Cyberrussia (11)
Appunti quotidiani via web da
S.Pietroburgo e Mosca
San Pietroburgo,
29 giugno 1999 Siamo davanti all'Ermitage, da dove parte l'aliscafo per Peterhoff, una
sorta di Versailles di San Pietroburgo. E' mezzogiorno e tre minuti e si sente
un'esplosione molto forte. Scattano gli allarmi di alcune auto in sosta. Una signora dalla
paura che ha preso si tocca il petto. Guardo in giro, per vedere se da qualche parte c'è
una colonna di fumo. Mi vengono in mente certe notizie lette un po' di corsa nei mesi
scorsi sui giornali italiani, dove si parlava di attentati a San Pitroburgo, uomini
politici ammazzati, rese dei conti della mafia. Penso anche ai discorsi fatti a Mosca
insieme a Marc Innaro, corrispondente della Rai, che mi spiegava le lotte interne al
potere, i problemi all'interno dell'esercito. Mi tornano in mente i tentativi di golpe di
qualche anno fa. Ma qui siamo a San Pietroburgo, non a Mosca. Non c'è molta gente attorno
a noi e alla biglietteria nessuno sembra preoccupato. Salgo sull'aliscafo con questo
dubbio, questa curiosità, questa preoccupazione (o è soltanto desiderio mica tanto
inconscio che capiti qualcosa di importante mentre sono qui? quello stesso desiderio mica
tanto inconscio è un po' perverso che ci fa stare tutti lì, incollati alla tv, quando ci
sono le partenze dei gran premi di automobilismo...)
A Peterhoff ci sono una quantità di fontane, palazzi, giardini curatissimi (i giardinieri
sono al lavoro, sono tutte donne...), ma è l'ultimo martedì del mese: i musei sono
chiusi. Io continuo a sentire rumori di aerei e come delle lontane esplosioni. Solo alla
fine mi accorgerò che queste ultime erano la messa in moto dell'aliscafo, che gli aerei
sono quelli che partono dall'aeroporto e, al ritorno in città, che quell'esplosione altro
non era che la salva di cannone che parte dalla Fortezza allo scoccare delle 12.
Non so se avevo già parlato dell'orsetto dell'Ermitage. C'è un giovane che tiene al
guinzaglio un piccolo orso, con una museruola stretta sul muso. La prima volta che l'ho
visto, quando una signora ha messo la macchina fotografica in posizione per un clic, lui ha subito chiesto un dollaro. Ieri, c'era
anche una ragazza con lui. Mentre passavo stava facendo saltellare il povero orso sulle
due zampe posteriori. Si vedeva bene che lui non gradiva. Chissà se esiste la protezione
animali in Russia. Fatto sta che a un certo punto, l'orsetto è riuscito a liberarsi e ha
incominciato a correre, a fuggire. Tutta la gente attorno tifava per lui. Ma è davvero
piccolo, quell'orso, e subito il suo padrone lo ha ripreso. Ma quella corsa, quei pochi
momenti di libertà... No, meglio mi fermi qui. Sto rischiando la retorica.
Roberto Ferrucci
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