Cyberrussia (8)
Appunti quotidiani via web da
S.Pietroburgo e Mosca
Mosca, 26 giugno 1999 Intanto
il viaggio in treno. Partiti da San Pietrobugo alle 23.55, arrivati a Mosca questa mattina
alle 8.25. Tutto bene. Chi ha detto che in Russia è pericoloso andare in treno ?
I russi. Si, sono loro stessi a pensare che noi (ricchi occidentali abituati a ogni tipo
di agio) si abbia di loro (poveri russi arroganti e maleducati) una pessima immagine. Ne
ho conferma quando, a due passi dalla Piazza Rossa, veniamo fermati da due, padre e
figlia, che parlano un ottimo italiano. Penso siano i soliti che si offrono come guide,
invece dicono che
stanno facendo un'inchiesta per non so quale giornale. Le loro domande sono tutte poste in
forma negativa, tipo: e stato scomodo il viaggio in treno? e sporco l'albergo? sono
scortesi i russi? E via cosi. Alla fine ne viene fuori uno strano miscuglio di sentimenti
e luoghi comuni reciproci che allargano un divario di non si sa bene cosa. Forse, tutto
questo rendere disagevole per il turista il viaggio da queste parti (da un punto di vista
burocratico oltre che da quello economico, quando si tratta di discriminare fra russi e
foresti: treni, musei...) è il risultato di una falsa immagine che hanno di noi e di se
stessi rispetto a noi. Credo.
Anche la sfrenata corsa al liberismo è legata a questi paradossi. Esempio: anche
qui in Russia le compagnie telefoniche sono più d'una. Giusto. Salvo poi essere costretti
a possedere tutta una serie di carte telefoniche perché ogni compagnia necessita della
propria carta. Della serie: quando il liberismo complica la vita al cittadino anzichè
semplificarla.
Pochi metri dopo avere congedato i due giornalisti, incappiamo in un comizio comunista che
si svolge sotto le finestre del museo Lenin. Qualche decina di vecchi nostalgici che mi
danno l'impressione di essere messi li apposta per rendere patetiche quelle bandiere che,
nel bene e nel male, hanno fatto la storia di questo secolo.
E a me, infatti, non so bene il perchè, interessa subito il mausoleo di Lenin. Mi ci
faccio anche un autoscatto con la costruzione rossa sullo sfondo. Da buon turista in gita.
Mi attrae questa incongruenza di un paese che ormai rinnega il proprio recente passato (o
cosi vuol far credere) e questo tributo ai resti dell'uomo che è stato l'artefice di quel
recente passato. La stragrande maggioranza della gente che va a porre i propri sguardi su
quel corpo imbalsamato è russa. Come quelli in coda davanti a
me, che vengono fermati perche è troppo tardi. Tocca ritornarci domani.
Roberto
Ferrucci
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