Cyberrussia (6)
Appunti quotidiani via web da
S.Pietroburgo
La squadra ha perso? Evviva
San Pietroburgo, 24 giugno 1999 Tocca
al calcio, oggi. Sono andato a vedere Zenit San Pietroburgo - Lokomotiv Mosca. Prima di
partire avevo cercato notizie in rete riguardo la squadra della città. Dalla mia ricerca
era saltato fuori che la squadra era terz'ultima in classifica, in piena zona
retrocessione. Arrivo qui e la ritrovo non solo a metà classifica, ma addirittura
vincitrice della Coppa di Russia. I colori sono blu e bianco, nel 1984 ha vinto il
campionato ed era da allora che non si aggiudicava un titolo importante. Arrivo allo
stadio che sta sopra un'isoletta che si raggiunge da un ponte e mi viene subito in mente
il Penzo di Venezia. Tutti arrivano a piedi ma non certo per gli stessi motivi dei veneziani. Compro un
biglietto a caso, spendo 45 rubli, neanche 4000 lire, e mi ritrovo nella curva che ospita
i tifosi del Lokomotiv di Mosca che sono agghindati coi colori della Ternana, il rosso e
il verde. Il mio posto dovrebbe essere lassù, fila 22 poltroncina numero 33. Ma qua sotto
è vuoto perciò decido di sedermi qui.
Dato che mi sento tifoso dello Zenit, finire tra la tifoseria avversaria in qualunque
stadio d'Italia sarebbe stato pericoloso. Qui, invece, mi accorgo subito che non è così,
che in mezzo ai tifosi rossoverdi ci sono oasi biancoblu. Si sfottono amabilmente, col
sorriso sulle labbra. E dato poi che sono le sette di sera ma il sole è quello nostro
delle tre, decido che posso fidarmi di mettere in testa il capellino dello Zenit, per
evitare una sicura insolazione. La vittoria in Coppa ha esaltato i sanpietroburghesi. Più
di una volta, nei giorni scorsi, avevo incrociato gruppetti di ragazzi che inneggiavano
allo "Zenit Champion", e oggi lo stadio è pieno. L'ovale perfetto e scoperto
invita alla ola che infatti si ripeterà spesso nel corso del primo tempo.
Saranno anche tranquilli gli utras russi, ma mi dico che è meglio tenere dentro la
zainetto la macchina fotografica digitale. Niente foto della partita, mi dispiace. Forse,
aveste visto il mio vicino, avreste fatto anche voi lo stesso. Ha una gamba dura. La
stampella è avvolta di nastro adesivo rossoverde. Ha la sciarpa giallonera dell'AEK di
Atene e tutta l'aria di essere stato bastonato di recente, magari la scorsa partita.
Quando si toglie
la maglia, mostra infatti una serie di ematomi ed escoriazioni. Gli mancano tre incisivi.
Nonostante ciò, mi sembra simpatico; nonostante ciò tengo la macchina nello zainetto.
Dalla posizione in cui mi trovo non ho una buona visuale. Ma vedo bene il fallo da rigore
che un difensore del Lokomotiv provoca sul numero 11 dello Zenit (che è la star della
squadra, si chiama Pasov o Panov, ancora non so bene). Non so nemmeno chi tira il rigore e
perciò chi lo segna, anche se il tabellone, ovviamente in cirillico, scrive il marcatore
e il minuto, il 19xxx.
I tifosi del Lokomotiv la prendono bene e continuano a fare il tifo come se niente fosse.
Provate ad andare in una qualsiasi curva di tifosi della squadra cui è stato dato un
rigore contro...
Dopo quel gol, il numero 11 (Pasov o Panov) si mangia due gol solo davanti al portiere.
Lo stadio è al completo, ma provate a immaginare chi viene a battermi la spalla quando
manca un minuto alla fine del primo tempo. Lì dietro avevo visto arrivare una ragazza
bionda, poco prima, seduta poco più su, sui gradini. Sono molte le donne allo stadio,
oggi. Mi giro pensando già che cosa vorrà da me (devo in effetti risultare un po'
strano, qui a prendere appunti in curva). Mi giro già pensando a che cosa dire in un
inglese che novanta su cento non verrà compreso e invece c'è uno che con sguardo
risoluto mi mostra il biglietto che ha su scritto il numero di poltroncina sopra la quale
sto seduto. Ma come, adesso arrivi mi viene da dirgli. Esclamo il più gentile degli
"I'm sorry" e visto che l'arbitro ha appena fischiato imbocco l'uscita.
Fuori, sono tutti già in fila ai bar che scaricano birra in quantità Decido di fare un
giro dello stadio. Incrocio tre magliette di Ronaldo, una di Schevchenko, una di Paolo
Maldini e una (donna) col vestito bianconero e calze dorate con 'sto caldo. A un certo
punto incappo in una pista di go kart per ragazzini. Non me lo sarei mai aspettato. Aspetto invece che tutti rientrino e mi fermo
a una bancarella, a comperare una sciarpa e una spilletta dello Zenit. Adesso dovrei
rientrare e andare alla ricerca del mio vero posto che, non ho dubbi, sarà certamente
occupato. L'idea di dover cercare di farmi capire dall'usurpatore mi fa venire ancora più
caldo. Me ne vado.
Dopo mezz'ora, raggiunta la Prospettiva Nevski, incominciano ad arrivare auto bandiere al
vento, clacson strombazzanti. Lo Zenit ha vinto. Macché, mi dicono due amici che lavorano
qui hanno sentito il giornale radio. Incredibile, penso. Mica tanto, mi fanno loro. Pare
che il giornalista abbia detto: lo Zenit ha perso 2-1, ma non importa. Già, i russi
l'hanno proprio capito:una partita di calcio è un gioco, soltanto un gioco. Lo Zenit ha
perso, ma chi se ne frega, facciamo festa lo stesso.
Roberto
Ferrucci
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