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Alla ricerca della collezione perduta

L'Accademia Olimpica contava su quella eredità "promessa" ancora nel lontano '84: il legittimo proprietario se la tiene e smentisce. Finché non arriva la voce che qualche pezzo è finito dagli antiquari. Così si torna a parlare della cosiddetta "Donazione Cappelletti": migliaia di volumi e stampe dal '500 a oggi raccolti da un avvocato-mecenate che raccontano la città. Che aspettano un'offerta, pubblica, privata o mista, per restare a Vicenza

Potrebbe avere un titolo diverso, a seconda dei punti di vista. All'Accademia Olimpica (ma forse anche al Comune o al Museo) piacerebbe certamente "Alla ricerca della collezione perduta"; a qualche banca o privato in vena di investimenti sulla cultura "alla ricerca dell'occasione perduta". Per il legittimo erede e proprietario a essere perduta (per ora) magari è un'offerta decente. Certo la storia della cosiddetta "Donazione Cappelletti", migliaia di antichi volumi su Vicenza lasciati in eredità dall'avvocato-colezionista-mecenate Guglielmo Cappelletti, è degna di un romanzo. Un romanzo cittadino ancora senza finale. Ma dove il rischio, adesso che si è sparsa la voce che alcuni pezzi della collezione sono in vendita, è che la città si faccia sfuggire la possibilità di mettere in piedi una biblioteca Bertoliana in miniatura.

Cerchiamo di spiegare cosa succede e perché se ne parla oggi. Nel lontano '84 durante una riunione del consiglio dell'Accademia Olimpica, presieduta a quel tempo dal senatore Mariano Rumor, viene annunciata la volontà dell'avvocato Cappelletti (vice presidente della stessa Accademia) di donare all'Ente parte della sua ricca collezione d'arte. Per la precisione i volumi della cosiddetta "raccolta vicentina": centinaia di libri dal '500 in poi che parlano della città berica. Una donazione che l'avvocato-collezionista vicentino dice di voler inserire nel testamento.

Tutto normale, se non fosse che Cappelletti muore nel '91 senza lasciare una riga su quella donazione. L'eredità però passa alla moglie Marianna. Che secondo il presidente attuale dell'istituto, Lorenzo Pellizzari, era d'accordo nel mantenere quella promessa verbale del marito. Ma quando nel dicembre scorso anche Marianna Cappelletti Stimamiglio si spegne, siamo al punto di partenza. Perché di nero su bianco non è stato messo giù nulla, neanche da lei. Insomma tutto è affidato a quella seduta di 14 anni fa e alle parole, alle conversazioni e alle confidenze fra conoscenti.

Siamo all'ultimo erede, il nipote dell'avvocato, Giuseppe Stimamiglio. Che però di quella annunciata volontà dello zio di donare la "raccolta vicentina" dice di non saperne proprio niente. Anzi, di una cosa si dice sicuro: "Mia zia Marianna non intendeva fare lasciti a nessuno". Al di là del problema lascito si-lascito no (che comunque senza documenti scritti è inutile), si arriva ad oggi. Nel senso dei primi di giugno. Quando nella solita Vicenza dove tutti sanno tutto di tutti, si sparge la voce che alcuni antiquari "di Firenze ma di origine vicentina" si sono visti offrire pezzi della collezione Cappelletti. In Accademia Olimpica, mai del tutto rassegnati alla perdita dei preziosi volumi, cala il gelo nonostante l'estate. Il pericolo tanto temuto, pensano, è arrivato: la collezione vicentina finirà smembrata, venduta a pezzi.

Ma non c'erano stati contatti, prima, con Giuseppe Stimamiglio? "Sì, gli ho telefonato e anche scritto una lettera" conferma Pellizzari. Dove gli ricorda "l'intenzione del sempre compianto e mai dimenticato Guglielmo Cappelletti di legare all'Ente di cui era vice-presidente vicario la sua collezione libraria denominata "La Vicentina"". Dove sottolinea l'incarico dato ad Antonio Ranzolin, archivista del Comune, di catalogare la biblioteca. E ribadisce che "la consorte dell'avvocato, Marianna, ebbe a confermare in numerosi incontri e con più persone di aver avuto dal marito preciso incarico di mantenere fede all'impegno assunto". Insomma "tutto ciò ha legittimato una fiduciosa attesa nell'ambiente dell'Accademia, la quale desidererebbe quantomeno che la "Raccolta Vicentina" non venisse dispersa e fosse assicurata nella sua integrità alla cultura vicentina".

Si sarà commosso, Giuseppe Stimamiglio? Proprio per niente. Ma, spiega, perché non ne ha motivo: "Scherziamo? Io le cose importanti di quella collezione intendo tenerle, ci mancherebbe. E' da gennaio che tutti i sabati e domeniche assieme ad un bibliofilo sto catalogando l'intera raccolta. E siamo solo al 40 per cento, sono migliaia di pezzi. Non ho sperperato né dilapidato niente. I pezzi finiti agli antiquari? Ma no, è roba moderna, del '900. E comunque in mezzo alla raccolta ci sono si pezzi preziosi, ma anche cose da bancarella...".

Ma la storia del lascito, le volontà dell'avvocato Cappelletti? "A me non risulta. Io so solo una cosa: mia zia non intendeva fare lasciti a nessuno - dice l'erede - Offerte per la collezione? Non me ne hanno mai fatte. Anzi, quando Pellizzari mi ha chiamato, nonostante il tono che non mi è piaciuto, volevo dargli un consiglio: chiedete a qualche banca, loro possono comprare. Ora la raccolta è indisponibile". Vuol dire che non la venderà? "Vuol dire che sto facendo la catalogazione analitica. E voglio finirla, spero per settembre. Insomma avrò una stima completa. Ma non chiudo nessuna porta, anzi farebbe piacere anche a me che la collezione di volumi restasse in città".

Nulla è perduto, allora? Forse. La raccolta è ancora intera, il proprietario si dice disponibile, l'Accademia spera ancora di dare a Vicenza un piccolo tesoro di storia cittadina. Con l'auto magari di Comune, Museo, Bertoliana assieme a un pool di banche. O di aziende. L'unica cosa che manca, insomma, è chi paga.

Alessandro Mognon

Si veda su questo numero: Tutta Vicenza, miniatura per miniatura

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