I film di Settembre 2002
Nessuna
notizia da Dio (Sin noticias de Dios) {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Victoria Abril, Penelope
Cruz, Fanny Ardano, Demien Bichir, Gael Garcia Bernal
Sceneggiatura e Regia Augustin Diaz Yanes Anno di
Produzione: Spagna 2001 Distribuzione Lucky Red
Durata 107’
Accolto favorevolmente allo
scorso Festival di Cannes ecco il film piu’ originale del
mese: Nessuna notizia da Dio è una pellicola
divertente ed intrigante, nata nel punto di incontro tra
l’eredità di Frank Capra, le suggestioni di Pulp
Fiction e i gusti e le istanze del moderno cinema
d’autore europeo. Un amalgama intrigante in cui attraverso
una serie di complicate intersezioni tra ambientazioni e
colori diversi e contrastanti, viene tessuta la tela di
una storia vista e abusata, in cui Diaz Yanes sorprende lo
spettatore per il suo eclettismo e la sua astuzia
narrativa. L’anno in cui si svolge l’azione è il 2001, un
‘anno terribile’ per le forze del Bene. Gli ultimi dieci
anni, infatti, sono stati devastanti per il Paradiso. I
suoi dirigenti sono molto preoccupati, poiché nell’ultimo
decennio il numero di anime che hanno superato gli esami
di ammissione è stato praticamente nullo. Mentre di Dio –
che nessuno ha visto – non si hanno praticamente piu’
notizie, e si vocifera che sia stanco, depresso e stufo,
all’Inferno ci sono file lunghissime per l’accettazione.
La valanga di nuovi clienti – addirittura – sta creando
problemi di spazio. Sembra che l’eterna guerra tra Male e
Bene sia stata vinta definitivamente dalle forze dei
ribelli. Proprio in questo momento tragico, quando anche
l’estabilishment dell’alto dei cieli (modellato su
Parigi…) sta per perdere ogni speranza, ecco arrivare la
preghiera di una madre affinché si interceda per l’anima
di suo figlio. Many Chaves, un pugile dal passato
turbolento, deve essere quindi salvato ad ogni costo.
L’angelo Lola Nevado (Victoria Abril), l’unico politico,
che sia mai riuscita ad entrare in Paradiso, facendosi
passare per la moglie del boxeur dovrà cercare di
redimere la sua anima al Bene. I servizi informativi
dell’Inferno segnalano immediatamente la situazione
all’amministratore delegato Davenport che manda sulla
Terra uno dei suoi agenti segreti piu’ affidabili ed
esperti in materia (Penelope Cruz) che si farà passare per
la cugina del pugile. In un modesto appartamento di Madrid
e nel supermercato in cui lavorano i due angeli del
Paradiso e dell’Inferno si combatte una battaglia che può
segnare le sorti dell’umanità, fino ad una scoperta che
farà rabbrividire tutti quanti.
Una pellicola in cui
filosofia e intrattenimento si incontrano su un terreno
carico di possibilità narrative estreme ed allegre.
Attenzione, poi, al cameo dell’attore Javier Bardem.
About a
boy {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Hugh Grant – Rachel Weisz
Sceneggiatura e Regia Paul & Chris Weitz Anno di
produzione UK 2002 Distribuzione UIP Durata
110’
Tratto dall’omonimo romanzo
di Nick Hornby e diretto dai fratelli Weitz già registi
del fortunatissimo American Pie, About a boy è una
sorta di risposta alto borghese, cinica e maschile alla
‘singletudine’ di Bridget Jones. Hugh Grant, infatti, è un
nullafacente che non ha mai lavorato in cerca di
facili avventure che segue la strategia di stringere
relazioni solo con madri singles. Tutto questo fin
quando incontra casualmente un ragazzino in cerca di un
padre grazie al quale scoprirà non tanto il valore dei
sacrifici, quanto piuttosto la gioia della responsabilità
e dell’impegno. Animato da un grande humour e con
un Hugh Grant che offre quella che può essere considerata
la sua interpretazione piu’ matura, per un personaggio
tutt’altro che simpatico, About a boy è un film che
colpisce lo spettatore non solo per la sua grande umanità,
ma soprattutto per la sua forza espressiva nel descrivere
la nostra modernità complicata da famiglie frantumate e
schiacciata da un eccessivo disimpegno, senza scadere nel
moralismo o nella facile commedia. About a boy è un
film interessante che con la sua atmosfera volutamente
malinconica, riesce a divertire obbligando lo spettatore a
riflettere sulle scelte obbligatorie dell’esistenza,
mettendo da parte la retorica.
Peter Pan 2 – Ritorno all’isola che
non c’è {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Di Robin Budd & Donovan
Cook – Film d’animazione Anno di produzione USA
2002 Distribuzione Buena Vista Durata 77’
Dopo Cenerentola, La
Sirenetta, Pocahontas, Il gobbo di Notre Dame ecco un
nuovo seguito di un film Disney di successo, talmente
riuscito da passare nelle sale prima di andare nella sua
destinazione finale in Dvd. Quello dei sequels ha
assunto le caratteristiche di vero e proprio business
soltanto negli ultimi tempi, con la progressiva
accentuazione dell’aspetto industriale delle produzioni
cinematografiche. In questo senso il 2002 è l’anno in cui
questa tendenza conquista se possibile la sua
consacrazione e pianificazione “definitive”. Harry
Potter, Il Signore degli anelli (prima franchise
di tre film girata contemporaneamente per abbattere i
costi), Guerre Stellari, Star Trek appartengono a
serie spesso chiamate più nobilmente “saghe”, realizzate
spesso in serie con contratti che legano gli attori per un
numero determinato di film con uscite cadenzate dalle
regole del marketing e dalle finestre di uscita del
Dvd. Ed è per rispondere alla fantasia spesso inconscia di
“serializzazione” (proveniente dal ciclo omerico e dalle
cronache nordiche) ecco che la Disney Television Animation
ha creato una branca chiamata Disney Video Premiere ovvero
un progetto speciale che segue in particolare il cinema
d’animazione e che si occupa di dare vita nella maniera
più creativa possibile a nuove puntate delle avventure dei
beniamini del pubblico. Presieduta da David Stainton e da
Sharon Morill questa divisione – dopo gli inizi poco
riusciti dei seguiti di Aladino – ha maturato uno stile di
lavoro che tra il 2002 e il 2003 vedrà realizzati i
seguiti di film di successo come Mulan 2, La carica dei
101 2 e – soprattutto – Il libro della giungla 2
(in uscita a Natale 2003), Dumbo 2 e Il re
Leone 3 – Hakuna Matata. Se quest’ultimo si può
considerare uno spin off ovvero una storia
parallela a quella del primo film, Peter Pan 2
punta a raccontare cosa è successo alla piccola Wendy dopo
essere tornata dall’isola che non c’è. Un film sulla forza
dei sogni anche nei tempi difficili che pur non essendo
all’altezza dell’originale ricrea atmosfere forti e
intriganti con personaggi smaglianti come Capitano Uncino.
Men in black 2 {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Tommy Lee Jones – Will
Smith – Lara Flynn Boyle Sceneggiatura Robert
Gordon e Barry Fanaro Regia Barry Sonnenfeld
Anno di produzione USA 2002 Distribuzione
Columbia Durata 82’
Mr.Smith e Mr. Jones sono
tornati per un’avventura ancora più iperbolica rispetto
alla precedente che, però, mostra di avere maggiore ironia
del fortunato originale. Cinque anni dopo, l’agente J è
stanco di lavorare in coppia con persone che non riescono
proprio a confrontarsi in maniera adeguata con gli alieni
rompiscatole che popolano la terra. Quando una crisi
intergalattica minaccia di distruggere il pianeta, si vede
costretto a richiamare in servizio K, che venticinque anni
prima era riuscito ad evitare che degli alieni
disintegrassero la Terra esportandovi le beghe del loro
sistema solare. Oggi quegli stessi extraterrestri sono
tornati e sono guai per tutti. Con armi più sofisticate e
una voglia di divertimento ancora maggiore Will Smith e
Tommy Lee Jones tornano nelle uniformi scure dei Men In
Black per un film spensierato e con una punta di cinismo
cinefilo in più. Diversi i momenti salienti che faranno
saltare sulla sedia gli amanti della fantascienza e del
cinema che cita se stesso: all’inizio il Peter Graves noto
per il ruolo di Jim Phelps della serie televisiva
Mission: Impossible è il conduttore di una
trasmissione televisiva dedicata ai grandi misteri della
storia. Will Smith mentre – nella stessa trasmissione –
vede passare un UFO attaccato palesemente con un filo di
Nylon esclama: “Sembra un film di Steven Spielberg…”
e Spielberg con la sua Amblin è il produttore di
MIB2, inoltre è straordinario il cameo di un
Michael Jackson sbiancato cui viene più volte rifiutata la
richiesta di diventare un Man in Black. Insomma, gli
ingredienti di sempre con una regia come quella di
Sonnenfeld, reduce dall’esperienza positiva di Bandits,
impegnata a non togliere spazio al divertimento con
un’attenzione eccessiva agli effetti speciali, per un film
che rappresenta uno strano amalgama tra SFX seria, trash,
istanze da B-movie e azione da pop corn movie estivo. Una
pellicola all’altezza dell’originale e che, forse, alla
fine risulta anche migliore per non avere tentato di
ripetere i riusciti cliches del primo film e in cui Will
Smith e Tommy Lee Jones dimostrano ancora una volta di
essere una strana coppia all’altezza di un film leggero,
intenso, veloce e divertente. Piacevole soprattutto per
chi adora le contaminazioni nel mondo della SFX e che dal
primo film è rimasto sedotto dai quattro vermoni alieni
amanti dell’alcol, del fumo e del divertimento…
Blade 2 {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Wesley Snipes – Kris
Kristofferson – Ron Perlman Sceneggiatura David
S.Goyer Regia Guillermo del Toro Anno di
produzione USA 2002 Distribuzione Eagle
Pictures Durata 119’
Meno glamour
rispetto all’avventura precedente del granitico
ammazzavampiri interpretato da Wesley Snipes, Blade 2
è un film maggiormente incentrato sui combattimenti in
una storia dove i succhiasangue di Damaskinos fanno
un’alleanza con il loro cacciatore pur di fermare una
nuova specie di vampiri che sta sterminando la loro razza.
Con la consueta eleganza e lo straordinario carisma che lo
contraddistingue, Snipes colpisce duro i suoi avversari
ritrovando l’amico Kristofferson morto nel primo film. Il
resto fa parte di una trama articolata che esplora non più
il territorio del rapporto tra i vampiri mezzosangue e
quelli di sangue puro, bensì il confronto con la
manipolazione genetica in grado di eliminare i punti
deboli degli emuli di Dracula come l’aglio, le pallottole
d’argento, l’esposizione alla luce solare. Un’intrigante
variazione sul tema dove Snipes vede combattere il suo
eroe in duelli ancora più mozzafiato, nascosto
dall’impenetrabile protezione di un paio di occhiali da
sole che coprono ogni aspettativa ed emozione. Blade 2
è quindi un altro capitolo più sanguinario
dell’avventura terrena di questo personaggio dove una
maggiore spettacolarità e azione controbilanciano al
meglio una trama più fredda, meno scontata e anche meno
convincente dell’originale. Spettacolare il confronto tra
Snipes e il grande caratterista Ron Perlman che in attesa
di vederlo in Star Trek: Nemesis aggiunge un altro
ruolo significativo al suo curriculum dopo il Salvatore de
Il nome della Rosa e Johner di Alien
Resurrection.
Asterix & Obelix: Missione Cleopatra {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Gerard Depardieu –
Christian Clavier – Monica Bellocci Sceneggiatura e
Regia Alain Chabat Anno di produzione Francia
2002 Distribuzione Buena Vista Durata 107’
Fedelissimo al fumetto
originale e molto piu’ divertente del primo film,
Asterix e Obelix: Missione Cleopatra è una
trasposizione allegra e spensierata del talento visionario
e dissacratorio di Rene Goscinny e Albert Uderzo. Affidati
alle sapienti mani di Alain Chabat, attore e autore di
successo, i personaggi degli irriducibili Galli
conquistano una dimensione comica molto diversa e
sinceramente migliore rispetto al deprimente Asterix e
Obelix contro Cesare diretto da Claude Zidi. Chabat
prende il meglio dell’umorismo francese e lo trasforma in
un film che grazie ad una buona dose di effetti speciali
risulta pienamente aderente non solo allo stile dei
fumetti, ma soprattutto al loro spirito dissacratore ed
u-cronico. In piu’ Chabat ritaglia per se stesso il ruolo
di Giulio Cesare, nemico, ma non troppo dei tre Asterix,
Obelix e Panoramix (per non parlar del cane Idefix)
arrivati in Egitto per costruire a tempo di record un
palazzo per la regina Cleopatra che ha la bellezza e la
buffa pronuncia ( sullo schermo questa fa un effetto
altezzoso pienamente riuscito) di Monica Bellucci. Una
pellicola allegra e divertente che potrà essere apprezzata
anche da coloro che non conoscevano in pieno i fumetti dei
Galli piu’ famosi del mondo.
Lilo & Stitch {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Film d’animazione – di
Chris Sanders & Dean Debois Anno di produzione USA
2002 Distribuzione Buena Vista Durata 90’
La sua sceneggiatura è
abbastanza semplice con un andamento che ricorda un misto
tra tanti dei migliori film di fantascienza del passato.
Con in più la messa in mostra – un passo notevole per la
Disney – della storia difficile di una bambina che si
sente "sola" dopo la morte dei genitori e non riesce ad
inserirsi nel contesto delle sue amicizie.
Un film d'animazione solo
in apparenza semplice che piace per il suo andare al cuore
di una narrazione commovente in cui lo spettatore sente di
avere a che fare con la vita di una bambina tutt'altro che
perfettina, sofferente per la morte della sua mamma e del
suo papà, ma - soprattutto - vittima di un mondo tutt'altro
che gentile. Un'equilibrata mescolanza di realtà e
fantascienza, per una favola moderna che sebbene non
intensa come i classici Disney anche del recente passato,
risulta - comunque - perfettamente godibile da un pubblico
di adulti e bambini alla ricerca dei loro sogni, magari in
compagnia di un amico cattivello esattamente come Stitch.
Zoolander {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Ben Stiller – Owen Wilson –
Jon Voight Sceneggiatura e Regia Ben Stiller
Anno di produzione USA 2001 Distribuzione UIP
Durata 100’
Un terribile complotto
sconvolge il mondo fatuo del modello Derek Zoolander (Stiller),
già distrutto per avere perso il premio di migliore
modello dell’anno nei confronti del nuovo indossato
Hansel (Owen Wilson), l'elegante
rivale. Posto di fronte alla terribile evidenza di non
essere più il numero uno, Derek cerca uno scopo nella vita
e, ritornando alle sue radici meridionali, si trasferisce
nel New Jersey per lavorare in una miniera di carbone
insieme al padre e ai fratelli. Ma il padre (Jon Voight),
che è un operaio, non si dimostra affatto felice di
vederlo perché si vergogna della professione poco virile
scelta dal figlio. Respinto dai suoi familiari, Derek fa
ritorno a Manhattan, dove l'onnipresenza di Hansel gli
risulta insopportabile. Le due star si lanciano dunque in
uno scontro a colpi di passerella che, nato allo scopo di
stabilire una volta per tutte chi dei due sia il migliore,
finirà col far nascere tra i modelli un sentimento di
rispetto reciproco. Con uno stile da videoclip,
come si conviene ad una pellicola che vuole essere
specchio fedele del mondo della moda che proprio di spot e
di video si nutre, una serie di attori di grosso calibro
(alla fine sprecati) e un'idea portante abbastanza
divertente fallisce nel risultare del tutto convincente
per colpa di una spiacevole pervicacia nel volere
sottolineare gli aspetti umoristici delle situazioni
raccontate, indugiando su quello che, invece, comico non
lo è affatto. Un po' come le barzellette che si vogliono
spiegare a tutti i costi.
Certo, c'è il cameo di
David Duchovny nei panni di un modello del passato
impegnato a risolvere misteriosi complotti che - di per sé
- vale tutto il film, ma stupisce che un umorista e un
comico come Ben Stiller non si sia accorto della pochezza
della sceneggiatura rispetto ad una pellicola che
visivamente e tecnicamente davvero interessante.
Un vero peccato: da piccolo
divertissment innocuo poteva diventare davvero un
grande film. Sarebbe bastato dotarlo di una sceneggiatura
adeguata allo stile visivo.
Resident Evil {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Milla Jovovich – Michelle
Rodriguez Sceneggiatura e Regia Paul Anderson
Anno di produzione USA 2002 Distribuzione
Columbia TriStar Durata 100’
E’ vero che il soggetto è
un videogioco come Resident Evil, ma è anche
altrettanto vero che era lecito attendersi qualche sforzo
narrativo in più rispetto all’ennesima riproposta del
virus letale che trasforma gli uomini in Zombies. Romero e
Dario Argento avevano già spremuto questo materiale a
sufficienza e non servono né la bellezza straordinaria
della Jovovich, né tantomeno iniezioni (peraltro giuste)
di filosofia No Global per trarre nuova linfa da un
tema abusato. Sebbene il regista Paul Anderson sia già al
lavoro sul seguito intitolato significativamente
Nemesis questo film perde valore quando teme di essere
originale.
Inferiore a Tomb Raider
per quello che riguarda soprattutto la regia, risulta
più interessante sotto il profilo della sceneggiatura
quando la mancanza di memoria dei due protagonisti
principali apre spazi considerevoli all’imprevisto e al
tradimento.
Girato in Germania, con una
fotografia spenta, con un montaggio ritmato dalla musica
di Marilyn Manson, Resident Evil pecca nella sua
mancanza di coraggio, nella sua non capacità di osare un
tantino in più rispetto ad un canovaccio che sembra un
incrocio tra L’avventura del Poseidon, Zombie, Cube
e Andromeda.
Scooby Doo {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Freddie Prinze Jr. –
Matthew Lillard – Linda Cardellini – Sarah Michelle Gellar
Sceneggiatura James Gunn Regia Raja Gosnell
Anno di produzione USA 2002 Distribuzione
Warner Bros. Durata 100’
Il cane è realizzato in
grafica CGI, ma il resto è reale, o almeno sembra tale.
Dopo I Fiinstones prodotti da Steven Spielberg ecco
un altro film tratto da una serie di cartoni animati che
proprio in virtù della tecnologia riesce a risultare
identica all’originale. I personaggi creati da Hanna &
Barbera rivivono dunque in un’avventura collocata in una
“timeline” posteriore ai cartoni animati in cui il famoso
gruppo di giovani investigatori privati si divide in
seguito a divergenze creative. Due anni dopo, però, i
quattro amici più il caro vecchio Scooby Doo si ritrovano
insieme casualmente in un parco di divertimenti collocato
su un’isola. Lì, con Rowan Atkinson nei panni di un
ambiguo direttore delle attrazioni locali, indagano su un
mistero che – come al solito – si rivela intricato e
pericoloso.
Fedelissimo alla serie
animata, lo Scooby Doo del 2002 fa qualche concessione
alla modernità: Sarah Michelle Gellar mette a frutto
l’esperienza di ammazzavampiri maturata con la serie di
Buffy per rifilare più di un calcio negli stinchi ai
cattivoni di turno, aggiornando così il personaggio di
Daphne ad una sensibilità femminile più moderna stile
Charlie’s angels e Lara Croft. Un divertissment
riuscito e gradevole, nonostante gli intenti squisitamente
commerciali.
Shaft {Sostituisci con chiocciola}
Samuel L.Jackson – Toni
Collette – Busta Rhymes – Christian Bale Sceneggiatura
e Regia John Singleton Anno di produzione USA
2001 Distribuzione 01 Durata 100’
Nonostante il cameo di
Richard Roundtree, lo Shaft del film di trent’anni
fa nei panni dello zio dell’attuale John Shaft
interpretato dal carismatico Samuel L.Jackson, questa
versione che il regista John Singleton ha voluto costruire
sul poliziotto nero creato dalla penna di Ernest Tidyman
sembra essere pesantemente retrò, appannata da un
tono da fumetto fatale al godimento del film. Tra
sparatorie false che appaiono estrapolate da un telefilm
di Starsky & Hutch e un andamento tra il razzismo e il
giustizialismo davvero poco credibile, la sceneggiatura
del film si snoda seguendo il filo di inseguimenti,
tradimenti e colpi di pistola. Un’epitome noiosa del
cinema del passato, dove venuta meno la componente da
genere blaxploitation il resto sembra essere solo
l’ennesima e insopportabile riproposta di qualcosa visto e
abusato. Un mondo diviso tra buoni e cattivi se negli anni
settanta poteva andare oltre un’interpretazione naive
dell’esistenza oggi non solo sembra fuori luogo, ma
quasi di cattivo gusto. Un film basato sulla nostalgia che
oggi è davvero senza senso.
Terza
generazione (Looking for Alibrandi) {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Greta Scacchi – Anthony
LaPaglia Sceneggiatura Melina Marchetta Regia
Kate Woods Anno di produzione Australia 2000
Distribuzione Fandango Durata 100’
Storia di tre donne di
origine italiana in una famiglia di emigrati in Australia
in cui mistero, peccati e segreti si intrecciano con una
modernità adolescenziale. Incentrato su mondo di italo –
australiani abbastanza distante dalla realtà contemporanea
del nostro paese, Terza Generazione è una commedia
leggera e gradevole che un po’ Attimo Fuggente, un
po’ Stregata dalla Luna descrive la vita dei nostri
ex connazionali all’estero attraverso i volti e le storie
di tre donne – nonna – madre e nipote che si confrontano
ciascuna con i propri amori e le proprie debolezze.
Afflitto da un doppiaggio pessimo (l’attrice Elena Cotta
viene fatta parlare con un accento siciliano imbarazzante
al punto da sembrare una parodia) Terza Generazione
è rappresenta il punto di incontro tra l’importanza della
famiglia e la banalità del quotidiano. Purtroppo una trama
senza troppo mordente e un eccessivo uso di cliches
pone una grande distanza tra lo spettatore italiano e la
narrazione rendendo ostico il coinvolgimento emotivo.
Il castello (The last castle){Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Robert Redford, James
Gandolfini, Mark Ruffalo, Delroy Lindo Sceneggiatura
David Scarpa & Graham Josh Regia Rod Lurie
Anno di produzione USA 2001 Distribuzione UIP
Durata 131’
La storia del generale eroe
di guerra (Redford), chiuso in un carcere militare (il
castello del titolo) per avere mandato a morire i suoi
uomini, diventa esemplare nel suo contrasto con
l’ufficiale che controlla la prigione (Gandolfini). Il
soldato che ha commesso un errore fatale si scontra con il
burocrate e – soprattutto – cerca di avere ragione della
sterile disciplina di un carcere che privando i detenuti
di ogni retaggio della loro storia militare personale,
nega loro ogni possibilità di promozione umana e di
redenzione. Geometrico e claustrofobico, Il castello
è la narrazione di una rivolta morale e di una
ribellione spirituale ancor prima che di un’insurrezione
fisica. E’ una partita a scacchi che si trasforma in
narrazione cinematografica e in cui la posta in gioco vale
molto di più di una rocambolesca fuga. Il confronto
serrato tra chi è abituato a marciare nel fango e chi a
stare comodamente seduto a dipingere soldatini è motivato
dal bene più prezioso che un uomo sente di meritare, per
quanto gravi possano essere le sue colpe: il rispetto.
Qualcosa senza cui nemmeno la libertà sembra avere davvero
valore. Il castello è un film che andrebbe visto in
versione originale: il confronto dialettico tra gli
interpreti, il contrasto serrato tra voci di grana
diversa, gli stati d’animo delineati anche solo tramite il
gioco di parole costruito sul gergo militaresco rendono
questo film una sottile battaglia psicologica tra
personaggi radicati in un contesto di gente virtualmente
“perduta”.
Un
sogno, una vittoria (The Rookie) {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Dennis Quaid – Rachel
Griffiths Sceneggiatura Mike Rich Regia
Johnny Lee Hancock Anno di produzione USA 2002
Distribuzione Buena Vista Durata 110’
Jim Morris giocava nella
lega dei semi professionisti quando, un incidente alla
spalla, lo aveva costretto a porre fine alla sua brillante
carriera dodici anni prima. Ora è sposato, ha dei figli e
lavora sia come insegnante di chimica in un liceo, che
come allenatore di baseball nel Texas. La sua squadra
stringe un accordo con lui: se vincerà il campionato
locale, Jim proverà a passare ad una organizzazione
professionale. La scommessa si dimostra un vero e proprio
incentivo sia per la squadra che per Jim: una volta
recuperati i sogni, non si sa dove si può arrivare. Un
messaggio limpido e ottimista per una pellicola semplice,
allegra e diretta in grado di celebrare senza enfasi il
baseball con riprese dal basso che – nonostante i celebri
precedenti – fanno entrare per la prima volta lo
spettatore nello spirito dilettantesco di questo sport.
Mentre Quaid si conferma come un attore di grande talento
nel rendere antieroi o eroi per caso spaventati e anche
per certi versi smarriti dinanzi alla complessità
dell’esistenza, il resto della storia serve a dimostrare
che – alle volte – anche i sogni impossibili possono
avverarsi al patto di crederci. Un messaggio positivo per
un film dove – nonostante la superficialità e la
leggerezza voluta della narrazione – tutto sembra filare
liscio in virtù della forza del sogno che il film vuole
raccontare. Un buonismo peraltro messo in crisi da una
regia abbastanza attenta ad evitare il più possibile i
luoghi comuni.
Al
vertice della tensione (The sum of all fears) {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Ben Affleck – Morgan
Freeman Sceneggiatura Paul Attanasio Regia
Phil Alden Robinson Anno di produzione USA 2002
Distribuzione UIP Durata 124’
Diretto dal regista de
L’uomo dei sogni, Al vertice della tensione è un film
profondamente segnato strutturalmente dai fatti dell’11
settembre per il suo difficile paragone con una realtà
piu’ drammatica della finzione. Quarto capitolo della saga
di Jack Ryan personaggio creato dalla penna di Tom Clancy
in cui vengono ‘azzerate’ le storie raccontate in
Caccia ad ottobre rosso, Giochi di potere e Sotto
il segno del pericolo, questo film che descrive la
drammatica eventualità in cui il terrorismo internazionale
sferri un attacco nucleare al cuore degli USA esprime il
meglio delle sue potenzialità grazie al carisma di bravi
interpreti sapientemente piazzati in ruoli solo in
apparenza minori soffre di un eccessivo sbilanciamento. Se
da un lato, infatti, la costruzione della trama vede
montare pian piano l’agognata tensione, d’altro canto il
finale è purtroppo molto piu’ veloce del resto della
pellicola anche per evitare inevitabili paragoni con i
drammi realmente vissuti solo pochi mesi fa. Congelato e
‘corretto’ dopo la distruzione delle Torri Gemelle, Al
vertice della tensione è un film con un Ben Affleck
inadatto al ruolo del consigliere della CIA Jack Ryan
peraltro interpretato in precedenza da un altrettanto
legnoso Harrison Ford, anche se – sicuramente – molto piu’
carico di personalità. Morgan Freeman, purtroppo, ha un
ruolo eccessivamente limitato per riuscire a trasformare
questo film in un grande e indimenticabile – anche dal
punto di vista cinematografico – thriller.
We were soldiers {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Mel Gibson – Madeleine
Stowe – Greg Kinnear – Chris Klein Sceneggiatura e
Regia Randall Wallace Anno di produzione USA
2002 Distribuzione Medusa Durata 134’
Limitato ulteriormente da
un doppiaggio pessimo di Mel Gibson da parte di un Claudio
Sorrentino che interpreta il marziale protagonista di
Arma Letale come se fosse il ‘gigione’ John Travolta,
We Were Soldiers è un dramma conservatore sul
Vietnam e sullo spirito primordiale di quella guerra per
la regia di Randall Wallace noto per avere scritto
Pearl Harbor e Braveheart Retorico e tutt’altro
che innovativo sul piano narrativo, questo film è tutto
incentrato sull’umanità dei protagonisti di questa storia
vera di padri e di figli mandati lontani da casa a
combattere una guerra non loro con un nemico serio e
preparato. Pieno di buoni momenti (gli stivali del padre
paragonati ai piedini dei bambini, i telegrammi che
annunciavano la morte dei soldati che arrivavano portate
dai taxi, la guerra raccontata come strategia) We Were
Soldiers è un film eccessivamente prevedibile e
didascalico nel mostrare una guerra fatta di piccole cose,
incentrata sui rapporti personali. Mogli e madri in pena
con mariti e figli allo sbaraglio. Una costante di tutte
le guerre combattute dall’umanità che non rende quella del
Vietnam né unica, né speciale. Il resto è un’accozzaglia
di situazioni già viste piu’ vicine ai Berretti verdi
di John Wayne che al talento visionario di Platoon
e Apocalypse Now! e men che meno al talento
dissacratorio di Good Morning Vietnam. Trascurabile
nonostante la bella fotografia e gli sforzi di tutti gli
attori: da Mel Gibson alla sempre affascinante Madeleine
Stowe.
Bad Company – protocollo Praga {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Chris Rock – Anthony
Hopkins Sceneggiatura Jason Richman & Michael
Browining Regia Joel Schumacher Anno di
produzione USA 2002 Distribuzione Buena Vista
Durata 116’
Jerry Bruckheimer propone
l’ennesimo blockbuster estivo sulla scorta0 del
successo di The Rock e Armageddon tentando
di ricalcare una formula abusata, ma ancora potenzialmente
redditizia che vede coniugare commedia a cinema d’azione.
La strana coppia di turno Chris Rock e Anthony Hopkins,
quindi, fa del suo meglio per rendere ancora piu’
scoppiettante la regia di Joel Schumacher, impegnato a
tentare di fare qualcosa di diverso da Arma Letale
e Rush Hour. Il risultato è piacevole, anche se non
elettrizzante. Da un lato Chris Rock è ingabbiato in un
ruolo che non riesce mai ad andare davvero sopra le righe
nei panni del gemello separato alla nascita di un agente
della CIA impegnato a salvare il mondo da una possibile
minaccia nucleare. Dall’altro Anthony Hopkins è
visibilmente poco a suo agio in un personaggio come tanti
altri, ovvero quello dell’ex compagno addolorato
dell’agente ucciso in missione, costretto dalla necessità
a trasformare in agente segreto il gemello identico che
dovrà ingannare i venditori dell’atomica portatile.
Prevedibile, scontato, ma al tempo stesso leggero e
divertente Bad Company è un film che non brilla in
nulla. Se non in un’ambientazione intrigante che offre
esattamente quello che ci si attende: due ore di
intrattenimento tra risate e sparatorie.
Jimmy Neutron – ragazzo prodigio {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Regia John A.Davis
– Film d’animazione, Anno di produzione USA 2002
Distribuzione UIP Durata 86’
E’ un film d’animazione
divertente e piacevole, ma soprattutto è un grande omaggio
all’amore per la fantascienza. E’ una metafora dei sogni
di tutti i ragazzini piu’ o meno prodigiosi quella di
stupire amici e genitori con le proprie trovate ed
invenzioni. Jimmy Neutron fa la stessa cosa, soltanto che
per errore guida degli alieni mangiagenitori sulla Terra.
Il resto è una battaglia prevedibile e scontata tra figli
che vanno a riprendersi le loro mamme e papà e
extraterrestri cattivi e stupidoni sconvolti e battuti
dalle geniali trovate di Neutron. Il resto è SFX per under
13, preparatoria al viaggio verso il grande sogno della
fantascienza per adulti. Molto intriganti le animazioni
digitali e le trovate degne della slapstick comedy
Jeepers Creepers {Sostituisci con chiocciola}
Gina Philips – Justin Long
Sceneggiatura e Regia Victor Salva Anno di
produzione USA 2002 Distribuzione Miramax –
Buena Vista Durata 90’
Inspiegabilmente diventato
un film di culto negli USA, Jeepers Creepers è un
confusionario riassunto dell’opera di Stephen King senza
riprodurne in pieno le atmosfere e soprattutto
l’originalità. Un film che – come il suo schifoso
protagonista – cambia piu’ volte pelle: inizia come un
horror adolescenziale on the road con fratello e
sorella che tornando a casa in macchina scoprono di essere
inseguiti da un misterioso furgoncino, continua come
pellicola sui serial killers e termina in orrore
puro da b-movie senza arte, né parte con un mostro
invincibile di cui non sappiamo nulla e dai poteri
straordinari. Diavolo o mutazione genetica? Difficile
dirlo. Il problema che tutta la narrazione si sviluppa in
piccoli furti di qua e di là, precipitando in un finale
inutile e drammatico per il suo essere inverosimile e
mediocre. Puro sfruttamento di un fenomeno commerciale,
Jeepers Creepers è una degenerazione di uno stile
narrativo, che non ha coraggio di insistere nella sua
tematica evidentemente omosessuale, gettata lì senza
mettere in pericolo il divieto ai minori. E nel frattempo
il tanto immancabile quanto poco raccomandabile sequel
è già in agguato…
Wasabi
{Sostituisci con chiocciola}
Jean Reno – Michel Muller –
Ryoko Hirosue Sceneggiatura Luc Besson Regia
Gerard Krawczyk Anno di produzione Francia 2001
Distribuzione 01 Durata 94’
Non lasciatevi
impressionare dal nome di Luc Besson nei panni dello
sceneggiatore di questa avventura alla Bud Spencer e
Terence Hill: Wasabi è un filmetto appena
passabile, sublimato fortunatamente dal talento visionario
di Tonino Accolla, autore dei dialoghi e direttore del
doppiaggio, che un po’ qua e un po’ là ha seminato battute
e freddure in grado di ravvivare una sceneggiatura
asfittica e scontata. La storia del poliziotto piantagrane
in trasferta in Giappone per assistere al funerale
dell’unica donna amata in tutta la vita è solo un alibi
per donare qualche tono vagamente esotico ad una trama di
scazzottate e pistolettate in stile post far west.
Wasabi – il titolo è ispirato da una speziata pietanza
nipponica che è al centro di un patetico sketch
tutt’altro che risibile – diventa così una farsa insulsa,
ora grottesca, ora noiosa che non riesce ad essere tirata
su nemmeno dal carisma smagliante di un Jean Reno che cita
volutamente il se stesso di Leon. Ma quello
apparteneva ad un’altra epoca e ad un’altra ispirazione
per Besson…
Arac
Attack - Mostri a otto zampe (Eight Legged Freaks) {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
David Arquette – Kari
Wuhrer – Scarlett Johansson Sceneggiatura Jesse
Alexander & Ellory Elkayem Regia Ellory Elkayem
Anno di produzione USA 2002 Distribuzione
Warner Bros. Durata 98’
Il grande pregio di Arac
Attack è che dall’inizio alla fine non vuole essere
altro che un omaggio a quei B-movies degli anni Cinquanta
con mostri in bianco e nero che pur essendo alle volte
patetici, hanno toccato il cuore di milioni di spettatori.
Arac Attack è un tentativo in qualche maniera
perfino riuscito di ricreare quelle atmosfere mordi e
fuggi con tarantoloni arrabbiati in cerca solo di uomini
da masticare per un’ora e mezza. Un film dall’immancabile
lieto fine conquistato a botte di cadaveri e di colpi di
fucile sparati in una piccola cittadina del Sud dove dei
ragnetti diventano enormi in seguito ad una contaminazione
radioattiva. Pellicola allegra e divertente, con effetti
speciali riusciti e attori perfettamente calati nella
parte con quella sufficiente dose di autoironia che ci
vuole per interpretare un film del genere nel 2002. Niente
di meno, ma anche niente di piu’.
Windtalkers {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Nicolas Cage – Adam Beach –
Christian Slater Sceneggiatura John Rice & Joe
Batteer Regia John Woo Anno di produzione
USA 2002 Distribuzione 01 Durata 133’
Era necessario per un
regista talentuoso come John Woo confrontarsi con un
genere complesso e ormai abusato come la Seconda Guerra
Mondiale senza avere nulla di veramente nuovo da
aggiungere e da dire se non sprofondare in una retorica
imbarazzante per una pellicola girata nel 2002?
Evidentemente sì, visto e considerato lo sforzo di
ricostruire nei dettagli la battaglia per la conquista
dell’isola di Saipan, teatro di uno dei più cruenti
scontri della Seconda Guerra Mondiale. E’ lì che entrarono
per la prima volta in azione i soldati di origine Indiana
– Navajo che l’esercito americano aveva arruolato per
impedire al nemico di arrivare a decifrare ancora una
volta i loro codici. Approfittando della grande difficoltà
con cui i giapponesi avrebbero potuto risalire alla fonte
di questo codice linguistico, l’esercito USA coinvolse
decine di nativi americani per rendere intraducibili le
loro comunicazioni. Un segreto militare rimasto tale solo
fino a pochi anni fa quando il governo decise che era il
caso di premiare i reduci il cui lavoro non era mai stato
scoperto, ritenendo che non sarebbe stato possibile
utilizzarli nuovamente in caso di un conflitto.
Nonostante l’idea
interessante, affossato – quindi – da una retorica tronfia
di tutto il peggio che ci si possa aspettare: bandiere
americane di qua e di là, divisione tra buoni e cattivi,
eroi lacerati dagli errori del passato, etc., etc.
Windtalkers è un film che brilla solo per la sua
regia. Ma il cinema, almeno quello buono e coinvolgente,
non è solo tecnica…e questo lo sa anche John Woo da cui
sarebbe ormai lecito attendersi qualcosa in più dopo tanti
film poco più che commerciali.
Stuart Little 2 {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Geena Davis – Hugh Lurie –
Jonathan Lipnicki Sceneggiatura Bruce Joel Rubin
Regia Rob Minkoff Anno di produzione USA 2002
Distribuzione Columbia TriStar Durata 77’
Stuart Little 2 è uno
dei rari casi in cui il seguito di un film di successo
riesce ad eguagliare se non a superare il fortunato
originale. Il topolino che in italiano ha la voce di Luca
Laurenti riprende le sue avventure dove lo avevamo
lasciato, in cerca di nuovi amici. Incontra una simpatica
uccellina che, però, nasconde un segreto minaccioso che
coinvolge Stuart in una storia complicata e dai risvolti
inevitabilmente comici. Insomma, tra effetti speciali
divertenti e situazioni come al solito rocambolesche e
divertenti il secondo capitolo della saga cinematografica
del personaggio di E.B. White,, diretto da Rob Minkoff
(già regista de Il Re Leone) è ispirato ancora una
volta da quel senso fantastico e comico in grado di aprire
la mente di tutti i ragazzini che un giorno incontreranno
l’Avventura e la Fantascienza sul loro cammino.
Spiderman {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Tobey Maguire – Kirsten Dunst
– Willem Dafoe Sceneggiatura David Koepp Regia
Sam Raimi Anno di produzione USA 2002
Distribuzione Columbia TriStar Durata 120’
L’uomo ragno brilla come il
miglior adattamento cinematografico di un fumetto che – a
seconda del gusto dello spettatore – potrebbe perfino
riuscire a primeggiare, viste e considerate le grandissime
qualità intrinseche alla sceneggiatura di David Koepp,
autore – tra gli altri – dei copioni di Panic Room,
Mission: Impossible e di Carlito’s Way. La storia è quella
legata alla figura di Goblin, personaggio che nasce quasi
in contemporanea con l’Uomo Ragno. Ma se Peter Parker è
solo uno studente di liceo orfano che proviene da una
piccola borghesia urbana con pochi sogni e con scarse
ambizioni, Norman Osborn è un ricco magnate dell’industria
trasformato in una creatura malvagia da un esperimento
genetico militare fallito. Se da un lato c’è il caso che
vede Peter morso da un ragno migliorato da esperimenti di
laboratorio, dall’altro c’è un altro volto della scienza
utilizzata per scopi bellici in grado di generare un
mostro. Visivamente eccitante e – soprattutto –
straordinario dal punto di vista dell’ambientazione
fedelissima al fumetto, l’uomo ragno di Sam Raimi non ha –
fortunatamente – nulla a che vedere con gli sconci
tentativi dei film precedenti di ricreare i movimenti e lo
spirito del personaggio creato da Stan Lee. Quello che
piace di più di questo film è il grande dubbio che sembra
lacerare Peter Parker. Supereroe per caso che sembra non
avere alcuna intenzione di affrontare le responsabilità
derivategli dai poteri acquisiti per caso. Fino a quando
suo zio non fa le spese della sua noncuranza e
distrazione. Un dolore enorme che coincide con la
transizione di un adolescente in un uomo. In questo senso
Peter Parker / Uomo Ragno è la perfetta metafora della
crescita e della responsabilità di diventare adulti per
tutti gli eroi senza calzamaglia presenti tra il pubblico.
Cinematograficamente
ineccepibile (Raimi sembra essere tornato al felice
passato di pellicole più piccole, ma interessanti come
Darkman e Soldi sporchi) l’Uomo Ragno del 2002 vive di
un’ambientazione fumettistica senza diventare macchietta,
celebrando l’eterno confronto tra Bene e Male senza cadere
in cliches scontati. Merito dell’impenetrabilità del suo
protagonista (un ottimo Tobey Maguire) della bellezza
ruvida di Kirsten Dunst e soprattutto di una sceneggiatura
che non teme di coniugare gli effetti speciali ad
un’ironia e un’intensità di fondo decisamente superiori.
Come quando la zia dice a Peter: “Non sei mica Superman!”
e come quando al funerale di Norman Osborne, Peter Parker
prende una decisione dolorosa e solitaria in perfetta
sintonia con lo spirito del personaggio.
Una grande emozione a
partire dai titoli di testa commentati dalla colonna
sonora di Danny Elfman (lo stesso tra gli altri di Batman),per
un eroe dalla sensibilità nuova, nata dalla fusione delle
suggestioni del passato con le ambizioni del futuro di una
saga, che pur rispettosa della tradizione è capace di
innovare dal punto di visivo, facendo diventare –
finalmente – i sogni realtà. Inoltre grande merito va dato
a Raimi per non avere mai ceduto alla tentazione di andare
sopra le righe anche con personaggi come quello di Goblin
che pur rimanendo fedele all’originale, non sfugge al
rischio della bidimensionalità diventando incredibile e
eccessivo. Bravo Willem Dafoe (grande mimica facciale la
sua) e bravi anche tutti gli altri attori, per una storia
emozionante destinata a rimanere nella storia del cinema e
non solo di quello fantastico. Del resto l’Uomo Ragno è il
rappresentante della working class tra i supereroi. Un
altro titolo di vanto!
Guerre
Stellari – Episodio II – L’attacco dei cloni (Star Wars
– Episode II – The attack of the clones) {Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}{Sostituisci con chiocciola}
Ewan McGregor – Natalie
Portman – Hayden Christensen – Samuel L.Jackson -
Christopher Lee Sceneggiatura e Regia George Lucas
& Jonathan Hales Anno di produzione USA 2002
Distribuzione Twentieth Century Fox Durata 142’
Molto migliore rispetto al
suo predecessore, il secondo episodio della nuova trilogia
di Guerre Stellari è – dal punto di vista visivo – il
migliore dell’intera serie di film. Quello che semmai può
lasciare un po’ delusi è lo scalino tra la visualità
impressionante e la staticità di alcuni dialoghi, in
particolare quelli tra il giovane Anakin e la principessa
Amidala che sembrano tratti da un episodio di Melrose
Place.
Lascia un po’interdetti
sentire parlare di Obi Wan nei termini in cui gli
adolescenti tendono a parlare dei propri genitori. Nulla
di sbagliato, ma forse eccessivamente ridondante in una
serie che per funzionare davvero dovrebbe insistere
sull’afflato spirituale e morale legato alla Forza.
Certo, basterebbe vedere
Yoda usare la spada laser e combattere contro Christopher
Lee per dirsi soddisfatti, eppure risulta scarsamente
comprensibile come – a fronte di un impegno produttivo
enorme (il film è il primo blockbuster interamente girato
con la nuova tecnologia digitale, ovvero senza pellicola)
non si poteva rendere meno melensa la sceneggiatura con i
problemi postadolescenziali del povero giovane cavaliere
Jedi.
Ci sono, invece, molte
buone notizie: Jar Jar con le sue orecchie pendolanti ha
una parte piccolissima, la Forza ha di nuovo molto più
spazio e – finalmente – si vede un gruppo di cavalieri
Jedi in azione in una battaglia memorabile stile
Gladiatore, appaiono personaggi che poi rivedremo nel
futuro (si conosce finalmente la storia di Boba Feet) e la
situazione politica è meno ingarbugliata del passato.
Con un’impostazione visiva
alla Blade Runner (la città è decisamente ricreata
su quel modello) Guerre Stellari Episodio II ha un
unico grande bug. Viene presentato al pubblico lo
zio di Luke Skywalker che, però, nel primo episodio di
venticinque anni fa – comprando C1 e C-3PO diceva di non
averli mai visti prima…quando noi veniamo a sapere che
C-3PO è stato per diversi mesi il suo robot… Qualcosa che,
certo, si potrà fissare nel prossimo film dove la Forza
avrà ancora più spazio. Sempre molto annoiato e vagamente
sotto tono Ewan McGregor con un Samuel L. Jackson non
troppo convinto, bravi sono, invece, i due ragazzi con
Hayden Christensen che offre un’interpretazione
convincente nel ruolo del futuro Darth Vader e Natalie
Portman che tira fuori un’inaspettata carica sexy dovuta
anche ad alcune trasparenze dei suoi vestiti. In
particolare colpisce nel personaggio di Anakin il suo
fascino nei confronti del lato oscuro della Forza che
sembra essere abbastanza evidente, nonostante sia
percepibile fino in fondo solo grazie al senno di poi. Del
resto la storia offre molte possibilità: dopo un tentativo
di uccidere la regina Amidala diventata senatrice, Obi Wan
Kenobi e Yoda ordinano ad Anakin di scortarla fino a
Naboo il suo pianeta natale. Mentre Obi Wan indaga sul
mandante dell’omicidio, viene a conoscenza che un esercito
di cloni è pronto ad attaccare la Repubblica. Nel
frattempo il corrotto Conte Dooku (Christopher Lee), ex
allievo di Yoda ha stretto un patto per attaccare la
Repubblica con la federazione dei mercanti. La guerra
diventa inevitabile e Palpatine viene eletto cancelliere,
mentre Yoda e Mace Windu (Samuel L.Jackson) vanno al
salvataggio di Obi Wan. Nel frattempo tra Amidala e Anakin
è sbocciato l’amore…
Una trama interessante
ripulita di alcuni orpelli eccessivi, che lascia spazio a
personaggi di rilievo come l’oscuro Signore dei Sith che
diventerà presto l’Imperatore. Astronavi nuove, azioni
mirabolanti, situazioni divertenti (anche troppo alle
volte…come nel caso di quando C-3PO perde la testa con una
serie di battute reiterate…), e vecchie conoscenze come i
Sabbipodi che hanno rapito la madre di Anakin. Un film
degno della serie originale che, forse, avrebbe avuto
bisogno solo di una maggiore cura dei dialoghi. Ma le
animazioni digitali di Yoda fanno comunque venire voglia
di saltare sulla sedia e applaudire.
Che la saga – finalmente -
continui…
m.s. |