Tutte le opinioni a confronto da Bassolino a Violante passando per Cacciari, Lerner e Santoro...
ITALIA SI,
ITALIA NO
Ferdinando Camon, scrittore: "Chi sta lontano continua
a sentire un problema che non c'è, il pericolo che il Nord
spezzi l'unità della Nazione. Chi sta al Nord sente da
anni un problema tremendo: l'unità della nazione non c'è
ormai non si tratta di non rompere l'Italia, l'Italia è
già rotta, si tratta di riunirla o lasciarla così
com'è e allora non si salderà più Veltroni
non lo sa, Ferrara non lo sa, Prodi nemmeno. Lo sa il vescovo
di Vicenza, lo sa "I1 Gazzettino", il sindaco di Treviso
e persino quello di Venezia, che per la sua cultura sarebbe tenuto
a negarlo. Detto altrimenti: il brutto rapporto del Nord con
Roma èla restituzione di un brutto rapporto di Roma con il Nord" (da
Panorama del 2 maggio '96).
Paolo Franchi: "E' una Lega siffatta, secessionista
e rivoluzionaria che è stata vistosamente premiata dagli
elettori quando tutto sembrava parlare di un suo drastico ridimensionamento.
Non solo. Poco o nulla hanno contato le televisioni, i giornali,
l'appello dei leader e dei candidati. A dimostrazione di quanto
la protesta che sta dietro l'impetuosa ondata leghista sia profonda
e radicale; e, più in generale, di quanto restino determinanti
anche nel linguaggio globale le motivazioni economiche, sociali,
culturali del conflitto politico... E perciò viene naturale
chiedere a Polo e Ulivo di rendere chiaro una volta per tutte
di che pasta è fatto, se c'è, il loro federalismo;
di dire fin dove sono disposti concretamente ad arrivare e che
cosa, invece, non concederanno mai..." (Dal Corriere della
sera del 4 maggio '96).
Leonardo Del Vecchio, presidente della Luxottica: "Non
credo che la gente voglia sul serio l'indipendenza. Vuole che
le cose funzionino. Se i cittadini vedranno una prospettiva di
miglioramento tutto si quieterà".
Ilvo Diamanti, sociologo: "I1 partito di Bossi è
il più forte nelle aree industrializzate del Nord, che
sono quelle della piccola impresa diffusa. Nei 60 collegi dove
la Lega ha preso più voti il peso degli addetti all'industria
è del 55 per cento, mentre nel gruppo dei collegi dove
ha avuto meno voti è del 28 per cento. Vorrà dire
qualcosa".
Sandro Maggiolini, vescovo di Como: "L'Unità
d'Italia non è un dogma: l'accetto tranquillamente; il
Risorgimento, grazie a Dio, non è una sorta di storia santa".
Vittorio Feltri, direttore de "I1 Giornale":
"Non aver posto mano alla riforma federalista è stato
un tragico errore. E' necessario avere il coraggio di ammetterlo
e di correre ai ripari, altrimenti se non sarà secessione
sarà rivolta. Ciò di cui non hanno bisogno nè
L'Ulivo nè il Polo nè questo povero Paese che paga
sotto forma di persecuzione fiscale gli sbagli di cinquanta governi".
Antonio Bassolino, sindaco di Napoli: "L'Italia è
rotta da molto tempo ... intere generazioni di giovani non si
incontrano con il lavoro, è del tutto evidente che questo
è un paese rotto..."
Massimo Cacciari, sindaco di Venezia: "... facciamo
in fretta... se si saldassero i settori dell'Ulivo che sono timidi
o incerti sulla strada del federalismo, con la volontà
esplicita di Bossi di non fare nulla, per potenziare la propria
protesta, ne uscirebbe un cocktail micidiale per il Paese".
Umberto Bossi: "Cacciari è falso come Giuda"
(Corriere della sera, 3 maggio)
Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia: "Bossi
è cresciuto grazie all'inerzia colpevole delle maggiori
autorità dello Stato. Tutto questo è stato fatto
per ragioni di convenienza politica, non deve essere più
così".
Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana:
"L'unità della nostra nazione potrà essere
articolata secondo modalità diverse da quelle attuali,
ma non può e non deve, nè apertamente nè
surrettiziamente, essere negata o compromessa. Rompere l'unità
danneggerebbe il Nord quanto il Sud".
Irene Pivetti, ex presidente della Camera: "Non capisco
perchè mai la Cei debba preoccuparsi dei problemi politici
ed istituzionali italiani, le conferenze episcopali sono solo
dei carrozzoni burocratici".
Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Genova: "Bossi
non va visto come il diavolo che divide perchè la Bibbia
parla di legioni a proposito di demoni che seminano la discordia".
Umberto Bossi: "La Cei farebbe bene a pensare ai soldi
che gli arrivano con i 740 dalla Padania".
Pietro Nonis, vescovo di Vicenza: "I1 materialismo
storico non è così diffuso tra i vescovi da farli
preoccupare per 1'8 per mille. L'ex presidente della Camera Pivetti?
Quando si presiede una istituzione i cui membri costano ciascuno
da 500 milioni a un miliardo all'anno, sarebbe meglio essere più
cauti nel parlare di carrozzoni".
Indro Montanelli: "A questo punto non ci resta che
una speranza: Bossi. Ci piaccia o non ci piaccia, le chiavi del
cuore padano - soprattutto della sua parte più ricca e
rampante, il Veneto - le ha lui. Visto che non possiamo mettergli
le manette non ci resta che invitarlo a cena. Ci piaccia o non
ci piaccia".
Luciano Benetton, industriale: "Secessione? Non mi
sembra una cosa seria. I1 problema può essere risolto".
Renato Mannheimer, sociologo: "Oggi non esiste il
pericolo secessione... oggi la protesta ha solo dimensioni "prealpine".
ma è solo la punta dell'iceberg".
Giorgio Lago, ex direttore de "I1 Gazzettino":
"In un Paese centralista non si impianta il federalismo in
quattro e quattr'otto. Gli esperti più seri immaginano
un processo addirittura di vent'anni... Chi, in campagna elettorale,
ha promesso federalismo candidandosi a governare l'Italia per
cinque anni, si trova ad un bivio: se ha detto la verità
gli tocca agire; se ha barato la questione meridionale e il laboratorio
Nord est gli esploderanno tra le mani".
Pietro Bassetti, presidente della Camera di Commercio di
Milano: "Ma chi può non accorgersi che sotto i colpi
della desovranizzazione europea e globale, di Tangentopoli e della
criminalità economica e del collasso amministrativo, qualunque
possibilità di affidare all'ordinamento (cioè alla
nostra Pubblica amministrazione divenuta parossismo di "disordinamento")
il compito di imbragare e saldare le crescenti disarticolazione
della nostra società appare oggi patetica... Oggi non è
più l'unità di comando del Principe sovrano che
tiene insieme le società complesse locali e globali. Semmai
è l'incontro nel rispetto di regole comuni e di comuni
intenti regolati e legati orizzontalmente in reti connesse funzionali"
(dal Sole 24 ore dell'8 maggio '96).
Ciriaco De Mita: "Bossi, tu rimani impigliato, la
secessione ha una logica di riduzione del processo di integrazione"
Umberto Bossi: "De Mita, taches al tram, attaccati
al tram" (Da Porta a Porta di Bruno Vespa, Rai Uno, 7 maggio
'96)
Carlo Rognoni, senatore del Pds: "De Mita a Porta
a Porta è stato il più grande regalo che potessimo
fare a Bossi".
Giuseppe Marchesini, parroco di Crespadoro: "Cosa
vuole, qui siamo una contrada isolata. tanti anziani, giovani
zero. Si vota Lega per tradizione, come un tempo si votava Dc.
Anche i miei lo hanno fatto. Si, c'è un po' d'aria antimeridionalista
a valle, ma qui... cosa vuole, le elezioni sono passate, e poi
secessione, federalismo, sono paroloni, non li capisce nessuno"
(da il Gazzettino del 9 maggio '96).
Vittorio Messori, scrittore cattolico: "I1 federalismo
è cosa troppo importante per essere lasciata a Bossi, questo
Lutero della Bassa".
Giovanni di Stefano, presidente del Campobasso calcio fonda
la Lega sud grazie ad un finanziamento di un milione di marchi
offerto dal serbo Zelko Razjnatovic, più conosciuto come
comandante Arkan.
Francesco Miglitino fonda la Guardia italiana Garibaldi,
le camicie rosse per divisa e, come obiettivo statutario la difesa
dei meridionali al nord.
Giovanni Paolo II ai cardinali della Cei, il 9 maggio '96:
"I rischi separatisti vanno decisamente superati con un onesto
atteggiamento di amore verso la propria nazione e con comportamenti
di rinnovata solidarietà". "L'eredità
dell'unità è profondamente radicata nella coscienza
degli italiani, anche al di là della sua specifica configurazione
politica, maturata nel corso del XIX secolo". (richiamo alla
lettera ai vescovi italiani del 6 gennaio 1994).
Giuseppe Liessi, consigliere comunale di Refrondolo: "Su
questa vittoria ha pesato la debolezza del candidato del Polo,
un generale dell'esercito in pensione, che il giorno della firma
delle liste, si è presentato in Comune a bordo di una Ferrari"
(Mariano Maugeri da "I1 Sole 24 ore del 10 maggio '96).
Federico Rampini, su Repubblica del 10 maggio, "La
Lega dei contadini": "A furia di descrivere la Padania
come una nuova California brulicante di industrializzazione diffusa,
ci eravamo dimenticati che questa è anche la pianura più
fertile d'Italia, uno dei territori agricoli più intensamente
sfruttati del mondo (come, del resto, anche la Califomia) ...
In Germania, Kohl guarda agli interessi contadini con la stessa
amorevole attenzione che fu di Toni Bisaglia. Da noi, nell'indifferenza
generale, l'agricoltura ha perso 83mila posti di lavoro nel solo
1995"
Simone Baggio di Tombolo, proprietario di 3mila tori, in
un corteo di protesta degli allevatori a Roma, sotto palazzo Chigi:
"Per il banco Napoli tremila miliardi, per i nostri vitelloni
sono paroloni. Non è una questione di essere leghisti per
pregiudizio, ma qui abbiamo visto solo Bossi e tra i parlamentari
veneti sono passati solo quelli della Lega" (dal "Mattino
di Padova_ del 10 maggio '96).
Giancarlo Galan, di Forza Italia e presidente della Regione
Veneto, sull'imposta per l'autonomia regionale varata dal ministro
Fantozzi: "Una proposta arretrata".
Francesco Speroni: "Meglio il parlamento di Mantova,
anche perchè là non ci sono problemi per il parcheggio.
Ma persino a Strasburgo è meglio che a Roma".
Dennis Mack Smith, storico inglese, docente di Oxford:
"Non credo che il Nord sia secessionista, il Nord da solo
diventerebbe più povero di quanto si possa immaginare"
Mino Martinazzoli, sindaco di Brescia, ex segretario nazionale
della Dc: "La direzione al federalismo a me interessa fino
a un certo punto perchè non ho capito di che cosa si tratti
e nessuno si prende la briga di spiegarmelo".
Silvio Lanaro, dal saggio"Patria, circumnavigazione
di una idea controversa", Marsilio editore: "... I confini,
ecco. Nell'epoca della mondializzazione e del "villaggio
globale" spesso si deplora la perpetuazione delle frontiere
classiche, se non altro perchè l'addensamento dei flussi
finanziari e delle economie virtuali starebbe disegnando nuove
franchigie e nuovi steccati, poco visibili ma non per questo meno
reali; di fronte al veloce rimescolamento di quelle che potemmo
chiamare orbite gravitazionali della vita associata, sarebbe dunque
inevitabile assecondare politicamente i processi di aggregazione
macroregionale, o continentale, o addirittura planetaria. Questo
atteggiamento intellettuale, fondato com'è sulla cancellazione
di una memoria storica convenientemente prensile - vale a dire
sulla dimenticanza delle modalità di nascita degli stati
nazione, che in genere sono frutto di un saggio senso del limite
applicato alle cose della politica - risente di una delle eredità
meno esaltanti del secolo che chiude: il gigantismo, la smisuratezza
dei propositi, l'eccedenza sistematica delle azioni e delle opere
rispetto ad ogni vincolo di normalità"
Luciano Violante, neo eletto presidente della Camera nel
suo primo discorso del 10 maggio ai deputati: "Non esiste
un diritto alla secessione, chiunque intendesse perseguirla troverà
in quest'aula un impedimento assolutamente determinato... lo Stato
democratico ha tutti i mezzi, anche l'uso legittimo della forza,
per impedire la sua soppressione".
Umberto Bossi: "Ma chi si crede di essere questo qui,
Ursus?" da "La Stampa" del 11 maggio).
Carlo Scognamiglio, ex presidente del Senato: "Chissà
perchè i deputati di Forza Italia, almeno quelli eletti
al Nord, si sono alzati ad applaudire Violante. Come si fa ad
approvare la prospettiva che sia usata la forza contro i propri
elettori? ... Vorrei ricordare a Violante un principio precostituzionale:
è legittimo anche il ricorso alla forza contro il tiranno".
(dal Corriere della sera).
Giorgio La Malfa: "Non ho applaudito Violante".
Enrico Deaglio, giornalista: "E se la secessione di
cui si parla non riguardasse la Padania, ma la Sicilia?".
(Da l'Unità del 16 maggio)
Ralf Dahrendorf, docente ad Oxford, da "Micromega":
"Quello che bisogna fare in realtà è cambiare
l'immagine di Roma come piattaforma girevole che smista la ricchezza
"europea" (cioè del Nord) nel deserto e nella
corruzione "africana" (cioè al Sud). Roma deve
fare completa pulizia, e deve presentarsi pulita. Condizione perchè
ciò avvenga è un governo aperto e trasparente, soprattutto
in campo finanziario".
Raffaele Cutolo, camorrista: "Io ho fatto la rivoluzione
per il riscatto del Sud e per questo sono in carcere da 32 anni
e pago con dignità le mie colpe. Un consiglio a Bossi?
Si legga "A livella" di Totò".
Michele Santoro fischiato in Veneto: "E' la prima
volta che vengo considerato un rappresentante del potere centrale".
Ernesto Galli Della Loggia, editorialista del Corriere
a proposito di un eattolicesimo lighista o un lighismo cattolico:
"La Chiesa si è accorta che l'azione di Bossi è
destinata a continui rilanci, e perciò a produrre una incessante
radicalizzazione. Si è accorta, cioè, che quello
che essa rischia è puramente e semplicemente la perdita
di ogni controllo sulla cultura e sugli atteggiamenti politici
del suo gregge o, in alternativa, l'ipotesi mostruosa solo a dirsi
di una Chiesa Padana...."
Alessandro Maggiolini, vescovo di Como: "Chiederei
a Galli Della Loggia di osservare meglio il mondo cristiano in
Italia; dico il mondo cristiano e non quello "ex democristiano",
appena passato" (da Il Corriere della Sera).
Gad Lerner, vicedirettore de "La Stampa": "La
crisi tedesca - con conseguente calo delle importazioni di auto,
scarpe, mobili italiani -può accendere focolai di tensione
nordista ben più che la nomina di Pagliarini a premier
della Padania. E quanto alla ridefinizione dei confini, Belluno
e Vicenza, punteranno sempre di più verso Monaco di Baviera,
lasciando volentieri Milano e Cuneo in compagnia di Roma".
Antonio Preiti, ricercatore del Censis: "La Lega è
riuscita a dare rappresentanza all'intreccio tra impresa e famiglia,
là sta la sua forza e non nel richiamo alla secessione
che è in gran parte post-elettorale". (da "La
Stampa del 14 maggio).
Mario Borghezio, deputato della Lega: "Se in Italia
ci attaccano, il Wall Street Journal di Londra ci apprezza"
(la testata non è inglese, ma americana) dal Corriere della
sera del 14 maggio.
Alfredo Battisti, arcivescovo di Udine: "Il recente
voto della nostra gente non mira alla secessione dal Sud: esprime
il desiderio di un decentramento di potere, di un federalismo
che dia più responsabilità alle comunità
locali" (da un'intervista a Famiglia Cristiana).
Piero Ignazi, da "II Sole 24 ore":"... è
solo un problema di interessi, un problema cioè tranquillamente
affrontabile e gestibile come uno dei tanti conflitti di interesse
che innervano la società italiana; la Lega, quindi, è
portatrice di interessi (come la Dc), ma non di identità".
Violante e Mancino alla Lega: "Padania si, indipendente no"
(titolo de "I1 Giornale").
Pagliarini copia Lutero e brucia le bolle di accompagnamento (titolo
di alcuni quotidiani).
II Manifesto: "Bossi ringrazia, complimenti a Violante",
titolo. Wall Street Journal: _Forza Padania?_, titolo.
Marco Vitale, ex assessore al Bilancio della giunta Formentini:
"La Padania, una invenzione comunista" da "l'Indipendente".
Barbara Spinelli, editorialista della Stampa: "Violante
sa opporre una retorica ugualmente dura, ai duri della Lega. sa
opporre una Resistenza, alle ultime ribellioni del Nord. sa incarnare
la nuova Unione Sacra della nazione, che non tollera fughe dalla
patria nè rottura di contratti nazionali. In ogni circostanza
mostra di avere la fermezza del grande Fustigatore: sia quando
minaccia l'invio di truppe alla maniera rauca di Eltsin, dimenticando
che l'Italia democratica non può inventare d'improvviso
una sua Cecenia, da debellare con le armi...".
I1 Giornale, titolo del 22 maggio: "Violante accontenta
il Carroccio. Si del presidente della Camera al nome "Lega
Nord per l'Indipendenza della Padania"".
Roberto Maroni, dopo aver appreso del furto dell'auto di
Bossi: "Una intimidazione mafiosa".
Luigi Rossi, ex deputato della Lega, portavoce di Bossi,
annunciando la sua uscita dal Carroccio: "Sono di Codigoro,
Ferrara, alle foci del Po. Una guerra l'ho già fatta e
ho visto morire gente del Nord, del Centro e del Sud. Si, voglio
un'Italia federale, ma che sia Italia".
Giustina Destro, imprenditrice di Padova, rivolgendosi
a Bossi in un dibattito a "Linea Tre": "Gli industriali
vogliono il federalismo, le infrastrutture, i servizi. E sarebbe
ora di smorzare i toni, di usare le parole con più attenzione".
Giorgio Bocca, editorialista de "L'Espresso"
su Bossi: "I1 tribuno ha una sua bertoldesca astuzia. Così
da qualche giorno tira fuori nei suoi discorsi l'argomento principale:
le casse separate. E dalle interviste che si fanno tra militanti,
simpatizzanti e uomini della strada viene fuori che parecchi concittadini
hanno riscoperto la filosofia dei ricchi : quel che ho me lo tengo,
e gli altri si aggiustino. Un criterio che, se applicato alla
lettera, priverebbe di strade, di telefoni, di ospedali, i Comuni
poveri della Lega. Un criterio da guerra tribale".
Stefano Stefani, presidente della Lega Nord: "Quellaventina di incontri con i diplomatici esteri? Sono stati loro
che hanno chiesto di incontrarci. Se mostrano timore per le ipotesi
di secessione? Niente affatto, secondo la mia impressione. Ritengono
che si tratti di una strada percorribile e intendono accreditarla
nei rispettivi Paesi".
Enzo Biagi (I1 Corriere, 5 giugno): "Questa Repubblica
che festeggia gli anniversari ma non ne rispetta le leggi consente
che un avvinazzato, dando fuoco a dei certificati urli: <Bruciamo
anche Roma>. Viene in mente la battuta di D'Annunzio riferita
a certe spettacolari iniziative di Marinetti: <E' un cretino
che ha dei lampi di imbecillità>".
Renzo Sacco, presidente della Provincia di Padova: "Vicino
a casa mia c'è una caserma e l'inno di Mameli me lo fanno
ascoltare almeno un paio di volte al giorno. Ma non mi dà
fastidio, anzi. Lo sento sempre con commozione. Così come
mi emoziono per la bandiera italiana". (I1 Corriere della
sera, 6 giugno);
Umberto Bossi, intervistato da Fabio Cavalera del Corriere:
"Anzichè parlare a vuoto di Cda Rai forse è
il caso di attuare la decisione della Corte costituzionale, due
reti e non tre. Se lo sono dimenticati tutti. Vogliono spartirsi
i posti. Ecco la verità".
Filippo Mancuso, ex ministro Guardasigilli in una interrogazione
parlamentare: "Dicano Prodi e Scalfaro se a qualche procura
del Nord risulta da indagini completate o da denunce ricevute
che la Lega dispone di armi affidate ad alcuni suoi aderenti".
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