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redarrowleft.GIF (53 byte) Cinema Maggio 2001


I film di Aprile/Maggio 2001 (3)

II parte

Concorrenza sleale {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}

Diego Abatantuono – Sergio Castellitto – Gerard Depardieu - Rolando Ravello Sceneggiatura Furio e Giacomo Scarpelli, Silvia e Ettore Scola Regia Ettore Scola Anno di produzione Italia 2001 Distribuzione MEDUSA Durata 100’

Dopo La cena, Ettore Scola torna al passato con un film emozionante: la prima pellicola italiana dedicata all’applicazione delle leggi razziali nell’Italia fascista. Ambientato nel 1938 Concorrenza sleale è la storia di due negozianti rivali in affari (uno cattolico e uno ebreo) che diventano lentamente amici, mano a mano che la consapevolezza del sopruso della discriminazione degli ebrei diventa sempre più evidente. Una pellicola sulla normalità e sulla banalità del male, interpretata straordinariamente da un gruppo di attori affiatati su cui svetta la presenza di Diego Abatantuono, Sergio Castellitto e di un Rolando Ravello ormai maturo al salto da re dei cortometraggi romani a interprete di prim’ordine.

Honolulu Baby {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}

Maurizio Nichetti - Maria De Medeiros – Jean Rochefort Sceneggiatura Maurizio Nichetti, Richard Haber, Giovanna Carrassi Regia Maurizio Nichetti Anno di produzione Italia 2001 – CIDIF e Rai Cinema Distribuzione MIKADO Durata 90’

Il personaggio di Ratataplan Maurizio Colombo, ingegnere petrolifero, aggiornato ai giorni nostri è – vent’anni dopo – una vittima della New Economy. Sull’orlo del licenziamento viene mandato in Sud America in cerca di qualcosa che non c’è. Apparentemente un modo carino per risparmiare sulla liquidazione da parte della sua compagnia che – per Colombo – significa avere a che fare con una schiera di donne bellissime che abitano in un paese senza uomini.

Divertente e critico nei confronti della nostra modernità fatta di un celibato laico in nome del lavoro Honolulu Baby è un film piacevole in cui Nichetti porta alle massime conseguenze il suo cinema ironico e irresistibile in una commedia semplice e molto diretta. Una pellicola gradevole in cui la bellezza di tante donne e l’ironia buffa di Nichetti si sposano in un coacervo stralunato in cui la commedia surreale prende il sopravvento.

L’ultimo bacio {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}

Giovanna Mezzogiorno – Stefano Accorsi Sceneggiatura e Regia Gabriele Muccino Anno di produzione Italia 2001 Distribuzione Medusa Durata 120’

E’ uno dei migliori film italiani degli ultimi anni, una commedia curata in ogni dettaglio da un giovane e capace regista come Gabriele Muccino che – al suo terzo film – regala al pubblico un piccolo capolavoro di intelligenza e ironia. Una commedia generazionale in cui vengono descritti i trentenni di oggi attraverso le storie che ruotano intorno ai personaggi interpretati da Stefano Accorsi e Giovanna Mezzogiorno. Una coppia di attori straordinaria che ha raggiunto una notevole maturità artistica e che proietta L’ultimo bacio a livelli letteralmente insperati.

Un film italiano in tutti i sensi, perché di possibile ambientazione in qualsiasi città del nostro paese, nonostante Roma sia lo sfondo perfetto per una commedia dal tono internazionale, accompagnata dalle splendide musiche composte da Paolo Buonvino e resa emblematica dalla title track cantata da Carmen Consoli. Nonostante sia – per motivi di opportunità legati alla sceneggiatura – ambientato tra ricche famiglie agiate e borghesi, L’ultimo bacio è un film che abbraccia tutti i trentenni di oggi alla disperata ricerca di qualcosa che impedisca loro di assomigliare troppo ai loro genitori. Una storia che nasce da un tema molto presente nella letteratura (basta pensare a I vecchi e i giovani di Pirandello) e che Muccino reinventa secondo una sensibilità visiva e narrativa adeguata ai giorni nostri e ai nostri ritmi urbani. Stanchi, confusi eppure ancora alla disperata ricerca della felicità.

What women want {Sostituisci con chiocciola}

Mel Gibson - Helen Hunt – Marisa Tomei Sceneggiatura Josh Goldsmith & Cathy Yuspa Regia Nancy Meyers Anno di produzione USA 2001 Distribuzione MEDUSA Durata 126’

Mel Gibson, sex symbol intatto nel suo essere puro e duro, diventa il protagonista di una commedia femminile, destinata essenzialmente ad un pubblico di donne. Costruito sull’insoddisfazione nei confronti dei maschi (rozzi, volgari, assatanati nel migliore dei casi) What Women Want avalla l’ingenua idea che se gli uomini capissero davvero quello che vogliono le donne, standole ad ascoltare, allora diventerebbero migliori. Nick Marshall (Mel Gibson) è un pubblicitario di successo, affascinante, spiritoso, ma anche tremendamente maschilista: un mandrillo che ignora tutte le donne che non gli interessa portarsi a letto. Alla fine di una giornata nera in cui ha scoperto di non essere stato promosso direttore creativo e di essere stato rimpiazzato da una donna (Helen Hunt), un piccolo incidente nella vasca da bagno con il phon lo rende capace di leggere nei pensieri di tutti gli esseri di sesso femminile, cani compresi. Così, l'uomo decide di sfruttare il suo potere per tirare un bidone al nuovo capo e impossessarsi della campagna multimiliardaria della Nike, settore donne.

Un'idea carina, impreziosita dalla presenza di tante belle ragazze come un'ironica Marisa Tomei, e da quella di attrici carismatiche che si concretizza nel cameo di Bette Midler nel ruolo della psicanalista e nelle schermaglie tra il premio Oscar Helen Hunt e un Mel Gibson veramente in forma. Una commedia vecchio stampo di cui il protagonista della serie Arma letale riesce a diventare il mattatore, riecheggiando lo stile dei film di Frank Sinatra e Dean Martin, ma ancora – nonostante tutto – non riuscendo ad andare oltre il mero tentativo di copia. La noia dovuta all’eccessiva lunghezza resta sicuramente predominante rispetto al fascino della storia e degli attori.

La ville est tranquille {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}

Ariane Ascaride – Gerard Meylan – Jean Pierre Darroussin Sceneggiatura Robert Guediguian & Jean Louis Milesi Regia Robert Guediguian Anno di produzione Francia 2000 Distribuzione Istituto Luce Durata 132’

Marsiglia ai giorni nostri. Una città lacerata tra tensioni razziali, disoccupazione e disperazione urbana. Il regista Robert Guediguian abbandona l’ottimismo di Marius et Jeanette per raccontare un ambiente di proletari disperati, senza più ideali, traditi dai loro stessi politici e avviliti da un’esistenza che continua a tenerli ai margini. Storie diverse che si intrecciano e che colpiscono duramente lo spirito dello spettatore. Una sequenza di immagini sullo stile del cinema di Ken Loach, costruite su una scansione tragica e quasi disperata di eventi inenarrabili. Un monumento contro l’Europa della New Economy e dei nazionalismi perversi, degli intellettualismi verbosi e inutili, della disattenzione totale ai problemi primari delle persone in una metropoli disastrata e disorientata come Marsiglia. Una pellicola indimenticabile e meravigliosa nella sua cruda accusa contro un mondo impazzito, incapace di stare ad ascoltare i drammi delle persone. Un’opera dalla grandezza tragica dove i drammi borghesi sviliscono di fronte alla straordinaria dirompenza di un cinema di denuncia senza mezzi termini del malaffare e del malgoverno.

L’ombra del vampiro (Shadow of the vampire) {Sostituisci con chiocciola}

John Malkovich – Willem Dafoe – Udo Kier Sceneggiatura Steven Katz Regia E.Elias Mehrige Anno di produzione USA 2000 Distribuzione CDI Durata 93’

Il realismo nel cinema può diventare un incubo angosciante. Cosa sarebbe stato quindi un film sui serial killer con nel ruolo principale un vero assassino? Da questo succoso presupposto ecco nascere l’idea alla base de L’ombra del vampiro film metacinematografico dove realtà e finzione si incrociano in un gioco di specchi intrigante e pericoloso. Ipotizzando che il regista Murnau (interpretato da un grande John Malkovich) sia riuscito a prendere nel cast un vero vampiro per il suo capolavoro degli anni venti Nosferatu, la pellicola si snoda tra le ossessioni erotiche dell’autore morfinomane e il suo cast divorato lentamente dal mostro che ha accettato la parte solo per conoscere la più grande delle attrici tedesche e possederla. Una trama decisamente interessante sulla carta, che trasportata sullo schermo si perde tra troppi esercizi di stile e una fretta eccessiva nel volere sostenere a tutti i costi una certa purezza espressiva apparentemente posticcia. L’ombra del vampiro è un film molto veloce e troppo poco coinvolgente in cui l’ossessione di seguire pedissequamente il lavoro di Murnau porta alla realizzazione di un ibrido che non riesce in nessuno dei suoi intenti: né a tributare un omaggio a un capolavoro del passato, né tantomeno a realizzare un horror d’autore in cui sia il cinema e la sua ossessione il vero protagonista.

I dimenticati - SOS LARIBIANCOS {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}

Lucio Salis – Sandro Ghiani – Vanni Fois – Alex Partexano Sceneggiatura e Regia Piero Livi tratta dal romanzo di Francesco Masala " Quelli dalle labbra bianche" Anno di produzione Italia 2000 Distribuzione Lantia Durata 90’

Sardegna 1942: ad Arasole, le gioie, i dolori e le passioni, sono quelle di un paese dalla vita dura, con molti poveri, denominati appunto, quelli dalle labbra bianche e pochi ricchi. Quasi tutti hanno un nomignolo e quando un giorno la tranquilla sonnolenza del povero borgo viene scossa dall’arrivo delle cartoline di richiamo alle armi, gli uomini partono per la Russia a combattere una guerra non loro per uno Stato che non si è mai ricordato di loro. I dimenticati è un film semplice, onesto, perfino – a tratti – ingenuo su un mondo che non c’è più e di cui tutti ci siamo dimenticati. Nell’italietta fascista in cui si poteva perfino caricare un prete su un mulo per colpa di qualche maldicenza il regista Piero Livi costruisce una storia molto diretta con qualche personaggio macchiettisco, che, però, complice anche la forte connotazione etnica viene tenuto nei limiti antropologici di una notevole compostezza. Memoriale della campagna di Russia combattuta loro malgrado da un nucleo sparuto e affamato di paesani, SOS LARIBIANCOS non è solo la storia di alcuni sardi alla guerra, ma è anche la narrazione sagace dell’impatto bellico e degli eventi della storia su una piccola comunità trasformando questo film in un piccolo monumento a tutti coloro che hanno combattuto per forza e per caso, ma sempre con onore e nobiltà d’animo una guerra che non apparteneva loro.

La tigre il dragone (Crouching tiger, hidden dragon) {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}

Chow Yun Fat – Michelle Yeoh – Zhang Ziyi Sceneggiatura James Schamus & Wang Hui Ling, Tsai Huo Jung Regia Ang Lee Anno di produzione Hong Kong 2000 Distribuzione BIM Durata 100’

La tigre e il dragone è decisamente ‘il film delle sorprese’ sotto molti profili. Innanzitutto, perché stupisce che Ang Lee, regista di film come La tempesta di ghiaccio e Ragione e sentimento si cimenti con il cinema delle arti marziali stile Matrix, poi colpisce vedere del tutto inventato di nuovo il genere di cappa e spada, adattandolo alle suggestioni e al fascino dell’Oriente. Una pellicola in cui il tono New Age della filosofia orientale sostiene e gerovitalizza un racconto medievale ispirato al Taoismo. Una pellicola di supereroi dagli occhi a mandorla che in una Cina mitica si confrontano portando alle estreme conseguenze la loro perizia nelle arti marziali. Tutto comincia quando il maestro Li Mu Bai decide di donare la sua spada leggendaria ad un amico a Pechino. Quando arriva nella capitale portata Yu Shu Lien, la preziosa arma viene rubata da una misterioso guerriero che sembrerebbe essere in combutta con la crudele Volpe di Giada. Quando Li Mu Bai arriva sul posto si accorge che il pericoloso combattente può essere redento e portato al Taoismo. Un film decisamente femminista in cui i sentimenti e la ragione (Jane Austen, dove sei?!) si scontrano con la necessità di combattere per seguire i propri ideali. Un po’ come in Guerre Stellari e in certi fumetti, il confronto tra Bene e Male si confonde nelle pieghe della filosofia orientale. Spettacolare e al tempo stesso emozionante, La tigre e il dragone è una pellicola in cui le donne rivendicano una libertà di determinazione che diventa anche filosofica quando il livello dello scontro raggiunge le questioni legate alla cultura. Volpe di giada, infatti, pur essendo la cattiva del film, in realtà è solo una vittima di una società profondamente maschilista e conservatrice. Una pellicola in cui la tensione erotica sempre costante viene sublimata da duelli corpo a corpo in cui lame e spade si intrecciano in una straordinaria danza di amore e morte, seguendo il dolce fluire della vita fino a raggiungere una più alta consapevolezza che in questo caso è anche di natura cinematografica.

Commedia Sexy {Sostituisci con chiocciola}

Alessandro Benvenuti - Ricky Tognazzi - Elena Sofia Ricci - Micaela Ramazzotti Sceneggiatura e Regia Claudio Bigagli Anno di produzione Italia 2001 Distribuzione Cecchi Gori Durata 100’

Storie di quarantenni alla ricerca di qualcosa di diverso, di nuovo, di trasgressivo. Piccole tragicommedie sexy in notti di mezza estate romana tra locali notturni a la page dove di beve tequila bum – bum con tanto di fischietto e dove si balla tutta la notte sui ritmi tipici da provincia caraibica situata tra Prati e l’Eur. Storie di borghesi insoddisfatti che approfittano delle vacanze dei figli per tentare disperatamente di sentirsi giovani di nuovo. Alessandro Benvenuti e Elena Sofia Ricci, però, incappano nel loro amico del cuore (Ricky Tognazzi) che tradisce la moglie con una ragazza poco più che ventenne (Micaela Ramazzotti). Dubbi, scenate, equivoci piccanti, situazioni alla Feydeau, corse in macchina nella notte con un Alessandro Benvenuti al meglio, ironico e divertente che tenta la carta della commedia raffinata all’americana in questa storia diretta con piglio e ritmo da un Claudio Bigagli al suo secondo lavoro dopo l’originale Il guerriero Camillo. Un film leggero, ma anche divertente con quell’ironia giusta per fare fintamente arrossire e al tempo stesso suscitare risolini isterici. Un piccolo Kamasutra post moderno, un bignami buonista della ‘trasgressione codificata’ per ex piccoli borghesi.

M. S.

Parte IV

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