I film di Aprile/Maggio 2002 (I)
Parla con lei {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Di Pedro Almodovar
con Javier Camara, Dario Grandinetti, Rosario Flores
Nel corso degli anni
Pedro Almodovar ci ha abituato ad un cinema sempre più
raffinato ed elegante foriero di piccoli e grandi
capolavori come Tutto su mia madre e Carne
Tremula. Adesso, dopo il premio Oscar e la celebrità
internazionale, affrontando una maturità emotiva sempre
più consistente Almodovar racconta ancora la malattia
(stavolta il coma), costruendo intorno ad essa una
pellicola lirica ed esaltante dal punto di vista
cinematografico. Va detto, però, che l’insistere su questi
temi border line con quelli di telenovelas e
soap operas sembra non giovare al cinema del
regista spagnolo che ha così buon gioco nell’affrontare e
risolvere grazie al proprio talento dei soggetti "facili"
e di largo consumo. Elegante e per certi versi perfino
commovente, Parla con lei è un film delicato e
complesso, ben interpretato da un gruppo di attori
sconosciuti, ma di grande carisma. Una pellicola che,
però, risulta appesantita da una tematica non pienamente
convincente e da una scelta tematica forse non adeguata
alle potenzialità di questo autore. E se si trattasse
soltanto di una sceneggiata napoletana in mano ad un
grande regista? Un dubbio pericoloso…
Tredici variazioni sul tema {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Di Jill Sprecher con
Matthew Mc Counaghey, John Turturro, Alan Arkin, Amy
Irving
Tredici frammenti di
un discorso appassionato e addolorato sulla felicità in
una metropoli distratta e per certi versi perfino assente
come New York. Uomini e donne diversi tra loro che il caso
e il destino mettono in relazione in una riflessione
poetica, rarefatta, ma anche molto umana sul senso ultimo
della vita e della felicità. In un contesto urbano
spersonalizzante i protagonisti di questa pellicola
elegante, ma anche al tempo stesso desolante cercano di
conoscere il senso ultimo della propria esistenza tra
affanni, incertezze, passioni passeggere e piccole e
grandi invidie. Una pellicola lenta e solenne nel suo
procedere a tesi continue con storie che si incastrano tra
loro. Un film che colpisce lo spettatore nel profondo.
I
Tenebaum {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Di Wes Anderson con
Gene Hackman, Angelica Huston, Ben Stiller, Gwyneth
Paltrow
I Tenenbaum
rappresenta il sogno teneramente
dissacratore di un’intera generazione. Divertente e al
tempo stesso irriverente, questo film è alimentato dalla
mitologia visiva degli anni Settanta e Ottanta. Dalle tute
firmate ai giochi da tavolo, dall’iconografia tennistica
alla scelta musicale, le suggestioni di un’epoca vengono
distillate in un impasto visivo al di fuori del tempo
(potrebbe essere ambientato in uno qualsiasi degli ultimi
quattro decenni) e celebrate nella costruzione dei
personaggi accattivanti e divertenti che ruotano intorno
alla famiglia Tenenbaum: Royal, il padre interpretato da
uno strepitoso e ironico Gene Hackman è uno strano ed
inaffidabile figuro che è costretto a separarsi dalla
moglie (Angelica Huston), lasciando a questa da sola il
peso dell’educazione dei tre figli geni: Chas (Ben Stiller)
è un mago della finanza, Richie (Luke Wilson) un campione
di tennis, Margot, la figlia adottata (una Gwyneth Paltrow
sensuale e dark come non l’abbiamo mai vista prima)
una scrittrice dall’enorme talento. Decisamente uno dei
film più originali degli ultimi anni.
A
torto o a ragione {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Di Istvan Szabò con
Harvey Keitel, Stellan Skarsgaard
Vincitore dell'Oscar
con Mephisto Istvan Szabò torna a dirigere un film
ambientato nella Germania nazista e dedicata al serrato
confronto etico e dialettico avvenuto all'indomani della
fine della Seconda Guerra Mondiale tra il direttore
d'orchestra Wilhelm Furtwangler, accusato di essere un
nazista, e il suo "inquisitore" americano Steve Arnold.
A torto o a ragione è un capolavoro di ironia ed
eleganza, capace di unire la Storia con la narrazione
della modernità in un confronto serrato e senza quartiere
tra il passato e il presente. La celebrazione dell’arte,
il permissivismo della società nei confronti dei suoi
idoli, il difficile rapporto tra cultura e politica, tra
governanti e artisti è al centro della riflessione di
Szabò in un film che rappresenta un unicum nella
storia del cinema. Improntato ad un equilibrio
impressionante, il film è un analisi accurata dell’animo
umano. Delle sue debolezze, delle sue vanità, delle sue
occasioni mancate e anche del suo eroismo di risulta
dinanzi ad una tragedia senza pari come quella
dell’avvento del nazismo. Burocrazie dell’anima, piccole e
grandi grettezze, insensibilità, lascivia, invidia e
gelosia si fondono in un confronto serrato non tra un
vinto e tra un vincitore, bensì tra il buon senso e
l’alibi pseudo intellettuale per stare fermi senza agire.
Il
nostro matrimonio è in crisi {Sostituisci con chiocciola}
Di e con Antonio
Albanese, Aisha Cerami, Shel Shapiro
C’era una volta la
mania dell’India con un cinema più o meno serio che
prendeva in giro chi andava a cercare la propria identità.
Adesso, nella (nuova) era della New Age ecco che Antonio
Albanese cerca di replicare l’eterno canovaccio dello
stolto a confronto con l’effimero filosofico che da
Aristofane a Totò, da Pulcinella a Peter Sellers ha sempre
funzionato benissimo dal punto di vista drammaturgico. Il
tempo passa, però, e il cinema in cerca di novità
pretenderebbe qualcosa di nuovo e migliore rispetto alla
sconcia arlecchinata che ci offre Albanese che con un
trust di cervelli (Michele Serra + Vincenzo Cerami)
abbastanza insolito partorisce un topolino noioso e già
visto. Il nostro matrimonio è in crisi è il peggior
film di Antonio Albanese un attore tanto bravo da avere la
colpa di non essere un regista all’altezza delle
aspettative suscitate dalle sue interpretazioni.
Il
consiglio d’Egitto {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Di Emidio Greco con
Silvio Orlando, Tommaso Ragno
La vera storia
dell’abate Vella e della sua grande impostura narrata da
Leonardo Sciascia nel libro da cui Emidio Greco ha tratto
questa pellicola, restano il simbolo di un’epoca come
quella del diciottesimo secolo dove orgoglio e pregiudizio
si innestavano sugli affari dei Borboni a Palermo. In un
mondo scosso dalle innovazioni politiche del secolo dei
lumi, l’impermeabilità della nobiltà sicula
all’innovazione viene sconvolta da un falso conoscitore
dell’arabo che – facendo finta di tradurre un antico testo
sull’amministrazione araba della Sicilia – mise
genialmente a repentaglio le secolari usurpazioni di
nobili tanto imbelli quanto arroganti. Contro il proprio
re e contro la popolazione locale questa sgradevole
crocchia di presuntuosi esisteva in un eterno far niente,
lasciando che il tempo storico e politico fosse un’eterna
riproposta di se stesso. Il consiglio d’Egitto è un
film dall’ispirazione civile e storica molto elegante.
Narrato da Giancarlo Giannini celebra le gesta non sempre
pessime dell’abate Vella con ironia e sottigliezza in una
cornice sfarzosa, ma non opprimente dove è l’oggi il vero
è proprio soggetto. Sotto una coltre di sensualità e di
eleganza, Emidio Greco celebra la modernità delle idee e
valori come tolleranza, saggezza, uguaglianza e libertà.
In un film che sfuggendo al martirologio della feroce
repressione borbonica, è secco e diretto nell’additare
allo spettatore il senso ultimo della sua narrazione
coincisa, divertente, leggera eppure – soprattutto –
straordinariamente etica.
Alì
{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Di Michael Mann con
Will Smith. Jamie Foxx . Jon Voight
Intrigante anche se
non travolgente questa nuova pellicola di Michael Mann
esamina con un piglio documentaristico i dieci anni più
importanti della vita di Mohammed Alì, forse, il più
grande pugile della storia. Dopo avere vinto il titolo di
campione mondiale dei pesi massimi, Cassius Clay cambiò
nome in Alì essendosi convertito all’islamismo. Vicino
alle posizioni di Malcom X, Alì si rifiutò di essere
arruolato dall’esercito che lo aveva dichiarato abile per
andare in Vietnam. Accusato di diserzione fu ridotto sul
lastrico da una sentenza che gli impediva di combattere,
in attesa che il suo ricorso fosse esaminato dalla corte
suprema. Le vittorie morali e sportive di Alì sono
raccontate in questo film con una cura e un’ossessione per
il dettaglio letteralmente sorprendenti. L’intensità
accorata della regia di Michael Mann, la somiglianza
fisica tra Will Smith e il campione saltano subito agli
occhi così come il montaggio emozionante amplificato dalla
straordinaria colonna sonora composta da Lisa Gerrrard.
Sposami, Kate {Sostituisci con chiocciola}
Di John McKay con
Andie Mac Dowell, Imelda Staunton, Anne Chancellor
Il mondo delle donne
visto e raccontato dagli uomini. La tristezza della
mancanza dell’anima gemella per tre quarantenni inglesi
post zitelle che vivono in una cittadella universitaria
immersa nella campagna britannica. Tra un croccantino di
consolazione e l’altro tutto fila liscio fino a quando la
più avvenente delle tre (Andie MacDowell) incontra un suo
ex studente (lei è la preside del college locale) che
diventato adulto può finalmente dare corpo (e che corpo!)
alle sopite pulsioni erotiche per la sua insegnante. Un
po’ Bridget Jones, un po’ dramma melò, Sposami Kate
è un film noioso e irritante, falso e per certi versi
perfino ridicolo in cui l’essere donna è ridotta alla
ricerca del maschio dominante "purché sia", riveduto e
corretto in una sorte di sindrome della mantide religiosa:
quando nasce un figlio tutto passa, anche il ricordo
dell’amore perduto…
Un esercizio di
stile vuoto, ma non disprezzabile grazie alla bellezza
delle ambientazioni e ad un certo gusto ricercato nei
dialoghi. Il resto è soltanto congettura e noia farsesca.
Crossroads {Sostituisci con chiocciola}
Di Tamra Davis con
Britney Spears, Anson Mount, Zoe Saldana
Filmetto furbetto
realizzato unicamente per sfruttare il fenomeno Britney
Spears anche sul versante cinematografico, Crossroads
è una sorta di Bignami dell’essere quindicenni e
deficienti. Tutti i problemi, da quelli seri a quelli
insulsi, vengono celebrati sintomaticamente in una
celebrazione dell’idiozia fatta ad uso e consumo di
adolescenti per cui i giornali a loro dedicati
rappresentano la Bibbia. Mentre Britney Spears risulta
completamente inutile in un ruolo cucito su di lei, che le
va stretto per raggiunti limiti d’età, con una macchina da
presa che a stento viene distolta dai primi piani, il
resto è un contorno imbarazzante fatto di battute penose
per una produzione che sarebbe meglio ignorare.
Crossroads non è solo un brutto film, ma è anche una
pellicola inutile e senza idee che rubacchiando di qua e
di là ci vorrebbe restituire l’immagine di una ragazza
come tante altre, affogata tra problemi con i genitori e
di sesso, che cerca di essere una persona onesta
nonostante le sollecitazioni contrarie.
Da ignorare
esattamente come capita per i cameo di Dan Aykroyd
e Kim Cattrall che speriamo siano stati ripagati in
maniera adeguata dal punto di vista economico. Perdere la
faccia in un film del genere è decisamente triste…
Mi
chiamo Sam {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Di Jesse Nelson con
Sean Penn, Michelle Pfeiffer
Nonostante la
durezza e l’importanza umana e civile del soggetto, Mi
chiamo Sam è una pellicola che con leggerezza affronta
il tema della paternità e dell’handicap, senza scadere
nella retorica buonista americana e non solo. O almeno
senza farlo troppo, puntando a raccontare con allegria e
divertimento lo strano rapporto tra un padre e una
bambina, e – in seguito – tra un avvocato di bella
presenza, costretta dagli eventi a dare retta allo
stravagante cliente che ha bisogno dei suoi servizi per
impedire che sua figlia gli venga portata via. Una
Michelle Pfeiffer più bella che mai e uno Sean Penn
candidato all’Oscar per un film la cui soluzione –
finalmente – sarà umana e non legale. Intrigante e
piacevole, nonostante alcune prevedibili cadute di tono.
II parte |