) per lo stesso motivo: l’attaccante
sembra o più in avanti del difensore o più indietro anche se
è il contrario. Colpa di madre natura che ci ha fatti una vista
ottima per correre dietro alle antilopi con la lancia, ma non ha
pensato che avremmo inventato il fuorigioco e tanto meno il
football. Anche se in tutti e due i casi i protagonisti sono
mezzi svestiti.
A dire il vero qualche guardalinee (negli Usa)
non è d’accordo: "Qualcosa ci sarà anche – dice - ma
il motivo vero degli errori è la concentrazione: invece di
pensare a quello che vede in quel momento, l’assistente
arbitra "mentalmente"". Cosa suggeriscono invece
gli autori del test anti-errore? Che vista l’importanza del
calcio oggi, soprattutto finanziaria (mah, in Italia di queste
cose non ne sappiamo niente…), un tale tasso di "errori
inevitabili" è inaccettabile. Quindi "servono metodi
alternativi nel giudicare l’offside". Ad esempio più
"allenamento visivo", un terzo guardalinee o il replay
rapido. Non facile, comunque. Ma sognare si può: basta guerre
post-partita sul gol regolare si-gol regolare no. E,
soprattutto, Biscardi senza lavoro.
Alessandro Mognon