APPUNTAMENTI DARTE
VICENZA
– “Lo spazio sacro nel ‘900. Architetture di
Rudolf Schwarz e Hans van der Laan”. Basilica
Palladiana. 15 aprile / 23 luglio 2000
Con
il titolo “ Lo spazio sacro nel ‘900 “si è
inaugurata il 14 aprile nella Basilica Palladiana di
Vicenza una mostra dedicata alle opere degli
architetti Rudolf Schwar e Hans van der Laan.
Fortemente
voluta dalla Conferenza Episcopale Italiana, promossa
da enti quali, tra gli altri, la Diocesi di Vicenza,
il Comune, la Provincia, la Regione Veneto e vari
Istituti Universitari, l’esposizione gode del
patrocinio di associazioni e istituti di livello
internazionale. Si tratta di una mostra di alto
profilo, non solo per l’interessante materiale
proposto, ma anche per il rigoroso allestimento, a
cura di Franco Purini.
Rudolf
Schwarz, nato a Strasburgo nel 1897, completa gli
studi di architettura con il dottorato presso
l’Università di Berlino nel 1923 e nel frattempo
segue a Bonn studi di filosofia, storia e teologia
cattolica, studi che certamente caratterizzano tutta
la sua formazione umana.
Gli
acquerelli e gli schizzi in mostra, prodotti negli
anni in cui Schwarz è allievo e collaboratore di Hans
Poelzig all’Accademia d’Arte di Potsdam, sono già
prova di una ricerca che travalica gli aspetti
puramente formali, per accogliere aspirazioni di tono
spirituale.
L’esordio
professionale di Schwarz è del 1927-1928, quando
ristruttura gli
spazi interni del castello di Rothenfels, rocca sul
Meno che appartiene ad un gruppo cattolico giovanile
dalle forti idealità di rinnovamento. Schwarz vi è
chiamato come architetto nel 1924, mentre nel 1927 la
direzione del castello viene assunta da Romano
Guardini: si salda allora fra il teologo di origine
italiana e il giovane architetto alsaziano
un’amicizia proficua destinata a radicarsi nel tempo
e a produrre altre collaborazioni. L’opera di
restauro rappresenta una soluzione personalissima e di
notevole impatto: la grande cappella chiara,
assolutamente lineare, dove entra dagli strombi delle
finestre una luminosità modulata dalle variazioni
cromatiche delle vetrate di Anton Wendling e in cui
elemento dominante è lo straordinario altare laminato
in argento, sopraelevato
rispetto al bellissimo pavimento “povero”,
racchiude in sé una misteriosa liricità, la qualità
estetica è portatrice di un significato etico.
Qualità
e significato che si ritroveranno poi in tutte le
architetture religiose di Schwarz.
Quella
che forse compendia con maggiore efficacia la
concezione di bellezza pura, sottintesa in Schwarz
alla realizzazione di un edificio sacro, è la
straordinaria chiesa parrocchiale di St. Michael a
Francoforte. La costruzione è a pianta quasi
ellittica, dilatata nella zona del coro in due piccole
absidi laterali. Nessuna divisione dello spazio, non
il transetto né
altre delimitazioni; gli officianti e i fedeli
sono automaticamente coinvolti in un unicum rituale. Alla sobrietà dell’interno fa riscontro un
esterno altrettanto austero.
Al
di là di una breve scansione di spazio, si apre la
mostra dedicata ad Hans van der Laan, architetto e
monaco benedettino, la cui opera, sebbene più
limitata, ben si affianca
per ricchezza di intuizioni a quella di Rudolf
Schwarz., Hans van der Laan nasce a Leiden, in
Olanda,compie studi di architettura
all’Università di Delft ed entra
ventitreenne nell’Abbazia Benedettina di San Paolo a
Oosterhout, dove prende i voti nel 1929, per essere
poi ordinato sacerdote nel 1934.
Nelle
architetture religiose di Van der Laan si intuisce
chiaro il concetto di simbiosi tra gli aspetti della
liturgia e l’organizzazione degli spazi, che
acquista il valore simbolico di una complessa metafora
della creazione.
Anche
per questo architetto costruire il tempio è dunque
l’essenza fondante del fare architettura.
E’
nettamente percepibile il senso di religiosità che
scaturisce dalle sue
realizzazioni: il perfetto rigore dei piani
prospettici, la luce che si spezza e diffonde in
variazioni irripetibili lungo i porticati, il gioco
chiaroscurale dei pieni e dei vuoti replicati in
lunghe simmetrie, le scansioni dei volumi nelle
contrapposizioni dei flussi luminosi, il carattere
tutto del suo lavoro rappresenta un cammino di
perfezione.
L’opera
alla quale Hans van der Laan si dedicò molto a lungo
fu l’ampliamento dell’Abbazia di San Benedetto a
Vaals, durato trent’anni, in cui profuse la grande
ricchezza delle sue intuizioni e la cura severa per
ogni particolare.
Di
notevole interesse artistico, per la complessità e
l’armonia dei risultati, sono altre due splendide
costruzioni: il convento per le suore
francescane a Waasmunster-Roosenberg, in Belgio e
l’Abbazia Benedettina femminile di
Mariavall-Tomelilla, dove ancora l’organizzazione
degli spazi segue canoni di assoluta essenzialità
intrisa di poesia.
La
mostra di Vicenza, che è accompagnata da un catalogo monografico su Rudolf Schwarz e uno
su Hans van der
Laan , editi da Electa, offre dunque il modo di
riflettere su due personalità molto significative nel
campo dell’architettura religiosa, dalle cui opere
si sprigiona l’eco di un’alta spiritualità.
Rudolf Schwarz e Hans van der Laan reinventano le
forme simboliche e metaforiche che negli edifici di
culto esprimono il senso del rapporto con il sacro: la
loro poetica, sciolta dai vincoli dell’attualità,
si fa progetto senza tempo, libero come ogni ricerca
del bello e del vero.
Resy
Amaglio
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