I film di maggio (II
parte)
Hopkins
scopre cos'è l'odio
Blues Brothers, torna il mito
prima parte
Lo
sguardo dellaltro (La mirada del otro)
Laura Morante - José
Coronado - Miguel Angel Garcia - Miguel Bosé Sceneggiatura
Alvaro El Amo & Vicente Aranda tratta dal romanzo
di Fernando G Delgado Regia Vicente Aranda Anno
di produzione 1997 Distribuzione MEDUSA Durata
100
Una donna ricca e viziata che cerca
di sfamare col sesso la propria solitudine e racconta le
sue voglie a un computer digitale giapponese potrebbe non
essere stata una storia tanto banale, se il regista
Vicente Aranda non avesse deciso, purtroppo, di rendere
questa storia di sessualità e abbandono estremi con un
gusto tipicamente borghese e fintamente perbenista.
Realizzato col senso della trasgressione proprio di chi
concepisce questo termine come qualcosa di televisivo e
perciò banalotto, Lo sguardo dellaltro è
una storia tipicamente borghese, scritta, diretta e
montata per una borghesia spagnola ricca e annoiata, con
lintento voyeuristico di reperire anteroi
deboli da stigmatizzare e rimproverare per gli stessi
vizi. In un mondo fatto solo di soldi, tradizioni e sesso
selvaggio e casuale, il personaggio di Begonia
interpretato da una sinuosa e dark Laura Morante,
si rivela come una povera vittima della propria
torbidezza morale.
Lo sguardo
dellaltro viene, infatti, rappresentato da una
telecamera collegata al computer è quello di un gelido e
silente partner che raccoglie in maniera acritica
e indifferente la disperazione tronfia e vorace di una
donna degli anni Novanta relegata al ruolo di soddisfare
le proprie voglie. Un film che racconta il desiderio di
"essere una vacca" da parte di
unautorevole esponente della buona borghesia
spagnola e che proprio in questo vuole riflettere il suo
finto perbenismo e il suo incredibile senso di scandalo.
Se il vizio di Begonia fosse stato quello di dare fuoco
alle navi fatte di stuzzicadenti, allora sì che ci
saremmo fatti delle risate o preoccupati per davvero. Le
sue sono solo confessioni fatte per il gusto di sentirsi
parlare: nulla di psicanalitico o disperato, dunque.
E insulso fare finta di non volere fare film
morbosi quando la morbosità è lunico ingrediente
autentico - per quanto riprovevole - della pellicola.
Begonia è una donna malata e disperata e la sua storia
può assurgere agli onori del cinema solo come alibi per
mostrare donne talmente nude da essere trasparenti. Piene
di vizi così puerili e deboli da ispirare più tenerezza
che altro. Quando il sesso è finzione, ci si può solo
divertire a guardarlo. Ispirare tragicità o compassione
è davvero sperare un po troppo.
So cosa hai fatto (I
know what you did last summer)
Jennifer Love Hewitt -
Sarah Michelle Gellar - Ryan Philippe - Freddie Prinze
Jr. Anne Heche Sceneggiatura Kevin Williamson Regia
Jim Gillespie Anno di produzione 1997 Distribuzione
Cecchi Gori Durata 100
Dopo il successo di Scream, Kevin
Williamson è uno degli sceneggiatori più apprezzati a
Hollywood e così mentre di diletta a scrivere i sequel
del film diretto da Wes Craven si cimenta anche con
unaltra serie di thriller molto vicini al genere
orrorifico che tanto andava di moda qualche anno fa. So
cosa hai fatto ha come protagonisti quattro giovani
che durante lestate della maturità uccidono -
investendolo - un uomo che in seguito si verrà a sapere
essere un ragazzo in preda al dolore per la morte in un
altro incidente della sua fidanzata. Le loro vite
rimangono sconvolte a tal punto che tutti i progetti che
avevano fatto sembrano andare a farsi benedire. Durante
lestate seguente qualcuno fa sapere loro che
"sa quello che hanno fatto lestate
passata".
Ben diretto, veloce, con
un montaggio che rispetta tutte le caratteristiche dei
migliori film di suspence, So cosa hai fatto ha il
grande pregio di essere una pellicola che non è mai
banale e che riesce a essere terrorizzante proprio quando
la normalità sembra dominare la scena. Certo, è un
prodotto commerciale, ma lo è di qualità garantendo
allo spettatore forti emozioni nel seguire le gesta dei
protagonisti del film. Il finale, poi, è tuttaltro
che scontato, così come è certo il fatto che la
pellicola sia stata confezionata per avere un seguito
già in lavorazione negli Usa. È questo, forse,
lunico vero limite del film: quello di essere
girato con la consapevolezza di raccontare una storia che
non si compie del tutto. So ancora cosa hai fatto sarà
lultimo atto oppure anche qui cè il preludio
di una piccola saga come per Scream di cui si sta
girando Scream 3 ?
La stanza dello
scirocco
Giancarlo Giannini
Tiziana Lodato Paolo De Vita Francesco
Benigno Tony Sperandeo Sceneggiatura Suso
Cecchi DAmico Salavtore Marcarelli
Maurizio Sciarra tratta liberamente dal romanzo di
Domenico Campana Regia Maurizio Sciarra Anno di
produzione 1998 Distribuzione Warner Bros. Durata
89
Girato con fascino dal
regista esordiente Maurizio Sciarra, La stanza dello
scirocco racconta con molto tatto e poesia una storia
damore particolare tra un nobile antifascista
costretto a vestire i panni del proprio defunto
maggiordomo e una bella e sensualissima popolana nella
Sicilia degli Anni Trenta. E Giancarlo Giannini e Tiziana
Lodato sono bravissimi a raccontare i sonni e le passioni
di due persone tanto diverse e per questo
tanto disponibili a imparare luno dallaltra.
Con il sogno continuo di una Parigi lontana e
irresistibile, il marchese dAcquafurata racconta se
stesso senza scoprirsi a una donna ignorante, ma non per
questo non intelligente e non disponibile a seguirlo nei
suoi sogni e nelle sue pazzie. Proprio in quella stanza
dello scirocco del palazzo del marchese, luogo di fresche
suggestioni e di leggermente indecenti proposte edificato
dagli architetti arabi per gli amori dei loro califfi.
Un film divertente,
geniale, irresistibile grazie alle belle ambientazioni e
alla recitazione di buoni comprimari come Tony Sperandeo,
esilarante contrappunto alla folle fantasia del marchese.
Fascinoso, con quel tocco di seducente poesia che non
guasta mai, La stanza dello scirocco è a
nostro modesto giudizio la migliore pellicola
italiana da un po di tempo a questa parte. Girato
con intelligenza e simpatia, con tocchi geniali come i
monologhi presi da due punti di vista diversi e montati
insieme, presenta tutte le caratteristiche migliori del
nostro cinema: una storia semplice, lineare, affascinante
e intelligente portata con grande passione sullo schermo
dallerede diretto di Marcello Mastroianni, quel
Giancarlo Giannini sempre più bravo e carismatico, da
una Tiziana Lodato che non è più linterprete
acerba de Luomo delle stelle di Giuseppe
Tornatore e da un gruppo di attori bravissimi anche nei
ruoli minori. Insomma: un piccolo gioiello.
Mr.Magoo
Leslie Nielsen
Kelly Linch Matt Keelsar Malcom McDowell Sceneggiatura
Pat Proft & Tom Sherohman Regia Stanley
Tong Anno di produzione 1997 Distribuzione Buena
Vista International Durata 87
Non fa molto ridere,
purtroppo, Leslie Nielsen nei panni del miliardario
Mr.Magoo che viene dritto, dritto dai cartoni animati che
sembrano essere davvero molto più divertenti e originali
rispetto a questa spiacevole pellicola diretta
nientedimeno che da uno dei mostri del cinema di Hong
Kong, Stanley Tong.
Se allinizio Magoo
viene caratterizzato discretamente
dallirresistibile Nielsen, nel corso della
pellicola questa identificazione viene meno lasciando il
protagonista di film come La pallottola spuntata o
Dracula a fare semplicemente quello che in tutte
le altre pellicole che lo vedono protagonista. Forse,
sarà un film diretto a un pubblico composto
principalmente da bambini, ma è anche vero che i piccoli
di oggi sono molto smaliziati e certamente
preferiranno assai di più il personaggio dei cartoni
animati come stanno a testimoniare anche i due cartoni
che costituiscono le animazioni dei titoli di testa e di
quelli di cosa, sicuramente più divertenti e originali
del resto della pellicola. Ci si doveva aspettare molto
di più da un film che vede perfino la partecipazione di
Malcom McDowell nel ruolo del cattivo.
Deep
Rising
Treat Williams
Famke Janssen Sceneggiatura e Regia Stephen
Sommers Anno di produzione 1997 Distribuzione MEDUSA
Durata 106
Girato in poco più di ottanta
giorni, Deep Rising è per stessa
ammissione del suo regista - un pop corn movie,
ovvero un film che non deve ispirare grandi riflessioni,
ma che si può godere con semplicità e tranquillità. Ed
è vero che nonostante gli schifosissimi esseri marini
che divorano i passeggeri di una delle navi più belle
del mondo in una zona sperduta delloceano, Deep
Rising è una pellicola che colpisce per la sua
semplicità al punto da renderlo veramente esilarante e
godibile. Si seguono, infatti, con passione e ansia le
avventure del gruppo di terroristi che abbordata la nave
con lobiettivo di derubare i passeggeri devono
cercare a tutti i costi di salvarsi dalle spire dei
mostri marini che hanno divorato tutti gli occupanti
della Argonautica raggiunta in alto mare. Pieno di
sviste, un po Alien, un po The
Abyss, un po Leviathan, un po Titanic,
Deep Rising è un film ironico che ricorda, forse,
suo malgrado le parodie create da Mel Brooks. Con
personaggi divertenti e dialoghi stupidi né più, né
meno come quelli di tutti i film di avventura
hollywoodiani, questo film è la scelta giusta per chi
vuole essere scosso da emozioni forti senza farsi troppe
domande. Un film per il gusto di andare a cinema e di non
rimanere delusi da una vera sciocchezza, però sincera e
di qualità.
Il
grande Lebowski (The big Lebowski)
Jeff Bridges - John
Goodman - Julianne Moore - Steve Buscemi - David
Huddleston - Ben Gazzarra - David Thewls - John Turturro Sceneggiatura
Joel & Ethan Coen Regia Joel Coen Anno
di produzione 1998 Distribuzione Cecchi Gori Durata
117
Dopo il fortunatissimo e sopravvalutato Fargo,
i fratelli Coen tirano fuori un film divertentissimo
e di qualità intitolato Il grande Lebowski, storia
pulp metropolitana che vede Jeffrey
"Drugo" Lebowski, musicista sbandato
disoccupato, coinvolto in una strana storia di rapimento.
Con una regia visionaria e una sceneggiatura omogenea e
esilarante, i due fratelli sceneggiatori esplorano un
mondo a prima vista assurdo come quello della Los Angeles
ricca e annoiata contrapponendolo a quello degli sbandati
reduci degli anni Settanta. A metà tra il Bowling e
lindustria del cinema porno, tra fondazioni per
artisti di strada e sognatori da fast food,
accompagnato da una colonna sonora di gran qualità
(Dylan, Eagles, Creedence Clearwater Revival, Elvis
Costello) tutti i personaggi vengono seguiti e descritti
abilmente con pochi tratti : Drugo (Jeff Bridges) è
un ex-musicista pieno di sani principi e di molto alcol,
Walter (John Goodman) è un divorziato attaccabrighe con
la lingua sempre in moto, Maude (Julianne Moore) è
lartista appassionata che odia la vita di suo
padre, Donny (Steve Buscemi) è lidiota di turno,
Jesus (John Turturro) è un pervertito sessuale maniaco
anche del bowling. Insomma, tutte figure molto particolari che
vengono utilizzate come ingranaggi per una storia
divertente, originale e simpatica. Proprio quando
Tarantino ha abbandonato il genere, ecco i fratelli Coen
impadronirsi del pulp con uno stile molto
particolare e intelligente che si concretizza in un film
"speciale" con delle punte di genialità come
quando vengono descritti i sogni di Drugo. A metà tra il
bowling e loro del Reno, immagini oniriche di raro
fascino e simpatia.
Blues
Brothers 2000
Dan Aykroyd - John Goodman
- Joe Morton - J. Evan Bonifant La Blues Brothers
Band - Aretha Franklin - James Brown - B.B. King -
Kathleen Freeman - Sam Moore - Wilson Pickett - Frank Oz
- Eddie Floyd - Erykah Badu - Eric Clapton - Clarence
Clemons - Bo Diddley - Isaac Hayes Paul Shaffer -
Steve Winwood Sceneggiatura John Landis
& Dan Akroyd Regia John Landis Anno di
produzione 1998 Distribuzione UIP Durata 120
Come abbiamo già anticipato nel
numero di marzo, Blues Brothers 2000 non è tanto
un sequel della pellicola di diciotto anni fa,
quanto piuttosto un omaggio tardivo e fascinoso a una
delle saghe di fine millennio. Visto in questottica
si possono perdonare a questa pellicola che racconta le
peripezie di un Elwood (Dan Akroyd) orfano di fratello e
uscito di galera per ricostituire la mitica band.
Ma sebbene gli anni siano
passati, Dan Akroyd sembra non avere perso nemmeno per un
attimo lo smalto del passato (è dimagrito di molti chili
per girare questo film) che gli consente di trovare nuovi
fratelli e di rimettere insieme la band per
unavventura numero 2 oppure 2000 come gioca
abilmente il titolo.
Eversivo, esilarante e
buffo il film fa dimenticare il trascorrere degli anni,
le rughe e le curiose incertezze di una sceneggiatura
forse un po troppo uguale a quella
delloriginale. Così nel cast smisurato di attori e
cantanti si leggono i nomi di coloro che nellultimo
ventennio hanno fatto contemporaneamente la storia del
cinema e della musica blues. Una pellicola
allaltezza delloriginale di cui è
consacrazione e tributo, capace di suscitare ricordi e
emozioni sepolte da anni, con una colonna sonora da
brivido.
So cosa hai fatto (I
know what you did last summer)
Jennifer Love Hewitt -
Sarah Michelle Gellar - Ryan Philippe - Freddie Prinze
Jr. Anne Heche Sceneggiatura Kevin Williamson Regia
Jim Gillespie Anno di produzione 1997 Distribuzione
Cecchi Gori Durata 100
Direttamente dallo sceneggiatore di Scream
ecco arrivare un bel thriller adolescenziale
incentrato sulla storia di quattro ragazzi che decidono
di tenere per sé un omicidio che avrebbero compiuto
tutti insieme in una notte destate, non avendo
prestato soccorso a un uomo che hanno investito.
Lestate dopo si rincontrano e scoprono che qualcuno
li sta cercando per quel delitto tuttaltro che
perfetto.
Con i migliori ingredienti
del genere : belle ragazze spaventate, riprese che
lasciano montare la suspence e una storia
tuttaltro che banale e incredibile, il regista
esordiente Jim Gillespie ha saputo sfruttare al meglio i
momenti migliori per costruirci su una pellicola di
successo il cui finale - purtroppo - prelude palesemente
a un seguito che è già in cantiere negli Stati Uniti.
Comunque, nonostante si debba attendere a lungo per
vedere il sequel intitolato So ancora quello
che hai fatto ci possiamo godere questa pellicola
piena di momenti di puro terrore, soprattutto perché
tutto avviene in maniera credibile e in situazioni
normali. Nulla di soprannaturale o di assolutamente
impossibile : un banale incidente dauto,
unincresciosa omissione di soccorso, un atroce
tentativo di annegare uno sconosciuto diventano le basi
per sconvolgere la vita di quattro giovani qualsiasi che
- pur mantenendo il silenzio su ciò che hanno fatto -
non riescono a tacitare le proprie coscienze che
impediscono loro di "riappropriarsi" delle
proprie vite. Francamente avremmo aspirato a una sorta di
nemesi psicologica nel vedere questa pellicola, ma è
facile rendersi conto che - forse - si sta chiedendo
davvero troppo a un prodotto comunque di natura
commerciale.
Soluzione estrema (Desperate
measures)
Michael Keaton - Andy
Garcia - Marcia Gay Harden - Brian Cox Sceneggiatura David
Klass Regia Barbet Schroeder Anno di produzione
1998 Distribuzione Cecchi Gori Durata 100
Frank Connor (Andy Garcia)
è un poliziotto di San Francisco ligio al dovere, ma è
improvvisamente costretto a scegliere vie poco ortodosse
per trovare un donatore di midollo osseo per suo figlio
Matt, gravemente ammalato. Peter McCabe (Michael Keaton)
è lunica persona il cui DNA è compatibile con
quello del ragazzo, ma cè un problema: si tratta
di un pericoloso omicida che sta scontando
lergastolo in un carcere di massima sicurezza.
Frank è disposto a tutto pur di salvare suo figlio e
tenta di scendere a patti con Peter.
E stupefacente
vedere come, ultimamente, alcuni tra gli attori che
solitamente rivestono il ruolo del buono o
delleroe, quando decidono di passare
"dallaltra parte" si trasformano in
viscidi gaglioffi, la cui "cattiveria" è
talmente esagerata da risultare ridicola e grottesca.
Dopo Bruce Willis versione
killer, visto in The Jackal, ecco arrivare quel
simpaticone (di solito) di Michael Keaton nei panni di
uno psicopatico omicida. Assassino sì, ma dotato di
unintelligenza superiore, Peter McCabe è una sorta
di genio del male capace di utilizzare la sue conoscenze
in campo informatico e chimico per evadere da posti
controllati da un intero esercito, nonchè di sottoporsi
a terribili prove fisiche pur di riuscire nel suo intento
di fuga.
Keaton, con tanto di
occhialetto intellettuale e ghigno satanico, rende ogni
"prodezza" di McCabe irresistibilemente comica,
mentre nei panni del poliziotto, vedovo e col figlio
malato, troviamo un Andy Garcia in versione last hero
come da copione del più scontato action-movie
doltreoceano. Tra sparatorie, esplosioni e stragi
di innocenti non poteva mancare
lelemento-commozione racchiuso nellirritante
ruolo del piccolo Matt che a soli 9 anni sciorina
discorsi sullesistenza e sulla morte, di fronte ai
quali gli adulti (papà e criminale compresi) non possono
che restare stupefatti.
Secondo le intenzioni di
Schroeder questo film avrebbe dovuto essere "un
omaggio al thriller classico con unintensità
vicina allo stile di Hitchocock", peccato che
risulti solo un rumoroso patchwork di situazione già
viste in tanti film dazione. Forse con un finale -
che non ovviamente non sveleremo - un po più
comico.
e.s.
Lo straniero che venne
dal mare (Swept from the sea)
Vincent Perez - Rachel
Weiss - Ian McKellen - Jos Ackland - Kathy Bates Sceneggiatura
Tim Willocks tratta dal racconto "Amy
Foster" Regia Beeban Kidron Anno di
produzione 1997 Distribuzione Columbia Durata
114
Il mare dà la salvezza, il mare porta
fortuna, e chi ha il mare dentro sa cosè la vita
come la giovane Amy Foster (Rachel Weiss) sorprendente
figura protofemminista, eppure inchiodata ad essere una
donna qualunque in un ignorante mondo maschile di fine
secolo scorso.
Ed è unimmensa
distesa di acqua a fare cornice e contrasto alla
grettezza di un piccolo paese della Cornovaglia dove
lOceano abbandona sulla spiaggia un giovane russo
emigrato (Vincent Perez) unico superstite di una nave che
sempre il mare non ha voluto fare arrivare in America.
Ed Amy, odiata senza
motivo da paesani bifolchi e stupidi è lunica che
cerca di capire lo straniero, solo come lei tra estranei
crudeli che lo scambiano per ritardato.
Metafora dellalieno,
dello straniero, dellemigrato in una terra dove
lunico uomo illuminato è un medico (Sir Ian
McKellen da Oscar), Lo straniero che venne dal mare è
un adattamento di un racconto di Conrad, dove
loceano campeggia sovrano. Ciò che il mare divide,
il mare riunisce e lamore dei due giovani supera la
stupidità degli uomini del villaggio come le onde
oltrepassano gli scogli. Sebbene come gli stessi flutti
esso si infrange contro la barriera della marmorea
stupidità e ignoranza - al tempo stesso - sempre come le
onde rapiscono il nostro sguardo, lamore dei due
andrà oltre il tempo e lo spazio.
Il finale, drammatico,
sarà quello di un senso di civiltà e di uno splendore
pressoché assoluti. Lincontro contro la minaccia,
il pane contro le botte, la danza contro lalcolismo
cronico, il silenzio contro lingiuria, la saggezza
contro lignoranza sono i santi cardini sui quali il
regista esordiente Beeban Kidron incastona una fotografia
travolgente e la colonna sonora toccante di John Barry.
Un film affascinante, triste, doloroso e romantico senza
alcuna banalità. Per una storia di amore, perdono,
tolleranza, speranza e redenzione che lascia il segno.
Interpretata da un cast di attori veramente che danno una
prova veramente eccezionale, la storia risulta essere
moderna, attuale e vagamente colpevolizzante
latteggiamento degli stolti contro
limmigrazione.
Un film che farà piangere
e sognare, per raccontare la storia antica di migliaia di
anni delluomo che solca il mare per cercare la
felicità e ci riesce. Lo straniero che venne dal mare
è - senza alcun dubbio - un piccolo capolavoro che
mette a nudo lignoranza di chi ancora oggi - alle
soglie del Duemila - guarda lestraneo con odio e
disprezzo e di chi ha paura del viaggio dellanima,
verso la felicità e verso lamore.
Deep Impact
Tea Leoni - Morgan Freeman
- Elijah Wood - Robert Duvall - Vanessa Redgrave Sceneggiatura
Michael Talkin & Bruce Joel Rubin Regia Mimi
Leder Anno di produzione 1998 Distribuzione UIP
Durata 120
Quando gli effetti speciali non bastano,
nemmeno un gruppo di buoni attori è in grado di salvare
un film con una storia originale, non eccessivamente -
però - strutturata come ci si sarebbe potuto aspettare.
Dispersivo,
incomprensibilmente retorico, mirato a colpire sentimenti
facili Deep Impact è unoccasione sprecata
per la bravissima regista di The Peacemaker Mimi
Leder che con una regia veloce, anche se non
particolarmente ispirata è riuscita a produrre una
pellicola melensa e solo a tratti avvincente. Un
meteorite sta per colpire la terra, così viene
organizzata una missione congiunta tra Stati Uniti e
Russia per distruggere la più seria minaccia mai
esistita per lestinzione del genere umano. Lo
shuttle guidato da Robert Duvall fallisce
loperazione di far esplodere la cometa, così viene
estratto a sorte il nome di circa un milione di persone
che potranno sopravvivere in un bunker del
Missouri insieme a un gruppo di animali con lo stesso
intento dellArca di Noé.
Con Morgan Freeman nel
ruolo del Presidente degli Stati Uniti e Tea Leoni in
quello di una giornalista con qualche scrupolo di
coscienza e una famiglia allo sbando, Deep Impact non
presenta però, che pochi momenti interessanti . Un film
facile, troppo facile e lungo, spesso noioso che con
molta ripetitività fa il verso a pellicole come Meteor
e ad altri film catastrofici. Girato con poca ironia
e con ancor meno originalità, trova dei grandi momenti
di cinema soltanto nelle riprese dazione realizzate
con capacità e inventiva. Purtroppo - lo si è già
detto - gli effetti speciali non bastano a salvare un
film stritolato da una storia eccessivamente banalizzata
che tocca tutti i luoghi comuni delle pellicole del
genere. Perfino Morgan Freeman ci appare spento e
incapace di bucare lo schermo come al solito. Che fosse
il ruolo a non convincerlo ? Oppure una
sceneggiatura dispersiva e con poco spirito
innovativo ?
Marco Spagnoli
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