I FILM DI GIUGNO 2000
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Fate un bel sorriso {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Giustino Durano – Claudia Pandolfi Sceneggiatura Bernardino
Zapponi, Anna di Francisca, Alberto Simone Regia Anna
di Francisca Anno di produzione Italia 2000 Distribuzione
Gold Durata 82’
Un magistrato in pensione, messo in una casa di riposto
dalla figlia è ‘adottato’ da una famiglia molto
particolare. L’incontro improvviso con la nuova
cameriera sbarazzina è per lui fulminante. Non solo vive
avventure che non avrebbe pensato di potere esperire, ma
decide di fare cose che non aveva fatto prima. Fate un
bel sorriso è un film ironico, che utilizza l’idea
di Tony Blair di adottare un anziano per esprimere una
divertita più che divertente satira della società di
oggi con tutte le sue contraddizioni. Interpretato da un
intenso Giustino Durano, con il suo italiano perfetto ed
affettato e da una Claudia Pandolfi allegra e volutamente
caricata, Fate un bel sorriso fallisce per il suo
raccontare in maniera artefatta una società falsa. L’incontro
tra i vecchi e i giovani sullo sfondo fiabesco e
multietnico di un’Italia dove i crimini sono i piccoli
furti è soltanto un escamotage per tessere un
piccolo apologo le cui unghie risultano alla fine, però,
spuntate da una trama eccessiva e capricciosa. Una
pellicola ad ogni modo gradevole in cui l’incontro
culturale e la contaminazione tra stili recitativi diversi
e spesso opposti riesce comunque a divertire lo
spettatore. Merito dei suoi attori intensi ed affascinanti
e del miraggio buonista, ma non banale che viene concesso
di sognare al pubblico.
Moloch {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Elena Rufanova – Leonid Mosgovoi Sceneggiatura Yuri
Arabov Regia Aleksandr Sokurov Anno di
produzione Russia – Germania 1999 Distribuzione LUCE
Durata 82’
Adolf Hitler raccontato nell’intimità del suo
rifugio sulle Alpi bavaresi nella primavera del 1942 a
Berchtesgarten. Il suo ‘nido delle aquile’ in cui si
aggira un come un Moloch in mutande, circondato da schiavi
in adorazione capaci perfino di sacrificargli
immediatamente pure dei cuccioli di cane, solo perché ‘puzzano’.
Pieno di fisime, e circondato da lecchini pericolosi e
crudeli, il Fuhrer raccontato dal regista Aleksandr
Sokurov è la personificazione del Male visto in chiave
razionale. Hitler non è un pazzo, ma un demonio potente e
pericoloso, il cui goffo equilibrio esterno è una vana
barriera per un’anima bacata che dell’umanità ha
perso quasi ogni traccia. Hiltler in Moloch non è
un capo, ma solo un essere sgradevole, ingentilito dall’amore
irrazionale della sua compagna Eva Braun solo per potere
essere raccontato. Fotografato da una luce simile a quella
del famoso filmino a colori che ritraeva la coppia proprio
in quei mesi nel loro ritiro fortificato, l’unico grande
difetto di questa pellicola è quello di essere un’opera
di pura finzione che pur volendo essere un ritratto
meditato profondo del Male nel suo farsi, potrebbe esporsi
ad interpretazioni discordanti visto che la storicità
della trama è poco attendibile. Del resto la grandiosità
malefica e tragica di questo film sta nel fatto che tutti
sanno cosa anima quei rumori e lamenti che costituiscono
la colonna sonora quando le voci e la musica tacciono. Un
film doloroso e difficile, perché ammaliando intimamente
lo spettatore, lo fa sentire fuori dal suo posto a
pranzare e cenare con Hitler e la sua comunella di
gerarchi intimamente corrotti.
Return to me {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
David Duchovny – Minnie Driver Sceneggiatura Bonnie
Hunt & Don Lake Regia Bonnie Hunt Anno di
produzione USA 2000 Distribuzione UIP Durata
114’
Pur nella sua prevedibilità lacrimosa, Return to me
è una commedia disperatamente romantica con un certo appeal.
David Duchovny che ha sostituito egregiamente il
George Clooney per cui si era pensato originariamente il
ruolo, riesce a mettere da parte la sua vena da duro di X
files per assecondare un carattere espressivo comico
che costruisce un’efficace alchimia recitativa con la
sempre simpatica Minnie Driver.
Certo, la storia dell’uomo che si innamora della donna
cui è stato trapiantato il cuore della moglie morta
lascia un po’ perplessi per la sua scontatezza, eppure
il tono allegro della pellicola, fa dimenticare presto il
sentimento agrodolce della storia. A partire proprio da un’allegra
combriccola di aitanti vecchietti su cui svetta uno
straordinario Robert Loggia, Return to me è un
film comunque piacevole che propone anche qualche timido
riferimento all’aldilà e al destino che riguarda l’amore
delle persone care.
Accordi e Disaccordi (Sweet & Lowdown) {Sostituisci con chiocciola}
Sean Penn – Samantha Morton – Uma Thurman Sceneggiatura
e Regia Woody Allen Anno di produzione USA 1999
Distribuzione Cecchi Gori Durata 100’
Un puro divertissment. Questa in estrema sintesi
è Accordi e disaccordi ultima pellicola di Woody
Allen in cui il regista newyorchese continua a seguire
velocemente la china in discesa del tramonto della sua
carriera. Sebbene c’è da dire che questa volta la
storia del jazzista interpretato da un ottimo Sean Penn,
devia per un momento dalla crisi pecoreccia degli ultimi
film, dovuta alla possibile andropausa del suo autore.
Finto musical e affresco ammanierato dell’america
degli anni Trenta, Accordi e disaccordi segue per l’ennesima
volta l’abusato stile documentaristico tanto amato da
Allen per raccontare la vita e gli eccessi di un uomo
circondato da tante donne e veramente innamorato solo
della sua chitarra. Un’opera scontata dall’inizio alla
fine, dove il regista che ha definitivamente perso anche
le battute graffianti, insiste nell’antologizzare il
proprio cinema e nel ripeterne pedissequamente i
meccanismi più fortunati. Con l’aggravante, però, di
fare le famose concessioni al politicamente corretto che
tanti suoi detrattori gli richiedevano da anni. Insomma,
un film di cui è difficile comprendere il senso,
nonostante la raffinatezza con cui è stato girato
(leggasi ; mestiere) e alla bravura dei suoi interpreti.
Under Suspicion {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Morgan Freeman – Gene Hackman – Monica Bellucci Sceneggiatura
W.Peter Iliff Regia Stephen Hopkins Anno di
produzione USA 2000 Distribuzione MEDUSA Durata
111’
Remake del classico del cinema francese Guardato
a vista ha tre grandi pregi: Gene Hackman, Morgan
Freeman e la Bellucci che si vede abbastanza spogliata per
una decina di secondi. Il resto non vale nulla e
soprattutto non è affatto all’altezza dell’originale.
Ambientata a Puertorico, la storia del ricco avvocato
accusato di avere stuprato e ucciso delle minorenni assume
i toni della cronaca di tutti i giorni. Tra Internet e i
sentimenti di rivalsa di un poliziotto nero nei confronti
del ricco bianco, il film che non comunica mai alcuna
tensione, si svolge praticamente tutto in una stanza dove
la regia asfittica non riesce a imprimere alcun ritmo o
senso di drammaticità all’azione. Per non parlare poi
delle scene dove compare la Bellucci che con il suo tono
sempre al di sopra delle righe, rende ancora più
farraginosa l’azione noiosa e scombinata. Davvero un
peccato vedere due mostri sacri del cinema lasciarsi
andare in una trama che aveva tutte le potenzialità per
trasformare il film in un classico istantaneo.
Sono positivo {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Giovanni Esposito – Paolo Sassanelli – Cristina
Liberati Sceneggiatura e Regia Cristiano Bortone Anno
di produzione Italia 2000 Distribuzione Cecchi
Gori Durata 96’
Figlio dell’immaginario visivo del primo Almodovar e
delle suggestioni kitsch del glamour meridionale
del Duemila, Sono positivo è una commedia
estremamente piacevole, decisamente di respiro europeo.
Ipocrisia e omosessualità sono i motori della storia
insieme a pregiudizio e timore per l’AIDS. Elementi
psicologici e drammatici capaci, però , di scatenare nei
protagonisti una serie di reazioni insensate e
divertentissime. Giovanni Esposito, un caratterista che
nel corso degli anni ha maturato quel talento sufficiente
per diventare una specie di Woody Allen napoletano con la
madonna al posto della Menorah ebraica, fa letteralmente
scintille quando sulla scena si scontra con il ‘cognato’
gay (ricchione è l’appellativo usato nel film)
Paolo Sassanelli. Questi due attori emergenti danno vita
ad una commedia degli equivoci irresistibile, in cui il
talento esplosivo dei due trasforma il tranquillo tinello
piccolo borghese in cui abitano insieme alla moglie –
sorella e all’amico amante occasionale, in un affollato boudoir
post moderno dove la bisessualità è quasi d’obbligo.
Tra alberghi scalcinati con affittacamere armate, fenomeni
medianici e parrucchieri da arresto immediato, Sono
positivo è una commedia originale e piacevole che
pian piano tende ad affievolire la sua vis comica fino ad
arrivare ad un finale a metà tra l’introspettivo e l’happy
ending favolistica. Un’opera prima di qualità,
sintonizzata sulle frequenze di un cinema più ampio,
ingiustamente bistrattata dalla distribuzione della Cecchi
Gori.
Marco Spagnoli
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