I film di febbraio (I parte)
Monicelli scivola sui Panni sporchi
Hackman, attenti al Grande Fratello
Amori e incantesimi (Practical magic)
Sandra Bullock - Nicole Kidman - Dianne Wiest - Stockhard
Channing - Aidan Quinn Sceneggiatura Robin Swicord e Akiva Goldsman e Adam Brooks
tratto da Il giardino delle magie di Alice Hoffman Regia Griffin Dunne Anno
di produzione 1998 Distribuzione Warner Bros. Durata 102
È uno strano film questo Amori e incantesimi. Potenzialmente
valido, si perde sui sentieri tortuosi di una sceneggiatura e di una regia che danno più
volte lidea di non sapere affatto dove andare a parare. Purtroppo il cinema non
premia quasi mai le buone intenzioni e - alla fine - nonostante la storia possibilmente
divertente (anche se un po ritrita) si sfilaccia eccessivamente risultando -
soprattutto nel finale - a tratti noiosa. E dire che Sandra Bullock e soprattutto la
fascinosissima Nicole Kidman ce la mettono proprio tutta per ammaliare gli spettatori non
solo con le loro magie di streghe pasticcione, ma anche con un fascino e unavvenenza
davvero notevoli. Amori e incantesimi risulta - dunque - essere un imprevedibile
passo falso anche per il regista Griffin Dunne, già come attore protagonista di Fuori
Orario e autore del graziosissimo Innamorati cronici. Un film - dunque - che
nonostante tutto risulta eccessivamente slegato e che trova nella bellezza (e bravura)
delle sue protagoniste lunico motivo veramente valido per essere visto.
Panni sporchi
Paolo Bonacelli - Marina Confalone - Alessandro Haber -
Benedetta Mazzini -Mariangela Melato - Gianni Morandi - Michele Placido - Gigi Proietti -
Pia Velsi - Angelo Orlando Sceneggiatura Suso Cecchi DAmico - Masolino
DAmico - Mario Monicelli Regia Mario Monicelli Distribuzione Buena
Vista International Durata 110
Mario Monicelli è un vecchio leone del cinema ed è - sicuramente -
il piú importante regista italiano vivente. Ottantatré anni, ha firmato la regia di
pellicole indimenticabili come Un borghese piccolo, piccolo , I Picari, Totó
cerca casa, L'Armata Brancaleone e tante altre che sono diventate vere e proprie
pietre miliari nostro cinema. Purtroppo Panni sporchi non è tra i film più
riusciti di questo indiscusso maestro. Lento, televisivo, incompleto e inconcludente,
nonostante l'ottimo cast di attori, Panni sporchi è vecchio, scontato e si sente
che appartiene a un'altra epoca. La provincia italiana, i suoi abitanti, i suoi finti
giovani che agiscono cosí solo al cinema risultano finti, artefatti e vuoti.
Malignamente qualcuno potrebbe pensare che vista l'età del regista e dei
suoi co-sceneggiatori (Oltre due secoli di vita in tre...) questo era il risultato
prevedibile per questa pellicola. Non siamo affatto d'accordo: Monicelli ha sempre
realizzato film indimenticabili che di molto precorrevano l'epoca in cui venivano
mostrati. Il suo gusto e il suo umorismo raffinati non sono mai stati segnati dal tempo. Panni
sporchi è un film antiquato e sostanzialmente stantìo, ma è anche solo un errore di
percorso di una carriera sostanzialmente perfetta. Puó capitare e capita a tutti. Non è
una colpa. A un "mostro sacro" del nostro cinema come Monicelli gli si puó
perdonare anche questo.
Nemico Pubblico (Enemy of the State)
Will Smith Gene Hackman Jon Voight
Gabriel Byrne - Lisa Bonet Sceneggiatura David Marconi Regia Tony Scott Anno
di produzione 1998 Distribuzione Buena Vista Durata 130
Nemico Pubblico è un buon thriller dalle
caratteristiche molto interessanti, perché ci presenta il nostro immediato futuro
tecnologico, come una gabbia le cui maglie di ferro sono tenute saldamente da un Grande
Fratello pronto a spiarci in ogni momento. Tutto inizia quando lavvocato
interpretato da un simpatico Will Smith riceve per caso un video che mostra come il
perfido dirigente dellEnte governativo voglia privare ogni cittadino del pianeta
della sua privacy, arrivando perfino a uccidere il politico repubblicano incaricato dal
Congresso di elaborare una chiara legislatura in materia. E opponendo un austero Jon
Voight nei panni di un alto dirigente della NSA (Agenzia per la Sicurezza Nazionale degli
Stati Uniti) a un intenso Gene Hackman che sembra riprendere il ruolo de La conversazione.
Nemico Pubblico oltre a essere pieno di effetti speciali interessanti ed essere
interpretato da un cast di attori capace di tenere sempre desta l'attenzione, offre una
riflessione originale e mai banale sulle controindicazioni della moderna vita tecnologica.
L'utilizzo di computer, carte di credito, telefoni è soggetto alla possibilità di essere
spiati e controllati dal governo e da chi vuole carpire le nostre informazioni più
riservate. Forse qualche volta eccessivamente semplificato, ma pur sempre di valore. Il
tema comunque più rilevante del film è comunque quello che riguarda il controllo dei
controllori. Cosa vieterà, infatti, a un governo di spiarci per le nostre simpatie
politiche opposte a quelle dell'establishment, per la nostra fede religiosa, per le nostre
debolezze o più volgarmente per il nostro denaro? Un problema moderno come questa
pellicola veloce e divertente dove Gene Hackman conferma - se ce ne fosse bisogno - il suo
enorme carisma di attore pieno di fascino e di risorse. Un film capace - nonostante i temi
trattati - di essere anche allegro, riuscendo a strappare numerose risate agli spettatori
con le buffe schermaglie della strana coppia di turno composta da Will Smith e Gene
Hackman.
Z, la formica (Antz)
Film danimazione con le voci originali di Woody Allen
Sharon Stone Sylvester Stallone Jennifer Lopez Gene Hackman
Anne Bancfroft Dan Aykroyd Danny Glover Paul Mazursky
Christopher Walken Sceneggiatura Todd Alcott e Paul & Chris Weitz Regia Eric
Darnell, Tim Johnson Anno di produzione 1998 Distribuzione UIP Durata 83
Geniale, ironico, allegro e pieno di divertenti citazioni Z
la formica è una rivisitazione divertita del cinema di Woody Allen operata grazie
alla voce del suo autore, dalle formiche "animate" e piene di brio che popolano
il formicaio la cui storia viene raccontata in questo film. E così la buffa avventura del
lavoratore Z che si finge una formica soldato per amore della Principessa Bala doppiata in
originale da Sharon Stone, diventa la metafora di una filosofia di vita. Tra generali
golpisti e regine troppo buone, alla ricerca di un luogo di sogno dove non è necessario
lavorare, il piccolo microcosmo delle formiche che hanno le voci e molte somiglianze con
le star che le doppiano come Gene Hackman, Sylvester Stallone, Anne Bancroft e Christopher
Walken, assurge allemblema di un mondo molto simile al nostro. Come tutte le favole
piene di un ottimo gusto della citazione e come tutti i lavori realizzati dalla Dreamworks
di Steven Spielberg, Jeffrey Katzenberg e David Geffen, Z la formica è molto di
più di un film per bambini o per amatori di pellicole intelligenti e dautore.
Quello che però colpisce di più di questa produzione è loperazione
in sé. Fino adesso, infatti, eravamo stati abituati a vedere grandi stelle del firmamento
hollywoodiano prestare voce ai personaggi animati di questo oppure di quellaltro
cartone animato. Certo, alle volte eravamo rimasti sorpresi di come i disegnatori avessero
modellato sul viso dellattore o attrice doppiatori, i tratti del personaggio. Tutto
questo aveva una lontana eco nella versione italiana dove veniva scelto il personaggio
famoso, oppure lattore di grido per prestare la voce alledizione italiana del
film. In Z, la formica questa situazione è stata portata alle sue massime
conseguenze. I disegni, le voci, la storia non solo sono modellate interamente sulla
fisionomia della star doppiatrice, ma è letteralmente plasmata sul ruolo e
sullimpatto che il singolo attore e la singola attrice hanno sullimmaginario
collettivo del pubblico in sala.
Ecco allora che per esempio - Jennifer Lopez è la
formica operaia semplice e ingenua, mentre Ann Bancroft è lanziana e saggia regina
e ancora il soldato formica Weaver di Sylvester Stallone ricorda molto
alcune situazioni di Rambo e Rocky. Tutto questo discorso è estremizzato nel personaggio
modellato su Woody Allen che oltre a essere il protagonista del film, diventa un alter ego
digitale del regista di Ombre e nebbia e Crimini e misfatti. Insomma, un
film nuovo e di grande qualità che piacerà non solo ai cultori di un certo tipo di
cinema o ai bambini interessati unicamente alla bella storia densa di poesia e significati
civili. Z la formica verrà semplicemente adorato da tutti coloro che si divertono
a seguire nei loro sogni il cammino tracciato nelle storie dei tre proprietari creativi
della Dreamworks: David Geffen, Steven Spielberg e soprattutto quel Jeffrey
Katzenberg che insieme a Il principe dEgitto dopo lesperienza
come presidente della Disney sta segnando sempre di più la storia del cinema
danimazione e dautore.
Vi presento Joe Black (Meet Joe Black)
Brad Pitt Antony Hopkins Claire Forlani Sceneggiatura
Ron Osborn & Jeff Reno, Kevin Wade e Bo Goldman Regia Martin Brest Anno
di produzione 1998 Distribuzione UIP Durata 180
Incorniciato dalle
sontuose scenografie create da Dante Ferretti, il designer italiano candidato
allOscar per Kundun di Martin Scorsese e accompagnato da una colonna sonora
suadente e lineare composta da Thomas Newman già autore de Luomo che sussurrava
ai cavalli, Vi presento Joe Black è una pellicola inconsueta e coraggiosa. Nonostante
le tre ore di durata, il film scorre pacato nel raccontare in maniera dettagliata e a
tratti ingenua, il transito terreno della Morte. Solenne e sereno, solare ed elegante, con
una vaga impronta metafisica Vi presento Joe Black racconta la storia di un magnate
delle telecomunicazioni che ha il volto di Sir Anthony Hopkins costretto a stringere un
patto con la Morte. Questultima che ha le sembianze di Brad Pitt, chiede al ricco
uomo di affari di accompagnarla in giro per New York per comprendere il senso della Vita,
assaporandone le gioie, i dolori, le amarezze e le fantasie. In cambio luomo
guadagnerà il bene più prezioso che si possa desiderare: tempo in più per vivere.
Privo di ogni ansia oltremondana Vi presento Joe Black assomiglia
a una sorta di Educazione sentimentale stile New Age della Morte in che finalmente
dopo millenni ha deciso di conoscere in prima persona le passioni umane. Dal sesso
al burro di noccioline, dagli affari al cibo, dal dolore negli ospedali alle piccole gioie
quotidiane Joe Black (questo il nome "darte" che si sceglie la Morte per
il suo soggiorno tra gli esseri umani) vive alcuni giorni intensi e emozionanti.
Nonostante tutto il tempo trascorso, nonostante avere visto tutto quello che è accaduto
nei secoli è la prima volta che Joe può finalmente capire gli avvenimenti legati
allesistenza delluomo. E ovviamente la scoperta più grande è
quella dellamore fisico e spirituale. Qualcosa di tanto immenso che è difficile da
comprendere e da spiegare e che per Joe ha il volto e il fascino della figlia
delluomo che è venuto a prendere. Interpretata da una Claire Forlani assolutamente
stupenda, Susan Parish è la donna che innamorandosi perdutamente di quel ragazzo
misterioso e gentile, rivelerà alla Morte, laltrimenti inspiegabile mistero
dellAmore.
Conflitto di interessi (The gingerbread man)
Kenneth Branagh Embeth Davidtz Robert Downey
Jr. Daryl Hannah Tom Berenger Robert Duvall Famke Janssen Sceneggiatura
Al Hayes tratta dal romanzo di John Grisham Regia Robert Altman Anno di
produzione 1997 Distribuzione Cecchi Gori Durata 115
Non si potrà mai dire abbastanza bene di Robert Altman,
regista iconoclasta, autore di pellicole come M.a.s.h. e America Oggi che
hanno segnato in maniera indelebile il nostro immaginario cinematografico collettivo. Ed
è proprio per questo che Conflitto di interessi film noioso e prevedibile, diventa
ancora più imperdonabile. Nonostante un cast di grande qualità con un Kenneth Branagh,
però, non particolarmente in forma, Altman non è riuscito a dare respiro
allintrigante trama costruita sullennesimo romanzo a sfondo legale di John
Grisham. Certo alcuni virtuosismi registici e determinate situazioni mettono in mostra
quanta grinta abbia ancora il vecchio leone, purtroppo sommersi in un andamento molto
banale e scontato della pellicola. Cè da dire pur restando nel campo delle
ipotesi che forse i vari conflitti legali tra la casa di produzione americana e il
regista che hanno funestato la postproduzione della pellicola potrebbero avere
irrimediabilmente guastato il film (il regista aveva addirittura minacciato di ritirare la
sua firma dai titoli di testa e di coda). Eppure il risultato finale rasenta talmente
tanto la banalità che si fa fatica a comprendere per quali motivi Altman non abbia
davvero messo in atto le minacce. Tra presupposti mancati e un andamento dogmatico della
pellicola, la storia dellavvocato di fama che difende in tribunale una figlia dalla
presunta crudeltà del padre risulta abbastanza scialba e di scarso interesse. Un thriller
senzanima che dispiace soprattutto, perché costituisce unoccasione mancata
per vedere un intrigante film dautore.
Paura e delirio a Las Vegas (Fear &
Loathing in Las Vegas)
Johnny Depp Benicio Del Toro Cameron Diaz
Ellen Barkin Christina Ricci Sceneggiatura e Regia Terry Gilliam Anno
di produzione 1998 Distribuzione Cecchi Gori Durata 100
La vita di due
drogati, pazzoidi e visionari che nel 1971 in piena guerra del Vietnam - mettono a
soqquadro gli alberghi di Las Vegas è al centro di questa nuova e incomprensibilmente
noiosa pellicola dellex Monthy Pithon Terry Gilliam. Un film dove ogni immagine è
studiata e levigata e dove i contenuti vengono sminuiti e snaturati a favore di un
inspiegabile e stavolta - vuoto vezzo estetico. Una pellicola da andare a vedere
solo in virtù di una grande passione per Johnny Depp o per Terry Gilliam e che altrimenti
non riesce a dare emozioni di altro tipo. Criptico, inconcludente e misterioso Paura e
delirio a Las Vegas è un film che disturba per la storia che vuole raccontare e che -
nonostante gli sforzi degli attori - non riesce mai a raccontare veramente. È vero: ci
sono i ruoli cameo di Ellen Barkin, Christina Ricci e Cameron Diaz. Ma a che cosa servono
semplicemente "buttati lì" in un film del genere ? Certo è che questo Paura
e delirio a Las Vegas pur inserendosi perfettamente nel contesto delle opere
dellex Monty Pithon, ormai regista affermato, sconcerta e annoia allo stesso grado.
Stupisce perché con un attore duttile e perfetto come Johnny Depp si poteva fare questo e
altro e perché la storia vuota e incomprensibile lancia un messaggio criptico e fuori
epoca.
Baci e Abbracci
Francesco Paolantoni - Edoardo Gabriellini - Snaporaz
(Amaranto Posse) - Paola Tiziana Cruciani - Massimo Gambacciani - Piero Gremigni Sceneggiatura
Francesco Bruni e Paolo Virzì Regia Paolo Virzì Anno di produzione
1999 - Distribuzione Cecchi Gori Durata 110
In una clima di commediole scipite, Baci e
abbracci nuovo film del regista di Ovosodo aveva tutte le carte per essere un
ottimo film. Il coraggio di Paolo Virzì di occuparsi degli pseudo sconfitti della nostra
società è, infatti, encomiabile, per rendere immortale una moderna epopea dei vinti, che
poi tali non sono. Visto che le nuove generazioni raccontate in questo film, sono quasi
sempre migliori di quelle che le hanno precedute. Un film che ci sembra incompiuto. Più
per le occasioni sprecate che per la riuscita finale. Un vero peccato non insistere nel
seguire quellintuizione di raccontare un mondo di pseudo-sconfitti per divertire e
fare riflettere un po di più. Baci e Abbracci le potenzialità per essere un
buon film ce le aveva tutte. Un cast di attori sconosciuti, ma molto capaci, su cui spicca
un Francesco Paolantoni dalla recitazione al limite del surreale e una storia - forse
prevedibile - ma di qualità. Una commedia degli equivoci basata sullerrore compiuto
da due improvvisati imprenditori che venuti a prendere alla stazione un assessore
regionale "fidanzato" della sorella hostess, si caricheranno dietro il
proprietario di un ristorante fallito per festeggiare il Natale nella loro cascina dove
hanno impiantato un allevamento di struzzi. Ovviamente equivoci e incomprensioni si
succedono rapidamente in un tourbillon capace di suscitare numerose risate, eppure
lo scontato e il prevedibile prendono subito posto lasciando spazio alla noia. È vero,
Virzì è uno dei pochi registi italiani che si occupa ancora di gettare uno sguardo tra
lamaro e il divertito su coloro che - nella nostra società - galleggiano appena,
risultando quasi dei perdenti. Eppure se il regista avesse saputo osare, sganciandosi dai
binari troppo facili di un umorismo di maniera, che con una battutaccia in toscano crede
di avere chiuso il conto con tutto e tutti, forse Baci e Abbracci avrebbe avuto un
valore del tutto diverso.
I Fobici
Sabrina Ferilli Rodolfo Laganà Luca Laurenti
Daniele Liotti Gianmarco Tognazzi Sceneggiatura Giovanni Veronesi
Liliana Eritrei Giancarlo Scarchilli Regia Giancarlo Scarchilli Anno
di produzione 1998 Distribuzione MEDUSA Durata 100
Film in quattro episodi, I fobici
nelle intenzioni del regista vorrebbe mettere in risalto tic, manie e
ossessioni degli anni Novanta. E gli episodi sono molto differenti tra loro, anche dal
punto di vista del risultato. Mediocre il primo con Luca Laurenti stralunato nottambulo
che sa tutto sugli autobus e i loro orari, sufficiente il secondo con Daniele Liotti nei
panni di un uomo pieno di tic che a questi deve il successo nella sua vita privata (con un
ottimo Marco Giallini), assolutamente pessimo il terzo con Gianmarco Tognazzi maniaco
oltremodo, discreto con lultimo con Sabrina Ferilli e Rodolfo Laganà in una
divertentissimo e strambo duetto. Una pellicola complessivamente banale e prevedibile che
mette in mostra numerose falle, soprattutto quando si tratta di dare spazio a un umorismo
discutibile. Mentre gli attori in tutti gli episodi sono bravi (molto la Ferilli, Liotti e
Giallini), è proprio la sceneggiatura a non convincere e a non divertire. Un film così
da andare a vedere solo se si è appassionati di questo oppure quello di attore e dove
in ogni caso linventiva e il gusto della ricerca sono del tutto
assenti.
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Marco Spagnoli |